7 Gennaio
La Nato ha un problema con gli scacchi. Che fare con Putin?
Il segretario generale della Nato sulla crisi con Mosca e il caso Ucraina: "Il rischio di conflitto è reale". Guerra di parole e battaglia geopolitica, l'Occidente e un avversario spiazzante che usa carri armati e gasdotti. Aspettavano una sua mossa a Kiev, ma è sbarcato in Kazakistan
Che succede? L'unico fatto importante del giorno in agenda era il vertice straordinario dei ministri degli Esteri della Nato a Bruxelles, sul taccuino la crisi in Ucraina, in realtà una riunione convocata con un tema ben più ampio: la Russia, che fare? La domanda del compagno Lenin non ha una risposta, ma alcune parole d'ordine uscite dal vertice dicono che siamo nella fase dello show of force, tutti devono mostrare i muscoli, la Nato, l'Europa e gli Stati Uniti. E Putin? Osserva silente, studia tutte le mosse sulla scacchiera, il suo obiettivo non è quello di invadere l'Ucraina, è di tenere lontani i missili della Nato dal cielo di Mosca. Il tema è quello della "risposta rapida", i "5 minuti di Putin" che girati significano "i 5 minuti di tutti gli altri leader europei" perché se punti i missili balistici sul Cremlino è chiaro che la Difesa russa farà altrettanto sulle capitali europee, l'arte della guerra ha regole chiare, se illumini il bersaglio, allora l'avversario può illuminare te. E fulminarti prima che sia tu a fulminarlo.
Com'è andata la riunione della Nato? C'è grande enfasi e teatralità ogni volta che parla Jens Stoltenberg, passerà alla storia come il segretario generale che ha ritirato le truppe dall'Afghanistan, non proprio una vittoria, ma quando si tratta di alzare i decibel della sua voce, allora è imbattibile. Cosa ha detto? Stoltenberg ha detto che "il rischio di conflitto è reale", che "le azioni aggressive della Russia minano seriamente l'ordine in Europa", che "la Nato continua con il suo doppio binario: forte difesa e deterrenza e dialogo significativo". Dunque secondo il segretario generale della Nato siamo a zero passi avanti con Mosca: "Ci rammarichiamo che, nonostante settimane di richieste della comunità internazionale, la Russia non abbia ancora preso provvedimenti verso una riduzione dell'escalation" al...
Che succede? L'unico fatto importante del giorno in agenda era il vertice straordinario dei ministri degli Esteri della Nato a Bruxelles, sul taccuino la crisi in Ucraina, in realtà una riunione convocata con un tema ben più ampio: la Russia, che fare? La domanda del compagno Lenin non ha una risposta, ma alcune parole d'ordine uscite dal vertice dicono che siamo nella fase dello show of force, tutti devono mostrare i muscoli, la Nato, l'Europa e gli Stati Uniti. E Putin? Osserva silente, studia tutte le mosse sulla scacchiera, il suo obiettivo non è quello di invadere l'Ucraina, è di tenere lontani i missili della Nato dal cielo di Mosca. Il tema è quello della "risposta rapida", i "5 minuti di Putin" che girati significano "i 5 minuti di tutti gli altri leader europei" perché se punti i missili balistici sul Cremlino è chiaro che la Difesa russa farà altrettanto sulle capitali europee, l'arte della guerra ha regole chiare, se illumini il bersaglio, allora l'avversario può illuminare te. E fulminarti prima che sia tu a fulminarlo.
Com'è andata la riunione della Nato? C'è grande enfasi e teatralità ogni volta che parla Jens Stoltenberg, passerà alla storia come il segretario generale che ha ritirato le truppe dall'Afghanistan, non proprio una vittoria, ma quando si tratta di alzare i decibel della sua voce, allora è imbattibile. Cosa ha detto? Stoltenberg ha detto che "il rischio di conflitto è reale", che "le azioni aggressive della Russia minano seriamente l'ordine in Europa", che "la Nato continua con il suo doppio binario: forte difesa e deterrenza e dialogo significativo". Dunque secondo il segretario generale della Nato siamo a zero passi avanti con Mosca: "Ci rammarichiamo che, nonostante settimane di richieste della comunità internazionale, la Russia non abbia ancora preso provvedimenti verso una riduzione dell'escalation" al confine con l'Ucraina, dal momento che "la concentrazione militare russa continua con decine di migliaia di unita' da combattimento unita alla retorica minacciosa e a una comprovata esperienza nell'uso della forza contro i propri vicini".
Mercoledì prossimo c'è un altro round di negoziati con Mosca, la Nato si presenta con il volume al massimo: "La Nato ha un duplice approccio nei confronti della Russia e ora dobbiamo impegnarci nel dialogo. Lo faremo in buona fede e mercoledì ci siederemo al tavolo con la Russia" e "faremo tutto il possibile per garantire un percorso politico per impedire l'uso della forza ed evitare che la Russia usi la forza militare contro l'Ucraina. Ma allo stesso tempo e parallelamente dobbiamo essere preparati all'eventualità che i colloqui si interrompano e che la diplomazia fallisca". Interessante. Conseguenze? "Proprio per questo stiamo inviando un messaggio molto chiaro alla Russia che se dovesse usare ancora una volta la forza militare contro uno Stato vicino, allora ci saranno forti conseguenze e un caro prezzo da pagare in sanzioni economiche, finanziarie e politiche". Dichiarazione che stride con la realtà, come vedremo tra qualche riga. Stoltenberg chiosa: "Sosteniamo l'Ucraina e facendo ciò rafforziamo la sua capacità militare e il suo esercito", ha detto il segretario generale sottolineando che tale azione scoraggerebbe ogni avanzata militare da parte della Russia. In terzo luogo "stiamo costantemente valutando la necessita' di rafforzare la nostra presenza nella parte orientale della nostra alleanza".
Ok, ma in concreto cosa sta succedendo? Niente, si fanno volare le parole, ma si dimentica che la lingua taglia più della spada, il dizionario è nitroglicerina (soprattutto se non si calibrano bene le frasi) e può esplodere. Stoltenberg evidentemente pensa che Putin si faccia impressionare ma sbaglia di grosso, il presidente russo è un freddo calcolatore, dunque mentre tutti guardavano l'orologio e si chiedevano "Vladimir a che ora invade l'Ucraina"? l'uomo del Cremlino ha fatto altro. Cosa?
Tutti aspettavano Godot, cioè Putin a Kiev, ma il destino si diverte a cambiare le carte in tavolo e così - senza che si levasse un solo colpo d'avvertimento da Bruxelles - il Cremlino ha inviato le sue truppe in Kazakistan per sedare la rivolta contro il regime fantoccio teleguidato da Nazarbayev, attraverso la pulsantiera dell'attuale presidente kazako, Kassym-Jomart Tokayev, un sincero democratico che ha ordinato di "sparare sui manifestanti". Per uccidere. Mosca ha inviato i soldati, la rivoluzione non ci sarà, l'Occidente balbetta e la Nato - parla sempre lui, Stoltenberg - commenta così la rivolta di Almaty: "Gli alleati della Nato seguono con preoccupazione i fatti in Kazakistan. Siamo preoccupati e deploriamo la perdita di vite umane. È importante che cessi la violenza e che i diritti siano rispettati, compreso quello a manifestare pacificamente". Che severità. E questa Europa vorrebbe convincere tutti di poter andare in guerra contro Putin. Il quale, si muove con una disinvoltura impressionante, come spiega in questo articolo Marco Patricelli. Buona lettura.

di Marco Patricelli
I russi sono specialisti nel “portare aiuto”, anche se non sono propriamente filantropi smossi dal senso di solidarietà umana. È stato così il 17 settembre 1939 in Polonia, quando Stalin inviò l’Armata Rossa a “salvare” i «fratelli bielorussi e ucraini» dal disastro militare provocato dall’attacco della Wehrmacht di Hitler; è stato così nel 1956 a Budapest per riportare la “libertà” agli ungheresi; è stato così nel 1968 a Praga da sottrarre ai “fascisti” della controrivoluzione. Ed è così in Kazakistan nel 2022. Ieri Josif Stalin, oggi Vladimir Putin: ieri lo spietato e sanguinario dittatore georgiano, oggi l’autocrate nazionalista ex KGB più freddo di un giocatore di scacchi e più letale di un cobra per la fulmineità delle sue mosse.
Il Cremlino cambia le forme ma non la sostanza, e sul tavolo da gioco della politica internazionale siede con autorevolezza e quasi sempre dà le carte. Putin ha cancellato persino il ricordo dello sfascio epocale dell’URSS, in cui tutto era possibile, anche vivere in un sommergibile “requisito” alla Marina militare o portarsi in giro per il mondo un jet da combattimento semplicemente preso all’Aeronautica, perché tutto si svendeva e tutto si comprava a quattro soldi e i rubli valevano meno che durante il comunismo. Qualcuno ricorderà che una delle sue prime mosse fu un lifting all’immagine appannatissima dell’Armata Rossa uscita con le ossa rotte dall’inferno afghano e dalla ritirata politica da mezza Europa una volta dominata con missili e carri armati. Il presidente a vita – perché tale è nonostante le alchimie tecniche con l’interregno formale del carneade Dmitrij Medvedev – ordinò di ridisegnare le divise tristi, rozze e raffazzonate made in URSS, restituendo l’orgoglio dell’appartenenza e del ruolo. Un po’ quello che fece Hitler nella Germania demoralizzata del dopo Versailles e del dopo Repubblica di Weimar, che ordinò di confezionare le elegantissime uniformi di Liuftwaffe e SS a un tal Hugo Boss destinato a brillare nel firmamento della moda.
L’Armata Rossa senza falce e martello ma col tricolore nazionale è tornata a far paura. Il divario tecnologico con la superpotenza americana che l’aveva portata al collasso è stato colmato con un’efficienza pari alla pervicacia slava di raggiungere l’obiettivo. Una volta dalla Russia – correva il 1984 – al massimo poteva arrivare il Tetris realizzato da Aleksej Pažitov, adesso gli hacker fanno il bello e il cattivo tempo sulle vie infinite del web, e secondo alcuni sarebbero stati persino in grado di condizionare pesantemente le elezioni negli USA. Crollato il sistema sovietico, sfumato per inconsistenza intrinseca l’esperimento della Comunità degli Stati Indipendenti, la Russia putiniana si è rimboccata le maniche per ripristinare l’impero sotto altra forma, col controllo indiretto ed eterodiretto. Una strategia raffinata e tremendamente concreta.
È stato Putin a riprendersi con un colpo di mano l’intera penisola della Crimea che Nikita Kruščëv regalò alla sua Ucraina, ed è lui a giocare al gatto col topo (ma ovviamente facendo solo il gatto) con l’ex granaio d’Europa. Anche perché l’Europa ha un disperato bisogno delle risorse energetiche russe e i rubinetti stanno al Cremlino: basta un giro di vite di qua o di là per scatenare sfracelli sui mercati e nelle case dei vicini occidentali. Gli “esperimenti” di qualche anno fa, con simulazioni invernali di guasti e inconvenienti tecnici tanto per vedere l’effetto che facevano, sono spariti troppo presto dai radar di un’Europa dalla memoria corta almeno quanto le prospettive di politica estera degna di questo nome. La Russia ha deciso di inviare carri armati e paracadutisti per rimettere in ordine le cose nel Kazakistan, che fa parte della cintura strategica dei Paesi sotto controllo. Quando l’orso russo starnutisce, i baltici, e non solo loro, temono l’arrivo del Burian che in pianura non fa sconti perché non ha ostacoli.
Gli Stati Uniti (se potete), in piena decadenza e ridimensionamento da superpoliziotto del mondo, si sono scelti una leadership imbarazzante come il suo presidente Joe Biden che al massimo guizzo esprime l’esprit de l’escalier, in ritardo e senza platea. Come nel caso kazako, con proclami d’aria fritta che paiono usciti dalle elefantiache cucine dell’Unione Europea dove si confeziona il nulla della politica internazionale con tante guarnizioni colorate in piatti semivuoti da insipida nouvelle cuisine. I cavalli dei cosacchi non si sono mai abbeverati alle fontane di San Pietro ma negli orti dei vicini pascolano come fossero i padroni di casa. E lo sono davvero.
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10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.