27 Ottobre

Avanti è rimasto indietro

Speciale. Lettura critica del volume più anticipato e meno recensito nella storia dell'editoria italiana. Il libro di Matteo Renzi. Più che un memoriale è un'altra occasione persa

Winston Churchill all'inizio del Novecento era lo scrittore più pagato d'Inghilterra. Neanche trentenne - lo ricorda Boris Johnson in una bella biografia intitolata "The Churchill Factor" pubblicata da Riverhead Books - Churchill aveva già scritto cinque best-seller, incassato 250 sterline al mese (circa 10 mila sterline oggi) per la copertura della guerra dei Boeri e preso l'astronomica cifra di 8 mila sterline dell'epoca per scrivere la biografia del padre. Del padre, non la sua. Churchill a quell'età era già una star, aveva rischiato la vita un bel paio di volte in battaglia, aveva cavalcato, sparato, raccontato un Altro Mondo, i suoi libri e reportage facevano parte dell'immaginario degli inglesi e il suo destino politico, quello del campione della libertà, non era scritto nei libri, ma nelle azioni. 

 

Un politico con in testa una carriera (anche) da memorialista - per soprammercato di se stesso - dovrebbe prima fare un giro nella macchina narrativa di Winston Churchill e farsi almeno due domande: ho qualcosa di veramente importante da dire? so scrivere quello che voglio dire? Matteo Renzi non si è posto il quesito e il risultato è "Avanti", un libro che dovrebbe raccontare "perché l'Italia non si ferma" e in realtà spiega in un involontario coming-out psicologico quali sono le ragioni per cui Renzi non si ferma a pensare a quello che sta facendo. Renzi ha un solo obiettivo: occupare lo spazio della comunicazione. Nel libro non dice quasi niente, ma occupa benissimo il campo da gioco dei media con la pronta collaborazione dei giornali in cerca non di contenuti ma di pop politics e buone relazioni di potere. L'esito finale è che il libro del segretario del Pd ha già stabilito un record: è il volume più anticipato e meno recensito nella storia di tutta la saggistica italiana. ...


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