22 Marzo
Un'invasione, due fasi. E due Z.
La guerra in Ucraina è entrata in una seconda tappa: bombardamenti e logoramento. C'è il conflitto con la Z. di Putin e la campagna con la Z. di Zelensky che a Roma cambia registro, non parla di armi, abbandona scivolosi paralleli storici, fa un intervento calibrato e realista. Draghi sostiene la linea delle democrazie che si battono contro gli autoritarismi. Soluzioni? Per ora nessuna
A che punto è la guerra? Facciamo un rapido punto nave, c'è molta comunicazione e confusione, ma la voce che tuona è ancora quella dei cannoni. L'appuntamento del giorno era quello fissato da Zelensky stamattina con il Parlamento italiano. Il teatrino domestico ha visto alcuni frondisti aprire un varco nei Cinque Stelle (un partito senza direzione, non a caso lo guida Giuseppe Conte) che non apprezzano il Zelensky che chiama alle armi, qualche malpancista a destra, ma alla fine il quadro istituzionale euro-atlantico ha tenuto. Il problema è che oltre questo in Italia c'è il vuoto, mentre là fuori i leoni della storia ruggiscono. Facciamo un rapido punto nave, seguite il titolare.
01
Zelensky cambia spartito di fronte al Parlamento italiano
Il discorso di Zelensky in Parlamento (Foto Ansa).Volodymyr Zelensky ha parlato in videoconferenza al Parlamento italiano, intervento atteso, chi pensava di sentire i tamburi di guerra ha scoperto Zelensky-Zelig. Cosa ha detto? Lungo applauso iniziale, un intervento di 11 minuti, dove il presidente ucraino non ha fatto alcun riferimento storico sull'Italia e la guerra nel suo discorso. È la prima volta che Zelensky abbandona il registro epico da battaglia, pieno di rimandi storici (inappropriati e di dubbia efficacia), da quando parla alle assemblee dei paesi occidentali. Ha tratto lezione dall'errore compiuto con Israele, quando davanti ai parlamentari della Knesset ha paragonato la guerra in Ucraina, il dramma del suo popolo, con lo sterminio degli ebrei. Crash.
Evitato il problema paralleli storici (sempre scivolosi quando si fa politica e si parla in una dimensione di conflitto), Zelensky ha centrato il suo discorso sull'immagine di "una sola persona" (Putin) che "va fermata". Il presidente ucraino ha evocato la telefonata che ha avuto stamattina con il Papa (e ha detto che la mediazione della Santa Sede è benvenuta), parlato di pace, svolto...
A che punto è la guerra? Facciamo un rapido punto nave, c'è molta comunicazione e confusione, ma la voce che tuona è ancora quella dei cannoni. L'appuntamento del giorno era quello fissato da Zelensky stamattina con il Parlamento italiano. Il teatrino domestico ha visto alcuni frondisti aprire un varco nei Cinque Stelle (un partito senza direzione, non a caso lo guida Giuseppe Conte) che non apprezzano il Zelensky che chiama alle armi, qualche malpancista a destra, ma alla fine il quadro istituzionale euro-atlantico ha tenuto. Il problema è che oltre questo in Italia c'è il vuoto, mentre là fuori i leoni della storia ruggiscono. Facciamo un rapido punto nave, seguite il titolare.
01
Zelensky cambia spartito di fronte al Parlamento italiano
Il discorso di Zelensky in Parlamento (Foto Ansa).Volodymyr Zelensky ha parlato in videoconferenza al Parlamento italiano, intervento atteso, chi pensava di sentire i tamburi di guerra ha scoperto Zelensky-Zelig. Cosa ha detto? Lungo applauso iniziale, un intervento di 11 minuti, dove il presidente ucraino non ha fatto alcun riferimento storico sull'Italia e la guerra nel suo discorso. È la prima volta che Zelensky abbandona il registro epico da battaglia, pieno di rimandi storici (inappropriati e di dubbia efficacia), da quando parla alle assemblee dei paesi occidentali. Ha tratto lezione dall'errore compiuto con Israele, quando davanti ai parlamentari della Knesset ha paragonato la guerra in Ucraina, il dramma del suo popolo, con lo sterminio degli ebrei. Crash.
Evitato il problema paralleli storici (sempre scivolosi quando si fa politica e si parla in una dimensione di conflitto), Zelensky ha centrato il suo discorso sull'immagine di "una sola persona" (Putin) che "va fermata". Il presidente ucraino ha evocato la telefonata che ha avuto stamattina con il Papa (e ha detto che la mediazione della Santa Sede è benvenuta), parlato di pace, svolto un parallelo tra le città di Roma e Kiev (il cuore della cultura e della storia) e un audace scatto istantaneo di Genova-Mariupol (i porti, il mare) evocando l'immagine della città portuale devastata dai bombardamenti. Rispetto agli altri discorsi, Zelensky non ha chiesto esplicitamente all'Italia l'invio di armi (vi partecipiamo nell'ambito delle azioni Ue), non ha criticato il governo, ma ha chiesto un forte un impegno nelle sanzioni, nello stop ai traffici e al turismo dei russi.
Il discorso di Zelensky rispetto ai precedenti è apparso più calibrato, realista sul piano politico, attento al contesto italiano. È un passo avanti, significa che l'errore con Israele ha pesato, che la situazione sul campo non è affatto quella di un'armata che corre verso la vittoria, che Putin è un osso duro e alla fine l'abilità e il tatto diplomatico contano.
Mario Draghi ha fissato i punti dell'impegno italiano nella chiave delle democrazie che si battono contro gli autoritarismi. Un'architettura politica tutta da (ri)costruire sull'Europa e l'Alleanza Atlantica. Sette minuti, un intervento misurato, con polso fermo, poche frasi ben scandite, Draghi al meglio. Quando ha parlato di "coraggio e ammirazione" per la resistenza Ucraina, ribadito che "l'Italia vuole Kiev nell'Unione europea", affermato che bisogna reagire, "anche con le armi". Il problema di Draghi è quello dell'Europa: che fare? La linea delle sanzioni non funziona finché compriamo gas e petrolio dalla Russia, la guerra non la facciamo, troppa improvvisazione e nessun comandante che tiene insieme le truppe di Bruxelles. Draghi? Ottimo in tempo di pace, alle prese con i vertici economici, ma questo è un tempo di guerra, dobbiamo sperimentarlo. Macron forse ha ancora qualche carta, ma si sta sbiadendo. Ci sarà una sorpresa, come sempre quando domina la generale delusione e volano missili.
***
Stamattina le sirene hanno suonato all'alba in tutte le regioni dell'Ucraina, Mariupol è sotto assedio, Kiev è circondata e da un paio di giorni e i bombardamenti sulla capitale sono intensi e vicini al cuore della città. Più Putin è in difficoltà (o si racconta come tale), più sarà pericoloso e letale.
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La campagna aerea e la mappa di Putin
Ultimo bollettino dell'intelligence britannica: "Nonostante i pesanti combattimenti, le forze ucraine continuano a respingere i tentativi russi di occupare la città meridionale di Mariupol. Le forze russe altrove in Ucraina hanno riportato l'ennesimo giorno di limitati progressi, con la maggior parte delle forze in gran parte bloccate sul posto, diverse città ucraine continuano a subire pesanti bombardamenti aerei e di artiglieria russi".
Il corso della guerra dipende in gran parte da quello che ha in mente Putin, la descrizione di una Russia che sta perdendo è una narrazione consolatoria, negare non significa cancellare la realtà. Difficile sostenere che l'uomo del Cremlino non abbia immaginato la resistenza ucraina. Il servizio segreto russo (che è presente in Ucraina, ne è piena la cronaca di questi anni) sapeva bene che la Nato aveva istruito per anni l'esercito di Kiev, l'idea di un Putin sprovveduto al punto da non avere chiaro lo scenario, le capacità e debolezze del suo nemico e le conseguenze di un'invasione (sanzioni, rifornimento di armi, etc.), non regge.
Basta dare un'occhiata alla mappa per leggere altro, un disegno politico. Con i morti, i feriti, le perdite tutte messe nel conto perché basta leggere la storia della Seconda guerra mondiale per capire che per la Russia il sacrificio è la normalità, la morte del soldato il fato che si materializza. Siamo in guerra, si raccontano molte bugie da parte di tutti, ma alcune cose sono verificabili e verificate. Putin è già entrato nella seconda fase della campagna militare. Vediamo queste due fasi in sequenza, siamo appena al 27° giorno di guerra, siamo ancora nel tempo breve di un conflitto, ma la sua trasformazione è evidente. Quali sono le due parti che abbiamo visto finora?
03
Un'invasione, due fasi
1. Guerra di movimento. È la prima fase del conflitto "a tappe" aperto da Putin. Prevede l'uso di tutte le forze combinate e una penetrazione rapida della fanteria. Obiettivo: allargare il controllo russo a nord a est e a ovest della Crimea, conquistare il Donbass e unirlo al territorio annesso nel 2014. Questo piano è in via di completamento, manca la città di Mariupol (che non è ancora caduta, ma è in condizioni disperate), mentre il capitolo di Odessa (finora solo sfiorata da qualche missile) deve ancora essere aperto. Con una serie di battaglie la Russia va a chiudere il Mar Nero e il Mar d'Azov, consolida le posizioni nelle regioni russofone e passa alla seconda fase, la guerra di logoramento.
2. Guerra di logoramento. La Russia ha cominciato a bombardare in maniera più intensa i punti chiave del teatro: Kiev (la capitale, serve a tenere impegnato l'esercito ucraino), Mariupol (per unire il Donbass e la Crimea "allargata"), Karchiv (la seconda città dell'Ucraina, con una storia "sovietica" importante, da qui partirono le truppe di Mosca nel 1918 per spegnere la creazione di una repubblica indipendente a Kiev), Zaporizhzhya (seconda centrale nucleare presa dopo Chernobyl, porta dell'ascesa dalla Crimea verso il nord, sulla riva destra del fiume Dnieper, con prossima tappa a Dnipro). Le città vengono circondate, l'esercito messo in stato d'attesa. La strategia dell'assedio farà poi il suo corso con "altri mezzi", la fame, la sete, la mancanza di beni di prima necessità e soccorso. È una guerra lunga che i bombardamenti puntano a "tagliare". Sono comparsi per la prima volta sul campo di battaglia i missili ipersonici Kinzhal (uso confermato ieri sera anche dal presidente americano Joe Biden) e i Kalibr sono stati lanciati dalle navi e sommergibili sul Mar Nero, Mar d'Azov e probabilmente anche dal Mar Caspio, sono stati lanciati missili a lungo raggio dal territorio russo verso il confine con la Polonia. La guerra ha ampliato la sua dimensione spaziale, c'è un balzo di livello.
I conflitti si dispiegano sempre in varie fasi. Esempio dal recente passato: la prima campagna americana in Iraq nel 1991, fu divisa in due principali operazioni: Desert Shiel, che durò oltre 5 mesi e servì per dispiegare le truppe e i mezzi; Desert Storm, l'invasione che fu "aperta" con un bombardamento dell'Iraq durato 5 settimane. In Ucraina siamo appena al 27° giorno di guerra.
Per sapere, per capire. La guerra in Iraq (con quella in Afghanistan) è uno spartiacque della contemporaneità, nel 1991 con la prima campagna irachena, parte una nuova visione, divisione (e successiva delusione) del Pentagono che arriva fino all'invasione del 2003 di Baghad.
Sull'Iraq, segnalo The Iraq War - A Military History, il libro di Williamson Murray e Robert H. Scales Jr., un accademico e un generale con l'esperienza sul campo, coppia perfetta per spiegare il conflitto. Il libro non è mai stato tradotto in italiano, segno dello stato dell'editoria del nostro paese sui temi chiave.
Un prologo, sette capitoli, la descrizione dell'arsenale impiegato, foto e mappe, note e indice analitico, un libro di storia militare curato in ogni dettaglio.
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Z. & Z. Guerra e Diplomazia
Il negoziato non decolla perché nessuno è ancora pronto a sedersi al tavolo. Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, è tornato a chiedere colloqui diretti con Vladimir Putin, dicendosi pronto al "compromesso" sull'impegno di Kiev a rinunciare all'adesione alla Nato in cambio del cessate il fuoco, del ritiro delle truppe russe dall'Ucraina e di garanzie di sicurezza per il suo Paese. "È un compromesso per tutti: per l'Occidente, che non sa cosa fare con noi riguardo alla Nato, per l'Ucraina, che vuole garanzie di sicurezza, e per la Russia, che non vuole un'ulteriore espansione dell'Alleanza", ha detto Zelensky.
San Pietroburgo, Prospettiva Ligovsky, la Zeta della guerra di Putin (Foto Epa).Si può fare, ma non ora. Perché da Mosca i negoziatori dicono che serve una cornice e un quadro, poi arriverà il chiodo, è necessario un accordo scritto che deve essere prima approvato dai ministri degli Esteri. Zelensky ragiona in una dimensione di "comunicazione", punta a piazzare se stesso come l'interlocutore di Putin, ma il format dell'incontro bilaterale è già fallito innumerevoli volte nei precedenti incontri di Putin con gli altri capi di Stato. Putin non ha ancora raggiunto il punto politico (e il risultato militare) in cui può andare a stringere la mano al presidente ucraino. Zelensky potrebbe trarre il massimo oggi, perché è in una posizione ancora difendibile sul teatro di guerra, la sua figura di capo della resistenza è solida e gode dell'appoggio internazionale. Ma domani? Se in guerra valgono le forze in campo, il tempo non gioca a favore di Zelensky. Il "se" naturalmente è grande, può variare e svoltare a favore dell'Ucraina, ma questo vorrebbe dire che Putin ha sbagliato tutti i suoi calcoli e sarebbe la prima volta, perché l'uomo del Cremlino finora le sue guerre le ha condotte con successo. Attenzione, uso la parola successo che è necessariamente una vittoria. La guerra potrebbe finire con un risultato sul campo senza un vincitore chiaro, ma diventare un successo pieno di una delle due parti. Sono dettagli che fanno la differenza. Bisogna infatti ricordare che l'esito della guerra si misura nel negoziato, nel cosa firmano (e non firmano) i belligeranti, nel come viene costruita la pace, nel cosa viene conquistato (e cosa no) quando si spegne il clangore della battaglia.
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Il modus operandi della Russia
Il negoziato è la chiave che apre la scena finale della guerra. Finora non si è neppure aperto perché prima di tutto c'è una questione di modus operandi della Russia, fa parte della tradizione della scuola diplomatica del paese: prima arrivano gli sherpa (punti chiave, prima bozza di un accordo), i direttori dei ministeri (cornice politica e legale), gli economisti (quantificazione dei danni, riparazioni di guerra, ricostruzione), i geografi e i cartografi (elenco delle risorse naturali, diritti di sfruttamento e confini), poi i ministri degli Esteri (pre-accordo, colloqui politici con i partner esteri), infine la stretta di mano e la firma dei leader (sigillo formale e impegno personale). A questi soggetti si affiancano i militari, che devono costruire la tregua, far ripiegare le truppe in sicurezza (gli eserciti quando si ritirano sono più vulnerabili), riportare (o lasciare sul terreno) il materiale bellico entro i propri confini, mantenere una riserva strategica in stand-by, far rispettare il cessate il fuoco (cosa mai riuscita dopo gli accordi di Minsk, causa numero uno della guerra). Putin e Lavrov sono dei professionisti della guerra, è una questione che sembra sfuggire all'Occidente, l'élite contemporanea pensa che sia sufficiente la Twitter Diplomacy (che equivale a nessuna diplomazia) ma Putin fa la politica del Novecento, in pace e in guerra. Parla un'altra lingua, roulette russa, cannoni e una diplomazia basculante tra Pietro il Grande e Stalin.
Mosca, 16 marzo 2022. Il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu, con il timoniere della politica estera russa, Serghei Lavrov (Foto Epa).Che lingua parla la Russia di Putin? Il 6 settembre del 2017, correva l'estate rovente della crisi nucleare tra Stati Uniti e Corea del Nord, erano i giorni dello scontro su chi aveva "la pulsantiera più grande" (quella dei missili) tra Kim jong-un e Donald Trump. La Russia in quella vicenda era nella posizione del "terzo" che poteva favorire la distensione (che poi arrivò con l'incontro tra Trump e Kim al confine tra le due Coree e il vertice di Singapore. Ora con Biden sta di nuovo svanendo, la Corea del Nord ha ripreso a giocare con i missili (lancio multiplo, anche stamattina) e a sviluppare nuovi sistemi di difesa. Le guerre si sviluppano in più focolai, riprendere i libri di storia, guardare cosa accadde durante la Seconda guerra mondiale. Bene, cosa c'era sul taccuino del titolare a quei tempi?
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Giorni di guerra, pace e Putin
Putin: "Niente guerra e la Corea del Nord non può avere il nucleare". L'uomo del Cremlino sarà anche l'uomo della pace tra Trump e Kim? Ritratto dello scacchista russo che insieme alla Cina sta guidando il gioco geopolitico
List, 6 settembre 2017.
Che cosa è la Russia? Bisogna porsi questa domanda - e trovare una risposta - per capire il presente (e il passato), dare una forma alla storia che si fa e disfa sotto i nostri occhi. La crisi dei missili in Corea del Nord ha messo, ancora una volta, Vladimir Putin davanti alla scacchiera. Fox News si chiede: "Sarà l'uomo della pace?". Chi fa la guerra di solito sigla anche la pace. Dunque Putin è un buon candidato per risolvere la faccenda.
Mentre il titolare di List scrive queste note sul taccuino, Putin è a Vladivostok, con il premier della Corea del Sud. La sua linea è chiara, riassunta in poche frasi taglienti: "Ho confermato al signor Moon Jae-in la nostra posizione di principio: non riconosceremo lo status nucleare della Corea del Nord. Il programma missilistico-nucleare di Pyongyang viola in modo pesante le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza Onu, mina il regime di non proliferazione e rappresenta una minaccia per l'Asia nord-orientale". Niente guerra, niente Bomba per Kim.
L'altro ieri al vertice dei paesi Brics a Xiamen, in Cina, Putin si è catapultato subito al centro della scena dividendo il copione del summit in due parti, una interpretata dalla Cina, l'altra dalla Russia: il presidente cinese Xi Jinping ha dipinto lo scenario dei prossimi vent'anni, un nuovo ordine mondiale con la Cina e i paesi emergenti sempre più forti; Putin ha fatto tuonare l'allarme per una guerra in Corea del Nord "con moltissimi morti" e chiesto la fine di quella che ha definito "isteria militare". Tutti e due avevano un obiettivo: gli Stati Uniti.
Putin muove i pezzi con pazienza, è un giocatore di scacchi della scuola sovietica e al contrario del raffinatissimo Boris Spassky, non ha il genio matto di Bobby Fischer che materializzava schemi di gioco impossibili sull'altro lato della scacchiera. Putin considerava Obama un dilettante con l'ego ipertrofico e zero tituli nell'azione, non lo stimava e lo mise fuorigioco sulla Siria con un doppio passo da manuale della diplomazia: un articolo sul New York Times per dire che era finita l'era "dell'eccezionalismo americano" e un'alleanza con un leader inaspettato, Papa Francesco.
Obama è passato, Trump è arrivato, Putin non se ne è mai andato e osserva il nuovo presidente americano con lo sguardo curioso e perfino divertito di un entomologo, prende a frustate la sua retorica compulsiva, lo osserva come un gatto che sta giocando con il topo. Trump ha molto da imparare e poco tempo a disposizione.
Molti mesi fa Putin sembrava un leader sulla via del declino. Uomo forte di un paese dove libertà e mercato sono un optional (che decide lui), privo di un sistema industriale diversificato, esercitava il suo dominio sul risiko dell'oligopolio energetico, ma di fronte a uno scenario di prezzi del barile in caduta libera, inseguito dalle sanzioni, con il rublo che colava a picco e il rischio dell'isolamento finanziario. Era l'epoca in cui Stati Uniti e Europa pensavano che lo strangolamento economico avrebbe convinto Putin a cedere sul dossier alla dinamite dell'Ucraina, restituire la Crimea e, chissà, forse perfino cadere, lasciare il Cremlino, finire sotto i cingoli della storia russa fatta di colpi di vento improvvisi e letali.
Il destino di Putin non era quello. Il film di questa storia aveva un'altra sceneggiatura. Mentre Obama faceva pressioni sull'Europa per continuare la politica delle sanzioni, Putin aveva squadernato le carte geografiche sulla sua scrivania al Cremlino. Sulla mappa, c'era un'occasione, proprio là dove Obama si era fermato sulla "red line", in Siria. Uno sguardo con i suoi generali, il balzo di una tigre, il ruggito dell'aviazione russa, lo stivale delle forze speciali, la fine dell'Isis in Siria e in Iraq.
C'è una scena che riassume questa scelta strategica fondamentale di Putin, un gioiello: la riconquista di Palmyra, il tragico teatro degli sgozzamenti dell'Isis. La regia di Putin in questa scena è senza pari: chiama l'orchestra sinfonica del teatro Mariinsky e il maestro Valery Gergiev, spedisce tutti a Palmyra e il mondo ammira il concerto nell'anfiteatro romano dove Isis faceva sventolare la sua bandiera di morte. Musica, suona Putin.
Da quel momento l'arretramento degli Stati Uniti dallo scenario medio-orientale diventa l'incubo notturno di Obama, l'Orso russo è tornato e si fa largo nei vuoti lasciati dal Non-Commander in Chief della Casa Bianca.
Tutto questo agli occhi dell’Occidente è incomprensibile, getta i leader nello smarrimento. La Russia ha ripreso il suo posto, come la Cina. La sola Angela Merkel sembra aver realizzato pienamente (nell'intervista al quotidiano Handelsblatt pubblicata da List) quello che è successo negli ultimi quattro anni, il resto della compagnia ancora si chiede come tutto questo sia potuto succedere. Facile, gli spazi vuoti si riempiono, ma nessuno pensava che quello destinato a farlo fosse lui, Putin.
La storia è maestra di vita, la Russia è caduta e si è rialzata più volte. È il paese più grande del mondo, il suo permafrost (70% del territorio) la rende povera e ricca nello stesso tempo. La sua politica estera è quella di un paese grande costretto dalla storia ad essere un grande paese: grandi spazi, grandi risorse energetiche, grande cultura. La Grande Madre Russia.
Putin e Serghei Lavrov, il suo ministro degli Esteri, sono la coppia sul ponte dell'incrociatore Kirov. È l’Est che sta salpando. Vladimir Putin e Serghei Lavrov, il presidente e il ministro degli Esteri della Russia. Il primo comanda, il secondo interpreta gli ordini e segna la rotta secondo i disegni di una tradizione diplomatica che è un fiume carsico della storia russa. È questa storia non studiata mai abbastanza ad aver intrappolato l'Occidente nelle sue errate convinzioni, il suo rigoglioso sottobosco culturale, il carattere dei personaggi che riemerge ciclicamente in figure che attraversano i secoli. Putin e Lavrov sono la versione reloaded dello Zar e del suo plenipotenziario nella politica estera, Alexander Mikhailovich Gorchakov, cancelliere dell’impero russo dal 1863 al 1883, nato a Khaapsalu, in Estonia, amico dello scrittore Alexander Pushkin che dedicò questi versi al suo giovane compagno di liceo: “Il figlio favorito della fortuna”.
La storia, questo eterno ritorno. Lavrov osserva il quadro di Gorchakov sulla parete della sua stanza a 172 metri d’altezza, in uno dei sette grattacieli (le sette sorelle) costruiti durante l’epoca stalinista. La Gotham City del potere russo. Governa la più potente rete di ambasciatori (e spie) del mondo.
Il KGB è la chiave di questa storia, il suo fischio d'inizio che non ha ancora un finale. Putin comincia là dove tutti i leader dell'Unione sovietica hanno bevuto il latte materno della Grande Russia, il servizio segreto. Un figlio di Leningrado nato nel 1952 avrebbe seguito questo fiume carsico, dal Palazzo della Lubjanka al Cremlino.
Vladimir Putin quando era nel Kgb.La madre non si lascia mai, il servizio segreto resta tatuato nel cuore, ma nel 1991 Putin "esce" dalla riserva del Kgb e diventa assistente politico del primo sindaco democratico di Leningrado, Anatoly Sobchak. Qui parte un altro capitolo di questa storia. Mentre Gorbaciov a Mosca predica Glasnost e Perestrojka, Sobchak a Leningrado perde le elezioni e Putin nel 1996 arriva nella capitale. Gorbaciov si dibatte nella crisi economica, la Russia è in preda alla tentazione continua del colpo di stato, vecchie e nuove forze combattono una guerra sotterranea non solo per la conquista del potere, ma per evitare la dissoluzione completa del paese, il caos.
Serve ordine. E per mantenere l'ordine, prima della democrazia servono le forze armate. E le spie. Gorbaciov si avvita su se stesso, al Cremlino arriva Boris Eltsin, il Corvo Bianco, l'uomo del destino. Eltsin ha un compito immane, salvare la Russia dall'implosione. La sigla del Kgb è morta, ma la vecchia rete di agenti, amicizie, influenze politiche è ancora viva, il "nuovo" servizio segreto si chiama Fsb e Vladimir improvvisamente - eccole, le strambate della storia russa - nel 1998 ne diventa il capo. Eltsin sceglie lui. Il posto più delicato, l'uomo più fedele, un servitore della Russia. Putin è noto per la sua efficienza e lealtà, non ha mai cambiato campo, lasciato quelli per cui ha lavorato (rifiutò l'offerta di lavoro del rivale vincente di Sobchak a Leningrado), disprezza i traditori della patria, è il profilo giusto per guidare i servizi segreti. Nello spazio di un flash della storia, Putin diventa primo ministro. Eltsin sceglie ancora una volta lui (dopo averne bruciati quattro in due anni) e poco tempo dopo il Corvo Bianco fa la sua ultima mossa sulla scacchiera: lascia la presidenza e nomina Putin facente funzioni in attesa del voto. Che Putin vince. In questo passaggio di consegne tra Eltsin e Putin è racchiuso il destino della Russia, la sua immensa storia, mettere il paese più grande del mondo "in mani sicure", evitare la frantumazione del gigante di ghiaccio.
Quando Stati Uniti e Europa giocarono alla rivoluzione di Kiev, agli occhi di Putin quella fu una minaccia all'integrità dello "spazio vitale" della Russia. La sua risposta in Crimea fu il primo passo per dire a tutti: le sfere d'influenza sono tornate, la vostra storia non è la mia storia, io sono questo, non posso essere altro. È il mio destino.
La politica russa è una matrioska. C'è Putin. Dentro Putin c'è Lavrov. E dentro Lavrov c'è la diplomazia russa, la sua capillare rete di corrispondenze, assonanze, dissonanze, azioni e reazioni. La pazienza. Il silenzio. E il colpo rapido. Riprendersi la Crimea fu una decisione naturale. Era già successo. Fu proprio Alexander Mikhailovich Gorchakov il promotore del ritorno della Russia tra le grandi potenze dopo la sconfitta nella guerra di Crimea nel 1856. Abituato a trattare a muso duro con il suo grande rivale, il cancelliere Otto Von Bismarck, Gorchakov si impegnò a tener fuori la Russia dai ribaltoni esterni dell’epoca per tenere insieme il suo impero e coniò in una circolare ai suoi diplomatici la frase “la Russia non tiene il broncio, la Russia riflette”. Personaggio affascinante, prismatico, di superba retorica (“l’Austria non è uno stato, è un governo”), dotato di una pazienza oggi impensabile, trattò con gli Stati Uniti la cessione dell’Alaska, cosa che avvenne nel 1867, dopo dieci anni di duro negoziato sul prezzo. Stop and go. I suoi busti e dipinti esposti nelle stanze del grattacielo di piazza Smolenskaya a Mosca, sono un memento per ogni capo della politica estera russa. Fu il ministro degli esteri di Boris Eltsin, Evgheny Primakov, a rimettere la dottrina Gorchakov al centro del risiko post-sovietico. Un secolo e mezzo dopo la sconfitta della Crimea, ecco riemergere il Gorchakov contemporaneo, Lavrov. È l’uomo che progetta il “ritorno a casa” della Crimea dopo l’esilio in Ucraina deciso nel 1954 da Nikita Kruscev, il segretario del Pcus che aveva sciaguratamente confuso la sua vicenda personale con i destini di un popolo. La Crimea all'Ucraina. Possibile solo finché l'Ucraina era russa.
Sessant’anni dopo, il 18 marzo del 2014, Putin firma una legge che riaccoglie ufficialmente la Crimea nella federazione Russa. Nel porto di Sebastopoli torna a volare l’aquila imperiale. Lavrov ha emulato Gorchakov, la Crimea è riconquistata senza sparare un colpo, il resto è semplicemente il ritorno della storia. Intervistato da Foreign Policy, nell’aprile del 2013, Lavrov cita una frase del maestro della diplomazia, Gorchakov: “L’intervento straniero nelle questioni interne è inaccettabile. È inaccettabile l’uso della forza nelle relazioni internazionali, in particolare da parte di paesi che si considerano i leader della civiltà”. America, stop. L’uso di quella frase di Gorchakov è una chiave per interpretare la crisi in corso, è la “fine dell’eccezionalismo americano” come scrisse Putin sul New York Times nel 2013, è il volta pagina di una nuova era. Buona, cattiva, brutta, bella, è la rivoluzione in corso nelle relazioni internazionali.
Lo Stato di Putin non è quello liberale, l'uomo è silenzioso e sulfureo, su di lui si addensano ombre, accuse, un gioco continuo di fumo e specchi. La Russia di oggi è la “democrazia controllata” teorizzata da Vladislav Surkov, uno dei più stretti consiglieri politici di Putin. È qualcosa che agli occhi dell’Occidente è una dittatura tout court, ma in realtà è anche la certificazione della scarsa comprensione della Russia contemporanea, come ha spiegato perfettamente John Mearsheimer, politologo dell’Università di Chicago: “Le élite occidentali non hanno la minima cognizione del fatto che qualcuno possa ragionare con altre categorie rispetto alle loro, è un fatto che semplicemente non accettano”.
È finita la Guerra Fredda, non è mai finita la Russia. Ma a Washington guardano a Mosca con le lenti appannate dei cremlinologi del passato. Questo è l'errore più grande. Tutto il dibattito sulla Russia durante l'ultima campagna presidenziale era con lo sguardo rivolto all'indietro. La Russia spia? Sarebbe una notizia il contrario. Mentre l'America si dibatte in una profonda guerra civile strisciante, la Russia rispondeva alla politica dello strangolamento finanziario e dell'isolamento dai forum di cooperazione proiettandosi là dove l'America non c'era più: in Medio Oriente, nel Mediterraneo, nel rapporto sempre più stretto con la Cina di Xi Jinping, un altro leader che ha ripescato il passato, il Comandante Mao, e lo ha messo al servizio di Adam Smith. È un sottosopra, ma funziona. La Cina è un grande esperimento sociale, forse anche un incubo, ma la vita è questa alternanza di luce e buio.
Putin e Xi sono il fatto nuovo e vecchio nello stesso tempo: qualche millennio dopo la Cina è tornata al suo posto, così come la Russia. Putin guarda a Xi per costruire uno spazio nuovo, forum di cooperazione che tengano gli Stati Uniti lontani dalle sfere d'influenza riedificate. Durante il vertice di Xiamen i loro discorsi andavano in tandem, erano la lettura della fine del mondo dominato dagli Stati Uniti e il tentativo di disegnare un nuovo ordine mondiale. Putin ha lo scopo di sempre, proteggere i confini della Grande Madre Russia, l'obiettivo di Xi è quello di guardare (e dominare) il mondo dalla Grande Muraglia. La partita a poker nucleare sulla Corea del Nord è un capitolo di questa storia. Che storia.
***
Sono trascorsi quattro anni e mezzo dal giorno in cui scrissi quel numero di List e purtroppo le pedine stanno andando a dama, è arrivata la guerra. In Europa. Sì, viviamo tempi interessanti. Forse troppo.
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Il Codice privacy e il Regolamento privacy conferiscono agli Utenti l’esercizio di specifici diritti.
Gli Utenti in qualsiasi momento potranno esercitare i diritti di cui all’art. 7 del Codice privacy e s.m.i. e di cui agli art. 15, 16, 17, 18, 20 e 21 del Regolamento privacy, inviando una comunicazione scritta ai recapiti del Titolare di cui al precedente paragrafo 1 e, per l’effetto, ottenere:
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- Aggiornamenti
La Privacy policy del Sito potrà essere soggetta a periodici aggiornamenti.
Termini e condizioni di vendita dei servizi di abbonamento
I presenti termini d'uso disciplinano la fornitura digitale del servizio in abbonamento (di seguito,
il"Servizio" o
l'"Abbonamento") a List nelle diverse formule di volta in volta disponibili. Il Servizio è fornito da List
S.r.l., con
sede in Via Ferdinando di Savoia, 3 - 00196 Roma P. IVA 14403801005, iscritta al registro delle imprese di
Roma, numero
di iscrizione RM/1518421 (di seguito, il "Fornitore").
Il Servizio è rivolto esclusivamente a utenti maggiorenni. (di seguito, l'"Utente" o gli "Utenti").
List è il servizio digitale che fornisce agli Utenti contenuti editoriali, giornalistici e informativi di
qualità;
maggiori informazioni su List sono disponibili navigando sul sito internet https://newslist.it/ (di seguito,
il "Sito").
Il Servizio è disponibile in abbonamento via web a partire dal Sito, nonché attraverso l'applicazione List
(di seguito,
l'"Applicazione") per dispositivi mobili con sistema operativo IOS 11.0 o successivi e Android 6.0 o
successivi.
Il costo dei dispositivi, delle apparecchiature e della connessione internet necessari per la fruizione del
Servizio non
è ricompreso nel Servizio e si intende a carico dell'Utente.
1. Caratteristiche del Servizio
1.1 Il Servizio ha ad oggetto la fruizione in abbonamento dei contenuti editoriali della testata List.
L'Abbonamento è
disponibile esclusivamente in formato digitale; resta quindi espressamente esclusa dal Servizio la fornitura
dei
contenuti in formato cartaceo.
1.2 Il Servizio è a pagamento e comporta il pagamento di un corrispettivo a carico dell'Utente (con le
modalità previste
nel successivo articolo 5).
1.3 L'Utente può scegliere tra diverse formule a pagamento per la fruizione del Servizio; il costo, la
durata, le
modalità di erogazione e gli specifici contenuti di ciascun pacchetto sono specificati nella pagina di
offerta
pubblicata su https://newslist.it/fe/#!/register ovvero all'interno dell'Applicazione. Il contenuto
dell'offerta deve
intendersi parte integrante dei presenti termini d'uso e del connesso contratto tra il Fornitore e l'Utente.
2. Acquisto dell'abbonamento
2.1 Ai fini dell'acquisto di un Abbonamento è necessario (i) aprire un account List; (ii) selezionare un
pacchetto tra
quelli disponibili; (iii) seguire la procedura di acquisto all'interno del Sito o dell'Applicazione,
confermando la
volontà di acquistare l'Abbonamento mediante l'apposito tasto virtuale. L'Abbonamento si intende acquistato
al momento
della conferma della volontà di acquisto da parte dell'Utente; a tal fine, l'Utente accetta che faranno fede
le
risultanze dei sistemi informatici del Fornitore. La conferma vale come espressa accettazione dei presenti
termini
d'uso.
2.2 L'Utente riceverà per email la conferma dell'attivazione del Servizio, con il riepilogo delle condizioni
essenziali
applicabili e il link ai termini d'uso e alla privacy policy del Fornitore; è onere dell'Utente scaricare e
conservare
su supporto durevole il testo dei termini d'uso e della privacy policy.
2.3 Una volta confermato l'acquisto, l'intero costo dell'Abbonamento, così come specificato nel pacchetto
acquistato,
sarà addebitato anticipatamente sullo strumento di pagamento indicato dall'Utente.
2.4 Effettuando la richiesta di acquisto dell'Abbonamento, l'Utente acconsente a che quest'ultimo venga
attivato
immediatamente senza aspettare il decorso del periodo di recesso previsto al successivo articolo 4.
2.5 Per effetto dell'acquisto, l'Utente avrà diritto a fruire del Servizio per l'intera durata
dell'abbonamento;
l'Utente, tuttavia, non può sospendere per alcun motivo la fruizione del Servizio durante il periodo di
validità
dell'Abbonamento.
3. DURATA, DISDETTA E RINNOVO DELL'ABBONAMENTO
3.1 L'Abbonamento avrà la durata di volta in volta indicata nel pacchetto scelto dall'Utente (per esempio,
mensile o
annuale).
3.2 L'Abbonamento si rinnoverà ciclicamente e in modo automatico per una durata eguale a quella
originariamente scelta
dall'Utente, sino a quando una delle Parti non comunichi all'altra la disdetta dell'Abbonamento almeno 24
ore prima del
momento della scadenza. In mancanza di disdetta nel termine indicato, l'Abbonamento è automaticamente
rinnovato.
3.3 L'Utente potrà esercitare la disdetta in ogni momento e senza costi attraverso una delle seguenti
modalità:
seguendo la procedura per la gestione dell'Abbonamento all'interno del proprio profilo utente sia sul Sito
che
nell'Applicazione;
inviando una mail al seguente indirizzo: help@newslist.it.
3.4 Gli effetti della disdetta si verificano automaticamente alla scadenza del periodo di abbonamento in
corso; fino a
quel momento, l'Utente ha diritto a continuare a fruire del proprio Abbonamento. La disdetta non dà invece
diritto ad
alcun rimborso per eventuali periodi non goduti per scelta dell'Utente.
3.5 In caso di mancato esercizio della disdetta, il rinnovo avverrà al medesimo costo della transazione
iniziale, salvo
che il Fornitore non comunichi all'Utente la variazione del prezzo dell'Abbonamento con un preavviso di
almeno 30 giorni
rispetto alla data di scadenza. Se, dopo aver ricevuto la comunicazione della variazione del prezzo,
l'Utente non
esercita la disdetta entro 24 ore dalla scadenza, l'Abbonamento si rinnova al nuovo prezzo comunicato dal
Fornitore.
3.6 Il Fornitore addebiterà anticipatamente l'intero prezzo dell'Abbonamento subito dopo ogni rinnovo sullo
stesso
strumento di pagamento in precedenza utilizzato dall'Utente ovvero sul diverso strumento indicato
dall'Utente attraverso
l'area riservata del proprio account personale.
4. Recesso DEL CONSUMATORE
4.1 L'Utente, ove qualificabile come consumatore – per consumatore si intende una persona fisica che agisce
per scopi
estranei all'attività imprenditoriale, commerciale, artigianale o professionale eventualmente svolta, ha
diritto di
recedere dal contratto, senza costi e senza l'onere di indicarne i motivi, entro 14 giorni dalla data di
attivazione
dell'Abbonamento acquistato.
4.2 L'Utente può comunicare la propria volontà di recedere, inviando al Fornitore una comunicazione
esplicita in questo
senso mediante una delle seguenti modalità:
mediante raccomandata a.r. indirizzata alla sede del Fornitore;
per email al seguente indirizzo help@newslist.it;
4.3 Ai fini dell'esercizio del recesso l'Utente può, a sua scelta, utilizzare questo modulo
4.4 Il termine per l'esercizio del recesso si intende rispettato se la comunicazione relativa all'esercizio
del diritto
di recesso è inviata dall'Utente prima della scadenza del periodo di recesso.
4.5 In caso di valido esercizio del recesso, il Fornitore rimborserà all'Utente il pagamento ricevuto in
relazione
all'Abbonamento cui il recesso si riferisce, al netto di un importo proporzionale a quanto è stato fornito
dal Fornitore
fino al momento in cui il consumatore lo ha informato dell'esercizio del diritto di recesso; per il calcolo
di tale
importo, si terrà conto dei numeri o comunque dei contenuti fruiti e/o fruibili dal consumatore fino
all'esercizio del
diritto di recesso. Il rimborso avverrà entro 14 giorni dalla ricezione della comunicazione di recesso sullo
stesso
mezzo di pagamento utilizzato per la transazione iniziale.
4.6 Eventuali eccezioni al diritto di recesso, ove previste da Codice del consumo – decreto legislativo 6
settembre
2005, n. 206, saranno comunicate al consumatore in sede di offerta prima dell'acquisto.
5. Modalità di pagamento
5.1 L'Abbonamento comporta l'obbligo per l'Utente di corrispondere al Fornitore il corrispettivo nella
misura
specificata nell'offerta in relazione al pacchetto scelto dall'Utente.
5.2 Tutti i prezzi indicati nell'offerta si intendono comprensivi di IVA.
5.3 Il pagamento dei corrispettivi può essere effettuato mediante carte di credito o debito abilitate ad
effettuare gli
acquisti online. Le carte accettate sono le seguenti: Visa, Mastercard, American Express.
5.4 L'Utente autorizza il Fornitore ad effettuare l'addebito dei corrispettivi dovuti al momento
dell'acquisto
dell'Abbonamento e dei successivi rinnovi sulla carta di pagamento indicata dallo stesso Utente.
5.5 Il Fornitore non entra in possesso dei dati della carta di pagamento utilizzata dall'Utente. Tali dati
sono
conservati in modo sicuro dal provider dei servizi di pagamento utilizzato dal Fornitore (Stripe o il
diverso provider
che in futuro potrà essere indicato all'Utente). Inoltre, a garanzia dell'Utente, tutte le informazioni
sensibili della
transazione vengono criptate mediante la tecnologia SSL – Secure Sockets Layer.
5.6 È onere dell'Utente: (i) inserire tutti i dati necessari per il corretto funzionamento dello strumento
di pagamento
prescelto; (ii) mantenere aggiornate le informazioni di pagamento in vista dei successivi rinnovi (per
esempio,
aggiornando i dati della propria carta di pagamento scaduta in vista del pagamento dei successivi rinnovi
contrattuali).
Qualora per qualsiasi motivo il pagamento non andasse a buon fine, il Fornitore si riserva di sospendere
immediatamente
l'Abbonamento fino al buon fine dell'operazione di pagamento; trascorsi inutilmente 3 giorni senza che il
pagamento
abbia avuto esito positivo, è facoltà del Fornitore recedere dal contratto con effetti immediati.
Pagamenti all'interno dell'applicazione IOS
5.7 In caso di acquisto dell'Abbonamento mediante l'Applicazione per dispositivi IOS, il pagamento è gestito
interamente
attraverso la piattaforma App Store fornita dal gruppo Apple. Il pagamento del corrispettivo è
automaticamente
addebitato sull'Apple ID account dell'Utente al momento della conferma dell'acquisto. Gli abbonamenti
proposti sono
soggetti al rinnovo automatico e all'addebito periodico del corrispettivo. L'Utente può disattivare
l'abbonamento fino a
24h prima della scadenza del periodo di abbonamento in corso. In caso di mancata disattivazione,
l'abbonamento si
rinnova per un eguale periodo e all'Utente viene addebitato lo stesso importo sul suo account Apple.
L'Utente può
gestire e disattivare il proprio abbonamento direttamente dal proprio profilo su App Store. Per maggiori
informazioni al
riguardo: https://www.apple.com/it/legal/terms/site.html. Il Fornitore non è responsabile per eventuali
disservizi della
piattaforma App Store.
6. Promozioni
6.1 Il Fornitore può a sua discrezione offrire agli Utenti delle promozioni sotto forma di sconti o periodi
gratuiti di
fruizione del Servizio.
6.2 Salvo che non sia diversamente specificato nella pagina di offerta della promozione, l'adesione a una
promozione
comporta, alla sua scadenza, l'attivazione automatica del Servizio a pagamento con addebito periodico del
corrispettivo
in base al contenuto del pacchetto di volta in volta selezionato dall'Utente.
6.3 L'Utente ha la facoltà di disattivare il Servizio in qualunque momento prima della scadenza del periodo
di prova
attraverso una delle modalità indicate nel precedente articolo 3).
7. Obblighi e garanzie dell'Utente
7.1 L'Utente dichiara e garantisce:
- di essere maggiorenne;
- di sottoscrivere l'Abbonamento per scopi estranei ad attività professionali, imprenditoriali, artigianali
o commerciali
eventualmente svolte;
- che tutti i dati forniti per l'attivazione dell'Abbonamento sono corretti e veritieri;
- che i dati forniti saranno mantenuti aggiornati per l'intera durata dell'Abbonamento.
7.2 L'Utente si impegna al pagamento del corrispettivo in favore del Fornitore nella misura e con le
modalità definite
nei precedenti articoli.
7.3 L'Utente si impegna ad utilizzare l'Abbonamento e i suoi contenuti a titolo esclusivamente personale, in
forma non
collettiva e senza scopo di lucro; l'Utente è inoltre responsabile per qualsiasi uso non autorizzato
dell'Abbonamento e
dei suoi contenuti, ove riconducibile all'account dell'Utente medesimo; per questo motivo l'Utente si
impegna ad
assumere tutte le precauzioni necessarie per mantenere riservato l'accesso all'Abbonamento attraverso il
proprio account
(per esempio, mantenendo riservate le credenziali di accesso ovvero segnalando senza ritardo al Fornitore
che la
riservatezza di tali credenziali risulta compromessa per qualsiasi motivo).
7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.