6 Febbraio
E adesso? Cinque carte che cambiano il gioco politico
Il bis di Mattarella, la conferma di Draghi e uno scenario destinato a cambiare in vista delle elezioni. Il futuro è un felice Festival di Sanremo. Donne in carriera, una regina di platino e un premier in bilico. Tra guerra e pace spunta un leader, si chiama Macron
Che succede? Facciamo un punto politico interno, non c'è da arzigogolare più di tanto: l'elezione di Sergio Mattarella al Colle e la conferma di Mario Draghi a Palazzo Chigi non sono affatto sinonimo di equilibrio, mantenimento dello status quo per i partiti e la maggioranza di governo. Sono un fatto positivo per la Presidenza della Repubblica e il governo, per le istituzioni internazionali che non devono ri-sintonizzarsi e temere cambiamenti di linea nella politica estera (sulla politica economica c'è un tavolo aperto a livello globale e in particolare in Europa), ma il Parlamento esce da questa prova di inefficienza frantumato, le leadership dei partiti annebbiate. Cosa riserva loro il futuro? La domanda resta sospesa a mezz'aria, non lo sanno. Il bis di Mattarella, la frenata di Draghi (che voleva andare al Quirinale, ricordiamolo) sono un elemento di stabilità relativa se non si accompagnano a una riforma elettorale efficace (risultato chiaro, alleanze forti e plurali, possibilità di governo) e a una trasformazione dei partiti in soggetti aperti e non strutture di cooptazione. La politica senza una grande riforma è destinata ad essere il terreno dei mediocri, dove il migliore diventa di fronte alla mediocritas degli altri una non-scelta (Mattarella e Draghi), il risultato di uno “stato d’eccezione” che finisce per sconvolgere i rapporti costituzionali, come è stato per il bis al Quirinale (il secondo dal 2013 a oggi, un segno lampante della crisi) non previsto e non vietato dalla Carta, un terreno senza mappa, al punto da essere indefinito e per giunta infinito, in teoria con questa prassi il Capo dello Stato potrebbe essere eletto per più mandati, trasformando la natura della nostra Repubblica in qualcosa di inedito nella sua forma di Stato e governo. Il Parlamento? Tace e galleggia, ma questo punto andrebbe chiarito, visto che tutto è affidato all’equilibrio...
Che succede? Facciamo un punto politico interno, non c'è da arzigogolare più di tanto: l'elezione di Sergio Mattarella al Colle e la conferma di Mario Draghi a Palazzo Chigi non sono affatto sinonimo di equilibrio, mantenimento dello status quo per i partiti e la maggioranza di governo. Sono un fatto positivo per la Presidenza della Repubblica e il governo, per le istituzioni internazionali che non devono ri-sintonizzarsi e temere cambiamenti di linea nella politica estera (sulla politica economica c'è un tavolo aperto a livello globale e in particolare in Europa), ma il Parlamento esce da questa prova di inefficienza frantumato, le leadership dei partiti annebbiate. Cosa riserva loro il futuro? La domanda resta sospesa a mezz'aria, non lo sanno. Il bis di Mattarella, la frenata di Draghi (che voleva andare al Quirinale, ricordiamolo) sono un elemento di stabilità relativa se non si accompagnano a una riforma elettorale efficace (risultato chiaro, alleanze forti e plurali, possibilità di governo) e a una trasformazione dei partiti in soggetti aperti e non strutture di cooptazione. La politica senza una grande riforma è destinata ad essere il terreno dei mediocri, dove il migliore diventa di fronte alla mediocritas degli altri una non-scelta (Mattarella e Draghi), il risultato di uno “stato d’eccezione” che finisce per sconvolgere i rapporti costituzionali, come è stato per il bis al Quirinale (il secondo dal 2013 a oggi, un segno lampante della crisi) non previsto e non vietato dalla Carta, un terreno senza mappa, al punto da essere indefinito e per giunta infinito, in teoria con questa prassi il Capo dello Stato potrebbe essere eletto per più mandati, trasformando la natura della nostra Repubblica in qualcosa di inedito nella sua forma di Stato e governo. Il Parlamento? Tace e galleggia, ma questo punto andrebbe chiarito, visto che tutto è affidato all’equilibrio e alla cura istituzionale di Mattarella.
01
Scomposizione e ricomposizione del quadro politico
Siamo di fronte all’inizio di un vasto processo di scomposizione e ricomposizione dei partiti, correzioni di rotta. Molte cose che stanno accadendo sono dettate da soli calcoli di convenienza, ma l’opportunità crea comunque movimento, è una scossa lunga, dunque vanno segnalati i seguenti fatti:
1. L’uscita di Luigi Di Maio dal comitato dei garanti del Movimento Cinque Stelle. La mossa servirà al ministro degli Esteri a muoversi liberamente nel partito e lanciare la sfida aperta a Giuseppe Conte il quale ha “ereditato” il Movimento senza avervi mai militato né averlo costruito, semmai avendo contribuito al suo declino fin dall’esordio dal nulla ai tempi del governo Frankenstein tra Lega e pentastellati. Di Maio può contare su molti alleati interni, la sua non è una scissione e questo passaggio condurrà (forse) a un chiarimento sulla leadership. Conte durante le trattative per il Quirinale è apparso inadeguato (propose l’infelice candidatura durata un paio d’ore di Elisabetta Belloni, dominus dei servizi segreti) e il Movimento è spaesato e in costante calo nei sondaggi. La truppa ministeriale è contiana, ma il partito è di Di Maio, il resto seguirà.
2. Il mito del centro è vivo, ma dalla fine della Prima Repubblica a oggi non è mai decollato. I tentativi sono tanti (a cominciare dall’Asinello di Mario Segni), tutti limitati dalla cosa che in politica fa la differenza tra le idee (anche buone) e i fatti: i voti. Matteo Renzi e Giovanni Toti hanno dato vita a “Italia al centro”, un patto federativo e di consultazione tra i loro gruppi parlamentari. Altri soggetti sono in attesa di capire dove tira il vento (la legge elettorale) ma è chiaro che la tendenza ad aggregarsi è un fatto innescato dalla necessità di fare massa e poi contarsi (e provare a contare) nelle trattative del prossimo governo. Per ora non è un progetto di grande respiro, ma una riforma proporzionale con un piccolo sbarramento darebbe corpo al disegno fino farlo diventare l’Arca di Noè di chi vuol salvarsi dal nubifragio del prossimo voto.
3. Bisogna sempre guardare alla flottiglia azzurra di Forza Italia, sono marinai e ufficiali in cerca d’autore, un domani senza Cav. Berlusconi nel frattempo continua a condizionare tutto il quadro politico, ha bloccato il centrodestra per giorni sulla sua candidatura al Quirinale (e fatto deragliare tutte le altre che potevano emergere nell’area conservatrice). Il gruppo di Forza Italia (e soprattutto il suo fondatore) è a un bivio: stare in un centrodestra con due forze egemoni, Lega e Fratelli d’Italia; uscire da un patto che non c’è e tentare di pilotare la costruzione di un partito centrista che fa da ago della bilancia in un sistema senza alleanze pre-costituite. Questa seconda opzione passa per la necessaria marginalizzazione dell’ala destra del Parlamento, fatto emerso dalle parole che avrebbe pronunciato Silvio Berlusconi a proposito di Giorgia Meloni: “Rischia di fare la fine di Marine Le Pen”. Per ora il Cav si tiene libero da vincoli, non va e non resta, attende che i fatti rotolino, fa quello che diceva Deng Xiaoping: “Non importa che il gatto sia bianco o nero, l’importante è che prenda il topo”. Berlusconi è il gatto.
4. A destra la competizione tra Lega e Fratelli d’Italia, lo scontro delle personalità di Salvini e Meloni, ha condotto allo sfioramento di una coalizione dove tutti aspirano alla leadership ma senza un programma politico comune, un senso di squadra necessario per vincere. Il centrodestra (che non c’è sul piano ideale) è ancora largamente in testa in tutti i sondaggi, ma questo vantaggio non ha alcun valore di fronte ai piani di polverizzazione del quadro politico (legge elettorale proporzionale), alla natura governista della Lega e al movimentismo del suo leader, alle aspirazioni e alla durezza con cui Meloni è balzata sul fallimento delle trattative per il Quirinale. Sintesi: a destra c’è un gran casino e non sarà facile venirne a capo.
5. Il fatto curioso - dulcis in fundo, arriviamo in zona kamikaze - è che il Partito democratico, nato con l’idea della “vocazione maggioritaria” (chiedere a Walter Veltroni) è destinato ad essere la principale vittima di questo fiume carsico che scorre nei sotterranei del Parlamento e non fa nulla per fermarlo, va gioiosamente al patibolo. La strategia del sommergibile scelta da Enrico Letta alla fine è risultato meno perdente rispetto alle altre (parlare di vittoria è un esercizio di fantasia) e tra le macerie del post-Quirinale il Pd resta un partito che avrebbe qualcosa da dire e molto da fare in uno scenario di ristrutturazione della politica e dello scenario economico mondiale. I dem navigano a vista, stanno subendo il processo di scomposizione del quadro politico invece di guidarlo, inseguono l’alleanza con i Cinque Stelle che sono in pieno Big Bang, mentre i cespuglianti a sinistra sono pochi “mal unidos”, mentre quelli che orbitano nella fascia degli asteroidi del centro lavorano al delitto perfetto, azzoppare il Pd. Tutto è dentro la tradizione masochistica dei dem, sia chiaro, solo che perseverare è diabolico e prima o poi anche chi perde le elezioni finisce all’opposizione.
Il governo Draghi in questo quadro a sua volta naviga in acque incerte. È vero che i partiti sono deboli, ma la loro frantumazione si fa sentire. Il premier nel 2023 (ammesso che ci si arrivi) ha comunque un trampolino di lancio, ma per ora là sotto c’è il vuoto. Potrebbe puntare in un quadro caotico post-voto a bissare (un altro) alla guida di un governo “Ursula” o di larghe intese; ha la porta della presidenza della Commissione Ue che si apre con la scadenza del mandato di Ursula von der Leyen; può sperare nella riapertura della corsa al Quirinale nel caso in cui Mattarella dovesse lasciare in anticipo per riportare tutti i pezzi della scacchiera al loro posto, un’uscita dallo “stato d’eccezione” e un ingresso nel new normal post pandemico anche del mondo politico. Troppe incognite, anche Draghi naviga a vista, ha un solo obiettivo chiaro all’orizzonte: chiudere bene l’attuazione del Pnrr, sostenere la crescita italiana, non farsi logorare dai partiti.
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Segnali di felicità? Sono arrivati da Sanremo, grande Festival.
02
Un felice Festival di Sanremo
Vincenti. Mahmood, Amadeus e Blanco ieri sera sul palco del teatro Ariston (Foto Ansa).Prima di tutto, un quadro dell'Italia fuori dal Palazzo, gli ascolti di Sanremo... boom. La serata finale ha avuto 13,380 milioni di spettatori e il 63,9% di share. La prima parte della serata di ieri, dalle 21.22 alle 23.54, è stata seguita da 15.660.000 spettatori con il 62,1% di share, la seconda parte, dalle 23.58 all'1.48, da 10.153.000 spettatori con il 72,1% di share. La proclamazione del vincitore, dalle 1.49 all'1.56, ha registrato 6.422.000 spettatori con il 73,4 di share. La serata finale dello sorso anno era stata seguita in media da 11 milioni 477 mila spettatori pari al 60.6% di share. Il Festival condotto da Amadeus ha superato se stesso e non è solo una questione di ascolti, è la qualità sul palcoscenico che ha impressionato, bella musica tutta italiana, una gran varietà di generi, prestazioni eccellenti, un paese che riparte dal bel canto. I vincitori? Erano un bagliore fin dall'inizio e il lampo è arrivato nel mix di voti delle giurie, giovani certezze e vecchie glorie sempre in pista. Il Festival lo hanno vinto le vocalizzazioni di Mahmood e Blanco, la classe totale Elisa al secondo posto e un energetico Morandi al terzo posto, che tempra e che energia, Gianni. Il miglior commento è il suo: "Bellissimo podio con tre generazioni". Una pagina destinata a restare nell'album felice della storia del teatro Ariston. E dell'Italia.
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Si parla di parità, di genere, di carriere, di eguaglianza, di donne e potere. Molta retorica, pochi fatti. E qualche amnesia.
03
Donne in carriera
Dice Giuliano Amato: "Il posizionamento delle donne nei ruoli apicali è condizionato dalla cooptazione maschilista. Le donne cercano di conquistare le vette. Ma più si sale e più c'è il collo di bottiglia". Il presidente della Corte Costituzionale in un'intervista a La Stampa denuncia ciò che è visibile: "Il passaggio si fa stretto e l'aggregazione maschile finisce per prevalere". Dice bene Amato quando afferma che si tratta di "un grande, urgente tema politico". Lo è, ma come vediamo non si risolve con le quote (che diventano una nuova lottizzazione, anche questa governata dagli uomini e da associazioni spesso costruite per "fare carriera"), è un problema di cultura, istruzione, educazione, un tema che riguarda tutti. Anche le donne in carriera che dimenticano la carriera delle altre donne.
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Donne e potere? Un esempio, la regina Elisabetta II, una stella.
04
La Regina di platino
Settant'anni sul trono, un regno più lungo di quello della regina Vittoria. Elisabetta II taglia oggi il suo traguardo di platino. Festa privata oggi a Sandringham, la residenza reale nel Norfolk, celebrazioni ufficiali dal 2 al 5 giugno a Londra, nella cattedrale di St. Paul, sarà un grande giorno per il Regno Unito. Era il 6 febbraio del 1952 quando Elisabetta seppe della morte del padre, re Giorgio VI, la principessa era in Kenya con il marito il principe Filippo.
La regina Elisabetta ha vissuto la guerra e la costruzione della pace, è stata protagonista di un tempo vicino e lontano, ha conosciuto tutte le grandi figure del Novecento e dei nostri giorni, ha offerto al mondo un esempio di equilibrio, fermezza e tempra di fronte a momenti difficili per il paese e la sua famiglia. Ha visto la fine dell'impero britannico, la costruzione di un complesso rapporto con l'Unione europea e il suo disfacimento con la Brexit, l'ascesa di Margaret Thatcher, il conflitto nelle isole Falklands, la campagna inglese in Iraq e Afghanistan con il premier Tony Blair, la stagione terribile degli attentati islamisti, il travaglio del figlio, il principe Carlo, un matrimonio infelice con Diana e la morte della principessa amatissima dal popolo inglese, la vita vissuta, intensa con otto nipoti e dodici pronipoti, le bizze di una famiglia dentro e fuori dalla storia quotidiana, le stupidaggini dei duchi del Sussex, Harry e Meghan, la sciagurata vita intima del secondo figlio maschio Andrea, travolto dallo scandalo Epstein fino alla restituzione dei titoli reali e militari. Ieri, un segnale, il bagliore di un capitolo finale: "Spero che Camilla sia chiamata regina", il passaggio di testimone, un giorno. È la lunga storia di una donna straordinaria, un leader.
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Leader? Ne abbiamo uno in grande difficoltà. Come perdersi e (non) ritrovarsi, guida pratica a cura di Boris Johnson. E attenzione alla donna...
05
La crisi di BoJo e la vendetta di Maybot
Boris Johnson si è complimentato con la regina Elisabetta e il fatto è interessante perché quando ci saranno i festeggiamenti del giubileo di platino, BoJo potrebbe essere fuori dalla politica inglese.
Johnson non è quello che descrivono i suoi nemici per contratto sociale, no, BoJo è peggiore e migliore di quel che dicono gli apparecchiati a tavola tra Knightsbridge e Belgravia. Uomo colto e politico navigato, finché fu un grande sindaco di Londra l'establishment auto-illuminato gli perdonò ogni pinta di birra e scazzottata, poi divenne ministro degli Esteri e cavalcò la Brexit (con il voto degli inglesi conservatori e laburisti, ma questo è un dettaglio) e là s'è rotto l'incantesimo che lo rendeva accettabile in società. Da quel momento, meglio Dracula sull'uscio che un biondo che insegue l'ombra di Churchill (il quale finì in disgrazia, vinse la guerra, liberò l'Europa e alla fine fu ringraziato con la bocciatura alle elezioni, niente da fare, sono inglesi). Clown è la parola più dolce che gli riservano gli avversari, lui ha vinto tutto, ma come il più incallito dei gambler è seduto al tavolo da poker e ora è sul punto di perdere tutto, tipico dei grandi personaggi tragici, in pieno Shakespeare. Quando ha defenestrato Theresa May dalla guida dei Tories e vinto le elezioni, apriti cielo, uno come lui a Downing Street, come se al Number 10 ci fossero stati fino all'altro ieri quelli che andavano all'Hotel Lux (quello di Mosca, periodo Unione Sovietica, era la foresteria dell'Internazionale Comunista). Sono finiti per odiare il loro beniamino, Tony Blair, figuriamoci BoJo. Lui non si è risparmiato niente e ha consumato tutti i bonus che gli erano stati concessi, dunque la festa "a sua insaputa" in pieno lockdown pandemico presto o tardi gli costerà il posto e il lavoro di defenestrazione lo faranno i suoi nemici in casa. Chi prima di tutto?
Lei, Theresa May, combattente sì, ma figura minore rispetto a un esondante BoJo. Il Sunday Times oggi le dedica una pagina intera, ne dipinge il riserbo ma non troppo sul Partygate e ora è giunto il momento di consumare la sua rivincita. Non è il ritratto di una leadership di ritorno, ma la pennellata di una vendetta quasi postuma, perché May non ha dimenticato lo spietato colpo che le assestò BoJo e così oggi tutto il disaccordo di ieri - personale e politico - trova una sua chiusura circolare: May resuscita e Johnson semi-affondato cerca di salvarsi. Il premier britannico se ne andrà? E chi lo sa? L'uomo è imprevedibile, la situazione incasinatissima (dimissioni in massa dello staff, accuse reciproche nel partito e nel governo, grandi e misere ambizioni, una quindicina di deputati Tory che chiedono le sue dimissioni), i laburisti non sono un'alternativa (chi si ricorda il nome del loro leader alzi la mano, si chiama Keir Starmer) e dentro il Partito conservatore non è che brillino chissà quali menti, sono tutti abilissimi nell'azzoppare il primo ministro (come fece Johnson con May, sia chiaro) ma di geni neppure l'ombra. Forse è per questa ragione - la penuria di personale politico all'altezza della bassezza della situazione, che Sir Iain Duncan Smith, ex leader dei Tories, intervistato dal Guardian dice che ci vuole tempo e deve essere proprio lui, Johnson, a sistemare le cose e uscire dalla crisi in cui è piombato il governo. È un richiamo alla tregua interna. Basterà? Lo scopriremo presto, Johnson è atteso da una settimana di fuoco.
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Cercate un leader? Andiamo a Parigi, poi facciamo un salto a Mosca, domani è un altro giorno e la faccenda non è d'amore ma di guerra.
06
La guerra di Biden e la pace di Macron
La Casa Bianca e il Pentagono dicono che la Russia è pronta all'invasione dell'Ucraina. Anche ieri sono state diffuse notizie di un report della Difesa e dell'intelligence che suona così: "Se Mosca dovesse invadere la capitale Kiev, potrebbe cadere entro un paio di giorni" e "il bilancio di vittime sarebbe gravissimo: l'Ucraina potrebbe subire dalle 5 alle 25 mila vittime tra i soldati, mentre le vittime nelle truppe russe potrebbero essere comprese tra 3 e 10 mila; si perderebbe tra le 25 e le 50 mila vite di civili". Inoltre "l'invasione potrebbe causare un'ondata di rifugiati verso l'Europa tra uno e cinque milioni". Uno scenario da Armageddon che i leader europei guardano con perplessità. Di fronte all'escalation di parole dell'amministrazione Biden, alla fine c'è uno che ha deciso di rompere le righe e prendere l'iniziativa: Emmanuel Macron.
Il Presidente della Francia, Emmanuel Macron, domani a Mosca per un colloquio con Vladimir Putin (Foto Epa).Il presidente francese volerà domani a Mosca per parlare faccia a faccia con Vladimir Putin. Macron oggi in un'intervista al Journal de Dimanche ha ribadito di avere un ottimo rapporto con l'uomo del Cremlino: "Ho sempre mantenuto un dialogo profondo con il presidente russo Vladimir Putin e la nostra responsabilità è di elaborare soluzioni storiche. Credo che Putin sia pronto per questo". Secondo Macron è necessario "proteggere i fratelli europei, offrendo un nuovo equilibrio che possa preservare la loro sovranità e la pace. Questo deve essere fatto contemporaneamente al rispetto per la Russia e alla comprensione delle attuali ferite di questo grande popolo e di questo grande Paese". Santo cielo, uno che parla la lingua della politica, un miracolo. Sì, viviamo tempi interessanti. Forse troppo.
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4.3 Ai fini dell'esercizio del recesso l'Utente può, a sua scelta, utilizzare questo modulo
4.4 Il termine per l'esercizio del recesso si intende rispettato se la comunicazione relativa all'esercizio
del diritto
di recesso è inviata dall'Utente prima della scadenza del periodo di recesso.
4.5 In caso di valido esercizio del recesso, il Fornitore rimborserà all'Utente il pagamento ricevuto in
relazione
all'Abbonamento cui il recesso si riferisce, al netto di un importo proporzionale a quanto è stato fornito
dal Fornitore
fino al momento in cui il consumatore lo ha informato dell'esercizio del diritto di recesso; per il calcolo
di tale
importo, si terrà conto dei numeri o comunque dei contenuti fruiti e/o fruibili dal consumatore fino
all'esercizio del
diritto di recesso. Il rimborso avverrà entro 14 giorni dalla ricezione della comunicazione di recesso sullo
stesso
mezzo di pagamento utilizzato per la transazione iniziale.
4.6 Eventuali eccezioni al diritto di recesso, ove previste da Codice del consumo – decreto legislativo 6
settembre
2005, n. 206, saranno comunicate al consumatore in sede di offerta prima dell'acquisto.
5. Modalità di pagamento
5.1 L'Abbonamento comporta l'obbligo per l'Utente di corrispondere al Fornitore il corrispettivo nella
misura
specificata nell'offerta in relazione al pacchetto scelto dall'Utente.
5.2 Tutti i prezzi indicati nell'offerta si intendono comprensivi di IVA.
5.3 Il pagamento dei corrispettivi può essere effettuato mediante carte di credito o debito abilitate ad
effettuare gli
acquisti online. Le carte accettate sono le seguenti: Visa, Mastercard, American Express.
5.4 L'Utente autorizza il Fornitore ad effettuare l'addebito dei corrispettivi dovuti al momento
dell'acquisto
dell'Abbonamento e dei successivi rinnovi sulla carta di pagamento indicata dallo stesso Utente.
5.5 Il Fornitore non entra in possesso dei dati della carta di pagamento utilizzata dall'Utente. Tali dati
sono
conservati in modo sicuro dal provider dei servizi di pagamento utilizzato dal Fornitore (Stripe o il
diverso provider
che in futuro potrà essere indicato all'Utente). Inoltre, a garanzia dell'Utente, tutte le informazioni
sensibili della
transazione vengono criptate mediante la tecnologia SSL – Secure Sockets Layer.
5.6 È onere dell'Utente: (i) inserire tutti i dati necessari per il corretto funzionamento dello strumento
di pagamento
prescelto; (ii) mantenere aggiornate le informazioni di pagamento in vista dei successivi rinnovi (per
esempio,
aggiornando i dati della propria carta di pagamento scaduta in vista del pagamento dei successivi rinnovi
contrattuali).
Qualora per qualsiasi motivo il pagamento non andasse a buon fine, il Fornitore si riserva di sospendere
immediatamente
l'Abbonamento fino al buon fine dell'operazione di pagamento; trascorsi inutilmente 3 giorni senza che il
pagamento
abbia avuto esito positivo, è facoltà del Fornitore recedere dal contratto con effetti immediati.
Pagamenti all'interno dell'applicazione IOS
5.7 In caso di acquisto dell'Abbonamento mediante l'Applicazione per dispositivi IOS, il pagamento è gestito
interamente
attraverso la piattaforma App Store fornita dal gruppo Apple. Il pagamento del corrispettivo è
automaticamente
addebitato sull'Apple ID account dell'Utente al momento della conferma dell'acquisto. Gli abbonamenti
proposti sono
soggetti al rinnovo automatico e all'addebito periodico del corrispettivo. L'Utente può disattivare
l'abbonamento fino a
24h prima della scadenza del periodo di abbonamento in corso. In caso di mancata disattivazione,
l'abbonamento si
rinnova per un eguale periodo e all'Utente viene addebitato lo stesso importo sul suo account Apple.
L'Utente può
gestire e disattivare il proprio abbonamento direttamente dal proprio profilo su App Store. Per maggiori
informazioni al
riguardo: https://www.apple.com/it/legal/terms/site.html. Il Fornitore non è responsabile per eventuali
disservizi della
piattaforma App Store.
6. Promozioni
6.1 Il Fornitore può a sua discrezione offrire agli Utenti delle promozioni sotto forma di sconti o periodi
gratuiti di
fruizione del Servizio.
6.2 Salvo che non sia diversamente specificato nella pagina di offerta della promozione, l'adesione a una
promozione
comporta, alla sua scadenza, l'attivazione automatica del Servizio a pagamento con addebito periodico del
corrispettivo
in base al contenuto del pacchetto di volta in volta selezionato dall'Utente.
6.3 L'Utente ha la facoltà di disattivare il Servizio in qualunque momento prima della scadenza del periodo
di prova
attraverso una delle modalità indicate nel precedente articolo 3).
7. Obblighi e garanzie dell'Utente
7.1 L'Utente dichiara e garantisce:
- di essere maggiorenne;
- di sottoscrivere l'Abbonamento per scopi estranei ad attività professionali, imprenditoriali, artigianali
o commerciali
eventualmente svolte;
- che tutti i dati forniti per l'attivazione dell'Abbonamento sono corretti e veritieri;
- che i dati forniti saranno mantenuti aggiornati per l'intera durata dell'Abbonamento.
7.2 L'Utente si impegna al pagamento del corrispettivo in favore del Fornitore nella misura e con le
modalità definite
nei precedenti articoli.
7.3 L'Utente si impegna ad utilizzare l'Abbonamento e i suoi contenuti a titolo esclusivamente personale, in
forma non
collettiva e senza scopo di lucro; l'Utente è inoltre responsabile per qualsiasi uso non autorizzato
dell'Abbonamento e
dei suoi contenuti, ove riconducibile all'account dell'Utente medesimo; per questo motivo l'Utente si
impegna ad
assumere tutte le precauzioni necessarie per mantenere riservato l'accesso all'Abbonamento attraverso il
proprio account
(per esempio, mantenendo riservate le credenziali di accesso ovvero segnalando senza ritardo al Fornitore
che la
riservatezza di tali credenziali risulta compromessa per qualsiasi motivo).
7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.