10 Marzo
Ascesa e declino della borghesia. Trionfo dell'Italietta
La seconda puntata del viaggio di Giordano Bruno Guerri. Il pareggio di bilancio di Crispi, il risanamento pagato dai poveri, due guerre, Mussolini dai "socialisti alle tagliatelle" al "fascista imborghesito", la Repubblica della Dc, il craxismo e l'ultimo borghese, Berlusconi.
L'ascesa e il declino della borghesia italiana raccontati da Giordano Bruno Guerri. Nella puntata precedente GBG ci ha condotti per mano indietro nel tempo, "diciamo almeno un migliaio di anni fa". E così siamo andati insieme a scoprire come forgiarono la borghesia "piccoli proprietari, piccola nobiltà e mercanti", abbiamo visto la nascita dei Comuni come movimento contrario al feudatario, la loro spinta al guadagno che fece da leva al Rinascimento - l'arte prima di tutto è un affare - animato da "esprit florentin, una dote sempre in bilico tra diplomazia e ruffianeria che comparve proprio allora e che ancora oggi rappresenta uno dei nostri tratti distintivi. (Sono consentite libere allusioni a celebri fiorentini d'oggi.)". Il Seicento fu monotono e pedante. Gli italiani riuscirono a perdere anche l'appuntamento con l'Illuminismo e il Terzo Stato non fece mai la rivoluzione. Il Risorgimento fu un moto dell'anima di pochi. L'Italia unita da Cavour fu quella della Destra storica e della Sinistra. Quest'ultima in accordo con la borghesia settentrionale consentì la costruzione del Nord a spese del Sud, ricevendo in cambio che i "galantuomini" meridionali fossero eletti in Parlamento. Chiosa GBG: "La Sinistra, dunque, invece di curare gli interessi del popolo curò quelli delle classi più abbienti". Vi ricorda qualcosa? Entriamo dentro il paesaggio e il passaggio che conduce al fascismo (in alto, nella foto Ansa, un'immagine del film "Concorrenza sleale", di Ettore Scola) fino alla Repubblica, alla contemporaneità che il 4 marzo scorso ha voltato pagina. Forse, ancora una volta, gattopardescamente. Leggiamo insieme la seconda puntata di questo straordinario viaggio sulla diligenza della storia. Buona lettura.
Il trionfo dell'Italietta
di Giordano Bruno Guerri
I governi inaugurarono tattiche, ancora in uso, secondo cui le maggioranze sono variabili e, mancando adesioni sicure dei parlamentari del proprio gruppo, il primo ministro è costretto a cercare altrove la maggioranza. Così i partiti e...
L'ascesa e il declino della borghesia italiana raccontati da Giordano Bruno Guerri. Nella puntata precedente GBG ci ha condotti per mano indietro nel tempo, "diciamo almeno un migliaio di anni fa". E così siamo andati insieme a scoprire come forgiarono la borghesia "piccoli proprietari, piccola nobiltà e mercanti", abbiamo visto la nascita dei Comuni come movimento contrario al feudatario, la loro spinta al guadagno che fece da leva al Rinascimento - l'arte prima di tutto è un affare - animato da "esprit florentin, una dote sempre in bilico tra diplomazia e ruffianeria che comparve proprio allora e che ancora oggi rappresenta uno dei nostri tratti distintivi. (Sono consentite libere allusioni a celebri fiorentini d'oggi.)". Il Seicento fu monotono e pedante. Gli italiani riuscirono a perdere anche l'appuntamento con l'Illuminismo e il Terzo Stato non fece mai la rivoluzione. Il Risorgimento fu un moto dell'anima di pochi. L'Italia unita da Cavour fu quella della Destra storica e della Sinistra. Quest'ultima in accordo con la borghesia settentrionale consentì la costruzione del Nord a spese del Sud, ricevendo in cambio che i "galantuomini" meridionali fossero eletti in Parlamento. Chiosa GBG: "La Sinistra, dunque, invece di curare gli interessi del popolo curò quelli delle classi più abbienti". Vi ricorda qualcosa? Entriamo dentro il paesaggio e il passaggio che conduce al fascismo (in alto, nella foto Ansa, un'immagine del film "Concorrenza sleale", di Ettore Scola) fino alla Repubblica, alla contemporaneità che il 4 marzo scorso ha voltato pagina. Forse, ancora una volta, gattopardescamente. Leggiamo insieme la seconda puntata di questo straordinario viaggio sulla diligenza della storia. Buona lettura.
Il trionfo dell'Italietta
di Giordano Bruno Guerri
I governi inaugurarono tattiche, ancora in uso, secondo cui le maggioranze sono variabili e, mancando adesioni sicure dei parlamentari del proprio gruppo, il primo ministro è costretto a cercare altrove la maggioranza. Così i partiti e gli uomini di governo dovevano ricorrere alla propria capacità di aggregazione, al proprio carisma e più spesso a un attento sistema di distribuzione di cariche e favori. Chiamarono tutto ciò “trasformismo”, un termine che – soprattutto dopo il 4 marzo – potrebbe essere riadottato pari pari. Come si dice, la storia si ripete.
Intanto le spese militari e la crisi agraria avevano acuito il malcontento popolare favorendo la crescita del socialismo, dell'anarchismo e di ogni sovversione. In Sicilia molti contadini avevano aderito ai Fasci dei Lavoratori, un movimento filosocialista estremista che riteneva lecito per la lotta di classe compiere aggressioni personali, danneggiare e incendiare le proprietà private, distruggere municipi, tesorerie, tribunali e tutti i simboli di un nuovo Stato che riteneva più oppressore del precedente. Anche all'estremo nord della Toscana, in Lunigiana, erano avvenuti tumulti analoghi, sobillati dal movimento anarchico. Da allora, per la borghesia italiana socialismo, anarchia e rivoluzione significheranno a lungo la stessa cosa: non miglioramento delle condizioni dei più deboli ma distruzione e sottrazione dei beni di chi «sta un po' meglio»: un elemento da tenere sempre presente per capire quello che succederà in Italia.
Per la borghesia italiana socialismo, anarchia e rivoluzione significheranno a lungo la stessa cosa: distruzione e sottrazione dei beni di chi "sta un po' meglio".
Il presidente del Consiglio Crispi adottò una rigorosissima politica finanziaria e, sempre premendo sui più deboli, riuscì a pareggiare il bilancio. Il risanamento pagato dai poveri e una normalità garantita dall'esercito erano proprio quello che la borghesia settentrionale e le classi dirigenti meridionali desideravano. Ma Crispi, invece di servirsi dei risultati ottenuti per arroccarsi al governo, li utilizzò per riprendere l'espansione coloniale, nonostante i voti contrari della Camera. Le dure sconfitte subite in Africa vennero vissute dalla borghesia come un'altra umiliazione.
Crispi, al centro, e i suoi ministri al Quirinale nel capodanno del 1888.Secondo Giolitti, che gli sarebbe succeduto in un lungo periodo di potere, per due generazioni le famiglie italiane avevano avviato alla carriera militare solo «i ragazzi di cui non si sapeva che cosa fare, i discoli e i deficienti». Era in gran parte vero: per la borghesia e la nobiltà, l'esercito aveva sostituito il sacerdozio come sistemazione sicura, prestigiosa ma non impegnativa, una sinecura burocratica svolta senza passione, proprio come molti sacerdoti consideravano la propria posizione fino a tutto il Settecento.
Per la borghesia e la nobiltà, l'esercito aveva sostituito il sacerdozio come sistemazione sicura.
Giolitti aveva capito che gli italiani sognati e immaginati del Risorgimento non erano ancora stati fatti, mentre gli italiani veri, quelli creati da una storia millenaria, erano ansiosi come non mai di irrompere sulla scena politica. Stanchi di programmi, di compromessi, di giochi fatti sulle loro teste, rivendicavano un ruolo e una dignità da sempre negate. La trasformazione dell'economia, l’avvio della scolarizzazione, l'arrivo di teorie rivoluzionarie e soprattutto l'antica paura della miseria avevano creato le condizioni necessarie perché capissero di esistere come popolo.
Giovanni Giolitti.Giolitti simulò di appoggiare la trasformazione, ma il suo programma politico - che si può riassumere nel concetto «pace e stabilità all'interno e all'esterno» - manteneva lo status quo precedente. Il paese perse presto l'aspetto caotico ma giovane, e assunse una fisionomia paradossale di nazione appena nata e già vecchia; imborghesita eppure senza una borghesia solida e fattiva; pacifica ma priva dei requisiti necessari alla pace; capitalista e liberale ma orfana di autentici capitalisti e difesa dal protezionismo doganale. La patria, divinità esaltata fino al parossismo dal Risorgimento e dopo, nel quindicennio giolittiano fu ridotta a un paesuccio mediocre, modesto, sempre alla ricerca della strada più facile, della trovata furba.
Il paese perse presto l'aspetto caotico ma giovane, e assunse una fisionomia paradossale di nazione appena nata e già vecchia.
Era il trionfo dell'Italietta, i cui abitanti non potevano essere guerrieri della fede o fervidi credenti laici, come aveva prescritto il credo della generazione precedente, ma nemmeno individui con il patrimonio ideale eppure concretissimo del passato. L'italiano di Giolitti era la versione più disdicevole della nuova classe media: un uomo decoroso per impotenza, posato per timore, parsimonioso per necessità, diffidente delle novità e attratto senza rimedio dal passato, dolorosamente povero ma con velleità goderecce che si sarebbero ridotte ai miti della piccola borghesia, l'auto nuova e le vacanze al mare: un soggetto incapace tanto di una rivoluzione quanto di una decisa azione conservatrice. Se questa era la faccia nuova dell'italiano, l'altra era quella oscura dei derelitti e dei vinti di cui Giolitti si interessò poco. Dal 1901 al 1915 la produzione industriale crebbe molto, ma la trasformazione sociale fu sempre più lenta: la fame continuò a regnare sovrana nella vita quotidiana della maggioranza della popolazione, ancora contadina, arretrata e spesso costretta a emigrare.
L'italiano di Giolitti era la versione più disdicevole della nuova classe media.
Nel 1913, dopo le dimissioni di Giolitti, divenne nuovo capo del governo Antonio Salandra, conservatore meridionale con poche idee ma chiare: non credeva alla mediazione politica, alle mezze misure, alla strategia. Alla violenza bisognava rispondere con la violenza e gli interessi dello Stato - ossia dei proprietari e dei borghesi – venivano prima di quelli dei cittadini, cioè degli operai e dei contadini. Il suo problema maggiore era la forza crescente del Partito socialista.
I dirigenti del Partito socialista, però, non riuscirono a sollevare davvero le masse. A loro giustificazione si può solo ricordare che prima di essere socialisti e borghesi erano italiani: già nel 1910 Mussolini – socialista - li aveva definiti «socialisti delle tagliatelle», anticipando di mezzo secolo l'espressione con cui gli aristocratici antifascisti del «Mondo» indicheranno gli italiani del dopoguerra, gli eterni italiani «alle vongole». In realtà, i dirigenti socialisti avevano le caratteristiche della media borghesia giolittiana.
I dirigenti del Partito socialista, però, non riuscirono a sollevare davvero le masse. Già nel 1910 Mussolini – socialista - li aveva definiti «socialisti delle tagliatelle».
L'italiano nato dalla Prima guerra mondiale, invece, si sentiva erede tanto della tradizione risorgimentale quanto dell'incompiuta rivoluzione ottocentesca: del credo socialista avrebbe fatto il nemico per eccellenza, l'eretico, il sacrilego: l'infedele, la cui eliminazione era un dovere, cosa buona e giusta. Gli uomini che tornavano dal fronte, in particolare i giovani borghesi, avevano sviluppato una sensibilità fortissima a determinati richiami: la violenza come necessità, l'obbedienza ferrea alla gerarchia, il culto dei caduti, l'esaltazione dell'azione e del sangue, l'indifferenza per la vita del nemico. Tutti elementi inquadrabili perfettamente nel misticismo patriottico risorto, che faceva di Mazzini l'apostolo della Patria. Dichiarandosi interprete di tali idee e portavoce di questi uomini, Mussolini scriveva: «Noi lavoriamo per tradurre nei fatti quella che fu l'aspirazione di Giuseppe Mazzini: dare agli italiani il "concetto religioso della propria nazione"» (7 dicembre 1920).
Saluto dal treno dei militari in partenza.Molti erano borghesi, soprattutto piccoloborghesi: impiegati, tecnici, artigiani ma anche proprietari di imprese a conduzione familiare, commercianti, insegnanti. Erano stati loro i promossi sul campo senza nessun corso, ufficiali di complemento improvvisati a comandare milioni dì operai e contadini, che la propaganda militare aveva enfatizzato come «popolo di fanti». Le alte gerarchie dell'esercito avevano lavato il cervello a questi borghesi lasciandogli credere che il loro coraggio era invincibile, la loro cultura superiore, la loro abnegazione la sola cosa di cui l'esercito avesse bisogno. Non importava se poi quell'abnegazione, come la cultura, non esisteva, e se il coraggio si fondava sulla paura della fucilazione: la vittoria dipendeva da loro. Era naturale che alla fine di una guerra «vinta da loro», non riuscissero a riabituarsi alla monotona vita civile. Chi aveva mandato all'assalto migliaia di soldati, chi per quattro anni era stato indicato come il salvatore della patria e il coronatore del Risorgimento non poteva tornare alla vita civile senza traumi, senza problemi. Chi aveva creduto davvero di sedere al fianco del «generalissimo» Diaz faticava a riaprire il negozio, a insegnare nelle scuole, a fare il pane, a riempire le fatture in bella calligrafia. Chi all'inizio di una guerra atroce si era scoperto deciso, a metà coraggioso e al termine vincente non riusciva più a credere nei valori della pace, nella mediocrità della società sabauda, nel formalismo sterile e bigotto delle sue regole.
Le alte gerarchie dell'esercito avevano lavato il cervello a questi borghesi lasciandogli credere che il loro coraggio era invincibile.
Questi ufficiali improvvisati - a volte peggiori dei soldati ma che spesso avevano dovuto rimediare agli errori dei superiori - si sentivano traditi, abbandonati, impotenti. Non credevano più che il mondo si potesse cambiare con le teorie, con i programmi, con la mediazione politica dei liberali, meno che mai con una rivoluzione socialista predicante l'uguaglianza: solo la violenza poteva funzionare, nella politica e nella società come nella guerra. Tornati ai lavori nei quali non si riconoscevano più, questi piccoloborghesi cominciarono a sognare un'altra azione, un secondo tempo eroico nel quale riemergere. Un tempo che cancellasse l'Italietta, i suoi profeti e i suoi sostenitori, i famosi «bastardi di D'Azeglio», come li definì il reduce Curzio Suckert prima di diventare Malaparte. Sarà questa classe media impaurita, tradita e stanca - carica di rancori nei confronti del governo, dei «pescecani», dei «bolscevichi» - a costituire la prima consistente forza del fascismo. Soprattutto gli ufficiali congedati non si riconoscevano nella loro nuova esistenza: erano sulle stesse posizioni dei socialisti contro il governo, ma non si sarebbero mai potuti unire a loro. La sinistra, internazionalista per principio, derideva la patria colpendo il forte nazionalismo cresciuto nella piccola borghesia durante la guerra. Nessun dialogo sarebbe mai stato possibile.
Sarà questa classe media impaurita, tradita e stanca - carica di rancori nei confronti del governo, dei «pescecani», dei «bolscevichi» - a costituire la prima consistente forza del fascismo.
Fondati I fasci, Mussolini sapeva benissimo che gli agrari suoi finanziatori avevano motivazioni esclusivamente reazionarie e che dunque, contando solo su di loro, il fascismo sarebbe finito appena terminati gli scioperi. Fece quindi in modo che il movimento conservasse molteplici ideali politico-sociali: anni dopo persino Antonio Gramsci, dal carcere dove l'aveva chiuso il regime fascista, scrisse che il fascismo non era «soltanto un organo di combattimento della borghesia» ma «anche un movimento sociale». Arturo Carlo Jemolo, antifascista, crede che «Mussolini per larghezza di consensi, per profondità di affetti, sia stato amato come non furono né Garibaldi né Mazzini» e rifiuta «la leggenda di un Mussolini caro solo ai ricchi e ai borghesi; chi ricorda certi deliri delle masse operaie per lui, certi sdilinquimenti isterici di donne del popolo, chi nella propria cerchia rammenta i molti umili, i molti poveri che giuravano per il duce, tremavano per lui alla notizia di un attentato non può aderire a questa leggenda». Con Mussolini e attraverso Mussolini, gli italiani si sentivano per la prima volta non solo spettatori ma anche sacerdoti officianti della nuova religione della patria.
Mussolini al "passo romano".Dopo tre lustri di regime, però, il duce decise la guerra contro lo «spirito borghese, che creò le contraddizioni più evidenti del fascismo, fino a mettere in crisi il consenso di cui godeva. Un partito inizialmente formato e sostenuto in gran parte da borghesi predicava traguardi opposti alla vita borghese, la violenza invece della conciliazione, l'audacia invece della prudenza, la vita «pericolosa» invece delle sicurezze di un'esistenza tranquilla.
Un partito inizialmente formato e sostenuto in gran parte da borghesi predicava traguardi opposti alla vita borghese.
La fede si dimostra cambiando ì propri istinti, le proprie abitudini e sacrificando la ragione ai dogmi: fu questo il senso di provvedimenti irreali e insieme formalissimi che presero il nome di «fascistizzazione integrale» e furono impersonate dal caricaturale segretario del partito Achille Starace. Ma non è vero che fossero iniziative sue, come molti vollero credere, o che Mussolini le avesse adottate per scimmiottare o fare contenti gli alleati nazisti, come molti credono ancora oggi: Mussolini volle quei provvedimenti per condurre la sua guerra allo «spirito borghese».
«Il fascista imborghesito», dichiarò nel 1934, «è colui che ormai crede che non c'è più nulla da fare, che l'entusiasmo disturba, che le parate sono troppe, che è ora di assestarsi, che basta un figlio solo (...). Non escludo l'esistenza di temperamenti borghesi, nego che possano essere fascisti. Il credo del fascismo è l'eroismo, quello del borghese l'egoismo. Con questo pericolo non v'è che un rimedio: il principio della rivoluzione continua.» Mussolini ha già perduto il senso della realtà sui desideri e sulle possibilità del popolo, oltre che sui propri. La rivoluzione continua era un controsenso come l'entusiasmo perenne a cui i fasti del regime maturo avevano condannato gli italiani.
Mussolini nel 1934 disse che "il fascista imborghesito è colui che ormai crede che non c'è più nulla da fare".
Nel 1941 Mussolini sarebbe arrivato a sintetizzare in modo «definitivo» le caratteristiche del borghese: «II borghese è quella persona che sta bene ed è vile». Contro questo nemico si dettero i tre «poderosi cazzotti nello stomaco», come il duce definì l'abolizione del «lei», l'introduzione del passo romano e il razzismo. I fascisti più «religiosi» furono entusiasti anche di questi provvedimenti, ma la maggior parte della borghesia non lo fu. Le era piaciuto il fascismo perché condivideva i suoi valori (Dio, patria, famiglia), l'aveva difesa dagli attacchi del proletariato e, le si faceva credere, dagli interessi del grande capitale. Lo considerava suo per averlo sostenuto già dal 1921 (tutti si dicevano «antemarcia», come in seguito si diranno ex partigiani). Le era piaciuto essere titillata nell'orgoglio nazionalistico e lodata per il suo buon comportamento civile: non le poteva piacere, adesso, venire indicata come la bestia nera del regime, da combattere e rieducare.
Contrariamente a quel che sostiene un luogo comune, negli anni Trenta non fu la borghesia la più convinta sostenitrice del fascismo.
Starace lanciò lo slogan «Abbasso la vita comoda» ma non convinse quella borghesia che riconosceva al fascismo proprio il merito di averle assicurato una vita più comoda e tranquilla: i trasporti pubblici funzionavano, non c'erano scioperi, la piccola e grande criminalità erano ridottissime («Si poteva lasciare fuori la bicicletta e nessuno te la rubava» è una frase tra le più tipiche che si possono sentire da chi ha vissuto negli anni Trenta; non molti anni dopo, nel 1948, arrivò Ladri di biciclette di Vittorio De Sica). I borghesi non capivano perché dovessero vivere scomodamente proprio ora, quando lo stesso fascismo aveva assicurato sicurezza ei solidi buoni del tesoro. Cominciarono a prendere distanza dal regime.
Contrariamente a quel che sostiene un luogo comune, negli anni Trenta non fu la borghesia la più convinta sostenitrice del fascismo. La borghesia era più simile nella sostanza, a quella raccontata da Moravia negli Indifferenti. Il consenso religioso al regime era quello popolarissimo delle campagne e dell'ignoranza e quello ideologizzato delle città e della cultura, dei giovani, degli studenti, degli intellettuali, degli appassionati di politica che volevano partecipare alla rivoluzione. Ma gli italiani sono fedeli della domenica: nel duce avevano adorato se stessi, soddisfatti di un uomo-dio che li rappresentasse e li facesse sentire superiori e invincibili. Non si identificarono più quando quel dio perse. Dopo il distacco, intimo e segreto, della borghesia, anche la maggioranza del popolo e degli intellettuali se ne staccò. Era la stessa risposta che davano a ogni religione, a ogni Stato, a ogni re: prima il compromesso, poi il distacco, poi l'abbandono, infine la medesima derisione che in Italia circonda sempre il dio che fallisce.
Cercando di trasformare gli italiani nel breve tempo della propria vita, Mussolini li stava distruggendo.
Vent'anni di fascismo erano passati, ma né il regime né il duce avevano potuto rendere gli italiani molto diversi da quello che erano. La guerra di Mussolini contro lo «spirito borghese» era una guerra all'italiano reale, alle sue caratteristiche di fondo, che il regime aveva oscurate o limitate, e che altri periodi avevano esacerbate ed esaltate, ma che richiedono secoli per cambiare. Cercando di trasformare gli italiani nel breve tempo della propria vita, Mussolini li stava distruggendo: a metà del 1943 erano affamati, delusi, impauriti, sottomessi come mai prima. Lo stesso Mussolini, durante la guerra, ammise con Ciano che «gli italiani del 1914 erano migliori di questi di oggi. Non è un bel risultato per il Regime, ma è così». Poi a Salò, il 13 settembre 1944, disse al federale di Milano Vincenzo Costa: «Ho voluto fare di una pecora un leone. (...) Ma è rimasta una pecora belante». Esagerava, come sempre, e da buon italiano attribuiva agli altri la responsabilità delle proprie colpe e dei propri errori.
*****
E poi? La borghesia è rimasta quella che era e che abbiamo raccontato fino a qui. In più, frustrata prima dall’avere sostenuto il fascismo, dall’esserne stata rigettata e dall’avere perso la guerra, si rincantucciò tra le braccia quiete e rassicuranti della Dc, senza neanche turarsi tanto il naso. È vero, hanno continuato a esistere i grandi personaggi, come in tutte le epoche: Mattei, l'inventore della plastica, Natta, Ferrari, Cuccia, Agnelli. Ma anche loro bisognosi della Dc – il nuovo Signore - per esistere.
L’unico tentativo serio, quanto senza speranza, di abbattere il “sistema” fu il Sessantotto.
A tentare di cambiare il sistema non furono né i borghesi confluiti nel Pci (comunisti alle vongole), né le Brigate rosse, piccoli aspiranti Che o Mao fuori tempo e fuori luogo. L’unico tentativo serio, quanto senza speranza, di abbattere il “sistema” fu il Sessantotto. Il movimento studentesco italiano aveva la chiara volontà di distruggerlo ma non proponeva come sostituirlo se non con l'inattuabile democrazia diretta. Con il loro linguaggio e i loro comportamenti riuscirono appena a urtare il perbenismo borghese. La lotta all'individualismo, alla borghesia, alla famiglia, al cattolicesimo, al formalismo della morale, al socialismo o al sistema capitalista, all'oppressione della dittatura o al sistema democratico rappresentativo avevano molte buone ragioni ma anche il torto di andare contro tutto quello che costituisce gli italiani. I rivoluzionari di ogni tempo non hanno mai capito che in Italia tutto può accadere, a patto che siano gli italiani a volerlo. E questa è la rivoluzione più difficile da realizzare.
Bettino Craxi al 41° Congresso del Partito Socialista Italiano.Un altro tentativo fu quello di Craxi, che mirava a sostituire il potere democristiano e a scalzare quello dei grandi gruppi privati. Il craxismo era costituito da un eterogeneo schieramento di imprenditori spregiudicati, borghesi rampanti, intellettuali alla rincorsa del successo, faccendieri di dubbia provenienza, funzionari gratificati da incarichi e prebende, progressisti e salottieri in preda al mito dell’uomo forte. Una parte cospicua d’Italia fu sedotta dall’idea di una democrazia efficiente e dai tratti spettacolari come quelli dei congressi e delle convention socialiste, dove tutto era enorme, sfavillante, eccessivo. Una simile propensione ebbe pochi censori, e sappiamo com’è andata a finire.
L’ultimo grande borghese, oggi, è Berlusconi: capace di smuovere l'apatia della borghesia italiana ma come in una partita di calcio, vinco io o vinci tu, richiamando l’attenzione borghese sul proprio “particulare”. Nihil sub sole novum.
Suvvia, cantiamo:
Vecchia piccola borghesia
per piccina che tu sia
non so dire se…
2. Fine.
La prima puntata di "Ascesa e declino della borghesia italiana" è stata pubblicata su List il 1° marzo 2018.
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dell'offerta deve
intendersi parte integrante dei presenti termini d'uso e del connesso contratto tra il Fornitore e l'Utente.
2. Acquisto dell'abbonamento
2.1 Ai fini dell'acquisto di un Abbonamento è necessario (i) aprire un account List; (ii) selezionare un
pacchetto tra
quelli disponibili; (iii) seguire la procedura di acquisto all'interno del Sito o dell'Applicazione,
confermando la
volontà di acquistare l'Abbonamento mediante l'apposito tasto virtuale. L'Abbonamento si intende acquistato
al momento
della conferma della volontà di acquisto da parte dell'Utente; a tal fine, l'Utente accetta che faranno fede
le
risultanze dei sistemi informatici del Fornitore. La conferma vale come espressa accettazione dei presenti
termini
d'uso.
2.2 L'Utente riceverà per email la conferma dell'attivazione del Servizio, con il riepilogo delle condizioni
essenziali
applicabili e il link ai termini d'uso e alla privacy policy del Fornitore; è onere dell'Utente scaricare e
conservare
su supporto durevole il testo dei termini d'uso e della privacy policy.
2.3 Una volta confermato l'acquisto, l'intero costo dell'Abbonamento, così come specificato nel pacchetto
acquistato,
sarà addebitato anticipatamente sullo strumento di pagamento indicato dall'Utente.
2.4 Effettuando la richiesta di acquisto dell'Abbonamento, l'Utente acconsente a che quest'ultimo venga
attivato
immediatamente senza aspettare il decorso del periodo di recesso previsto al successivo articolo 4.
2.5 Per effetto dell'acquisto, l'Utente avrà diritto a fruire del Servizio per l'intera durata
dell'abbonamento;
l'Utente, tuttavia, non può sospendere per alcun motivo la fruizione del Servizio durante il periodo di
validità
dell'Abbonamento.
3. DURATA, DISDETTA E RINNOVO DELL'ABBONAMENTO
3.1 L'Abbonamento avrà la durata di volta in volta indicata nel pacchetto scelto dall'Utente (per esempio,
mensile o
annuale).
3.2 L'Abbonamento si rinnoverà ciclicamente e in modo automatico per una durata eguale a quella
originariamente scelta
dall'Utente, sino a quando una delle Parti non comunichi all'altra la disdetta dell'Abbonamento almeno 24
ore prima del
momento della scadenza. In mancanza di disdetta nel termine indicato, l'Abbonamento è automaticamente
rinnovato.
3.3 L'Utente potrà esercitare la disdetta in ogni momento e senza costi attraverso una delle seguenti
modalità:
seguendo la procedura per la gestione dell'Abbonamento all'interno del proprio profilo utente sia sul Sito
che
nell'Applicazione;
inviando una mail al seguente indirizzo: help@newslist.it.
3.4 Gli effetti della disdetta si verificano automaticamente alla scadenza del periodo di abbonamento in
corso; fino a
quel momento, l'Utente ha diritto a continuare a fruire del proprio Abbonamento. La disdetta non dà invece
diritto ad
alcun rimborso per eventuali periodi non goduti per scelta dell'Utente.
3.5 In caso di mancato esercizio della disdetta, il rinnovo avverrà al medesimo costo della transazione
iniziale, salvo
che il Fornitore non comunichi all'Utente la variazione del prezzo dell'Abbonamento con un preavviso di
almeno 30 giorni
rispetto alla data di scadenza. Se, dopo aver ricevuto la comunicazione della variazione del prezzo,
l'Utente non
esercita la disdetta entro 24 ore dalla scadenza, l'Abbonamento si rinnova al nuovo prezzo comunicato dal
Fornitore.
3.6 Il Fornitore addebiterà anticipatamente l'intero prezzo dell'Abbonamento subito dopo ogni rinnovo sullo
stesso
strumento di pagamento in precedenza utilizzato dall'Utente ovvero sul diverso strumento indicato
dall'Utente attraverso
l'area riservata del proprio account personale.
4. Recesso DEL CONSUMATORE
4.1 L'Utente, ove qualificabile come consumatore – per consumatore si intende una persona fisica che agisce
per scopi
estranei all'attività imprenditoriale, commerciale, artigianale o professionale eventualmente svolta, ha
diritto di
recedere dal contratto, senza costi e senza l'onere di indicarne i motivi, entro 14 giorni dalla data di
attivazione
dell'Abbonamento acquistato.
4.2 L'Utente può comunicare la propria volontà di recedere, inviando al Fornitore una comunicazione
esplicita in questo
senso mediante una delle seguenti modalità:
mediante raccomandata a.r. indirizzata alla sede del Fornitore;
per email al seguente indirizzo help@newslist.it;
4.3 Ai fini dell'esercizio del recesso l'Utente può, a sua scelta, utilizzare questo modulo
4.4 Il termine per l'esercizio del recesso si intende rispettato se la comunicazione relativa all'esercizio
del diritto
di recesso è inviata dall'Utente prima della scadenza del periodo di recesso.
4.5 In caso di valido esercizio del recesso, il Fornitore rimborserà all'Utente il pagamento ricevuto in
relazione
all'Abbonamento cui il recesso si riferisce, al netto di un importo proporzionale a quanto è stato fornito
dal Fornitore
fino al momento in cui il consumatore lo ha informato dell'esercizio del diritto di recesso; per il calcolo
di tale
importo, si terrà conto dei numeri o comunque dei contenuti fruiti e/o fruibili dal consumatore fino
all'esercizio del
diritto di recesso. Il rimborso avverrà entro 14 giorni dalla ricezione della comunicazione di recesso sullo
stesso
mezzo di pagamento utilizzato per la transazione iniziale.
4.6 Eventuali eccezioni al diritto di recesso, ove previste da Codice del consumo – decreto legislativo 6
settembre
2005, n. 206, saranno comunicate al consumatore in sede di offerta prima dell'acquisto.
5. Modalità di pagamento
5.1 L'Abbonamento comporta l'obbligo per l'Utente di corrispondere al Fornitore il corrispettivo nella
misura
specificata nell'offerta in relazione al pacchetto scelto dall'Utente.
5.2 Tutti i prezzi indicati nell'offerta si intendono comprensivi di IVA.
5.3 Il pagamento dei corrispettivi può essere effettuato mediante carte di credito o debito abilitate ad
effettuare gli
acquisti online. Le carte accettate sono le seguenti: Visa, Mastercard, American Express.
5.4 L'Utente autorizza il Fornitore ad effettuare l'addebito dei corrispettivi dovuti al momento
dell'acquisto
dell'Abbonamento e dei successivi rinnovi sulla carta di pagamento indicata dallo stesso Utente.
5.5 Il Fornitore non entra in possesso dei dati della carta di pagamento utilizzata dall'Utente. Tali dati
sono
conservati in modo sicuro dal provider dei servizi di pagamento utilizzato dal Fornitore (Stripe o il
diverso provider
che in futuro potrà essere indicato all'Utente). Inoltre, a garanzia dell'Utente, tutte le informazioni
sensibili della
transazione vengono criptate mediante la tecnologia SSL – Secure Sockets Layer.
5.6 È onere dell'Utente: (i) inserire tutti i dati necessari per il corretto funzionamento dello strumento
di pagamento
prescelto; (ii) mantenere aggiornate le informazioni di pagamento in vista dei successivi rinnovi (per
esempio,
aggiornando i dati della propria carta di pagamento scaduta in vista del pagamento dei successivi rinnovi
contrattuali).
Qualora per qualsiasi motivo il pagamento non andasse a buon fine, il Fornitore si riserva di sospendere
immediatamente
l'Abbonamento fino al buon fine dell'operazione di pagamento; trascorsi inutilmente 3 giorni senza che il
pagamento
abbia avuto esito positivo, è facoltà del Fornitore recedere dal contratto con effetti immediati.
Pagamenti all'interno dell'applicazione IOS
5.7 In caso di acquisto dell'Abbonamento mediante l'Applicazione per dispositivi IOS, il pagamento è gestito
interamente
attraverso la piattaforma App Store fornita dal gruppo Apple. Il pagamento del corrispettivo è
automaticamente
addebitato sull'Apple ID account dell'Utente al momento della conferma dell'acquisto. Gli abbonamenti
proposti sono
soggetti al rinnovo automatico e all'addebito periodico del corrispettivo. L'Utente può disattivare
l'abbonamento fino a
24h prima della scadenza del periodo di abbonamento in corso. In caso di mancata disattivazione,
l'abbonamento si
rinnova per un eguale periodo e all'Utente viene addebitato lo stesso importo sul suo account Apple.
L'Utente può
gestire e disattivare il proprio abbonamento direttamente dal proprio profilo su App Store. Per maggiori
informazioni al
riguardo: https://www.apple.com/it/legal/terms/site.html. Il Fornitore non è responsabile per eventuali
disservizi della
piattaforma App Store.
6. Promozioni
6.1 Il Fornitore può a sua discrezione offrire agli Utenti delle promozioni sotto forma di sconti o periodi
gratuiti di
fruizione del Servizio.
6.2 Salvo che non sia diversamente specificato nella pagina di offerta della promozione, l'adesione a una
promozione
comporta, alla sua scadenza, l'attivazione automatica del Servizio a pagamento con addebito periodico del
corrispettivo
in base al contenuto del pacchetto di volta in volta selezionato dall'Utente.
6.3 L'Utente ha la facoltà di disattivare il Servizio in qualunque momento prima della scadenza del periodo
di prova
attraverso una delle modalità indicate nel precedente articolo 3).
7. Obblighi e garanzie dell'Utente
7.1 L'Utente dichiara e garantisce:
- di essere maggiorenne;
- di sottoscrivere l'Abbonamento per scopi estranei ad attività professionali, imprenditoriali, artigianali
o commerciali
eventualmente svolte;
- che tutti i dati forniti per l'attivazione dell'Abbonamento sono corretti e veritieri;
- che i dati forniti saranno mantenuti aggiornati per l'intera durata dell'Abbonamento.
7.2 L'Utente si impegna al pagamento del corrispettivo in favore del Fornitore nella misura e con le
modalità definite
nei precedenti articoli.
7.3 L'Utente si impegna ad utilizzare l'Abbonamento e i suoi contenuti a titolo esclusivamente personale, in
forma non
collettiva e senza scopo di lucro; l'Utente è inoltre responsabile per qualsiasi uso non autorizzato
dell'Abbonamento e
dei suoi contenuti, ove riconducibile all'account dell'Utente medesimo; per questo motivo l'Utente si
impegna ad
assumere tutte le precauzioni necessarie per mantenere riservato l'accesso all'Abbonamento attraverso il
proprio account
(per esempio, mantenendo riservate le credenziali di accesso ovvero segnalando senza ritardo al Fornitore
che la
riservatezza di tali credenziali risulta compromessa per qualsiasi motivo).
7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.