29 Ottobre
Brasile a destra. Viaggio nel sottosopra politico globale
Jair Bolsonaro vince il ballottaggio. In Germania il voto in Assia è un altro colpo alla Grosse Koalition di Merkel. Cosa sta accadendo ai partiti popolari, moderati, socialdemocratici? Dal 2016 a oggi, il mondo che cambia in due anni di rivoluzioni elettorali.
Jair Bolsonaro vince in Brasile, la Grosse Koalition di Angela Merkel perde 20 punti in Assia. Sono due turni elettorali che si sono svolti nello stesso giorno in continenti e nazioni lontane. Sono storie diverse, le presidenziali brasiliane non sono lo stesso film del voto regionale in Assia, ma questi due capitoli del plot democratico globale hanno qualcosa che sottilmente e inesorabilmente li lega, li attrae. E se solleviamo lo sguardo e osserviamo con attenzione l'orizzonte proiettato dagli appuntamenti elettorali degli ultimi anni, vediamo questo fil rouge intrecciarsi da uno Stato all'altro, in una nuova trama e tessitura. Che cos'è? La crisi della democrazia, il declino dei partiti popolari occidentali, l'ascesa dei populismi e dei partiti identitari.
La vittoria annunciata di Bolsonaro al ballottaggio contro il candidato della sinistra Haddad (56 a 44), un presidente di destra in un Brasile dove la sinistra ha dilapidato un patrimonio (politico) di fronte alle accuse di aver depredato un patrimonio (in denaro: l'ex presidente Lula condannato per corruzione, così come il caso che ha condotto alle dimissioni di Dilma Roussef dal vertice dello Stato) è un altro bagliore sopra la giungla della politica globale.
01
Brasile-Germania. Il filo rosso
Vincono le elezioni candidati e partiti che esprimono posizioni anti-establishment, rivoluzionarie, con un'intensa venatura di legge e ordine (gli avversari chiamano tutto questo "fascismo"), parole che fanno presa sui ceti popolari e medi, poveri o impoveriti. Su questo aleggia il ruolo sempre più penetrante della tecnologia e dei social network, ormai primaria fonte di informazione (e deformazione) delle masse contemporanee.
Il Brasile di Bolsonaro è una polveriera sociale, non è certo la ricca Assia della Germania, la regione dove sorge Francoforte sul Meno, luogo dove si eleva la torre della Banca centrale europea. Mondi lontanissimi. Eppure anche qui si coglie un'inquietudine, il rumore di un fiume carsico, il tuono...
Jair Bolsonaro vince in Brasile, la Grosse Koalition di Angela Merkel perde 20 punti in Assia. Sono due turni elettorali che si sono svolti nello stesso giorno in continenti e nazioni lontane. Sono storie diverse, le presidenziali brasiliane non sono lo stesso film del voto regionale in Assia, ma questi due capitoli del plot democratico globale hanno qualcosa che sottilmente e inesorabilmente li lega, li attrae. E se solleviamo lo sguardo e osserviamo con attenzione l'orizzonte proiettato dagli appuntamenti elettorali degli ultimi anni, vediamo questo fil rouge intrecciarsi da uno Stato all'altro, in una nuova trama e tessitura. Che cos'è? La crisi della democrazia, il declino dei partiti popolari occidentali, l'ascesa dei populismi e dei partiti identitari.
La vittoria annunciata di Bolsonaro al ballottaggio contro il candidato della sinistra Haddad (56 a 44), un presidente di destra in un Brasile dove la sinistra ha dilapidato un patrimonio (politico) di fronte alle accuse di aver depredato un patrimonio (in denaro: l'ex presidente Lula condannato per corruzione, così come il caso che ha condotto alle dimissioni di Dilma Roussef dal vertice dello Stato) è un altro bagliore sopra la giungla della politica globale.
01
Brasile-Germania. Il filo rosso
Vincono le elezioni candidati e partiti che esprimono posizioni anti-establishment, rivoluzionarie, con un'intensa venatura di legge e ordine (gli avversari chiamano tutto questo "fascismo"), parole che fanno presa sui ceti popolari e medi, poveri o impoveriti. Su questo aleggia il ruolo sempre più penetrante della tecnologia e dei social network, ormai primaria fonte di informazione (e deformazione) delle masse contemporanee.
Il Brasile di Bolsonaro è una polveriera sociale, non è certo la ricca Assia della Germania, la regione dove sorge Francoforte sul Meno, luogo dove si eleva la torre della Banca centrale europea. Mondi lontanissimi. Eppure anche qui si coglie un'inquietudine, il rumore di un fiume carsico, il tuono lontano di un cannone. Dopo il bum bum del voto in Baviera, dall'Assia arriva un'altra bordata sulla Grosse Koalition di Angela Merkel, ecco i risultati:
Nel dettaglio, ecco chi ha vinto e chi ha perso in Assia rispetto al turno delle elezioni regionali del 2013:
CDU e SPD, i due partiti che hanno fatto la storia della Germania nel dopoguerra, perdono oltre 20 punti. I vincitori delle elezioni sono - come in Baviera - i Verdi (guadagnano 8.7 punti) e la destra nazionalista di AfD (sopra di 9 punti). Sono numeri che confermano una tendenza nazionale che si andrà accentuando per i Verdi e soprattutto per AfD quando si voterà nelle regioni orientali dell'ex DDR. Sono in corso fenomeni di allargamento, restringimento e sostituzione del quadro politico tedesco.
Quelli dell'Assia (e prima della Baviera) sono risultati che fanno parte di quel fil rouge, di quella tessitura della storia che ormai è pienamente visibile per chi vuole vederla: qui abbiamo la crisi di un sistema che si basava sul Volkspartei, il partito popolare di massa (la CDU e la SPD in alternanza o insieme) che è entrato in rotta di collisione con la storia e ha smarrito le chiavi della casa della politica. L'ascesa dei Verdi in alternativa alla SPD (e con un'offerta politica "sovranista"), la galoppata di AfD come forza nazionale ormai presente in tutte le regioni, indica il corto-circuito del sistema politico tedesco. La politica di coalizione logora i partiti al governo e non è più efficace. A Berlino ci sono giganteschi problemi (nonostante l'economia ancora vada forte) che si manifestano guarda caso sul tema numero uno nell'agenda dell'elettore in Germania: l'immigrazione. Ancora una volta, emerge la politica dell'identità e della ricerca di protezione.
02
Imperi. Russia e Turchia
Questo fil rouge annoda a sua volta uno a uno gli effetti indesiderati della globalizzazione, le sue conseguenze inattese.
Se andiamo a vedere l'essenza, il significato dei turni elettorali sparsi per il mondo negli ultimi due anni, quella sottile trama che abbiamo individuato si rafforza. L'elezione di Putin alla presidenza della Russia per la quarta volta e la vittoria schiacciante di Erdogan sono un altro flash nell'oscurità.
Abbiamo di fronte Stati che non sono assimilabili alle democrazie europee, ma dove si tengono elezioni con partiti in competizione dove sono stati eletti altri due leader che sono figure chiave per capire come si muove e dove va la contemporaneità. Vladimir Putin e Recep Tayyip Erdoğan, sono diversi e anch'essi con un'atmosfera intorno che li rende simili. Non la dittatura tout court come si sostiene con troppa leggerezza, ma l'investitura popolare dell'uomo forte, il decisionismo, il loro legame con le oligarchie economiche, l'utilizzo della religione come radice della patria (la Chiesa russa per Putin, l'Islam turco per Erdogan), il simbolismo presidenziale, lo scettro militare, l'orgoglio della nazione.
Putin ha sepolto il passato del Comunismo, celebrato in maniera quasi invisibile il centenario della Rivoluzione d'Ottobre, mixato elementi dello zarismo e del bolscevismo in una leadership moderna, un'opera di ingegneria politica chiamata da Vladislav Surkov, "democrazia controllata". Erdogan a sua volta ha sepolto la storia della Turchia laica con la politica separata dall'islamismo, il sogno di Kemal Ataturk. Dopo il fallito colpo di stato dell'estate 2016 in Turchia (sospetta manina obamiana, flop totale) abbiamo visto una repressione totale dell'opposizione, l'incarcerazione di decine e decine di migliaia di persone che - vero o falso - erano legate al partito di Fethullah Gülen, il principale oppositore di Erdogan in esilio in America.
Putin ha realizzato il suo poker al Cremlino. E l'uomo di Istanbul che ha rischiato di cadere con il golpe ha fatto il suo contro-golpe. Il fil rouge qui ancora una volta è il superamento del modello democratico-occidentale di check and balance, ma nello stesso, in questo sviluppo di modelli autoritari, troviamo paradossalmente la competizione tra i partiti, il dibattito, l'opposizione. Non c'è democrazia (come la intendiamo noi) ma comunque c'è selezione e partecipazione. Putin e Erdogan non sono leader democratici dai canoni europei, non possono esserlo, sono figli di un'altra storia e di altri modelli di espansione - e contrazione - del consenso politico. Quella che emerge è la figura del dominatore-conquistatore: Putin ha (ri)espanso l'influenza della Russia nel mondo dal quale dopo il crollo dell'impero sovietico si era ritirata; Erdogan ha rimesso la Turchia al centro del gioco medio-orientale (guardate come ha abilmente incastrato la petro-monarchia saudita nel caso dell'assassinio del giornalista saudita dissidente Jamal Khashoggi) e pur avendo subito un crollo economico mostruoso è saldamente al potere. Putin e Erdogan sono due populisti con la lancia e lo scudo, usano gli eserciti, i servizi segreti, le forze speciali per piegare la curvatura della storia a loro favore. Il loro spazio è quello immaginario dell'impero: l'impero russo e quello ottomano.
03
L'impero immaginario. L'Inghilterra
L'altro impero immaginario è quello dell'isola d'Inghilterra. La Brexit, un referendum che le classi colte britanniche hanno immaginato come un appuntamento per il the, è finita con il distacco del Regno Unito dall'Unione europea. Non è solo un tema di regole, spazi economici, quel voto del 2016 ci ha messo di fronte all'altro puntino che lampeggia sul radar della contemporaneità: la crisi dei sistemi di decisione sovranazionale. Il voto dell'isola d'Inghilterra ha dato un colpo quasi letale all'Unione europea. Ne vediamo i segni. La cessione di sovranità - spesso in realtà un'invasione delle burocrazie brussellesi - delle nazioni agli organismi dell'Unione si è fermata con la rivolta dei leavers inglesi. Da quel momento il più grande esperimento di nascita e espansione di una struttura sovranazionale (l'Unione europea) si è arenato.
Questo è l'altro tema del voto di questi ultimi anni, la dimensione dello spazio vitale delle nazioni (leggere il Nomos della terra di Carl Schmitt, Adelphi), il territorio. E naturalmente il rifiuto inglese e non solo della giustizia aliena (il diritto europeo) e la collocazione dello straniero in questa dimensione materiale e soprattutto metafisica. Brexit è l'interruttore che ha illuminato una stanza sconosciuta nel Palazzo Europa. Da quel momento è stato che "si può uscire" e "riprendere il controllo". Male, bene, vero, falso, reale, illusorio, Little Britain o Great Britain, ma quel che conta è l'effetto sull'immaginario: si può fare.
04
Trump. America First
La crisi delle sovrastrutture internazionali - il ritorno della nazione - ha avuto il suo apice (non l'inizio, il fenomeno viene da lontano) con l'elezione di Donald Trump alla Casa Bianca. Il suo discorso nell'Inauguration Day a Washington passerà alla storia, quell'America First del 20 gennaio 2017 era destinato a lasciare il segno. Nessuno tra i suoi avversari pensava che Trump avrebbe fatto quello che diceva durante la campagna presidenziale. E invece è successo. Trump ha disarticolato - e in parte già riscritto - tutto un sistema di modi di pensare, convenzioni, norme e strutture internazionali che sopravvivevano a se stesse pur essendo cambiato il ciclo storico. Trump ha siglato un nuovo accordo di libero scambio con Messico e Canada (il Nafta), applicato in senso restrittivo le norme sull'immigrazione (cosa che in realtà faceva anche l'amministrazione Obama, ma senza dirlo), aperto una crisi nel WTO scatenando la guerra dei dazi con la Cina (e mettendo dunque la parola fine su un ciclo di scambio commerciale unfair tra Pechino e Washington aperto da Bill Clinton negli anni Novanta), spaccato le relazioni Transatlantiche con l'Unione europea e imposto i dazi sull'acciaio a partner storici, puntato il dito sul funzionamento della Nato e i contributi degli alleati, rimesso l'Onu al centro del gioco internazionale ma con in mente sempre l'obiettivo di America First.
Le rivoluzioni nella storia nascono a Washington e... Parigi.
05
Francia. La nevrosi
L'elezione di Macron in Francia risponde a questo sottosopra continuo, l'emersione della questione nazionale (la grandeur, il patriottismo economico di Parigi) e la fine dell'establishment che in Macron si è materializzato con lo spegnimento dei socialisti francesi. Le President è un caso politico quasi unico di leader fabbricato in vitro dalla élite come ultimo tentativo di salvare se stessa. Anche qui, il fil rouge è quello dell'identità del paese, la sua nevrosi (definizione di Michel Houllebecq), la sua spaccatura tra istituzione da una parte (l'Eliseo, la Presidenza, il governo e l'Assemblea nazionale) e dall'altra la rappresentazione dei reali rapporti di forza nel paese (la Francia è di destra e governa una "cosa" non identificata nello spazio politico). Per questo la cronaca impietosamente mostra Macron dissiparsi in quella nevrosi perfettamente individuata da Houllebecq e nello stesso tempo esibisce l'eruzione sociale della Francia dove tutto sembra divenire incendio della banlieu, dove il ministro dell'Interno Castaner pensa di mandare la polizia nella scuole, dove l'omicidio e la devastazione ad opera di quella che Sarkozy chiamò "racaille" (feccia, gentaglia, marmaglia) è ordinaria follia. Quel paese, la Francia, un tempo dolce, ancora bellissimo, è l'altro laboratorio dal quale escono lampi. Il prossimo luogo politico-letterario destinato a cadere e (re)inventarsi in uno spazio che, come sempre nella tradizione del paese, è rivoluzione e nazione.
06
Italia. Il laboratorio
In questo quadro, l'Italia è il paese più avanzato, siamo dentro un laboratorio pazzo e ricco di imprevisti. Il filo rosso arriva a Roma, innervato da una lunga trasformazione che comincia con la Grande Crisi del 2008 (crollo della produzione e del reddito), la caduta del berlusconismo (anno 2011, arrivo del governo tecnico), l'ascesa del grillismo (anno 2013, elezioni politiche e inceppamento del Parlamento già mal ridotto), la nascita di un partito di destra egemone (sorpasso della Lega di Salvini su Forza Italia, anno 2018), la costituzione del primo governo populista in un'economia avanzata dell'Europa.
La scomposizione del quadro politico italiano - e la sua ricomposizione - passa attraverso gli elementi che abbiamo visto nell'analisi di Sociometrica che List ha pubblicato ieri: localizzazione, pessimismo sull'Italia, totale sfiducia nell'Unione europea, smarrimento di fronte ai grandi problemi del presente, convergenza degli elettorati di Lega e Cinque Stelle sui temi che contano quando si va a votare. Anche in questo caso abbiamo una figura carismatica che sta emergendo (Salvini), un partito movimentista che passa dalla fase di lotta a quello di governo (il Movimento Cinque Stelle, forse), il rifiuto del commissariamento del paese e la (ri)scoperta della dimensione nazionale. Dimensione fisica (il territorio) e metafisica (la decisione politica) fanno del governo italiano un caso incomprensibile per l'establishment europeo. È su questa pericolosa incomprensione che ci giochiamo tutto. L'Italia e l'Europa.
Sì, viviamo tempi interessanti. Forse troppo. Buona giornata.
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6.3 L'Utente ha la facoltà di disattivare il Servizio in qualunque momento prima della scadenza del periodo
di prova
attraverso una delle modalità indicate nel precedente articolo 3).
7. Obblighi e garanzie dell'Utente
7.1 L'Utente dichiara e garantisce:
- di essere maggiorenne;
- di sottoscrivere l'Abbonamento per scopi estranei ad attività professionali, imprenditoriali, artigianali
o commerciali
eventualmente svolte;
- che tutti i dati forniti per l'attivazione dell'Abbonamento sono corretti e veritieri;
- che i dati forniti saranno mantenuti aggiornati per l'intera durata dell'Abbonamento.
7.2 L'Utente si impegna al pagamento del corrispettivo in favore del Fornitore nella misura e con le
modalità definite
nei precedenti articoli.
7.3 L'Utente si impegna ad utilizzare l'Abbonamento e i suoi contenuti a titolo esclusivamente personale, in
forma non
collettiva e senza scopo di lucro; l'Utente è inoltre responsabile per qualsiasi uso non autorizzato
dell'Abbonamento e
dei suoi contenuti, ove riconducibile all'account dell'Utente medesimo; per questo motivo l'Utente si
impegna ad
assumere tutte le precauzioni necessarie per mantenere riservato l'accesso all'Abbonamento attraverso il
proprio account
(per esempio, mantenendo riservate le credenziali di accesso ovvero segnalando senza ritardo al Fornitore
che la
riservatezza di tali credenziali risulta compromessa per qualsiasi motivo).
7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.