21 Giugno
Caos, governo, Italia. Appunti per un New Deal
L'Italia ha un governo controvento, l'Europa è in coma, Germania e Francia tentano di salvarsi a spese degli altri, l'Africa è un continente dimenticato, l'Asia progetta il primato del futuro, gli Stati Uniti si battono per mantenerlo. A Palazzo Chigi sanno che fare?
Questo numero di List è stato pubblicato il 21 giugno 2018.
Punto nave. L'Italia ha un governo controvento, l'Europa è in coma, Germania e Francia tentano di salvarsi a spese degli altri, l'Africa è un continente dimenticato, l'Asia progetta il dominio nel prossimo futuro, gli Stati Uniti si battono per mantenere quel dominio adesso. In sintesi: siamo in guerra.
La cronaca ci sta avvisando ogni giorno del fatto che il mondo è entrato in una fase di conflitto permanente e sempre più forte. La pace nella storia dell'uomo è un episodio, il capitalismo nel 2008 si è rotto ma nessuno lo ha riparato. La reazione politica che è arrivata dopo la grande crisi - Brexit, Trump, Macron, fine di Merkelandia, toh, il governo Frankenstein, etc. - è un sintomo, il borbottìo della pentola a pressione che sta per esplodere. Dove? La pistolettata di Sarajevo e l'Arciduca non sono fatti prevedibili, ma lo scenario si vede, emette segnali.
La globalizzazione sul piano culturale e politico è strafinita, fa parte del modo di essere di una minoranza - quella dei cosmopoliti, dell'Homo Davos e dei loro maggiordomi - e viviamo in un mondo in cui se smetti di raccontare una cosa, questa si esaurisce. Nessuno oggi può più dire in giro che la globalizzazione ha reso l'Occidente un mondo migliore.
L'élite globale ha incassato e continua a incassare strabilianti guadagni per se stessa, ma il suo ruolo di guida è esaurito, la sua credibilità è al lumicino, il modello della Silicon Valley è sinonimo di monopolio, avidità e sfruttamento.
Le nuove Standard Oil si chiamano Amazon, Google, Facebook. Sono i nuovi Rockefeller. L'Antitrust dovrebbe dividere questi pericolosi titani e intervenire prima che il sistema politico - la democrazia - vada in completa bancarotta. Queste aziende possiedono fiumi di denaro, distruggono posti di lavoro,...
Questo numero di List è stato pubblicato il 21 giugno 2018.
Punto nave. L'Italia ha un governo controvento, l'Europa è in coma, Germania e Francia tentano di salvarsi a spese degli altri, l'Africa è un continente dimenticato, l'Asia progetta il dominio nel prossimo futuro, gli Stati Uniti si battono per mantenere quel dominio adesso. In sintesi: siamo in guerra.
La cronaca ci sta avvisando ogni giorno del fatto che il mondo è entrato in una fase di conflitto permanente e sempre più forte. La pace nella storia dell'uomo è un episodio, il capitalismo nel 2008 si è rotto ma nessuno lo ha riparato. La reazione politica che è arrivata dopo la grande crisi - Brexit, Trump, Macron, fine di Merkelandia, toh, il governo Frankenstein, etc. - è un sintomo, il borbottìo della pentola a pressione che sta per esplodere. Dove? La pistolettata di Sarajevo e l'Arciduca non sono fatti prevedibili, ma lo scenario si vede, emette segnali.
La globalizzazione sul piano culturale e politico è strafinita, fa parte del modo di essere di una minoranza - quella dei cosmopoliti, dell'Homo Davos e dei loro maggiordomi - e viviamo in un mondo in cui se smetti di raccontare una cosa, questa si esaurisce. Nessuno oggi può più dire in giro che la globalizzazione ha reso l'Occidente un mondo migliore.
L'élite globale ha incassato e continua a incassare strabilianti guadagni per se stessa, ma il suo ruolo di guida è esaurito, la sua credibilità è al lumicino, il modello della Silicon Valley è sinonimo di monopolio, avidità e sfruttamento.
Le nuove Standard Oil si chiamano Amazon, Google, Facebook. Sono i nuovi Rockefeller. L'Antitrust dovrebbe dividere questi pericolosi titani e intervenire prima che il sistema politico - la democrazia - vada in completa bancarotta. Queste aziende possiedono fiumi di denaro, distruggono posti di lavoro, controllano i nostri dati, le nostre vite, hanno lobotomizzato la conoscenza e degradato il dibattito pubblico. I loro cosiddetti servizi non sono gratis, perché sul menù ci sei tu.
L'Occidente aveva un senso metafisico, era uno spazio di civiltà, finché c'era un benessere che si traduceva nella possibilità di progettare per i figli un futuro migliore di quello dei padri. Questo oggi è una certezza per i ricchissimi, una meta quasi impossibile per tutti gli altri. Là fuori sono in corso rivoluzioni giacobine che non saranno tenere con chi ha aumentato povertà e diseguaglianza.
L'Africa è passata dalla colonizzazione alle dittature militari, oggi è abbandonata alle conquiste dei cinesi, i quali ne fanno oggetto di sfruttamento e basta. Un continente immenso con milioni di giovani pronti a combattere una guerra asimmetrica che ha la potenza dell'arma letale della demografia e la spinta della fame.
L'immigrazione ha fatto scoppiare le contraddizioni delle non più felici unioni tra diversi:
- Gli Stati Uniti sono impegnati in una battaglia tra Stati che favoriscono l'immigrazione clandestina e altri che la combattono; l'amministrazione Trump a sua volta deve difendere la frontiera di un paese diviso (e con l'identità che vacilla) che a Sud è minacciato da uno stato dominato dai narco-trafficanti, il Messico;
- L'Europa è un continente senile che ha esaurito la sua spinta ideale e sopravvive come mercato di produzione e consumo per i vecchi, questo spazio per pensionati è smarrito perché inconsciamente vede il suo non-futuro e chiude le frontiere.
Sono le due facce di una sola medaglia: la crisi dell'Occidente.
Le petro-monarchie del Medio Oriente e gli stati con un'economia non diversificata e dipendente dall'export di petrolio e gas hanno la forza della mano sul rubinetto (apro e chiudo la tua fonte di energia) ma sono minacciati da innovazione tecnologica, crisi demografica (con segno + e -), processi di secolarizzazione che consumano il sacro e la nazione, Cesare e Dio qui vivono una crisi speculare.
Il tempo dell'abbondanza è minacciato dai cambiamenti climatici, la qualità dell'aria e del cibo - di questo viviamo - divide il pianeta: prima c'era chi mangiava e beveva e chi no, oggi c'è una divisione ulteriore, chi mangia bene e chi si ciba di junk food. Tutto questo si traduce in lunga o breve aspettativa di vita, salute, assistenza sanitaria.
La concentrazione della popolazione nei grandi centri urbani sta desertificando territori immensi. Questo abbandono produce due tipi di assenza: quella sociale prima e quella materiale dopo. Le migrazioni interne stanno producendo la zombificazione di intere regioni.
Tutto questo ci dice che siamo già immersi nel secolo dell'Asia, che la storia nuova si farà a Oriente e che l'unica speranza per l'Occidente è riposta in un risveglio degli Stati Uniti che sta avvenendo, ma in forme e distopie di cui non possiamo prevedere gli esiti finali. Forse è l'ultimo colpo di coda dell'impero americano.
***
In mezzo a questa tempesta globale, c'è l'Italia, con una classe dirigente che ha fallito l'aggancio con la contemporaneità e pretende di perpetuare il suo potere, con un partito d'opposizione senza identità che ha tradito l'ideale della sinistra, con un sistema dell'informazione e della formazione (media e università) che è tutto saldamente in mano ai perdenti, un governo uscito dalle urne che è dentro la storia ma fuori dal sapere, senza una visione chiara del futuro, con troppe promesse e pochi soldi, circondato da pochi finti amici e molti veri nemici, con una forza che forse ha un'idea di governo e un'altra che certamente è senza un'idea e basta, con un premier a sorpresa, due capi partito, un solo vero leader (Salvini) che ha fiuto ma per ora non conosce sfumature, un esecutivo dove i (pochi) cervelli funzionanti non sono quelli al comando. La vera forza di questo governo è il fatto che è figlio del suo tempo. Non è poco, ma potrebbe non bastare se non si mettono i piedi per terra e si comincia a studiare. Tutto è letteralmente da costruire, inventare, fare e a un certo punto disfare.
Qualcuno direbbe che ci sono le premesse ideali perché tutto vada malissimo, ma neanche questo è prevedibile. Può darsi che il governo Frankenstein si riveli l'incubo della creatura di Mary Shelley, deluda gli elettori, non mantenga promesse e premesse, e scompaia nel buio di un lungo inverno italiano. Ma può anche darsi che questo strano prodotto della storia politica italiana riesca con un po' di fortuna (serve, leggere Machiavelli) a segnare un cambio di passo in Italia e in Europa. Vaste programme, aggiungerebbero con un cinico sorriso i cultori delle frasi del generale De Gaulle.
La realtà d'Italia non è poi così difficile da leggere: abbiamo di fronte due paesi, un Nord che produce e innova, un Sud che continua ad essere poco più di una promessa. L'espressione politica finale del governo è questo: il Nord della Lega e il Sud del Movimento 5Stelle. L'unione di questi due opposti paesi - che sono necessari l'uno all'altro, inscindibili - è la vera rivoluzione mancata dell'Italia. La crisi del 2008 è stata un trauma, superarlo significa oggi fare un grande sforzo per tenere insieme il paese. Serve una svolta italiana con un'opera di ingegno politico rooseveltiano.
Franklin Delano Roosevelt nell'America degli anni Trenta, sconvolta dalla crisi, con due milioni di persone senza casa, i prezzi agricoli colati a picco, la disoccupazione a livelli stellari, le banche fallite, lanciò il suo new deal per tenere insieme il Nord dell'industria americana e gli agricoltori del Sud. L'America allora più di oggi era un paese rurale, crudele, spietato. Roosevelt lo chiamò a raccolta, varò un piano di spesa pubblica e nello stesso tempo di tagli agli sprechi. FDR aveva due contabilità: il bilancio federale che doveva essere gestito con le forbici e quello "d'emergenza" per uscire dalla crisi. Roosevelt stava dalla parte della povera gente, ma senza demonizzare il capitale - e non era facile in un'era in cui le banche, ben più di quanto accada oggi, venivano descritte da un grande scrittore, Steinbeck, come il diavolo - pensava al reddito degli ultimi mettendo a frutto le capacità dei primi. Non fece tutto questo scattando selfie e con le dirette Facebook - ma inventò i discorsi del caminetto e usò la radio da perfetto populista qual era - il New Deal fu la costruzione di un'idea politica e di un gruppo di intellettuali riuniti in quello che venne chiamato il Brains Trust. Ne facevano parte Raymond Moley, Rexford Guy Tugwell, Adolph A. Berle, Jr. Basil ("Doc") O'Connor, Samuel I. Rosenman e Hugh Johnson. Con questo gruppo pescato dalla Columbia University Roosevelt scrisse il suo piano economico, quello del primo New Deal. Il leader del Brains Trust era Raymond Moley e - toh, la storia che gioca a dadi - la sua idea fu quella di istituire una flat tax per ricostruire e far ripartire l'economia. Sarebbe una sciocchezza fare dei parallelismi, ma quel che qui è notevole, conta e va ricordato di questa storia è il metodo di governo dell'emergenza: Roosevelt non agiva da solo, aveva consiglieri di livello superiore, non travet, burocrati, capi di gabinetto che hanno visto tutti i regimi e mentre occupano il loro posto anche in questo appena nato pensano già al prossimo (ogni riferimento al presente non è casuale), ma studiosi brillanti, motivati, senza paura di esplorare vie nuove. Il gruppo fu reclutato da Moley, il quale dopo aver fatto il primo colloquio con il quarantenne Tugwell (fu lui poi a scrivere la nuova politica agricola del New Deal) raccontò: "Rex era come un cocktail, la sua conversazione ti tirava su e ti faceva correre il cervello". C'è questo cocktail nel governo?
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legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.