18 Febbraio
La ricerca del casus belli
Crisi in Ucraina. Altissima tensione, esplosa un'auto a Donetsk, era del capo dei separatisti. Putin: "La situazione nel Donbass si sta deteriorando". Chi sparerà il primo colpo della guerra? Ieri e oggi, una lezione di storia. Stasera vertice virtuale della Casa Bianca con gli alleati Nato e Ue. Biden parlerà alle 22
La crisi in Ucraina è in una fase ad altissima tensione. "La situazione nel Donbass si sta deteriorando", avvisa Vladimir Putin. A Donetsk è esplosa un'autobomba (nessuna vittima), intenso lo scambio di colpi d'artiglieria tra i separatisti e le truppe del governo di Kiev. Il capo delle milizie della Repubblica popolare di Donetsk, Denis Sinenkov, ha fatto sapere che era sua l'auto esplosa nel parcheggio all'esterno dell'edificio governativo della autoproclamata repubblica filorussa. Il comandante, maggiore generale Sinenkov, ha assicurato che sta "bene". Stasera il presidente degli Stati Uniti si incontrerà in un vertice virtuale con gli alleati della Nato e l'Unione europea, Biden parlerà alle 22 ora italiana. Siamo nella giungla della guerriglia, lo scenario perfetto per innescare il casus belli. Come sempre, è la storia a fornire indicazioni sul futuro. Apriamo il libro del passato con Marco Patricelli, buona lettura.

di Marco Patricelli
Il lupo lo sapeva benissimo che per divorare l’agnello e far credere di essere dalla parte della ragione ci voleva un motivo, uno qualsiasi, credibile o incredibile. Al terzo tentativo, come racconta divinamente Fedro nella sua celebre favola, fece scattare il casus belli e l’agnello non ebbe scampo. I romani, precursori del moderno diritto internazionale e del diritto di guerra, trovarono da subito come giustificare l’aggressione e la reazione configurando il casus belli per rendere la guerra “giusta”. Il bellum iustum era quello con il favore degli Dei, e non a caso la parola iustum derivava da da ius, diritto.
Sull’Ucraina così vicina alle fauci dell’orso russo pendono in rimodulazione contemporanea le illogiche giustificazioni latine dell’acqua intorbidata (da chi si trovava in basso) e dell’aver parlato male (prima della nascita), nel timore che si manifesti l’ultima e...
La crisi in Ucraina è in una fase ad altissima tensione. "La situazione nel Donbass si sta deteriorando", avvisa Vladimir Putin. A Donetsk è esplosa un'autobomba (nessuna vittima), intenso lo scambio di colpi d'artiglieria tra i separatisti e le truppe del governo di Kiev. Il capo delle milizie della Repubblica popolare di Donetsk, Denis Sinenkov, ha fatto sapere che era sua l'auto esplosa nel parcheggio all'esterno dell'edificio governativo della autoproclamata repubblica filorussa. Il comandante, maggiore generale Sinenkov, ha assicurato che sta "bene". Stasera il presidente degli Stati Uniti si incontrerà in un vertice virtuale con gli alleati della Nato e l'Unione europea, Biden parlerà alle 22 ora italiana. Siamo nella giungla della guerriglia, lo scenario perfetto per innescare il casus belli. Come sempre, è la storia a fornire indicazioni sul futuro. Apriamo il libro del passato con Marco Patricelli, buona lettura.

di Marco Patricelli
Il lupo lo sapeva benissimo che per divorare l’agnello e far credere di essere dalla parte della ragione ci voleva un motivo, uno qualsiasi, credibile o incredibile. Al terzo tentativo, come racconta divinamente Fedro nella sua celebre favola, fece scattare il casus belli e l’agnello non ebbe scampo. I romani, precursori del moderno diritto internazionale e del diritto di guerra, trovarono da subito come giustificare l’aggressione e la reazione configurando il casus belli per rendere la guerra “giusta”. Il bellum iustum era quello con il favore degli Dei, e non a caso la parola iustum derivava da da ius, diritto.
Sull’Ucraina così vicina alle fauci dell’orso russo pendono in rimodulazione contemporanea le illogiche giustificazioni latine dell’acqua intorbidata (da chi si trovava in basso) e dell’aver parlato male (prima della nascita), nel timore che si manifesti l’ultima e non credibile scusa come casus belli per l’aggressione di Putin. Tutto si è affinato, perfezionato, modernizzato, rispetto all’epoca romana, ma lo spirito è sempre quello.
Cavour, il tessitore dell’unità italiana, provocò ad arte l’Austria per far scattare l’alleanza difensiva con la Francia e la seconda vittoriosa guerra d’indipendenza nel 1859. Quel volpone di Bismarck nel 1870 manipolò il resoconto dei colloqui tra Gugliemo I e l’ambasciatore francese Benedetti (il dispaccio di Ems) spingendo Napoleone III nella trappola militare prussiana che l’avrebbe fatto a pezzi.
Anche l’immane macello del primo conflitto mondiale venne innescato nel 1914 dall’inaccettabile ultimatum austriaco alla Serbia, che si sapeva tale perché se Belgrado avesse aderito anche alle clausole apposte di proposito da Vienna proprio per essere respinte, avrebbe abdicato alla sua sovranità. All’Ucraina Putin chiede di non aderire alla Nato né domani né mai, ben sapendo che uno Stato sovrano che garantisse questo diventerebbe automaticamente un protettorato. Ed ecco il casus belli preconfezionato per imporre un diktat, o meglio, visto che c’è la Russia di mezzo, un ukaze, l’ordine perentorio che prima arrivava dallo Zar Romanov e oggi dallo Zar del Cremlino.
È peraltro accaduto nel marzo 1939 con il presidente della Ceco-Slovacchia abbandonata al suo destino da Francia e Gran Bretagna, Emil Hácha, che si vide imporre da Hitler il Protettorato di Boemia e Moravia: la scelta era tra cooperare ed essere annientato militarmente. Alla Polonia, nell’agosto dello stesso anno, non fu offerta neppure l’opzione. Perché i nazisti confezionarono un implacabile quanto falso casus belli su misura: l’incidente alla stazione radio di Gleiwitz. Quando si verifica Hitler aveva già firmato la sua “Direttiva n. 1 per la condotta della guerra”. Il codice cifrato era chiarissimo:Y = 01.09.0445: attacco alla Polonia alle 4.45 del I settembre, appena dopo un’operazione da portare a termine entro il 31 agosto, il finto attacco polacco alla stazione radio di Gleiwitz (Gliwice), in Slesia, per far ricadere la colpa del conflitto sui polacchi. Anche questo Hitler l’aveva detto chiaramente: «Non ripeteremo l’errore del 1914. L’importante è di riuscire ad accollare la colpa alla parte avversa».
Il piano, Operazione Tannenberg, risaliva all’8 agosto ed era stato ideato dal capo del Sicherheitstdienst (SD, la sezione dello spionaggio delle SS), Reinhard Heydrich. Alcune decine di SS che parlavano polacco, con uniformi e armi polacche avrebbero dovuto assaltare la stazione radio di Gleiwitz, nei pressi del confine col Reich, e diffondere un virulento messaggio antitedesco. L’unità speciale di SS era agli ordini di un fanatico nazista, il ventottenne Sturmbannführer Alfred Naujocks, e va detto che il responsabile territoriale di settore della Wehrmacht, il tenente colonnello Steinmetz, si era rifiutato di legare il suo nome a un atto banditesco ed era stato ridotto al silenzio da un ordine di Hitler. L’assalto a Gleiwitz era stato diretto dal capo della Gestapo di Oppeln, Emanuel Schäfer. A lui Heydrich e Heinrich Himmler in persona spiegarono tutto, persino come come dovevano essere posizionati alcuni cadaveri per simulare uno scontro a fuoco.
L‘ordine operativo viene dato nel pomeriggio del 31 agosto da Heydrich con la frase in codice: «La nonna è morta». Dal 10 agosto gli agenti SS erano in attesa nei punti di raccolta di Gleiwitz, Hindenburg, Beuthen, lungo la frontiera tedesco-polacca. La stazione radio di Gleiwitz era di proprietà della Lorenz AG di Berlino ed era attiva dal 1935. La trasmissione di un programma musicale viene interrotta verso le 20 dalla notizia di un attacco tedesco. Ed è adesso che avviene l’irruzione dei finti soldati polacchi. La fretta nel trasmettere il messaggio provocatorio antitedesco avviene su un microfono destinato ai bollettini meteorologici d’emergenza, su una frequenza che praticamente non può essere ascoltata da nessuno, perché la stazione di Gleiwitz non fa altro che ripetere il segnale di Radio Bratislava. Dopo tre o quattro minuti di incitamento agli slesiani alla rivolta, avviene una sparatoria e sul terreno rimane una dozzina di cadaveri: sono i corpi di detenuti presi da un campo di concentramento ed eliminati con un’iniezione letale, posizionati strategicamente nei dintorni della stazione radio. Li vedranno l’indomani i giornalisti stranieri e i membri del corpo diplomatico per giustificare il ricorso alla forza. Radio Colonia diffonde la notizia che la Polizia tedesca ha respinto l’attacco e la BBC “conferma” quanto accaduto con i particolari dei corpi dei “soldati polacchi”. È la guerra. Homo homini lupus, a conferma della favola di Fedro.
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pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
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Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.