22 Dicembre
Avviso di Draghi: "Il mio destino non conta"
Il premier durante la conferenza stampa di fine anno. Sembra il preludio di un addio al governo che ha costruito condizioni "indipendentemente da chi ci sarà". Emerge lo scenario peggiore, via Mattarella e via anche il premier. Per lui è finita la corsa al Quirinale? Non ancora
Che succede? Mentre scrivo è in corso la conferenza stampa di fine anno del presidente del Consiglio, Mario Draghi. Solo un paio di flash, ci torneremo con calma, per un esame del detto e soprattutto del non detto. Draghi ha lasciato sul tavolo dei partiti questa frase: "Il mio destino personale non conta assolutamente niente, non ho particolari aspirazioni di un tipo o di un altro, sono un uomo e un nonno al servizio delle istituzioni". Fate quello che volete... ma non troppo. Ha ribadito la formula della vita (e della morte) di qualsiasi governo: "È il Parlamento che decide la vita del Governo, l'ha decisa quest'anno e la deciderà sempre, lo prevede la Costituzione. I risultati ottenuti sono stati possibile perché c'è il Parlamento". Fine della corsa al Quirinale? Macché e soprattutto attenzione, Colle o no, Draghi potrebbe non esserci più, leggere bene questo avviso: "Abbiamo conseguito 3 grandi risultati: siamo uno dei Paesi più vaccinati, abbiamo consegnato in tempo il Pnrr e abbiamo raggiunto i 51 obiettivi. Il governo ha creato queste condizioni indipendentemente da chi ci sarà". E poi l'auspicio: "È essenziale, per continuare l'azione di contrasto della pandemia, di rilancio della crescita e l'attuazione del Pnnr, che la legislatura vada avanti fino al suo termine naturale". Quindi scadenza nel 2023, con o senza Draghi che potrebbe andare a fare il Presidente della Repubblica, o altro o anche... "il nonno". Siamo al vecchio Totocalcio, schema da tripla: 1 x 2. Sono i bagliori di uno scenario che abbiamo avanzato qui su List: via Mattarella, bruciato Draghi e perso anche il premier che si chiama sempre Draghi. Sarebbe un risultato spaziale, degno di questo Parlamento.
Draghi ha detto altro? Il governo rotola, rimbalza, balla sul come arginare l'ondata di Omicron, dunque Draghi spiega si useranno le mascherine all'aperto...
Che succede? Mentre scrivo è in corso la conferenza stampa di fine anno del presidente del Consiglio, Mario Draghi. Solo un paio di flash, ci torneremo con calma, per un esame del detto e soprattutto del non detto. Draghi ha lasciato sul tavolo dei partiti questa frase: "Il mio destino personale non conta assolutamente niente, non ho particolari aspirazioni di un tipo o di un altro, sono un uomo e un nonno al servizio delle istituzioni". Fate quello che volete... ma non troppo. Ha ribadito la formula della vita (e della morte) di qualsiasi governo: "È il Parlamento che decide la vita del Governo, l'ha decisa quest'anno e la deciderà sempre, lo prevede la Costituzione. I risultati ottenuti sono stati possibile perché c'è il Parlamento". Fine della corsa al Quirinale? Macché e soprattutto attenzione, Colle o no, Draghi potrebbe non esserci più, leggere bene questo avviso: "Abbiamo conseguito 3 grandi risultati: siamo uno dei Paesi più vaccinati, abbiamo consegnato in tempo il Pnrr e abbiamo raggiunto i 51 obiettivi. Il governo ha creato queste condizioni indipendentemente da chi ci sarà". E poi l'auspicio: "È essenziale, per continuare l'azione di contrasto della pandemia, di rilancio della crescita e l'attuazione del Pnnr, che la legislatura vada avanti fino al suo termine naturale". Quindi scadenza nel 2023, con o senza Draghi che potrebbe andare a fare il Presidente della Repubblica, o altro o anche... "il nonno". Siamo al vecchio Totocalcio, schema da tripla: 1 x 2. Sono i bagliori di uno scenario che abbiamo avanzato qui su List: via Mattarella, bruciato Draghi e perso anche il premier che si chiama sempre Draghi. Sarebbe un risultato spaziale, degno di questo Parlamento.
Draghi ha detto altro? Il governo rotola, rimbalza, balla sul come arginare l'ondata di Omicron, dunque Draghi spiega si useranno le mascherine all'aperto (ci sono le ordinanze, lasciamo perdere il risultato sul piano dell'enforcement e poi una società che vieta alla fine ottiene disobbedienza) in maniera generalizzata visto che "oggi son previste" solo "in caso di grandi assembramenti" e l'uso "di mascherine FFp2 , in particolare in certi ambienti chiusi" (cosa che avviene già, questo non impedisce a Omicron di circolare, la vita non prevede la maschera perenne e la respirazione asettica). Draghi aggiunge quello che sarebbe un grave errore: "Non è esclusa l'applicazione del tampone" perché "c'è un periodo nel green pass in cui la protezione delle prime due dosi decresce e la terza non è ancora stata fatta. In quel periodo è utile tampone". Dunque sei vaccinato due volte, hai fatto il tuo dovere, attendi il terzo vaccino e ti devi anche tamponare. Splendido manifesto per i No Vax.
Omicron avanza e i governi hanno due modi per affrontarlo: ricordarsi in quale abisso eravamo un anno fa (e dunque usare la testa), oppure dimenticarsi come eravamo (rinchiusi e senza vaccini), farsi rapire dalla paura e andare in lockdown. Nel primo caso si prende atto della presenza del virus e si impara a conviverci (accettando i rischi e il fatto che chi non si vaccina sa a cosa può andare incontro, ignorantia non excusat), nel secondo si sventola bandiera bianca e si sprofonda nella depressione economica e psicologica. Questa seconda tentazione è presente in molti governi, soprattutto quelli che si sono fatti dominare dai virologi del mattino e della sera (double face e più che doppi nelle loro analisi), rinunciando alla scelta politica e alla fine con una quota di vaccinati bassa. Su questo punto è arrivata una decisione importante del governo americano. È una scelta che (forse) non passerà inosservata a Palazzo Chigi. Facciamo il nostro giro di giostra, seguite il titolare di List.
01
Biden non chiude l'America: "Niente panico"
Domani vedremo le decisioni che prenderà il governo Draghi, intanto registriamo il fatto che il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha escluso i lockdown e lasciato lo spazio aereo americano aperto, decisione saggia. Nessuno può permettersi di chiudere l'economia, tanto meno di fermare i viaggi e il commercio internazionale, siamo in un'altra fase della pandemia e gli americani si comportano di conseguenza. Nel 2022 si vota, le elezioni di medio-termine sono uno spartiacque, i sondaggi di Biden sono pessimi, un lockdown sarebbe la distruzione di ogni speranza. A Roma c'è ancora nel governo un residuato sulfureo dell'era Conte, tanto che a un certo punto ha cominciato a circolare nei corridoi di Palazzo Chigi l'alzata d'ingegno di sottoporre a tampone i vaccinati, un boomerang, il miglior manifesto per i No Vax. Il tema sembrava accantonato, Draghi stamattina lo ha fatto riemergere, confidiamo nell'equilibrio fin qui mostrato dal premier. Non ci resta che attendere.
Il tema è la convivenza con il virus, ogni altra idea è un rientro nell'incubo. Omicron è una variante contagiosa, non c'è alcun dubbio, i numeri parlano da soli, ma è altrettanto vero che la mortalità è bassa, il numero di persone in terapia intensiva è di gran lunga inferiore al passato e il rischio zero perdite non esiste in natura, dunque o si accetta il fatto che la pandemia va trattata come un fenomeno quotidiano oppure non si uscirà mai da un'eterna emergenza. Non ci sono alternative al piano A, perché il piano B è la morte sociale.
02
Wall Street incassa la fiducia e riparte
La Borsa come sempre registra con puntualità i passi avanti e quelli indietro, gli scossoni e gli aggiustamenti, le idee balzane e i ripensamenti. Così Wall Street ieri dopo lo scivolone di lunedì, causato dalle incertezze mostrate dai governi di fronte all'ascesa di Omicron, ha cambiato marcia e ripreso a correre, il Dow Jones ha guadagnato 560 punti, l'indice S&P 500 ha toccato quota +1,8%.
Dopo tre sedute consecutive con il segno meno, si riparte. Bene il prezzo del petrolio, significa che il mercato crede nella ripresa economica, ecco la curva del Brent di nuovo a quota 74 dollari:
La seduta di oggi s'annuncia prudente. In America il 2021 è stato un anno di ripresa, con milioni di nuovi posti di lavoro creato, bassa disoccupazione (c'è scarsità di lavoratori in molti settori), sussidi da helicopter money (e dunque buste paga più alte per chi vuole lavorare), Wall Street che frantuma tutti i record. Un rimbalzo che combinato con una situazione di scarsità di materie prime, mosse maldestre dei governi sulle politiche energetiche in chiave green, sfide geopolitiche vecchie e nuove, strozzature nel sistema del commercio mondiale, prezzo del gas a livelli stellari (siamo al record assoluto), ha condotto a un'impennata dell'inflazione. Siamo nel periodo delle feste, date un'occhiata al costo dei cibi tradizionali del vostro pranzo di Natale e della cena di fine anno. In Europa i governi si preoccupano molto per Omicron e ben poco del costo della vita, dell'aumento reale dei prezzi (che a quanto pare gli attuali modelli econometrici non riescono a misurare, non sono affidabili, basta vedere la non proprio brillante prova data da Bankitalia che dopo soli sei mesi ha raddoppiato le stime di crescita dell'inflazione per il 2022 - a cosa stavano guardando? che scenari leggono?), dell'inflazione che ha effetto drammatici sui bilanci delle famiglie e di una bolletta energetica che sarà indimenticabile. Qui l'errore del governo c'è, è grande, non hanno capito che cosa stava accadendo, accecati dall'ecologismo che in un lampo diventa un egoismo verde che pagheranno quelli che sono al verde, i poveri.
La variante Omicron è il ceppo dominante del coronavirus negli Stati Uniti, rappresenta il 73% dei casi, una settimana fa era al 13%. Panico? No, ci sono i vaccini e sono un ottimo scudo: Moderna ha comunicato che la terza dose aumenta di ben 37 volte gli anticorpi contro Omicron. La Food and Drug Administration sta per dare il via libera alle pillole anti-Covid di Merck e Pfizer, un altro passo avanti. Poi sono arrivate le parole di Biden che finalmente ne azzecca una, parla alla nazione dalla Casa Bianca e usa il tono giusto: "Niente panico per la nuova variante. Non è come nel marzo 2020, ora noi siamo pronti". Appello agli americani: "Vaccinarsi è un dovere patriottico". Buon Natale e vai con un po' di fiducia che serviva ai mercati, agli americani, al mondo intero perché gli Stati Uniti continuano a essere un punto di riferimento, perfino in tempi di leadership deboli e ondivaghe.
03
L'America e il mondo. Blinken fa il punto del 2021
Un anno di politica estera americana, un anno pericoloso, con un caotico e tragico ritiro dall'Afghanistan dopo un'occupazione durata 20 anni, un sempre più duro confronto con la Cina nel Pacifico e tensioni enormi con la Russia nel cuore dell'Europa, un paese dilaniato dal conflitto interno tra la Red Nation e lo Stato etico delle Culture Wars. Antony Blinken ha parlato di tutto questo con i giornalisti al Dipartimento di Stato, la sua sintesi del 2021 è che gli Stati Uniti stanno "ricostruendo i fondamenti della politica estera" americana dopo l'era Trump. A dire il vero, su questo primo punto, la continuità tra le due amministrazioni è grande, basta pensare al duro confronto con Pechino, al ritiro da Kabul (che voleva anche Trump tanto che il negoziato con i Talebani fu chiuso dal suo esecutivo), alla strategia di competizione con l'Europa a cominciare dal settore della Difesa (il caso dei sommergibili nucleari, l'accordo Aukus con l'Australia che ha soffiato la fornitura miliardaria alla Francia). Blinken cerca di vendere un'idea originale che non c'è, ma è un professionista che da solo tiene in piedi una politica che barcolla tra le dichiarazioni di multilateralismo e i fatti unilaterali delle decisioni concrete della Casa Bianca.
Blinken rivendica il ritorno americano agli accordi di Parigi sul clima, l'appoggio di 136 paesi alla Global Minimum Tax, sono spunti retorici buoni per un discorso di fine anno, ma nella sostanza Biden sta chiedendo ai paesi produttori di gas e petrolio di aumentare l'export per abbassare il prezzo, mentre sulla tassazione globale il governo americano resta il più grande difensore del sistema di multinazionali no border che ha la testa negli Stati Uniti e i tentacoli in tutto il mondo. "Il mondo non si organizza da solo: quando non siamo impegnati, quando non guidiamo, allora succede che o qualche altro Paese cerca di prendere il nostro posto, ma probabilmente non in modo da promuovere i nostri interessi e valori, oppure nessuno lo fa, e allora si ottiene il caos", dice Blinken.
Il caos dell'Afghanistan di chi è? La risposta del segretario di Stato è tutta ripiegata all'interno, comprensibile, la devastazione dei Talebani non trova casa nella narrazione di Blinken: "Sapevo che sarebbe stato difficile, ma è anche a prima volta in 20 anni che nessun soldato americano trascorrerà le festività in Afghanistan e non manderemo una terza generazione di soldati americani a combattere e morire lì". Sembra Trump, ma se l'avesse detto The Donald, la stampa intelligente sarebbe insorta contro l'uomo che ha lasciato uomini, donne e bambini nelle mani dei tagliagole. Così va il mondo.
04
L'Italia e il mondo. Il discorso di Draghi agli Ambasciatori d'Italia
Il presidente del Consiglio Mario Draghi è intervenuto ieri alla XIV° Conferenza degli Ambasciatori e delle Ambasciatrici d’Italia nel mondo. Pubblichiamo il discorso integrale del premier, è un documento che serve a orientarsi in un mondo che la pandemia ha cambiato per sempre, abbiamo intrapreso un nuovo viaggio.
Il premier Mario Draghi e il ministro degli Esteri Luigi Di Maio (Foto Ansa).di Mario Draghi
Segretario Generale,
Ambasciatrici e Ambasciatori,
È un grande piacere essere qui oggi alla vostra Conferenza annuale. Ringrazio il Ministro Di Maio anche per le parole quasi eccessive che mi ha rivolto poco fa e il Segretario Generale per l’invito. E ringrazio tutti voi per il lavoro che svolgete ogni giorno, con professionalità, dedizione, senso dello Stato. Al servizio delle istituzioni, delle realtà produttive, della società civile. Soprattutto - a servizio di tutti, tutti i cittadini.
Voglio ricordare il vostro collega, l’Ambasciatore Luca Attanasio, ucciso brutalmente nella Repubblica Democratica del Congo con il carabiniere Vittorio Iacovacci e l’autista Mustapha Milàmbo. Sono morti semplicemente per aver fatto il loro lavoro, in un contesto molto difficile, come quello in cui operano molti di voi. Ai loro cari va la mia più sentita vicinanza. Auspico che venga fatta finalmente luce sul loro assassinio, e che si accertino prontamente tutte le responsabilità.
Gli ultimi due anni sono stati difficili per il nostro Paese, come per il resto del mondo. Mi riferisco ovviamente alla pandemia e alla crisi economica. Entrambe hanno colpito specialmente i più deboli. Ma, in questi mesi, l’Italia ha dimostrato, ancora una volta, di saper reagire alle crisi più dure con coraggio, determinazione, unità. Medici, infermieri, volontari hanno somministrato oltre 106 milioni di dosi di vaccino – uno sforzo senza precedenti nella storia recente. L’economia è in ripresa, grazie all’impegno di lavoratori e imprenditori. E l’Italia ha avuto un ruolo centrale sulla scena internazionale.
L’attività di Governo dal punto di vista della politica estera è stata molto intensa, e per questo voglio ringraziare il Ministro Di Maio e tutti voi diplomatici. Sotto la presidenza italiana, il G20 ha fatto passi avanti molto significativi sul fronte della tassazione globale- grazie ministro Franco- della distribuzione di vaccini, della lotta al cambiamento climatico.
Abbiamo organizzato un vertice straordinario sull’Afghanistan, per coordinare una risposta comune sui temi degli aiuti umanitari, della lotta al terrorismo, della mobilità. Nonostante questo vertice, come leggiamo oggi sui giornali, la crisi umanitaria che si sta sviluppando in Afghanistan diventa sempre più grave.
Il nostro è stato un multilateralismo efficace, che parte dalla consapevolezza che i fenomeni globali richiedono risposte collettive.
A livello bilaterale, voglio ricordare il Trattato del Quirinale che abbiamo firmato il 26 novembre e che segna un momento storico nelle relazioni tra Italia e Francia. E il lavoro su quello che è stato chiamato il “piano di azione” che abbiamo avviato con la Germania e che porterà a un maggior coordinamento politico tra i due Paesi. Grazie alla politica estera l’Italia è più forte, più influente, più credibile.
Lo stesso spirito di collaborazione, la stessa determinazione, lo stesso orgoglio di rappresentare l’Italia ci deve accompagnare anche il prossimo anno.
Abbiamo davanti sfide significative, da cui dipende la nostra credibilità davanti ai cittadini e ai nostri partner. La prima sfida è l’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Nei prossimi cinque anni, dobbiamo investire 191,5 miliardi di euro, a cui si aggiungono altri fondi per un totale di 235 miliardi. Ci siamo impegnati a ridurre i divari territoriali, generazionali, di genere; ad accelerare la transizione digitale e quella ecologica; a migliorare la scuola e rafforzare la sanità; e a riformare in modo profondo l’economia, per rilanciare la produttività, semplificare la burocrazia, favorire l’innovazione.
Il PNRR non è il Piano di rilancio di questo Governo. È il Piano di rilancio di tutto il Paese.
E spetta a tutti – politici, funzionari, imprenditori, parti sociali – contribuire alla sua realizzazione in modo rapido, efficiente, onesto.
L’altra priorità è la gestione della nuova fase della crisi sanitaria. La campagna di vaccinazione ci ha permesso di salvare vite e di riaprire l’economia, le scuole, i luoghi della nostra socialità. L’arrivo della stagione invernale, la diffusione della variante Omicron ci obbligano però alla massima cautela nella gestione dei prossimi mesi. Il contrasto alla pandemia non è una questione soltanto interna, ma un tema centrale per la politica estera. Durante la presidenza del G20, abbiamo incoraggiato la comunità globale a “vaccinare il mondo”, per aiutare i cittadini dei Paesi più vulnerabili e ridurre il rischio di nuove varianti.
Il Global Health Summit dello scorso maggio a Roma ha visto i Paesi più ricchi e le case farmaceutiche impegnarsi a donare un numero considerevole di dosi. Dobbiamo mantenere queste promesse e assicurarci che i vaccini arrivino a chi ne ha bisogno. L’Italia sostiene l’ambizione di vaccinare il 70% della popolazione di tutti i Paesi entro metà del 2022. Quest’obiettivo ora deve essere raggiunto.
La lotta al cambiamento climatico richiede sforzi notevoli sul piano interno e internazionale. Gli impegni che abbiamo preso come Unione europea ci obbligano ad agire su più fronti.
Dobbiamo fare in modo che la transizione ecologica sia un’opportunità;
Che le nostre imprese siano in grado di gestire queste profonde trasformazioni;
Che i lavoratori siano formati adeguatamente per i lavori che verranno;
E che i cittadini, soprattutto i più deboli, siano sostenuti nel far fronte ai costi della transizione. Senza coesione sociale non riusciremo a fare progressi su quasi nessun fronte.
Allo stesso tempo, è essenziale continuare a impegnarci perché tutti i Paesi partecipino al processo di decarbonizzazione.
Questo può procedere con velocità diverse, a seconda del livello di sviluppo economico dei singoli Stati, ma deve partire al più presto ovunque. Dobbiamo ribadire l’impegno, preso al G20 di Roma, di contenere il riscaldamento globale entro un grado e mezzo e raggiungere la neutralità climatica intorno alla metà del secolo. Il settore privato può contribuire in maniera decisiva a questo obiettivo, come è emerso dalla COP26 di Glasgow. E dobbiamo coinvolgere i giovani, i veri protagonisti di questo cambiamento. La conferenza “Youth4Climate” di Milano è stata un modello di partecipazione ai processi negoziali e vogliamo si ripeta anche in futuro.
Anche l’anno prossimo ci vedrà pienamente coinvolti nella gestione delle principali crisi internazionali.
L’Italia è da sempre impegnata a facilitare i processi democratici, promuovere la cooperazione internazionale, difendere la pace.
Per il nostro Paese, la tutela dei diritti umani e delle libertà fondamentali è una priorità assoluta. A questo proposito, voglio ricordare gli uomini e le donne che partecipano alle Missioni all’estero civili e militari con coraggio e spirito di sacrificio. A tutti loro va il più sentito ringraziamento del Governo e il mio personale.
In Libia, dobbiamo proseguire con il nostro impegno per la piena stabilizzazione del Paese, seguendo il percorso tracciato dalle Nazioni Unite. È un processo che deve rimanere a guida libica, che la comunità internazionale deve sostenere e accompagnare.
Nonostante il rinvio del voto del 24 dicembre, è importante che ci siano quanto prima elezioni libere, credibili e inclusive che possano unire il Paese e portare a una pace duratura.
La stabilizzazione della Libia è fondamentale anche per il controllo dei flussi migratori. Nei mesi scorsi siamo riusciti a riportare questo tema al centro dell’agenda europea. Ora è essenziale che l’Unione europea adotti una gestione condivisa, umana e sicura - all’altezza dei nostri valori. Servono corridoi umanitari dai Paesi terzi verso l’Europa che impegnino anche altri Paesi europei, non solo l’Italia.
E servono accordi di rimpatrio giusti ma efficaci. Anche in questo, l’Unione europea può svolgere un ruolo di guida.
Siamo altrettanto determinati a ridurre le contrapposizioni sempre più evidenti ai confini orientali dell’Europa.
Mi riferisco alle tensioni in Ucraina con la Russia, e la crisi al confine tra Polonia e Bielorussia. Dobbiamo essere fermi nel condannare qualsiasi provocazione. L’utilizzo dei migranti come strumento di pressione geopolitica è inaccettabile. Allo stesso tempo, dobbiamo proseguire con il dialogo, a livello bilaterale e anche al livello multilaterale.
Davanti a questi scenari, serve accelerare verso una difesa europea, complementare alla NATO. La Bussola Strategica che ci apprestiamo ad adottare è un primo passo, a cui deve seguire un impegno ancora maggiore in termini di capacità militari e risorse finanziarie. Dobbiamo costruire una politica estera chiara e più forte, dotata di meccanismi decisionali efficaci - a partire dal superamento del principio di unanimità. All’interno di queste alleanze, il rapporto con gli Stati Uniti è e rimarrà centrale.
Voglio concludere rinnovando il mio apprezzamento per il vostro impegno. E lasciarvi con un invito a valorizzare ulteriormente il ruolo delle donne nella diplomazia. Il raggiungimento di una effettiva parità di genere è un obiettivo che dobbiamo perseguire ovunque - nel settore pubblico e privato. So che questa Amministrazione si sta operando in questo senso.
Vi incoraggio a fare ancora di più. Grazie e tanti auguri di buon Natale e di buon anno.
***
E il Quirinale? Suvvia, non è il momento di perderci nello zero assoluto di un dibattito che pesta ogni giorno l'acqua, ora tocca al panettone, poi al cenone, infine arriva la Befana. C'è tempo per parlare dell'elezione del prossimo Presidente della Repubblica. Dal loggione si leva una voce: eh no, titolare, che facciamo ora? Uno straordinario salto indietro nel tempo, ho un indirizzo speciale da visitare, andiamo a Mosca e poi a Madrid, storia intrigante.
05
È Natale, finisce l'Unione Sovietica. La grande storia
Il 25 dicembre del 1991 l'ultimo leader dell'Unione Sovietica, Michail Gorbaciov, si dimette, nasce la Federazione Russa. Trent'anni fa, un ricordo vivissimo, ero un ragazzino che cominciava a zappare la Vigna del Signore, trepidavo (ancora, sempre, fino all'ultimo mio giorno di vita sarò un cronista) per questo mestiere che tanto mi ha tolto ma tantissimo mi ha dato. Trent'anni fa, crolla l'Urss, la Rivoluzione d'Ottobre rotola nella polvere. Un passaggio che apre il cancello della storia al "corvo bianco", Boris Eltsin, e poi all'uomo del Cremlino che oggi custodisce la valigetta con i codici nucleare, lo scacchista della geopolitica, Vladimir Putin.
Storia, archivi, la lettura delle carte. Il National Security Archive ha pubblicato una serie di eccezionali documenti inediti su quel passaggio, la caduta dell'Unione Sovietica, su come fu vissuta dagli americani - preoccupati per la sorte dell'arsenale nucleare di Mosca - sulla transizione sovietica durante la quale vi fu una girandola di colloqui diplomatici e militari di enorme importanza storica. Gli americani temevano lo scenario di una "Yugoslavia con le armi nucleari", la disintegrazione dell'impero sovietico e il pulsante della bomba atomica in mano a forze incapaci di autocontrollo.
Un documento è incredibile per la puntualità dell'analisi, quello relativo a un incontro tra il segretario di Stato americano James Baker e Alexander Yakovlev, principale collaboratore di Yeltsin, in cui il politico americano predice con estrema precisione la dissoluzione dell'Unione Sovietica "in tre o quattro mesi".
Il documento proviene dagli archivi di Stato della Federazione Russa, è il racconto fatto da Yakovlev dopo il colloquio con Baker, dove l'obiettivo dell'americano è quello di "mantenere l'integrità dell'Unione" con due mosse essenziali: la prima, negoziare subito un accordo economico per cominciare la transizione accelerata verso "un'economia di mercato", un piano "senza indulgenze o deviazioni di alcun tipo dai principi del mercato", attuato secondo "le raccomandazioni del Fondo monetario internazionale e della Banca mondiale, e per cooperare con loro. Quando tutto questo accadrà, l'Occidente in generale e gli Stati Uniti in particolare potranno iniziare a fornire l'assistenza, per la quale sono, in linea di principio, pronti".
Il secondo punto che per Baker era necessario nella ricostruzione di Yakovlev è il problema politico delle repubbliche: "Le relazioni all'interno dell'Unione dovranno essere risolte. Capiamo, ha detto James Baker, che questo è molto più difficile e richiederà tempo; e che l'economia dovrebbe venire prima. Ma anche qui si dovrebbe iniziare presto qualche azione, altrimenti l'interesse delle repubbliche a preservare i legami dell'Unione, che stanno dimostrando ora, comincerà a diminuire sotto l'influenza della situazione economica e dell'instabilità politica; questi legami si disintegreranno, e sarà impossibile tenerli insieme: arriverà la variante jugoslava".
Baker assicura l'arrivo degli aiuti americani, a patto che si passi subito verso "un'economia di mercato" e lo si faccia in fretta: "Nel corso della conversazione, James Baker è tornato più volte a sottolineare la necessità di un rapido accordo economico e politico sulla nuova struttura dell'Unione. Accogliamo con favore le prospettive aperte dalla rivoluzione in URSS, ha ripetuto, ma l'Unione Sovietica non ha più di due o tre mesi prima dell'inizio della sua disintegrazione irreversibile. Dopo che le repubbliche saranno costrette ad agire indipendentemente, se ciò accadrà, sarà difficile ricomporle di nuovo. Per ora, tutti, anche l'Ucraina, sono favorevoli alla conclusione di un accordo economico, a condizione che gli aiuti provenienti dall'esterno siano distribuiti in modo equo tra le repubbliche. Alcune delle loro preoccupazioni, in particolare in Ucraina, sono state causate da ciò che percepiscono come una tendenza russa a dominare sul centro. Prima si conclude un'unione economica, più bassi saranno i costi del separatismo e del nazionalismo, anche se le repubbliche otterranno la piena indipendenza politica".
Il riferimento all'Ucraina, introduce l'antica questione di Kiev mai risolta - e soprattutto mai compresa a fondo dall'Occidente che ha tutti gli elementi squadernati - la sua centralità nel pensiero di Mosca, ieri e oggi. Un altro documento pubblicato dal National Security Archive è illuminante in questo senso, è la sintesi di un incontro a Madrid, a tavola ci sono il re di Spagna Juan Carlos, il premier spagnolo Felipe Gonzalez, il presidente americano George Bush e il presidente russo Michail Gorbaciov che informa i presenti sulle mosse di Yeltsin (che considera inaffidabile, ma insostituibile) e a un certo punto parla della delicatissima situazione dell'Ucraina e del Kazakistan.
Gorbaciov - Sono convinto che il popolo di una repubblica multietnica come l'Ucraina prenderà alla fine una decisione a favore dell'Unione, perché non possiamo semplicemente separarci gli uni dagli altri in un paese dove 75 milioni di persone vivono al di fuori delle loro unità etniche. Ci sono 15 milioni di russi in Ucraina, secondo le stime più prudenti. Solo il 40% del Kazakistan è kazako.
Juan Carlos - Solo?
Gonzalez - Il Kazakistan in quanto tale è solo un'assurdità.
Gorbaciov - A parte l'Unione, sì. Ed è per questo che Nazarbayev (primo ministro del Kazakistan dal 1984, figura "eterna" del regime, oggi presidente del Consiglio di sicurezza, il capo delle forze armate, ndr) è fermamente a favore dell'Unione. Non abbiamo mai avuto confini interni. Come è possibile dividersi, come si fa a tagliare tutto? L'Ucraina nella sua forma attuale è emersa solo perché i bolscevichi non avevano la maggioranza nella Rada, e hanno aggiunto Kharkov e Donbass all'Ucraina. E Khrushchev passò la Crimea dalla Russia all'Ucraina come gesto fraterno. E quando si iniziò a parlare della secessione dell'Ucraina, allora iniziò un potente movimento contro questo nel Donbass, nel sud, e in Crimea. La Crimea alla fine ha preso la decisione che o l'Ucraina sarà nell'Unione, o torneremo alla Russia. Kravchuk è andato in Crimea, ha cercato di calmarli. La situazione è resa ancora più difficile dalle incaute dichiarazioni di Eltsin e della sua cerchia sui confini e le rivendicazioni territoriali. Questo è un argomento esplosivo.
"Un argomento esplosivo". Come vedete, la storia non tira mai le sue frecce a caso, qui emergono scenari che sono familiari ai lettori di List: l'Ucraina, il Donbass, la Crimea, i confini. Passaggio denso, carico di significato, un'anticipazione del tempo. Era il 29 ottobre del 1991, a Madrid si sperava di porre la prima pietra per la "fine della Guerra Fredda". I fatti erano ai blocchi di partenza per scattare, diventare futuro, il nostro presente.
***
Come chiudiamo questo numero di List? Con un volo nel racconto, lasciamoci trasportare dalla magia di un film.
06
È stata la mano di Dio nella short list per l'Oscar
"È stata la mano di Dio" di Paolo Sorrentino è entrato nella short list dei 15 migliori film internazionali in corsa per gli Oscar 2022. Vincerà? Non è poi così importante, perché il film è bellissimo, l'ho visto nella stessa ora (impossibile) in cui scrivo questo zibaldone, con tutta la notte addosso, la pelle di una creatura da allunaggio, mentre le immagini del golfo brillano, città che non finisce mai. Napoli, sto arrivando, non resisto perché qui esisto, vado e torno senza esservi mai nato, perché è magnetica e magmatica, uno schiaffo di salsedine in faccia, una raffica di vento e pioggia che sa di scoglio, una storia di milioni di storie. Mi siedo al tavolo, alla Bersagliera, da solo, la signora mi saluta, "sono contenta di rivederla qui", anche io, non sa quanto. Ho già la data piazzata sul calendario, un ricamo in principio del nuovo anno, si torna, si va, stesso tavolo. Non mi aspetta nessuno, solo lei, Napoli, perfetta amante con il foulard, il revolver e l'auto truccata.
Napoli è una magia di tutti al singolare. Sorrentino tesse la trama del suo film d'amore, mette al telaio uomini e donne, ragazzi e ragazze, fa sfavillare i colori, la gioia il dolore, si ride e si piange. La lingua, questo impasto di aggettivi, nomi, troncature, addolcimenti, abbellimenti, storpiature, sussurri e rumori, angeli e soprattutto demoni. Appare San Gennaro, sono gli occhi felini di Enzo Decaro che accompagna l'apparizione del "monacello". Tony Servillo fa il papà battezzato in Saverio Schisa c0n il cuore che balla il rock 'n roll per un'altra e la moglie Maria Schisa che ha il volto di Teresa Saponangelo, uno splendore materno e sensuale. Un flash di desiderio, Luisa Ranieri che si materializza in Patrizia, un'eruzione di tormento e pazza bellezza. Filippo Scotti è il nostro Virgilio del rione, Fabietto Schisa, il ragazzo che cerca se stesso (il Sorrentino che è in noi tutti, ragazzi e ragazze svezzati dalla strada) tra i vicoli, i savi, i matti, il calcio, il teatro, il cinema, in un "vedere" che è l'estasi del racconto - santo cielo che sbandata onirica - e il manto nero del lutto, la perdita di padre e madre, tutto quello che sei e resterai per sempre.
Un potentissimo Ciro Capano edifica con la forza delle onde, a bracciate, un monologo del regista Antonio Capuano, ogni parola è un colpo d'ascia, la svestizione a strappi dell'anima, il nudo integrale del racconto in celluloide - "O’ cinema, vonno fa tutti quant’ stu cazz 'e cinema, ma pe’ fa' cinema ce’ vonn 'e ppall. E tu 'e ppall e ttien’ uagliò?" - e poi c'è lui, Ma-ra-do-na, che appare e scompare, sta sottotraccia, emerge come un fiume di lava, palleggio, dribbling, il tocco con "la mano di Dio". Il sogno, il talento, il guizzo, la serpentina che incanta. Gol. Sorrentino apre i ventricoli, versa sangue sulle anfore, lo trasporta fino a Capri dove per questa notte non si balla, si ondeggia a sbalzi su uno scafo da corsa che sull'acqua fa... "tuff tuff tuff" e mentre sei rapito dal vortice dell'elica, vedi lo squarcio della poesia sulla fronte del contrabbandiere sbattuto in prigione. "La realtà è scadente", lo diceva Fellini, lo ripete Fabietto, signore e signori, il circo di Sorrentino è aperto, il grottesco è scorribanda, risata grassa, scherzo d'orso in montagna e un camino post-tutto che brucia la vita, il non-sense della perdita, l'assurdo che forse un giorno servirà a qualcosa (un nessun dolore che è il profondo sonno di un'anestesia), magari aiuterà a raccontare, a scrivere e a perire sul foglio e poi rinascere tra foglie d'erba in un trionfo cantato da Whitman.
Se c'è amore, è qui e allora non può essere un "capolavoro", troppo facile, banale, liturgico, questo è un film che ti mangia vivo, perché l'amore ha il sapore dell'imperfetto, vive di sporcature, è un silenzio atteso e coltivato come un campo di grano, falciato con i polsi che sanguinano, interrotto da una parola che è un ricordo di lei che ti ha baciato e quella sera poteva non fare niente e oggi saresti infinitamente povero, come adesso, ora, qui, schiodato e poi cementificato dall'assenza, fissato dall'immanenza di un vocabolario damascato, un buio dove non si sa cosa stai abbracciando, nessuno. L'amore è un "nevica sempre" sul mare, dove la notte diventa "un eccesso di entusiasmo" che riprende la trama da un'altra parte, svicola, sgocciola, scolora e ritorna in scena, t'accende come un fiammifero all'ultima spiaggia e ti lascia con la sensazione di averlo agguantato ancora quando scorrono i titoli di coda. Se c'è il diavolo che gioca a dadi con il destino, allora è qui. Proprio così:"Stu cazz 'e cinema".
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4.6 Eventuali eccezioni al diritto di recesso, ove previste da Codice del consumo – decreto legislativo 6
settembre
2005, n. 206, saranno comunicate al consumatore in sede di offerta prima dell'acquisto.
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6. Promozioni
6.1 Il Fornitore può a sua discrezione offrire agli Utenti delle promozioni sotto forma di sconti o periodi
gratuiti di
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6.2 Salvo che non sia diversamente specificato nella pagina di offerta della promozione, l'adesione a una
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6.3 L'Utente ha la facoltà di disattivare il Servizio in qualunque momento prima della scadenza del periodo
di prova
attraverso una delle modalità indicate nel precedente articolo 3).
7. Obblighi e garanzie dell'Utente
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- di sottoscrivere l'Abbonamento per scopi estranei ad attività professionali, imprenditoriali, artigianali
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- che tutti i dati forniti per l'attivazione dell'Abbonamento sono corretti e veritieri;
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7.2 L'Utente si impegna al pagamento del corrispettivo in favore del Fornitore nella misura e con le
modalità definite
nei precedenti articoli.
7.3 L'Utente si impegna ad utilizzare l'Abbonamento e i suoi contenuti a titolo esclusivamente personale, in
forma non
collettiva e senza scopo di lucro; l'Utente è inoltre responsabile per qualsiasi uso non autorizzato
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che la
riservatezza di tali credenziali risulta compromessa per qualsiasi motivo).
7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
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8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
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altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
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8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
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8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
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danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
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l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.