22 Marzo

Catalogna. Oggi un fiasco e forse domani il carcere

L'investitura di Jordi Turull come nuovo President della Catalogna fallisce il primo passaggio, manca la maggioranza. I tempi sono stati accelerati perché su di lui e altri deputati pende la decisione su un imminente arresto. Maite Carpio racconta il sottosopra di Spagna.

di Maite Carpio

Dopo tre mesi di stallo istituzionale la Catalogna non ha ancora un President. Alla fine i quattro deputati di CUP, il partito degli anticapitalisti, dopo che per tutta la mattina si era espressa la base, si sono astenuti e la causa indipendentista non ha raggiunto la maggioranza (64 si, 65 no, 4 astensioni) che le serviva per investire il suo candidato, Jordi Turull.

Situazione rocambolesca, si potrebbe ribadire, ma ormai ci hanno abituato. Il President del Parlament, Roger Torrent, aveva convocato l’aula in una sessione urgente per votare l’investitura del nuovo President cercando di accelerare i tempi (infatti la convocazione dell'inaspettata votazione è arrivata ieri sera, in maniera poco rituale, dopo un giro di telefonate finito alle 22.00) dopo l’annuncio del giudice Pablo Llarena, che segue la causa indipendentista, di convocare Turull e altri deputati (gli indagati sono 28) nella sede del Tribunal Supremo per la citazione in giudizio e la possibile decisione di misure cautelari, cioè il carcere preventivo (il candidato e i suoi colleghi sono in libertà condizionata da dicembre scorso). La possibilità che Turull (terzo nome proposto dagli indipendentisti) torni in carcere ha spinto troppo oltre la causa separatista che ora si ritrova con un candidato in bilico.

Nel suo discorso al Parlament, il candidato Turull ha evitato qualunque allusione all’indipendenza catalana, ma ha chiesto la restituzione dello statuto dell’autonomia contro l’articolo 155. Senza alzare quasi mai la testa dai fogli ha fatto un intervento lungo (quasi un'ora) noioso, grigio come la cravatta che portava, non ha strappato un applauso nemmeno tra i compagni di partito. Non ha convinto. Non ha rivendicato la Repubblica come volevano i separatisti, non ha fatto nessuna autocritica come sperava l’opposizione. Il leader di Ciudadanos, una agguerrita Ines Arrimadas, gli ha risposto duramente: “Lei è stato capace di...


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