Col chiudere un altro in manicomio, non proverai la tua saviezza.
Fëdor Michajlovič Dostoevskij
A che punto è la guerra? Punto nave rapido, aggiornamento, solo quello che conta:
Joe Biden nel suo discorso sullo Stato dell'Unione ha fatto un intervento da "tempo di guerra", lo spazio per il negoziato a Washington sembra non esserci (e non è una buona notizia). Il presidente americano ha detto che "Putin è un dittatore che ha invaso un paese e la pagherà, ha respinto ogni sforzo diplomatico, ha pensato che l'occidente e la nato non avrebbero risposto, ha pensato di poterci dividere". La Cina secondo alcuni analisti si propone per il ruolo di mediatore, cioè di vincitore finale della partita.
Il prezzo del gas è al massimo storico (194,7 euro per Megawatt-ora, un balzo di oltre il 50%), il Brent viaggia in questo momento (ore 14:52) a 113 dollari al barile, il grano e mais sono in fase di decollo verticale, prezzi mai visti negli ultimi 12 anni. Il mercato delle materie prime è in fiamme.
Il patto dell'Opec+ regge. La riunione virtuale dell'organizzazione dei paesi produttori di petrolio conferma l'aumento di produzione di 400.000 barili anche ad aprile. Tutto resta invariato. Il prossimo meeting si terrà il 31 marzo. La Russia ha nell'Opec+ una delle sue leve più importanti. E la sta usando.
Il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell in audizione alla Camera dei rappresentanti ha detto: "Ci aspettiamo che sarà ritenuto appropriato alzare il tasso sui Fed Funds in occasione della nostra riunione fissata per questo mese". Vedremo a breve l'impatto sulla Borsa americana.
La Cina sta ammassando le scorte di materie prime, mentre il conflitto continua a spingere i prezzi dell'energia. Pechino ha dato ordine alle agenzie governative di acquistare tutto quello che c'è sul mercato e a qualsiasi prezzo, il Dragone sta ammassando petrolio, gas, cereali, tutto quello che serve per un'economia di guerra:
La Borsa di Mosca è chiusa per il terzo giorno consecutivo, l'isolamento finanziario della Russia è enorme. La banca russa Sberbank va in default e lascia il mercato europeo.
Sul fronte dei negoziati per la pace, il Cremlino è pronto a riprendere i colloqui da stasera. La delegazione russa attende nel pomeriggio quella ucraina, non è stato ancora reso noto il luogo. Il ministro degli Esteri ucraino, Kuleba: "Siamo pronti per la diplomazia ma non accetteremo alcun ultimatum".
Sul terreno l'esercito russo ieri ha cominciato a bombardare a Kiev i centri di comunicazione, comando e controllo. L'artiglieria e l'aviazione preparano il campo per una penetrazione su larga scala. Non è detto che poi accada, ma nel manuale di guerra, il capitolo è questo. Ieri è stata colpita la torre della tv, le centrali di intelligenze e le basi di cybersicurezza. La città Kharkhiv è bersaglio di pesanti bombardamenti, sono arrivati ieri notte i paracadutisti, resiste, non è ancora caduta, il bilancio è di almeno 21 persone uccise e 112 feriti.
La minaccia nucleare è un tema ricorrente, Joe Biden lo minimizza (e non è rassicurante per niente), ma esiste, è un reale pericolo e i russi lo ricordano. Serghei Lavrov stamattina ha ribadito: la Terza guerra mondiale sarebbe "nucleare e devastante". Il cancelliere tedesco Scholz cerca di usare un po' di moderazione (che manca completamente): "Nessun intervento della Nato".
Sul fronte dei rifugiati, l'Unione europea per la prima volta ha attivato la direttiva per la protezione temporanea, sono stati stanziati 500 milioni, la norma esisteva dai tempi della guerra in Kosovo, non era mai stata utilizzata. La presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen: chi fugge dalle bombe di Putin è benvenuto. Verrebbe da fare un ragionamento su quelle "degli altri" e in altre latitudini, ma l'Ue non ne uscirebbe bene, lasciamo stare per carità di patria.
La Turchia, primo esercito della Nato in Europa, ottima relazione tra Erdogan e Putin, ha deciso che non applicherà le sanzioni, ma ha vietato alle navi da guerra russe il passaggio dal Bosforo e dai Dardanelli, mossa strategica. Abbiamo il sospetto che alla Marina russa non serva più.
Cose folli, alla Bicocca hanno vietato un corso universitario sullo scrittore russo Fëdor Dostoevskij, uno dei giganti della letteratura di ogni tempo. L'Ateneo, in pieno stato confusionale, aveva cancellato il seminario dello scrittore Paolo Nori per "per evitare polemiche". Hanno cambiato idea, ma la notizia è che ci hanno pensato e l'hanno fatto. Cancellare Dostoevskij, il cretinismo che avanza.
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Siamo di fronte a un doppio fronte e a un triplo scenario: il fronte economico e quello militare, lo scenario russo, quello europeo e quello americano. Si tratta di una dimensione di enorme complessità, i media ne raccontano un frammento, pochi tengono insieme il quadro, non c’è cornice e neppure chiodo. Tutto sembra sospeso, a mezz’aria, eppure, nella tempesta, cominciano a vedersi ombre che presto diventeranno figure visibili nella loro interezza. Tutti i fantasmi corrono verso il castello. Dove?
La giornata di ieri ha segnato numerosi picchi sismografi, scosse importanti che non scaricano tutta l’energia, ma sembrano preparare il Big One della guerra totale di un cambio di scenario storico di cui la pandemia era il preludio e l'acceleratore. Proviamo a mettere in ordine i pezzi del mosaico, cominciamo con il raccogliere le tessere del fronte economico.
Il petrolio stamattina ha sfondato il muro dei 111 dollari al barile. Guardate questa panoramica di Refinitiv sui principali asset globali:
Curva arancione, prezzo del Brent al barile da gennaio a oggi, è il contratto di riferimento per il mercato europeo; curva gialla, è il Philadelphia Gold and Silver Index, misura due beni-rifugio (in aumento); la curva celeste è la quotazione dell'Euro rispetto al dollaro; la curva arancione è quella più importante, è l'indice Refinitiv/CoreCommodity CRB, è basato sui futures, rappresenta l'andamento di 19 materie prime, raggruppate per liquidità in 4 gruppi. I prodotti petroliferi sono il 33% del basket, gli altri 3 gruppi hanno la stessa ponderazione. Ecco il dettaglio della composizione dell'indice:

La pressione inflazionistica è destinata a salire, i dati già record dei prezzi sull'energia e quelli agricoli sono destinati a schizzare ai massimi degli ultimi 10 anni, il carrello della spesa sarà pesantissimo. L'impatto sugli Stati Uniti sarà grande e in un periodo elettorale, tra qualche ora il presidente Joe Biden terrà il suo primo discorso al Congresso sullo Stato dell'Unione. La presidente della Federal Reserve Bank di Cleveland, Loretta Mester, oggi ha spiegato che “la sfida che i presidenti della Fed devono affrontare è come ricalibrare la politica monetaria, al fine di tenere l'inflazione sotto controllo e allo stesso tempo sostenere l'espansione e mantenere sani i mercati del lavoro". Si vota a novembre, questa è la situazione di Biden, sondaggio di Civiqs, un team di sondaggisti e analisti da seguire per capire cosa si agita nel terreno della politica americana:
Altro sondaggio del Democracy Institute:
Dieci punti. E la battaglia al Congresso persa:
Terzo sondaggio alla vigilia del discorso sullo Stato dell'Unione, è di Politico/Morning Consult, un altro capitolo di Profondo Rosso:
La guerra servirà a far risalire il consenso interno del presidente? Gli americani votano alla pompa di benzina, al volante di un pick-up, non alla cloche di un B52. Altra notizia, incatenata a questo scenario: gli Stati Uniti hanno ordinato la vendita immediata di 30 milioni di barili di petrolio delle riserve strategiche. Sono numeri piccoli in un mercato gigantesco, ma il tentativo è quello di dare dei segnali e preparare il terreno per una mossa da Big Bang: il bando del petrolio russo, lo shock totale per annientare Mosca. Lo farà? Il dibattito tra gli analisti e operatori del settore c'è, il fatto politico non ancora.
Biden nel suo discorso sullo Stato dell'Unione, a proposito dell'inflazione e della produzione americana: "Noi abbiamo una scelta, una strada è combattere l'inflazione abbassando i salari e rendendo gli americani più poveri. Io ho un'idea migliore per combattere l'inflazione: abbassate i vostri costi, non i vostri stipendi. Producete più auto e semiconduttori in America. Più infrastrutture e innovazione in America. Più beni da far circolare più velocemente e in modo più economico. Più lavoro dove potete guadagnarvi una vita dignitosa in America. E invece di affidarvi alla catena straniera di approvvigionamento, fatela in America". È il piano di un reshore della produzione, l'autarchia americana, i bei tempi della globalizzazione buona per tutti sono finiti. L'isolazionismo americano continua, America First non era solo di Trump, Biden la fa propria. In chiave anti-cinese, la Russia fa parte di questo piano in chiave energetica, il decoupling dalla Siberia. Allacciate le cinture, si balla.
I timori sull’impatto delle sanzioni sulla crescita globale sta crescendo, così la Borsa ieri è nuovamente colata a picco. Stamattina le piazze europee si sono risvegliate in ripresa, il discorso di Biden conferma la spesa americana, ma Powell non ha chiuso la porta al rialzo dei tassi, dunque domani è un altro giorno e il mercato prenderà le misure di uno scenario incerto, le piazze europee sono guardinghe:
E questa è la situazione dei listini nella chiusura di ieri negli Stati Uniti (tra poco vedremo l'apertura):
Attenzione all'indice di volatilità (Cboe Volatility), è l'indicatore dell'instabilità dei mercati, guardate l'andamento e gli eventi della guerra:
Siamo solo al 6° giorno di guerra, come ricorda Henry Kissinger: "La prova della politica è come finisce, non come inizia". Siamo solo all'inizio, non è affatto detto che finisca presto e il the end è tutto da scrivere.