7 Dicembre
Biden e Putin a un passo dal buio
Alta tensione sull'Ucraina. Vertice virtuale tra i due capi di Stato oggi alle 16 ora italiana. Telefonata del presidente americano a Merkel, Macron, Johnson e Draghi. Messaggio dei leader al Cremlino: "Diplomazia via unica". La Casa Bianca a Mosca: "Ritiri le truppe". Tutto ruota intorno all'allargamento della Nato e allo schieramento delle truppe russe ai confini con Kiev. Storia, cronaca e la sottile "linea rossa" tracciata dallo Zar
Joe Biden e Vladimir Putin oggi avranno un incontro virtuale (alle 16 ora italiana) per cercare di rendere meno aspra una relazione diplomatica sempre più complessa e tesa. Il nodo centrale è quello dell'Ucraina, secondo l'intelligence americana la Russia sta ammassando truppe al confine con Kiev in vista di un'invasione, naturalmente Mosca nega e rivendica il diritto di svolgere esercitazioni sul suo territorio. La potenziale adesione dell'Ucraina alla Nato per la Russia è un tema delicato, ha un retroterra storico e un fatto certo che non può essere ignorato. Quale?
Il 9 febbraio del 1990 l'allora segretario di Stato americano James Baker assicurò a Michail Gorbaciov, allora presidente dell'Unione Sovietica (si dissolverà nel dicembre del 1991), che la Nato non avrebbe allargato il suo spazio di un "solo pollice". Quell'assicurazione di Baker non era una chiacchiera, faceva parte delle garanzie chieste da Mosca nella trattativa per il processo di riunificazione delle due Germanie.
Michail Gorbaciov e George Bush il 31 maggio 1990 alla Casa Bianca (Foto George H.W. Bush Presidential Library).I documenti storici pubblicati nel dicembre del 2017 dal National Security Archive della George Washington University sono illuminanti. I russi furono ingannati (nessuna sorpresa, la politica è anche questo). Putin non è uno stinco di santo, ma la strategia occidentale, come ha evidenziato John Mearsheimer in un magistrale saggio su Foreign Affairs, per Mosca è una provocazione. Quando vai a stuzzicare l'orso nella sua grotta, il minimo che può accadere è che ti dia una zampata.
La rivoluzione in Ucraina è stata il volta pagina di questa storia. Quando la Cia ha cominciato a organizzare la rivolta di Kiev, i russi a loro volta hanno preparato le contro mosse. Alla caduta di Yanukovych è seguita l'annessione della Crimea, un "ritorno a casa" avvenuto senza sparare un colpo, mentre in...
Joe Biden e Vladimir Putin oggi avranno un incontro virtuale (alle 16 ora italiana) per cercare di rendere meno aspra una relazione diplomatica sempre più complessa e tesa. Il nodo centrale è quello dell'Ucraina, secondo l'intelligence americana la Russia sta ammassando truppe al confine con Kiev in vista di un'invasione, naturalmente Mosca nega e rivendica il diritto di svolgere esercitazioni sul suo territorio. La potenziale adesione dell'Ucraina alla Nato per la Russia è un tema delicato, ha un retroterra storico e un fatto certo che non può essere ignorato. Quale?
Il 9 febbraio del 1990 l'allora segretario di Stato americano James Baker assicurò a Michail Gorbaciov, allora presidente dell'Unione Sovietica (si dissolverà nel dicembre del 1991), che la Nato non avrebbe allargato il suo spazio di un "solo pollice". Quell'assicurazione di Baker non era una chiacchiera, faceva parte delle garanzie chieste da Mosca nella trattativa per il processo di riunificazione delle due Germanie.
Michail Gorbaciov e George Bush il 31 maggio 1990 alla Casa Bianca (Foto George H.W. Bush Presidential Library).I documenti storici pubblicati nel dicembre del 2017 dal National Security Archive della George Washington University sono illuminanti. I russi furono ingannati (nessuna sorpresa, la politica è anche questo). Putin non è uno stinco di santo, ma la strategia occidentale, come ha evidenziato John Mearsheimer in un magistrale saggio su Foreign Affairs, per Mosca è una provocazione. Quando vai a stuzzicare l'orso nella sua grotta, il minimo che può accadere è che ti dia una zampata.
La rivoluzione in Ucraina è stata il volta pagina di questa storia. Quando la Cia ha cominciato a organizzare la rivolta di Kiev, i russi a loro volta hanno preparato le contro mosse. Alla caduta di Yanukovych è seguita l'annessione della Crimea, un "ritorno a casa" avvenuto senza sparare un colpo, mentre in Ucraina la rivoluzione finiva nel sangue e nell'orrore del massacro di Odessa (2 maggio 2014), più di quaranta morti, bruciati vivi durante l'assedio alla Casa dei Sindacati dove si erano rifugiati, circondati da gruppi di neofascisti. Arsi vivi. Mentre la polizia stava a guardare.
Il ritorno della Russia sulla scena mondiale, tema di cui il segretario generale della Nato Stoltenberg si lamenta, è una reazione a due fatti innescati dalla politica estera americana: l'allargamento della Nato a Est e il ritiro degli Stati Uniti dallo scenario del Medio Oriente e del Nord Africa. Si chiama geopolitica e quando si mischia con la storia dovrebbe insegnare qualcosa. Come ricordava Mearsheimer su Foreign Affairs: la Francia napoleonica, la Germania imperiale prima e quella nazista dopo, quando varcarono il confine incontrarono la risposta durissima della Russia. L'Ucraina era lo Stato cuscinetto. Se non c'è più, a Mosca s'accigliano.
La lista dello scontento tra Stati Uniti e Russia è lunga - gli attacchi hacker, la questione "democratica" e l'opposizione a Mosca, lo sviluppo dei missili strategici, l'alleanza con la Cina e il blocco sino-russo al Consiglio di Sicurezza dell'Onu - ma è l'Ucraina oggi a destare preoccupazioni perché "l'incidente" sembra dietro l'angolo. E come sempre dai tempi della Guerra Fredda, il conflitto è nel cuore dell'Europa. La Casa Bianca ha anticipato che "Biden sottolineerà le preoccupazioni per le attività militari russe al confine e ribadirà il sostegno a Kiev". Da Mosca il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov anticipa che "sarà una videoconferenza lunga e di sostanza" e Putin chiederà ancora una volta "garanzie di sicurezza legali e vincolanti" che la Nato non si allargherà ulteriormente a Est. È la linea rossa dello Zar e lo stesso Cremlino avverte di non avere troppe aspettative sul vertice, le distanze sono siderali. Oggi vedremo quanto Biden e Putin sono agli antipodi. Ieri sera la Casa Bianca ha fatto sapere che si valutano nuove sanzioni (saranno decise con gli alleati) contro la Russia, nel mirino ci sono uomini e imprese vicini a Putin, addirittura sul tavolo vi sarebbe la disconnessione di Mosca dal sistema internazionale dei pagamenti elettronici (Swift). Tutto è in pieno svolgimento.
Durante la serata di ieri, alla vigilia del vertice, l'escalation della guerra di parole:
- La Casa Bianca ha chiesto alla Russia di ritirare le truppe al confine (ma i russi sono nel loro territorio e un arretramento allo stato dell'arte appare una chimera);
- Il segretario di Stato, Tony Blinken, ha parlato al telefono con il presidente Volodymyr Zelenskyy, assicurando l'impegno americano per la sovranità, l'indipendenza e l'integrità territoriale dell'Ucraina;
- Il portavoce del Dipartimento di Stato, Ned Price, ha ribadito la politica delle "porte aperte" della Nato all'Ucraina (passaggio pericoloso);
- Il presidente Zelenksy ha visitato le truppe schierate nei pressi delle province orientali controllate dai separatisti filorussi. Zelensky, in divisa da combattimento (nella foto qui sopra), ha lodato il suo esercito come "una forza dalla capacità e dall'organizzazione elevate, fiduciosa nel suo potenziale e in grado di contrastare ogni progetto espansionista del nemico". "I soldati ucraini stanno continuando a portare avanti la loro missione più importante: proteggere la libertà e la sovranità dello Stato dall'aggressore russo", ha dichiarato Zelensky.
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Troppa legna sul fuoco, il rischio di un incendio è alto. Per sapere, per capire, bisogna ripassare le vicende della storia dell'Ucraina. Marco Patricelli lo ha fatto per noi. Buona lettura.
Joe Biden e Vladimir Putin durante l'ultimo incontro "in presenza" a Ginevra il 16 giugno scorso (Foto Epa).di Marco Patricelli
La “questione ucraina” riemerge dalle nebulose della storia: ieri gli zar, il nazionalismo, l’epoca sovietica e i torbidi della seconda guerra mondiale, fino alla recente indipendenza; oggi i morsi di Putin e il mito della Grande Russia. Il mondo guarda al Cremlino del presidente-imperatore e ai 175.000 soldati russi da lui dislocati vicino alla frontiera, nel timore degli osservatori occidentali di un ordine di invasione. Il destino del Paese slavo è scritto nel nome: Ucraina, infatti, significa “marca di confine”. Con tutto quanto comporta in una prospettiva piatta e piana.
All’indomani della prima rivoluzione russa (febbraio o marzo, a seconda del calendario), nell’aprile del 1917, la Società dei progressisti aveva costituito in Ucraina l’assemblea nazionale ucraina (Rada). Con lo scoppio della rivoluzione di Lenin (ottobre o novembre), il 7 novembre, era stata proclamata la Repubblica democratica ucraina indipendente, riconosciuta il 4 dicembre dal governo bolscevico. Leopoli, la città che i polacchi ritenevano storicamente e culturalmente cosa loro (tant’è che nello stemma civico aveva la frase latina Semper fidelis, ovviamene alla Polonia), era stata subito occupata. I bolscevichi avevano invece tenuto un nuovo congresso ucraino dei soviet, a Char’kov, l’11 dicembre, eleggendo un comitato esecutivo composto di bolscevichi e socialisti rivoluzionari di sinistra e creato un governo bolscevico. Il 9 gennaio 1918 la Rada aveva proclamato la Repubblica ucraina, subito riconosciuta dal governo tedesco. Ma le truppe bolsceviche avevano attaccato Kiev, espugnata il 26 gennaio 1918, esautorando la Rada e attribuendo il potere a un governo ucraino collaborazionista che dura appena tre settimane. Sono in corso le trattative di Brest-Litovsk ed è in questa sede che i delegati ucraini sollecitano i tedeschi a invadere l’Ucraina. Le truppe austro-tedesche del feldmaresciallo Hermann von Eichhorn occupano Kiev e il 29 aprile insediano un governo reazionario guidato dall’atamano filozarista Pavel Pëtrovic Skoropadskij. Dura fino al 14 novembre, quando le truppe d’occupazione tedesche capitolano perché la prima guerra mondiale è finita e Skoropadskij è esautorato per fare posto a un “direttorio ucraino” presiduto da Vladimir Vinničenko e col comando militare dell’atamano nazionalista Symon Petljura. Skoropadskij, che ambiva a essere leader dell’indipendenza, non parlava neppure l’ucraino.
Il 17 novembre il padre della rinascita della Polonia, Józef Piłsudski, nell’intento di assicurare una frontiera orientale quanto più vicina alle ultime legali del 1772, chiede l’invio in patria di un’armata polacca costituita in Francia e avvia un “Progetto federalista”: in aprile 1919 fa occupare la capitale storica della Lituania, Vilnius, spazzando via la Repubblica socialista lituano-bielorussa; a settembre l’esercito polacco arriva sino alla Bielorussia e all’Ucraina, lungo le linee tracciate dal corso dei fiumi Słucz e Beresina, ed entrano a Mińsk, Łuck e Pińsk, raggiungendo approssimativamente proprio i confini del 1772. Nel disegno di Piłsudski di fusione di Ucraina, Lituania e Bielorussia in una sorta di Stati Uniti dell’Europa orientale manca proprio il consenso delle tre nazioni. Il suo appello cade nel vuoto. Il 14 febbraio Lenin invia un telegramma a Stalin che contiene il disegno politico di invadere la Polonia. Piłsudski raggiunge un accordo con Petljura il 21 aprile: in cambio della Galizia Orientale l’atamano viene riconosciuto come capo dell’Ucraina indipendente con l’impegno a restituirgli Kiev. Aveva chiesto a Lenin, che conosceva personalmente all’epoca in cui erano ambedue rivoluzionari antizaristi, di garantire per l’Ucraina, ma non aveva avuto la risposta che pretendeva per creare uno stato-cuscinetto tra Polonia e Russia.
L’Ucraina di allora sembrava uno stato da operetta: cercava disperatamente un collante nazionale e identitario, cancellando le scritte in russo e riesumando gli antichi costumi folkloristici. Le monete che circolano sono tante e non valgono nulla, perché a volte sono stampate in proprio (e in casa) in tipografie improvvisate. Lo Stato è nominale. Intanto l’Armata Rossa preme sui confini sotto la guida di Trockij che prende Char’khov, Poltava, Ekaterinoslav, Černygov, e vede schiudersi le porte di Kiev. Petljura abbandona di notte la capitale e i bolscevichi entrano il 5 febbraio 1919. L’Ucraina è smembrata in zone di occupazione (o liberate, dipende) da “rossi” e “bianchi”: il 10 marzo a Char’khov, eletta capitale, viene proclamata la Repubblica sovietica socialista ucraina; a ovest una fetta di territorio è ancora sotto il controllo di Petljura; sul Mar Nero e in Crimea ci sono i francesi; alcune zone sono presidiate dai tedeschi; a macchia di leopardo bande armate fanno il bello e il cattivo tempo. A est, infine, opera l’esercito contadino dell’anarchico Nestor Machno, che di volta in volta combatte i bolscevichi, il Direttorio, le truppe bianche di Denikin e Vrangel’, stringe e disfa alleanze ma è antisovietico. Petljura stringe un accordo con Denikin e si mette in marcia su Kiev alla testa dei reparti della Repubblica popolare ucraina. Nella sera del 30 agosto 1919 i bolscevichi abbandonano Kiev. L’alleanza tra Petljura e i “bianchi” dura poco, anche perché Denikin vuole restaurare l’impero, non dare l’indipendenza agli ucraini. Petljura si rivolge quindi alla Polonia che ad aprile 1920 sottoscrive un patto che riconosce l’Ucraina secondo i confini del 1772 ma senza la Galizia orientale, in cambio di aiuto militare contro i bolscevichi. L’8 maggio un esercito misto entra a Kiev.
Ricostituita la forza militare, Trockj e Stalin vengono inviati al fronte per scongiurare il disastro a opera dei polacco-ucraini. Il ventisettenne generale Tuchačevskij, genio militare dei bolscevichi, è stato incaricato già dal 29 aprile di assumere il controllo della situazione. Le quattro divisioni della mitizzata Armata a cavallo (Konarmija) del rozzo quarantenne Budënnyj il 27 maggio dilaga con una spettacolare avanzata in Ucraina, sfonda le linee polacche, entra a Žitomir e Berdičev, e il 10 giugno è a Kiev. La capitale ucraina cade per la sedicesima volta in tre anni. I polacchi sono in rotta, Petljura ripara a Parigi dove verrà assassinato nel 1926 dall’ebreo russo Schwarzbard che lo riteneva responsabile dei tremendi pogrom antiebraici del 1919. L’esercito polacco, quando sembra prossimo al tracollo, spezza l’assedio di Varsavia, passa alla controffensiva, sgomina l’Armata Rossa, e passa di vittoria in vittoria fino a far accettare alla Russia la penalizzante Pace di Riga, il 18 marzo 1921. Alla Bielorussia e all’Ucraina viene riconosciuto il diritto di autodeterminazione. La Russia rivoluzionaria poneva così le condizioni per la propria sopravvivenza: vincere la guerra civile e riconquistare la Siberia, l’Ucraina, il Turkestan e la Georgia. Per i Paesi Baltici e la Polonia l’Urss avrebbe provveduto in seguito. Tra le due guerre Varsavia non riuscirà mai a debellare i movimenti nazionalistici e terroristici ucraini. Alle 3 del mattino del 17 settembre 1939 l’ambasciatore polacco a Mosca, Grzybowski, viene svegliato e riceve da Molotov una nota del governo sovietico in cui si sostiene che la guerra tedesco-polacca ha portato al tracollo lo Stato e che dopo dieci giorni di operazioni militari la Polonia ha perso il controllo di tutte le aree industriali e dei centri culturali: «Il governo polacco ha collassato e non dà segni di vita. Ciò indica che lo Stato e il Governo polacco hanno cessato di esistere a tutti gli effetti. (…) Il governo di Mosca non può tollerare che i propri fratelli di sangue ucraini e bielorussi viventi in territorio polacco siano abbandonati al loro destino senza alcuna protezione. Per queste ragioni il governo sovietico ha dato istruzioni al comando supremo dell’Armata Rossa di ordinare all’esercito di oltrepassare il confine allo scopo di proteggere le popolazioni e i loro averi nell’Ucraina e nella Russia Bianca occidentale». È l’invasione spartitoria prevista nel Patto Ribbentrop-Molotov. Tra il 16 e il 17 giugno 1940 tocca ai tre Paesi Baltici essere incorporati con la forza.
Nel resto del territorio polacco, ribattezzato Bielorussia occidentale e Ucraina occidentale, i sovietici organizzano per il 22 ottobre elezioni sotto l’incondizionata sorveglianza dei commissari del popolo e dell’Armata Rossa: il 99,8% degli elettori vota i 2.400 candidati unici, in buona parte espressione dell’esercito invasore, che partecipa pure alle urne. I delegati si riuniscono il 27 ottobre a Leopoli e il 29 a Białystok per chiedere l’annessione all’URSS, concessa dal Soviet supremo con decreti del I e del 2 novembre, in considerazione dell’«espressione spontanea della volontà della popolazione», nella «Repubblica socialista sovietica bielorussa e in quella ucraina». Confini confermati alla fine del secondo conflitto mondiale con lo spostamento della Polonia. Il resto è storia recente, recentissima: la caduta del muro di Berlino, la Confederazione degli Stati indipendenti, la frammentazione dell’ex Urss, le difficoltà dell’Ucraina indipendente tra l’anima europea e quella affine russa, la perdita della Crimea e la questione del Dombass. E l’inquietante pagina che si profila adesso, ancora tutta da scrivere, con i venti di guerra che arrivano da Est.
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che in futuro potrà essere indicato all'Utente). Inoltre, a garanzia dell'Utente, tutte le informazioni
sensibili della
transazione vengono criptate mediante la tecnologia SSL – Secure Sockets Layer.
5.6 È onere dell'Utente: (i) inserire tutti i dati necessari per il corretto funzionamento dello strumento
di pagamento
prescelto; (ii) mantenere aggiornate le informazioni di pagamento in vista dei successivi rinnovi (per
esempio,
aggiornando i dati della propria carta di pagamento scaduta in vista del pagamento dei successivi rinnovi
contrattuali).
Qualora per qualsiasi motivo il pagamento non andasse a buon fine, il Fornitore si riserva di sospendere
immediatamente
l'Abbonamento fino al buon fine dell'operazione di pagamento; trascorsi inutilmente 3 giorni senza che il
pagamento
abbia avuto esito positivo, è facoltà del Fornitore recedere dal contratto con effetti immediati.
Pagamenti all'interno dell'applicazione IOS
5.7 In caso di acquisto dell'Abbonamento mediante l'Applicazione per dispositivi IOS, il pagamento è gestito
interamente
attraverso la piattaforma App Store fornita dal gruppo Apple. Il pagamento del corrispettivo è
automaticamente
addebitato sull'Apple ID account dell'Utente al momento della conferma dell'acquisto. Gli abbonamenti
proposti sono
soggetti al rinnovo automatico e all'addebito periodico del corrispettivo. L'Utente può disattivare
l'abbonamento fino a
24h prima della scadenza del periodo di abbonamento in corso. In caso di mancata disattivazione,
l'abbonamento si
rinnova per un eguale periodo e all'Utente viene addebitato lo stesso importo sul suo account Apple.
L'Utente può
gestire e disattivare il proprio abbonamento direttamente dal proprio profilo su App Store. Per maggiori
informazioni al
riguardo: https://www.apple.com/it/legal/terms/site.html. Il Fornitore non è responsabile per eventuali
disservizi della
piattaforma App Store.
6. Promozioni
6.1 Il Fornitore può a sua discrezione offrire agli Utenti delle promozioni sotto forma di sconti o periodi
gratuiti di
fruizione del Servizio.
6.2 Salvo che non sia diversamente specificato nella pagina di offerta della promozione, l'adesione a una
promozione
comporta, alla sua scadenza, l'attivazione automatica del Servizio a pagamento con addebito periodico del
corrispettivo
in base al contenuto del pacchetto di volta in volta selezionato dall'Utente.
6.3 L'Utente ha la facoltà di disattivare il Servizio in qualunque momento prima della scadenza del periodo
di prova
attraverso una delle modalità indicate nel precedente articolo 3).
7. Obblighi e garanzie dell'Utente
7.1 L'Utente dichiara e garantisce:
- di essere maggiorenne;
- di sottoscrivere l'Abbonamento per scopi estranei ad attività professionali, imprenditoriali, artigianali
o commerciali
eventualmente svolte;
- che tutti i dati forniti per l'attivazione dell'Abbonamento sono corretti e veritieri;
- che i dati forniti saranno mantenuti aggiornati per l'intera durata dell'Abbonamento.
7.2 L'Utente si impegna al pagamento del corrispettivo in favore del Fornitore nella misura e con le
modalità definite
nei precedenti articoli.
7.3 L'Utente si impegna ad utilizzare l'Abbonamento e i suoi contenuti a titolo esclusivamente personale, in
forma non
collettiva e senza scopo di lucro; l'Utente è inoltre responsabile per qualsiasi uso non autorizzato
dell'Abbonamento e
dei suoi contenuti, ove riconducibile all'account dell'Utente medesimo; per questo motivo l'Utente si
impegna ad
assumere tutte le precauzioni necessarie per mantenere riservato l'accesso all'Abbonamento attraverso il
proprio account
(per esempio, mantenendo riservate le credenziali di accesso ovvero segnalando senza ritardo al Fornitore
che la
riservatezza di tali credenziali risulta compromessa per qualsiasi motivo).
7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.