11 Luglio

Appunti di un manager su giornali, popolo e mercato

Il Garante per le Comunicazioni: "Crisi profonda dell'editoria, la politica intervenga". Le trasformazioni sociali in corso e la gestione statica dei quotidiani in Italia. Riccardo Ruggeri fa un viaggio tra vecchio e nuovo capitalismo, rivoluzioni politiche e un sistema dei media che appare immutabile.

Il Garante per le Comunicazioni stamattina ha presentato la Relazione annuale al Parlamento. Cogliamo un passaggio fatto dal presidente Agcom Angelo Marcello Cardani sull'editoria tradizionale:  "Nel 2017 il valore economico del settore dell'editoria quotidiana e periodica registra una ulteriore flessione: 3,6 miliardi di ricavi complessivi, ossia il -5,2 per cento. Il settore nell'ultimo decennio ha perso all'incirca metà del suo peso economico".  Cardani pensa che il tema debba investire "governo e Parlamento" e chiede "una riflessione di ampio respiro". In cosa debba consistere questo intervento non lo sappiamo, quel che è certo è che la crisi dell'editoria appare inarrestabile. È una questione che riguarda solo la trasformazione tecnologica e gli stili di consumo mediatico dei cittadini? C'è questo ma non solo, sotto c'è molto di più, è un problema culturale emerso chiaramente. Su questo tema, List pubblica un contributo di Riccardo Ruggeri, un grande manager di multinazionali che si è dedicato alla scrittura. Buona lettura.

di Riccardo Ruggeri

Curiosi i casi della vita. Il primo incarico da amministratore delegato (La Stampa di Torino) me lo offrì UmbertoAgnelli. Avevo 43 anni. Dai 19 ai 40 ero stato prima operaio poi travet d’infimo ordine. Per vent’anni in Fiat svolsi solo lavori idioti, per cui trascorrevo il tempo libero (tanto) a studiare, tutto ciò che capitava. Accumulavo conoscenze come fossi un container di merci alla rinfusa. Imparai poi a selezionarle e a fare i collegamenti: con quel metodo ci campo ancora oggi. Un giorno passò l’ascensore (quello sociale, allora c’era), ci salii, pochi anni e mi trovai a respirare l’aria rarefatta dell’Olimpo, fino a convivere, per vent’anni, con Zeus. Lì imparai come funzionava un certo mondo, non l’ho più dimenticato.

La proposta di Agnelli era prestigiosa però ebbi l’intuizione (animalesca) che quello non avrebbe mai potuto essere il mio mondo. Intuizione giusta, la dimostrazione...


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