21 Dicembre
All'Italia serve un Bismarck-Andreotti
L'Europa senza l'ombrello americano è destinata a essere guidata da un'alleanza tra Regno Unito, Russia e Germania. A cosa sta pensando l'Italia? Un'esplorazione di Daniela Coli nella nuova politica delle nazioni
di Daniela Coli
Sta accadendo di tutto nel mondo, ma in Italia l’attenzione è tutta sulla Commissione banche voluta da Renzi. Il problema non è solo Etruria, un piccolo istituto di credito, ma il Monte dei Paschi, una banca grande e importante, diventata la Caporetto della finanza italiana e legata a alla biografia di un altro Pd, quello di Massimo D'Alema e dei suoi successori fino a Bersani. Le vicende Etruria e Mps rivelano una classe dirigente incompetente, inadeguata e intrallazzatrice, per non dire altro. Un paese con un enorme debito pubblico e difficoltà di crescita deve fare chiarezza sulle banche. In questa condizione è difficile attirare aziende straniere.
Tutto questo accade mentre l’Unione europea è depotenziata da una Germania sempre più enigmatica sulla prossima coalizione del governo, l’Austria vara il governo Kurz, annuncia la doppia cittadinanza per i sudtirolesi e il gruppo di Visegrad costringe Tusk a bloccare il sistema delle quote migranti. Tusk sta per tornare in Polonia, perché il suo ex consigliere economico è sempre più vicino al Visegrad group e a Varsavia oggi arriva Theresa May, che sta per iniziare la seconda fase delle trattative di Brexit, e riconfigurare le zone d’influenza anglosassone anche in Europa.
Ne 1918 e nel 1919, dopo la fine del II Reich, Weber si schierò per un presidente della repubblica eletto dal popolo e contro la legge elettorale proporzionale. Weber descrive nel 1919 l'Italia di oggi.
I partiti tradizionali sono in crisi in Europa non tanto, come ripete Rep. – sempre più scombinata e criticata perfino da Carlo De Benedetti in un’intervista sul Corriere – per il rancore del popolo contro le élite, ma perché non hanno più il polso della situazione. In Politik als Beruf, nel 1919, Max Weber ha spiegato come tutte le lotte tra i partiti avvengano per accaparrare impieghi e cariche...
di Daniela Coli
Sta accadendo di tutto nel mondo, ma in Italia l’attenzione è tutta sulla Commissione banche voluta da Renzi. Il problema non è solo Etruria, un piccolo istituto di credito, ma il Monte dei Paschi, una banca grande e importante, diventata la Caporetto della finanza italiana e legata a alla biografia di un altro Pd, quello di Massimo D'Alema e dei suoi successori fino a Bersani. Le vicende Etruria e Mps rivelano una classe dirigente incompetente, inadeguata e intrallazzatrice, per non dire altro. Un paese con un enorme debito pubblico e difficoltà di crescita deve fare chiarezza sulle banche. In questa condizione è difficile attirare aziende straniere.
Tutto questo accade mentre l’Unione europea è depotenziata da una Germania sempre più enigmatica sulla prossima coalizione del governo, l’Austria vara il governo Kurz, annuncia la doppia cittadinanza per i sudtirolesi e il gruppo di Visegrad costringe Tusk a bloccare il sistema delle quote migranti. Tusk sta per tornare in Polonia, perché il suo ex consigliere economico è sempre più vicino al Visegrad group e a Varsavia oggi arriva Theresa May, che sta per iniziare la seconda fase delle trattative di Brexit, e riconfigurare le zone d’influenza anglosassone anche in Europa.
Ne 1918 e nel 1919, dopo la fine del II Reich, Weber si schierò per un presidente della repubblica eletto dal popolo e contro la legge elettorale proporzionale. Weber descrive nel 1919 l'Italia di oggi.
I partiti tradizionali sono in crisi in Europa non tanto, come ripete Rep. – sempre più scombinata e criticata perfino da Carlo De Benedetti in un’intervista sul Corriere – per il rancore del popolo contro le élite, ma perché non hanno più il polso della situazione. In Politik als Beruf, nel 1919, Max Weber ha spiegato come tutte le lotte tra i partiti avvengano per accaparrare impieghi e cariche nelle istituzioni dello Stato e nella società civile. Ne 1918 e nel 1919, dopo la fine del II Reich, Weber si schierò per un presidente della repubblica eletto dal popolo e contro la legge elettorale proporzionale. Dichiarò più volte che con la proporzionale i partiti diventano mezzi per soddisfare i bisogni dei sostenitori, senza alcuna considerazione per l’interesse nazionale. Mentre è necessaria una burocrazia moderna di funzionari altamente qualificati e tecnicamente competenti, consapevoli dell’importanza della reputazione della categoria, in queste condizioni, dilagano corruzione e degradazione e il primo a saltare è il funzionamento tecnico dell’apparato pubblico. Weber descrive nel 1919 l’Italia di oggi. La Seconda Repubblica ha visto contrapporsi due coalizioni (centrodestra e centrosinistra) composte dagli spezzoni dei partiti della Prima Repubblica sopravvissuti a Mani Pulite, con tutti i difetti della Prima Repubblica e senza le competenze e l’intelligenza dei leader e dei migliori politici di quella stagione, ghigliottinati dai magistrati.
L’America First di Trump non chiede solo meno immigrazione ma, come il Regno Unito e i paesi del gruppo Visegrad e l’Austria, rilancia in ogni campo l’interesse nazionale.
Che fare in questo vuoto della politica e come affrontare il nuovo ordine internazionale che vede la fine di istituzioni sovranazionali, di accordi multilaterali, e il ritorno dell’interesse nazionale in economia e in politica estera? L’America First di Trump non chiede solo meno immigrazione ma, come il Regno Unito e i paesi del gruppo Visegrad e l’Austria, rilancia in ogni campo l’interesse nazionale. Vedremo come si svilupperà la nuova National Security Strategy di Trump, per il quale Cina e Russia sono “rival powers” che minacciano gli interessi americani in tutto il mondo. I media britannici sentono echi della Guerra Fredda nella National Security Strategy di Trump per quanto riguarda la forza militare, perché “la Cina e la Russia vogliono modellare un mondo antitetico ai valori e gli interessi degli Stati Uniti”. Cambia l’approccio di lunga data con la Cina: non è più “a responsible stake-holder in international society”, un attore responsabile nello scenario. Per la nuova strategia di Trump, “contrariamente alle nostre speranze, la Cina ha esteso il suo potere a spese della sovranità degli altri”. I media britannici sottolineano che soltanto un giorno prima Putin ha ringraziato Trump perché la Cia aveva avvertito i russi di un grave attentato a San Pietroburgo. È anche vero, però, che le accuse alla Cina erano già state il pezzo forte della campagna elettorale di Trump. In ogni caso, il mondo sta cambiando: Niall Ferguson ha pubblicato due articoli polemici e sarcastici su Trump e gli americani sul Times e sul Boston Globe. Sul Times, Ferguson, un sostenitore di Trump, dice che all’estero tutti si sono stancati degli americani, del Russiagate e di tutte le chiacchiere su Trump. I russi sorridono e fanno battute, in Cina Ferguson ha sentito risposte del tipo “Are you normal at all?”. La nuova svolta di Trump non piace a Ferguson, biografo di Kissinger e in buoni rapporti con lo stratega che inaugurò con Nixon una nuova politica con la Cina. Se la situazione non si evolve, è prevedibile che gli inglesi si concentreranno sempre più sul nuovo Commonwealth, ma anche sulle nuove sfere d’influenza in Europa. Se questa settimana May va a Varsavia, Boris Johnson va a Mosca, dopo anni di rapporti freddi con la Russia. Johnson parlerà di rapporti commerciali, ma anche di questioni politiche internazionali, essendo Russia e Regno Unito membri permanenti all’Onu.
Abbiamo bisogno piuttosto di un Bismarck italiano, un politico che raramente abbiamo avuto, capace, come il migliore Andreotti, di tessere rapporti diplomatici importanti per il nostro paese nel Mediterraneo e nel mondo.
E noi italiani che faremo? Abbiamo bisogno di un leader carismatico? L’aspetto più discutibile di Weber è proprio la teoria del leader carismatico, e non certo per avere anticipato Hitler e quindi, come anni fa gli veniva rimproverato, essere un po’ nazista, ma perché non abbiamo bisogno, soprattutto noi italiani, intossicati da decenni di ideologie, di un leader che si dedichi appassionatamente a una causa, “al dio o al diavolo che lo dirige”. Abbiamo bisogno piuttosto di un Bismarck italiano, un politico che raramente abbiamo avuto, capace, come il migliore Andreotti, di tessere rapporti diplomatici importanti per il nostro paese nel Mediterraneo e nel mondo. Il divo Giulio, Belzebù o il diavolo per i nemici, per le freddure, battute, un certo cinismo, nonostante fosse religiosissimo, in politica estera è stato un piccolo Bismarck cattolico, un democristiano atipico, fautore del dialogo di Europa e Stati Uniti con regimi politici distanti dalla Dc: dall’Unione Sovietica alla Cina. Aprì perfino a organizzazioni considerate filoterroristiche come l’Olp di Arafat. Essere assimilato a Bismarck, fautore del Kulturkampf contro i cattolici non piacerebbe ad Andreotti, ma fu un piccolo Bismarck cattolico e per questo per i nemici era Belzebù. Oggi avremmo bisogno di questo tipo di uomini. Come Bismarck, Andreotti era un realista e la sua politica era basata su scelte pratiche determinate dalla situazione internazionale del momento. Bismarck riteneva essenziale la balance of power tra gli imperi europei, da raggiungere con un’intensa e spregiudicata attività diplomatica.
Bismarck è il modello anche di un politico non amato da Andreotti, Kissinger, che in un viaggio negli Stati Uniti fece gravi minacce a Moro, che poi rimase a lungo fuori dalla scena politica. In comune con Kissinger, Andreotti non prese mai sul serio il messianismo e l’universalismo moralistico americano. Bismarck sapeva di dovere sempre tenere conto della posizione geopolitica della Germania, tra Francia e Russia, e doveva evitare che l’impero francese, russo e britannico si alleassero. Fu sempre attento a non irritare gli Stati sconfitti, e chiese all’Austria di cedere il Veneto all’Italia, alleata della Prussia, dopo avere battuto gli austriaci a Sadowa, anche se gli italiani avevano perso a Custoza. E senza la sconfitta di Napoleone III a Sedan nel 1871, gli italiani non sarebbero arrivati a Roma. La grande opera di Bismarck s’infranse, in definitiva, proprio perché la Germania diventò una grande potenza economica e marittima fino a competere col Regno Unito. Fu allora, come ha scritto Niall Ferguson in Pity of War nel 1998, che il Regno Unito commise l’errore più grave della storia moderna britannica decidendo di fare la Prima guerra mondiale contro la Germania, temendo distruggesse l’impero britannico, senza rendersi conto che l’impero britannico avrebbe potuto convivere tranquillamente con una Germania egemone in Europa.
Il Chancellor Philip Hammond fu durissimo nel respingere la no fly zone in Siria proposta da Obama e disse che la Gran Bretagna non era abituata a spendere soldi e a fare morire soldati per perdere le guerre.
La Prima guerra mondiale e la seconda, con l’intervento degli Stati Uniti, provocò la fine degli imperi europei. Senza la Prima guerra mondiale, per Ferguson, non ci sarebbe stata la Rivoluzione russa, il problema del comunismo in Europa, il nazismo, e l’Olocausto. Niall Ferguson non ha esitato a sfidare gli storici britannici e l’orgoglio britannico, riconoscendo che la Prima guerra mondiale fu il più grave errore della storia britannica. Lo storico scozzese ha dichiarato varie volte durante e dopo la guerra in Iraq che gli Stati Uniti non sanno costruire imperi e che l’Occidente americano era finito. Il Chancellor Philip Hammond, il tory ribelle, che non vuole una soft Brexit, ma una Brexit votata dal parlamento per rinsaldarla, anche in vista delle riforme economiche che si intende varare nel Regno Unito, fu durissimo nel 2013 a respingere la no fly zone in Siria proposta da Obama, aggiungendo che l’Iraq era stato il Vietnam britannico e la Gran Bretagna non era abituata a spendere soldi e a fare morire soldati per perdere le guerre. È quindi possibile che si verifichino, come nell’Ottocento, alleanze anglo-tedesche: Bismarck fece vari trattati del Mediterraneo e accordi con l’Inghilterra sul Mediterraneo e anche con la Russia vi furono trattati inglesi e tedeschi.
In un mondo global, dove Brexit vuole essere Global Britain, ci saranno altri continenti con cui fare accordi con Germania, Russia e Cina. Anche la visita sempre rimandata di Trump a Londra, e osteggiata dal sindaco Khan, ritornato da un lungo viaggio in Pakistan e India dove è stato accolto con grandi onori, è un segno che gli inglesi, pur considerando importanti le relazioni con gli Stati Uniti, vogliono il loro spazio. Tutto da immaginare il ruolo che l’Italia potrebbe avere in un'Europa anglo-russo-tedesca. Avremmo bisogno di una classe dirigente e politica molto diversa da quella attuale. Realistica, preparata, sobria, senza smanie di grandezza, capace di non far fare al Paese la solita parte del vaso di coccio. Per ora non se vede traccia: siamo nella palude delle banche.
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8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.