12 Luglio
È Nato un altro scenario
Il vertice di Vilnius e il futuro dell'Alleanza Atlantica. Dentro la Finlandia e la Svezia, l'Ucraina resta (per ora) alla porta. Le mosse sbagliate di Putin, la cautela dell'Occidente che prima di dare il via libera a Kiev punta alla fine della guerra con la Russia. Chi vince? Non si sa, ma un pareggio non ci sarà
di Marco Patricelli
Il vertice Nato a Vilnius ha risposto alla logica della partita a scacchi, dove si comincia a muovere un pedone, poi si smarcano gli altri pezzi e si tiene nascosta la strategia. Quindi non può essere ridotta al dentro o fuori dell’Ucraina e forse c’è poco da celebrare la rimozione del veto della Turchia sull’ingresso della Svezia, a prezzo dell’ennesimo voltafaccia sulla questione curda da oltre un secolo a questa parte. Le carte del mondo si stanno rimescolando e forse per una volta almeno ha ragione il ministro degli esteri russo Serghei Lavrov, che ha accantonato il concetto di nuova guerra fredda in riferimento alle relazioni internazionali preferendogli quello di «nuovo ordine mondiale multipolare». Certo, se lo fa con una dichiarazione alla stampa indonesiana, che non è proprio il massimo quanto ad autorevolezza e visibilità, Mosca qualche problema ce l’ha eccome, oltre a quello di essersi imbarcata nell’Operazione militare speciale contro l’Ucraina che non riesce a vincere e che non può permettersi di perdere perché ne sarebbe travolto l’intero sistema di potere. I russi sono ossessionati dallo spauracchio degli occidentali che vogliono declassarli a potenza regionale, e intanto la Nato attraverso il segretario generale Jens Stoltenberg annuncia che gli alleati hanno approntato «i piani di difesa più completi dalla fine della Guerra fredda» per contrastare le due grandi minacce della contemporaneità: il terrorismo e, come non crederci, la Russia. Anzi, li elenca nell’ordine inverso, così da far lanciare l’apocalittico allarme al vicepresidente del Consiglio di sicurezza russa Dmitrij Medvedev di «vicolo cieco» che avvicina «alla terza guerra mondiale». L’ultima, secondo la fosca profezia di Albert Einstein, secondo il quale quella successiva si sarebbe potuta combattere solo con le pietre e le clave. Ma la propaganda è una cosa, i fatti sono un’altra.
di Marco Patricelli
Il vertice Nato a Vilnius ha risposto alla logica della partita a scacchi, dove si comincia a muovere un pedone, poi si smarcano gli altri pezzi e si tiene nascosta la strategia. Quindi non può essere ridotta al dentro o fuori dell’Ucraina e forse c’è poco da celebrare la rimozione del veto della Turchia sull’ingresso della Svezia, a prezzo dell’ennesimo voltafaccia sulla questione curda da oltre un secolo a questa parte. Le carte del mondo si stanno rimescolando e forse per una volta almeno ha ragione il ministro degli esteri russo Serghei Lavrov, che ha accantonato il concetto di nuova guerra fredda in riferimento alle relazioni internazionali preferendogli quello di «nuovo ordine mondiale multipolare». Certo, se lo fa con una dichiarazione alla stampa indonesiana, che non è proprio il massimo quanto ad autorevolezza e visibilità, Mosca qualche problema ce l’ha eccome, oltre a quello di essersi imbarcata nell’Operazione militare speciale contro l’Ucraina che non riesce a vincere e che non può permettersi di perdere perché ne sarebbe travolto l’intero sistema di potere. I russi sono ossessionati dallo spauracchio degli occidentali che vogliono declassarli a potenza regionale, e intanto la Nato attraverso il segretario generale Jens Stoltenberg annuncia che gli alleati hanno approntato «i piani di difesa più completi dalla fine della Guerra fredda» per contrastare le due grandi minacce della contemporaneità: il terrorismo e, come non crederci, la Russia. Anzi, li elenca nell’ordine inverso, così da far lanciare l’apocalittico allarme al vicepresidente del Consiglio di sicurezza russa Dmitrij Medvedev di «vicolo cieco» che avvicina «alla terza guerra mondiale». L’ultima, secondo la fosca profezia di Albert Einstein, secondo il quale quella successiva si sarebbe potuta combattere solo con le pietre e le clave. Ma la propaganda è una cosa, i fatti sono un’altra.
Se si percorrono i sentieri della guerra russo-ucraina smarrendo la razionalità e seguendo l’emozionalità, si perde l’obiettivo politico e qualcuno nel frattempo perde pure la guerra. Anche se c’è guerra e guerra: un conto è avere a che fare con realtà piccole, piccolissime o terzomondiste, altro con l’ex superpotenza sovietica che ha risciacquato i suoi panni rossi nel Volga e li ha ritinti con il tricolore nazionalistico e panrusso putiniano. Sulla questione ucraina le idee sono poche ma ben confuse, per dirla alla Flaiano. La febbre di tirarla dentro nel sistema di mutua difesa atlantica è una specie di terzana che si manifesta con picchi, poi rientra nei parametri, si raffredda e si infiamma di nuovo a seconda di quello che accade sul campo di battaglia, su dove va a finire un missile sfuggito alla contraerea, su un lancio di propaganda di Zelenskyj o di Putin, sull’umore di politici e strateghi ai vari summit sul cosa fare e come farlo, senza esasperare l’uno né irritare troppo l’altro, mostrando i muscoli e la mano aperta. L’ingresso dell’Ucraina nella Nato è probabilmente un falso problema, perché parte da premesse sbagliate e da una situazione talmente prevedibile da aver paradossalmente sorpreso tutti.
L’Alleanza Atlantica nasce all’indomani della fine della Seconda guerra mondiale, quando l’Europa neppure comprende bene di aver perso la leadership mondiale, ma ha la consapevolezza di essersene persa una fetta ghiotta caduta nelle mani di Stalin e di poter fare la stessa fine, se non fosse che gli Stati Uniti hanno la bomba atomica e i sovietici no. Ci vuole un deterrente oltre il deterrente. La Nato coagula su queste premesse, con lo zio Sam che stende il suo ombrello, e il baffone zio Joe che fa il diavolo a quattro per avere dai suoi scienziati l’atomica con l’Operazione Borodino. La storia ci dice che la Nato viene fondata il 4 aprile 1949, i primi risultati sovietici risalgono ad agosto dello stesso anno e la prima atomica con la stella rossa al 1951. Per mettere a pari l’alleanza militare, ecco il controdeterrente delle truppe multinazionali oltre al controdeterrente delle bombe che si accumulano negli arsenali sovietici: il Patto di Varsavia, che vede la luce a giugno del 1955 dopo una rapida gestazione e una più rapida imposizione. Il mondo è già diviso in due, tra due sistemi incompatibili, e nell’impossibilità di un confronto diretto, comunque temuto come ovvio punto di non ritorno dall’olocausto globale, ecco che sul terreno della guerra fredda le dottrine militari si sperimentano sul campo dei conflitti locali, per procura. Di qua e di là nel mondo, terzo e quarto, fino all’accelerata impetuosa del programma di “Guerre stellari” voluto da Ronald Reagan che schianta la capacità sovietica di stare dietro agli Stati Uniti e ne segna il tracollo da ogni punto di vista.
Poi tutto cambia. Mosca deve registrare anche il voltafaccia di quei Paesi che aveva legato al suo carro: armato, ovviamente. La Nato aveva tremato di fronte alla rivolta ungherese del 1956 e della Cecoslovacchia nel 1968, poi alle scosse della solitamente indomita Polonia, ma era stata a guardare. Non poteva fare altro, era tutto fuori competenza e fuori prospettiva. Quando il sistema è andato in frantumi, l’ex Europa dell’Est uscita dall’orbita ex sovietica ha chiesto e ottenuto il trattato di controassicurazione col bollino Nato. Allo spostamento strategico la Russia reagiva abbaiando ma l’orso russo non faceva più paura come una volta. Chi conosce bene quella mentalità, però, inutilmente metteva in guardia dal fidarsi troppo dell’ex ufficiale del Kgb impadronitosi del Cremlino con lo schermo di elezioni para-democratiche e giochi delle tre carte sui ruoli di vertice (presidente-premier-
E l’Ucraina? Dentro o fuori la Nato non è questione del presente, né può esserlo il dentro o fuori l’Unione europea. Il presente è fuori, perché il presente è fatto dalla difesa da una guerra di aggressione, e inserirla in una coalizione, sia essa politica o militare, significa alimentare l’incendio e non circoscriverlo. Il resto è propaganda o faciloneria. I baltici lo hanno detto a chiare lettere. Il presidente della Commissione esteri del parlamento estone Marko Mikhelson ha messo in guardia dall’invito della Nato all’Ucraina perché «incoraggia il Cremlino a continuare la guerra e finché la guerra continua l’Ucraina non sarà membro della Nato»; le reazioni della Lituania sulla formula adoperata nel comunicato Nato sono a dir tiepide; il primo ministro estone Kaja Kallas si è limitato a commentare che dal piano pratico si può solo sostenere l’Ucraina per farle organizzare la sua difesa «e respingere i russi fuori dal suo territorio Solo questo possiamo fare». Da che mondo è mondo le guerre si vincono con soldati addestrati e armi all’altezza dei tempi. La distinzione tra armi difensive e offensive è di lana caprina, e si usano come e dove servono. Punto. Perché le guerre si vincono o si perdono, non si pareggiano.
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10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
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della
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o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.