21 Dicembre
Boschi resta. E i mondiali vanno a Mediaset
Renzi non chiederà le dimissioni della Boschi e conferma che sarà candidata. Quanti voti costerà al Pd questa scelta? L'analisi di List e YouTrend. Padoan è stato scavalcato e sapeva? Nel frattempo, in attesa delle larghe intese, Mediaset soffia i mondiali di calcio alla Rai
La domanda è di un'estrema semplicità: a chi andranno I voti del Pd? Il dilemma è quello della segreteria di Renzi che è passata dall'obiettivo del 40 per cento, a quello del 30 per cento e infine all'ultimo baluardo fissato nei giorni scorsi del 25 per cento, la soglia di sopravvivenza della sua segreteria. Una parabola simile non era immaginabile fino a sei mesi fa, poi qualcosa si è rotto. Che cosa? Il rapporto del leader con il suo popolo, certo, ma soprattutto la cinghia di trasmissione tra il partito, il suo gruppo dirigente e il governo Gentiloni.
01
Paolo non cade
Il progetto di Renzi, fin dal varo del governo Gentiloni, dopo la sconfitta nel referendum costituzionale, fu quello di cercare di far durare meno tempo possibile l'esecutivo. Il primo obiettivo era quello di farlo cadere febbraio, ma non si presentò nessun varco, il Quirinale chiuse la porta. Renzi tentò di forzare la mano almeno in altre due o tre occasioni, ma senza trovare mai la sponda istituzionale del Colle. Visto il clima di resistenza, Renzi cambiò strategia cercando di logorare Gentiloni. Ecco dunque il caso della doppia fiducia sulla legge elettorale e infine lo scontro sulla nomina del governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, con la presentazione di una mozione di sfiducia nei confronti del governatore. Nel primo caso, quello del Rosatellum, il segretario del Pd riuscì a imporre la sua linea, dando un colpo all'autonomia di Gentiloni. Nel secondo caso, quello della battaglia sulla guida di Bankitalia, Renzi perse nettamente: Mattarella e Mario Draghi costrinsero Gentiloni ad allinearsi alla Banca centrale europea e al Quirinale. La campagna estiva da Walter Texas Ranger del ministro dell'interno Marco Minniti, inoltre, non portò alcun beneficio al Pd in termini di consenso. Una svolta politica e culturale quella di Minniti, certamente, ma "zero...
La domanda è di un'estrema semplicità: a chi andranno I voti del Pd? Il dilemma è quello della segreteria di Renzi che è passata dall'obiettivo del 40 per cento, a quello del 30 per cento e infine all'ultimo baluardo fissato nei giorni scorsi del 25 per cento, la soglia di sopravvivenza della sua segreteria. Una parabola simile non era immaginabile fino a sei mesi fa, poi qualcosa si è rotto. Che cosa? Il rapporto del leader con il suo popolo, certo, ma soprattutto la cinghia di trasmissione tra il partito, il suo gruppo dirigente e il governo Gentiloni.
01
Paolo non cade
Il progetto di Renzi, fin dal varo del governo Gentiloni, dopo la sconfitta nel referendum costituzionale, fu quello di cercare di far durare meno tempo possibile l'esecutivo. Il primo obiettivo era quello di farlo cadere febbraio, ma non si presentò nessun varco, il Quirinale chiuse la porta. Renzi tentò di forzare la mano almeno in altre due o tre occasioni, ma senza trovare mai la sponda istituzionale del Colle. Visto il clima di resistenza, Renzi cambiò strategia cercando di logorare Gentiloni. Ecco dunque il caso della doppia fiducia sulla legge elettorale e infine lo scontro sulla nomina del governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, con la presentazione di una mozione di sfiducia nei confronti del governatore. Nel primo caso, quello del Rosatellum, il segretario del Pd riuscì a imporre la sua linea, dando un colpo all'autonomia di Gentiloni. Nel secondo caso, quello della battaglia sulla guida di Bankitalia, Renzi perse nettamente: Mattarella e Mario Draghi costrinsero Gentiloni ad allinearsi alla Banca centrale europea e al Quirinale. La campagna estiva da Walter Texas Ranger del ministro dell'interno Marco Minniti, inoltre, non portò alcun beneficio al Pd in termini di consenso. Una svolta politica e culturale quella di Minniti, certamente, ma "zero tituli" sul piano dei voti.
02
Inseguire Beppe nel caveau
Naufragato il tentativo di trasformare il Partito democratico in un soggetto politico da law and order, a Renzi è rimasto solo il piano dell'inseguimento di Grillo. È così tra fine settembre e ottobre è partito il treno di una campagna bancaria con un doppio scopo:
- Segnare la distanza sul caso Etruria, Allontanarne le ombre, attaccare la vigilanza di Bankitalia e Consob, rovesciare le accuse su queste due istituzioni e uscire così dal cono d'ombra nel caso Etruria.
- Entrare in competizione con Grillo sul terreno del qualunquismo bancario. Dunque attaccare la BCE di Mario Draghi, mettere sotto pressione Bankitalia e andare alla sostituzione di Giuseppe Vegas alla presidenza della Consob.
- Trasformare la commissione d'inchiesta sulle banche in una clava politica da sferrare sugli avversari.
Questo piano è fallito di fronte alla realtà:
- Il caso Etruria è sfuggito di mano al Partito democratico per la semplice ragione che nessuno poteva gestire Maria Elena Boschi, figura che nel partito ha sempre goduto di autonomia totale, anche nei confronti del segretario. Ricordano tutti la sfilata dei partecipanti alla Leopolda per andare a stringere la mano alla Boschi, un segno di potenza. Il caso Etruria, inoltre, nascondeva un aspetto imprevisto: la girandola di incontri della Boschi con personaggi istituzionali al fine di arrivare alla soluzione della crisi di Banca Etruria di cui il padre della Boschi era vicepresidente;
- La competizione con Grillo finora si è risolta con due a zero palla al centro per il Movimento Cinque Stelle. L'idea di inseguire Beppe nella battaglia del caveau non solo non ha portato consensi, ma addirittura li ha fatti perdere. Nell'elettorato si è diffuso il fondato sospetto che l'azione di Renzi fosse viziata all'origine, cioè innescata dalle ombre nel caso Etruria. Sospetto più che fondato.
- La gestione della commissione d'inchiesta sulle banche affidata alle cure di Matteo Orfini ha prodotto un clamoroso patatrac. Quando in commissione sono arrivati Vegas, Consoli, Visco e Ghizzoni, il fantasma di Maria Elena Boschi, la sua attività parallela sul caso Etruria, ha finito per sovrastare tutto il resto. Da quel momento il Pd è diventato prigioniero dell'immagine di Maria Elena, del padre, dei guai finanziari di un piccolo istituto di credito gestito allegramente fino al punto di fallire.
- L'atto finale di questa storia è stata l'audizione di Federico Ghizzoni, ex numero uno di Unicredit. Il manager con precisione ha rievocato tutte le date degli incontri e poi con colpo di scena finale ha tirato fuori dal cilindro una e-mail di Marco Carrai che si occupava anch'egli del caso Etruria. Più Marchino per tutti. Epic Fail.
La testimonianza di Ghizzoni ha chiuso il caso Boschi-Etruria, aprendo in realtà un altro capitolo di questa storia. Quale? Quello della sopravvivenza del Pd a questa tempesta. Un focus group citato dal Corriere della Sera qualche giorno fa, ha timbrato ai dirigenti i biglietti di sola andata per la reputazione del cosiddetto giglio magico È ai minimi termini. L'opinione pubblica È contro la gestione da clan familiare nel Partito democratico.
Il caso Boschi è quello che fa esplodere la Santa Barbara del Pd. La Boschi dovrebbe dimettersi. Se resta al suo posto e si candida - quello a cui pensa Renzi, per ora - la sua presenza sarà il messaggio primo e ultimo del partito, perché si discuterà solo di questa scelta del segretario e dunque zero campagna elettorale. Se la Boschi si dimette dal governo, darà un po' di respiro a Paolo Gentiloni e consentirà al partito di discutere della sua posizione E naturalmente anche della sua candidatura. E del problema politico del suo attivismo bancario che ha scavalcato perfino il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan. Su questo punto, Maite Carpio ha una serie di riflessioni e qualche domanda che è rimasta in sospeso dopo le audizioni in commissione banche. Leggiamo insieme cosa scrive il socio spagnolo di List.
03
Padoan e gli "interessi territoriali"
di Maite Carpio
Riprendo un punto citato ieri dal titolare di List che merita secondo me una riflessione: “Pier Carlo Padoan, il vero ministro dell'Economia (e delle Finanze) ha detto di non aver mai autorizzato nessuno a trattenere relazioni sulle banche in crisi”. La domanda sorge immediata: come mai Maria Elena Boschi si è permessa di fare di conto proprio senza tener conto del ruolo e dell’autorità di un altro ministro della Repubblica? Se andava in giro a occuparsi di affari che non erano di sua competenza, appropriandosi delle funzioni di un altro, viene da domandarsi dopo la maldestra ingerenza, che considerazione abbia avuto in questi anni la coppia Renzi-Boschi del ministro Padoan e del suo operato. Se mettiamo insieme i pezzi del puzzle, viene fuori un quadro d'arroganza.
Colpisce sentire il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco dire che trova “divertenti” le sollecitazioni di Renzi (si parlava di orafi!) e confermare che lui parla solo con il ministro dell’Economia, secondo quanto stabilisce la legge. Ma se è così, vuol dire che nell’ambiente si sapeva di quel giro delle sette chiese. Anche Padoan! Si sarà sicuramente offeso, è una persona retta, ma... non ha aperto bocca. In ogni caso, lasciamo perdere gli strappi istituzionali o le buone maniere e veniamo al punto politico: quanto hanno condizionato gli interessi “territoriali” della coppia Matteo-Maria Elena l'attività politica del governo in questi anni?
Poco prima del referendum del 4 dicembre, il Financial Times pubblicò un articolo che fece scalpore: si chiedeva che fine avrebbero fatto le otto banche italiane (otto, non solo Etruria) che ancora non avevano risanato i loro bilanci, nel caso di vittoria del No. Allora una vera incognita per i mercati finanziari, i crediti deteriorati erano a quota 360 miliardi di euro! Ebbene, oggi sappiamo che il No ha vinto quel referendum, che Boschi non solo non si è dimessa dopo il referendum (come aveva detto in tv) ma ha preteso - e le è stato concesso - il posto di sottosegretario a Palazzo Chigi (ma lei incuteva così tanto timore?) e che il destino delle banche, purtroppo, è rimasto nelle mani del giglio “tragico” e non più magico.
E va bene, diciamo che sono giovani, che i bambini (cattivi?) si sono messi a giocare ma, signori miei, è possibile che nessuno abbia alzato la voce per prevenire quanto meno le conseguenze (che abbiamo visto) della politica guidata dal cosiddetto "interesse territoriale" stigmatizzato giustamente dal governatore Visco in Parlamento? La situazione dei bilanci delle banche italiane era nota a tutta la finanza internazionale e noi decidevamo le sorti di tutto questo nel salotto di Laterina?
Caro ministro Padoan, perché non ha affrontato subito una riforma in maniera rigorosa e sistematica, come ci si aspetterebbe un uomo dritto come lei? Dall’inizio del suo mandato si sapeva che questa era la questione, perché invece ha lasciato che la gestione di questo caos finisse dentro la logica degli “interessi territoriali”? Stiamo parlando del risparmio degli italiani. Non se ne può occupare una ministra non autorizzata che si preoccupa di dire che non ha fatto pressioni, ma si interessa attivamente al futuro della banca dove il padre è vicepresidente. Siamo seri, la riforma è stata fatta perché imposta da Bruxelles, altrimenti eravamo ancora all’incrocio di sguardi e al gioco del silenzio di Laterina. Lasciamo perdere le questioni semantiche, la disquisizione tra "pressione" e "interesse", ma che rispetto hanno avuto delle istituzioni, del ruolo dei colleghi ministri, degli interessi generali del Paese? Caro ministro, lei non ha autorizzato nessun altro a trattare sul caso Etruria, l'ha detto in commissione banche, ma la realtà è che l'autorizzazione non serviva, se la sono presa altri in nome degli "interessi territoriali". Non sarebbe forse il caso di approfondire?
***
Il socio spagnolo attende risposta, come sempre il tempo sarà galantuomo. E in questo caso puntalmente inesorabile, perché mancano due mesi al voto, un tic tac rapidissimo che diventa un mese sul calendario se consideriamo che la corsa parte dalla presentazione delle liste e dei candidati, a fine gennaio. Non c'è tempo per sbagliare.
04
Numeri senza alleati
I sondaggi sono impietosi: il Pd è sotto il 25 per cento il suo trend è discendente, pericolosamente diretto verso il pavimento del 20 per cento. Di fronte un simile scenario, riflettere sul caso Boschi è quanto mai urgente. Finora è prevalsa la linea del realismo boschiano. Tanti auguri.
Il Pd è il partito che Walter Veltroni lasciò al 33 per cento, oggi si discute sottovoce di un risultato poco sopra il venti per cento. Nove anni dopo l'evento traumatico delle dimissioni di Veltroni, la situazione interna del Pd è peggiorata. Sotto la gestione di Renzi, Enrico letta è andato a Parigi, Romano Prodi ha spostato la tenda, Bersani e D'Alema hanno lasciato il partito che oggi, dopo tutti questi strappi, è un soggetto politico che non trova alleati disposti a seguirlo nella campagna elettorale. Tutta colpa di Renzi? No, ma il capo è lui.
La debolezza del Partito democratico potrebbe cambiare lo scenario del voto. Una maggioranza di centro-sinistra allo stato attuale non c'è, un governo di larghe intese tra Forza Italia e Berlusconi si può realizzare solo se il Pd ha i voti e dunque anche i seggi sufficienti per costruire una maggioranza. E anche questa non c'è e perfino in condizioni buone non ci sarebbe. I consensi in caduta libera del Partito democratico potrebbero condurre a una vittoria larga del Movimento 5Stelle come singolo partito o a un'affermazione netta del centrodestra di Berlusconi, Salvini e Meloni, un soggetto che dal punto di vista unitario non esiste, ma è percepito come più affidabile (e siamo chiaramente all'iperbole) da una parte considerevole degli elettori.
Chiedersi a chi andranno i voti in potenziale libera uscita dal Partito democratico significa interrogarsi sullo scenario istituzionale, sull'esito quanto mai incerto che potrebbe riservare grandi sorprese. Nel 2008 Berlusconi vinse le elezioni con una larghissima maggioranza grazie all'inatteso crollo dei partiti satelliti della sinistra. Domani potremmo vedere questo scenario con il Pd che annaspa nell'urna. Stamattina Matteo Renzi ha detto che la Boschi resta al suo posto: "Passo indietro? Non esiste, decideranno gli elettori". Viviamo tempi interessanti. Forse troppo.
05
RadioList
Quale sarà l'impatto della crisi sul consenso del Pd? E a chi andranno i voti? Il titolare di List e Lorenzo Pregliasco, direttore di YouTrend fanno un'analisi proiettando sulla campagna elettorale la situazione. La porta aperta dei grillini al voto progressista, il vantaggio del centrodestra e la competizione a sinistra con il partito di Bersani, D'Alema e Grasso. Ascolta RadioList:
Una canzone dei Buggles diceva "Video killed the radio star". Non è andata così, la radio è vivissima, ma la televisione italiana serve a capire che cosa succede nel Palazzo. Anticipa gli scenari. Osservare cosa accade alla Rai è istruttivo. Se cercate segnali di larghe intese e pannelliano "inciucio" accendete la tv, prendete il telecomando e non fate zapping. Seguite il titolare di List.
06
I mondiali di calcio a Mediaset
La Rai per la prima volta non trasmetterà i mondiali di calcio. L'edizione del 2018 in Russia sarà trasmessa in esclusiva dalle reti Mediaset. L'annuncio della Fifa è di grande significato perché segna la resa della Rai. Mediaset si è aggiudicata i diritti delle partite versando - secondo indiscrezioni - una cifra pari a circa 78 milioni di euro. La cifra sarebbe inferiore del cinquanta per cento rispetto a quella pagata per i diritti delle ultime due edizioni. La nazionale italiana non c'è, ma i mondiali di calcio sono un grandissimo spettacolo anche senza Buffon e compagni. Che cosa è successo alla Rai? Perché l'azienda pubblica che riceve il canone degli italiani è stata battuta dal gruppo di Silvio Berlusconi? Il deputato del Pd Michele Anzaldi, un renziano libero, ha un paio di interrogativi interessanti:
La Rai perde anche i Mondiali di calcio, e a beneficiarne è il suo principale concorrente Mediaset. Viene da chiedersi: come usano i miliardi garantiti dal canone in bolletta pagato dai cittadini? A che serve incassare così tanti soldi pubblici, se si fanno soffiare un evento del genere? Possibile che non siano riusciti a mantenere uno storico programma Rai, come il Mondiale, peraltro sapendo che l'informazione sportiva rappresenta uno dei compiti del servizio pubblico, come da Contratto di servizio? Sarà interessante sapere come giustificheranno questa ennesima dimostrazione di incapacità e arroganza". "In questi anni l'informazione è diminuita programmi di approfondimento sono stati cancellati, il pluralismo si è ridotto, sono stati eliminati programmi storici di carattere sociale come ad esempio sull'ambiente, ora per la prima volta nella storia viene persa anche la messa in onda in chiaro dei Mondiali di calcio: possibile che la Rai riesca a trovare i soldi solo quando c'è da garantire contratti milionari a conduttori come Fazio e alla sua società di produzione? Quella stessa Rai che non permette ai cittadini che pagano il canone e si trovano all'estero di vedere la programmazione Rai online. Il fatto che l'Italia non si sia qualificata alla fase finale dei Mondiali di calcio non significa che comunque il campionato mondiale non sarà l'evento televisivo di giugno e luglio. Il nostro è un Paese che vive di pallone, l'attenzione sarà in ogni caso massima: davvero la Rai non e' riuscita a mettere in campo un'offerta che permettesse di ripagare il costo della produzione e lasciasse al servizio pubblico un suo programma storico? Se ha trovato convenienza una tv commerciale come Mediaset, a maggior ragione avrebbe dovuto farlo la Rai. Invece ancora una volta è stata presa una decisione suicida, che aiuta la concorrenza. E ora molti cittadini si chiederanno: a che serve allora pagare il canone?
Il taccuino del titolare resta vuoto, per ora. Vedrete che presto o tardi si riempirà, basta seguire una vecchia regola: Follow the money.
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sensibili della
transazione vengono criptate mediante la tecnologia SSL – Secure Sockets Layer.
5.6 È onere dell'Utente: (i) inserire tutti i dati necessari per il corretto funzionamento dello strumento
di pagamento
prescelto; (ii) mantenere aggiornate le informazioni di pagamento in vista dei successivi rinnovi (per
esempio,
aggiornando i dati della propria carta di pagamento scaduta in vista del pagamento dei successivi rinnovi
contrattuali).
Qualora per qualsiasi motivo il pagamento non andasse a buon fine, il Fornitore si riserva di sospendere
immediatamente
l'Abbonamento fino al buon fine dell'operazione di pagamento; trascorsi inutilmente 3 giorni senza che il
pagamento
abbia avuto esito positivo, è facoltà del Fornitore recedere dal contratto con effetti immediati.
Pagamenti all'interno dell'applicazione IOS
5.7 In caso di acquisto dell'Abbonamento mediante l'Applicazione per dispositivi IOS, il pagamento è gestito
interamente
attraverso la piattaforma App Store fornita dal gruppo Apple. Il pagamento del corrispettivo è
automaticamente
addebitato sull'Apple ID account dell'Utente al momento della conferma dell'acquisto. Gli abbonamenti
proposti sono
soggetti al rinnovo automatico e all'addebito periodico del corrispettivo. L'Utente può disattivare
l'abbonamento fino a
24h prima della scadenza del periodo di abbonamento in corso. In caso di mancata disattivazione,
l'abbonamento si
rinnova per un eguale periodo e all'Utente viene addebitato lo stesso importo sul suo account Apple.
L'Utente può
gestire e disattivare il proprio abbonamento direttamente dal proprio profilo su App Store. Per maggiori
informazioni al
riguardo: https://www.apple.com/it/legal/terms/site.html. Il Fornitore non è responsabile per eventuali
disservizi della
piattaforma App Store.
6. Promozioni
6.1 Il Fornitore può a sua discrezione offrire agli Utenti delle promozioni sotto forma di sconti o periodi
gratuiti di
fruizione del Servizio.
6.2 Salvo che non sia diversamente specificato nella pagina di offerta della promozione, l'adesione a una
promozione
comporta, alla sua scadenza, l'attivazione automatica del Servizio a pagamento con addebito periodico del
corrispettivo
in base al contenuto del pacchetto di volta in volta selezionato dall'Utente.
6.3 L'Utente ha la facoltà di disattivare il Servizio in qualunque momento prima della scadenza del periodo
di prova
attraverso una delle modalità indicate nel precedente articolo 3).
7. Obblighi e garanzie dell'Utente
7.1 L'Utente dichiara e garantisce:
- di essere maggiorenne;
- di sottoscrivere l'Abbonamento per scopi estranei ad attività professionali, imprenditoriali, artigianali
o commerciali
eventualmente svolte;
- che tutti i dati forniti per l'attivazione dell'Abbonamento sono corretti e veritieri;
- che i dati forniti saranno mantenuti aggiornati per l'intera durata dell'Abbonamento.
7.2 L'Utente si impegna al pagamento del corrispettivo in favore del Fornitore nella misura e con le
modalità definite
nei precedenti articoli.
7.3 L'Utente si impegna ad utilizzare l'Abbonamento e i suoi contenuti a titolo esclusivamente personale, in
forma non
collettiva e senza scopo di lucro; l'Utente è inoltre responsabile per qualsiasi uso non autorizzato
dell'Abbonamento e
dei suoi contenuti, ove riconducibile all'account dell'Utente medesimo; per questo motivo l'Utente si
impegna ad
assumere tutte le precauzioni necessarie per mantenere riservato l'accesso all'Abbonamento attraverso il
proprio account
(per esempio, mantenendo riservate le credenziali di accesso ovvero segnalando senza ritardo al Fornitore
che la
riservatezza di tali credenziali risulta compromessa per qualsiasi motivo).
7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.