22 Settembre
Chi ha vinto e chi ha perso. Il mercato delle aspettative
Ha vinto Zingaretti, ha perso Salvini. Perché il 3 a 3 non corrisponde alla lettura politica, i numeri hanno un peso e il risultato atteso (o inatteso) nello scenario contemporaneo fa (e disfa) le leadership. Maggioranza, opposizione, governo, analisi del voto nelle Regioni
È finita 3 a 3 e il centrodestra ha guadagnato una Regione, le Marche, che era da sempre governata dalla sinistra. Ma il vincitore delle elezioni si chiama Nicola Zingaretti. Perché?
Perché la politica non si misura solo con i numeri e i numeri a loro volta per avere un significato compiuto hanno bisogno di essere pensati e soprattutto pesati.
La politica contemporanea è comunicazione, il suo messaggio è plasmato dal contesto dell'informazione, dall'infrastruttura del suo sistema di produzione e dai canali di distribuzione, per questo nell'analisi del risultato elettorale svolge un ruolo fondamentale il "mercato delle aspettative". Questo mercato è creato dall'impatto della comunicazione nel periodo che precede il voto.
L'aspettativa del centrodestra era alta, quella del centrosinistra era bassa. La comunicazione di Salvini era quella di chi sta per conquistare la Toscana e tutta la posta in gioco (a un certo punto della campagna Salvini ha parlato di un "sette a zero"), quello di Zingaretti era il messaggio di un leader di fronte a una sfida disperata, un uomo sull'orlo della sconfitta. Si tratta di due tattiche di comunicazione, il primo esalta la cavalcata vittoriosa in terra ostile, il secondo la chiamata alle armi contro un avversario invincibile. Il primo si prepara alla gloriosa impresa, il secondo annuncia l'eroico sacrificio per la difesa del castello. Entrambi puntano ovviamente a mobilitare i propri eserciti di elettori, ma quando arriva l'esito del voto, il mercato delle aspettative - che nel frattempo si è gonfiato come una bolla speculativa - produce risultati differenti. Quindi il centrodestra che ha guadagnato una Regione - e due importantissimi seggi al Senato nelle elezioni suppletive - è visto come "perdente" perché l'aspettativa era alta, troppo alta rispetto alle sue reali possibilità; mentre il centrosinistra che aveva avvisato i naviganti su un'imminente sconfitta risulta vincitore...
È finita 3 a 3 e il centrodestra ha guadagnato una Regione, le Marche, che era da sempre governata dalla sinistra. Ma il vincitore delle elezioni si chiama Nicola Zingaretti. Perché?
Perché la politica non si misura solo con i numeri e i numeri a loro volta per avere un significato compiuto hanno bisogno di essere pensati e soprattutto pesati.
La politica contemporanea è comunicazione, il suo messaggio è plasmato dal contesto dell'informazione, dall'infrastruttura del suo sistema di produzione e dai canali di distribuzione, per questo nell'analisi del risultato elettorale svolge un ruolo fondamentale il "mercato delle aspettative". Questo mercato è creato dall'impatto della comunicazione nel periodo che precede il voto.
L'aspettativa del centrodestra era alta, quella del centrosinistra era bassa. La comunicazione di Salvini era quella di chi sta per conquistare la Toscana e tutta la posta in gioco (a un certo punto della campagna Salvini ha parlato di un "sette a zero"), quello di Zingaretti era il messaggio di un leader di fronte a una sfida disperata, un uomo sull'orlo della sconfitta. Si tratta di due tattiche di comunicazione, il primo esalta la cavalcata vittoriosa in terra ostile, il secondo la chiamata alle armi contro un avversario invincibile. Il primo si prepara alla gloriosa impresa, il secondo annuncia l'eroico sacrificio per la difesa del castello. Entrambi puntano ovviamente a mobilitare i propri eserciti di elettori, ma quando arriva l'esito del voto, il mercato delle aspettative - che nel frattempo si è gonfiato come una bolla speculativa - produce risultati differenti. Quindi il centrodestra che ha guadagnato una Regione - e due importantissimi seggi al Senato nelle elezioni suppletive - è visto come "perdente" perché l'aspettativa era alta, troppo alta rispetto alle sue reali possibilità; mentre il centrosinistra che aveva avvisato i naviganti su un'imminente sconfitta risulta vincitore perché il risultato eccede ampiamente quello atteso.
Direte che siamo in un mondo virtuale, è vero, ma fino a un certo punto, perché la "percezione" nella contemporaneità fa e disfa le leadership. Dunque Zingaretti da ieri sera è un leader che vince le sfide (im)possibili. Dopo quella dell'Emilia, infatti, nel suo racconto aggiunge la strenua battaglia della Toscana, egli diventa il salvatore del Pd, colui che ha respinto gli assalti. In realtà Salvini (perché lui è il soggetto) non poteva in nessuno dei due campi di battaglia vincere, tra la Via Emilia e il West sull'Arno non poteva cogliere nessuna vittoria perché in entrambi i casi non era attrezzato per farlo. In Emilia aveva di fronte un avversario forte (Stefano Bonaccini) e un sistema di potere che non ha eguali in nessuna parte d'Italia, in Toscana il candidato del Pd era debole (Eugenio Giani) ma il sistema era chiamato a salvare se stesso e lo ha fatto. Salvini per battere questo sistema doveva presentare candidature autorevoli e radicate sul territorio, né Lucia Bergonzoni in Emilia né Susanna Ceccardi in Toscana avevano qualità e forza per centrare il bersaglio.
Il risultato più critico per la destra in realtà è quello della Puglia, qui le possibilità di conquistare la Regione c'erano, Michele Emiliano era in difficoltà, ma candidare Raffaele Fitto è stato un errore. Aveva già governato la Puglia vent'anni fa, questo era più che sufficiente a suggerire un'altra candidatura. Giorgia Meloni lo ha imposto, Salvini lo ha accettato. Così come in Campania (Regione persa in partenza, sia chiaro) è avvenuto con Stefano Caldoro, una persona per bene, ma anche qui siamo al già visto e dunque... Non si possono presentare simili candidature e poi dire che si aspira a cambiare il paese. La destra deve essere capace di rinnovarsi, è paradossale che due leader giovani abbiano presentato il vecchio che non può neppure esser venduto come l'usato sicuro.
Da oggi Salvini è quello che è stato fermato da Zingaretti. In realtà il leader della Lega ha conquistato Regioni, Comuni, espanso il dominio leghista come nessuno, ma aver alimentato un'impossibile aspettativa - in due tornate elettorali regionali dove ha sempre guadagnato territorio - lo pone nella condizione di colui che ha perso. Il 3 a 3 non esiste sul piano della lettura politica, c'è una vittoria di Zingaretti e una sconfitta di Salvini.
Per questo Salvini ha "perso" e Zingaretti ha "vinto". Il rumore di fondo del mercato (immaginatelo come una piazza dove tutti parlano agli altri cercando di convincersi a vicenda della bontà della propria merce) era quello opposto al risultato.
Zingaretti apre oggi un ciclo nuovo della sua segreteria. Il governo è rafforzato dal voto, il premier no, perché la componente dem in Consiglio dei ministri è più forte (e vedremo se questo peso si trasforma in altri posti di potere o meno), ma Conte non è più l'uomo di cui il Pd ha bisogno per il futuro, il voto di ieri ha dimostrato che può (e deve) fare a meno dell'avvocato del popolo. Conte per il Pd è una parentesi che si dovrà chiudere quando arriveranno le elezioni politiche. Il premier abilmente finora ha galleggiato sulle difficoltà altrui, sui problemi di stabilità dei grillini (ancora più grandi dopo il voto) e sulla linea politica incerta del Pd. Sono rimasti tutti i problemi (e lo vedremo presto), ma Zingaretti non è più quello che ha bisogno di Conte, semmai è il contrario, l'avvocato del popolo senza il Pd non ha un gran futuro, perché i pentastellati sono un partito al lumicino, basta guardare i voti nel territorio, sono il racconto del declino del Movimento. Vantare la vittoria netta del Sì al referendum sul taglio dei parlamentari non cambia questo dato, la coalizione di governo resta minoritaria nel paese, è composta da un partito in crisi nera (i grillini) e uno che ha difeso bene i suoi due bastioni principali, ma ha perso quasi tutto il resto del paese. Se si votasse oggi per rinnovare il Parlamento, la mappa dei partiti sarebbe profondamente diversa e in ogni caso vincerebbe il centrodestra, il risultato delle elezioni suppletive è un memento. L'aspettativa del voto politico non è gonfiata, qui la destra è davvero più forte della sinistra.
Questo pone il Pd di fronte a scelte importanti: non può andare a elezioni anticipate (e nessuno dopo il taglio dei parlamentari ha intenzione di mollare lo scranno), ma si ritrova un alleato di governo in caduta libera e non ha un sostituto valido a portata di mano. Zingaretti deve far crescere il partito e costruire una coalizione per il domani. Alla sua destra Renzi è inconsistente sul piano dei voti, alla sua sinistra ci sono i bersaniani il cui peso è relativo. Bonaccini ha proposto il "tutti a casa", il loro rientro nel Pd. Per i renziani la questione appare impossibile, per i secondi forse sono più utili fuori dal Pd, possono catturare consensi su una piccola fascia di elettori che considera il Pd troppo moderato. Zingaretti non ha una coalizione vincente per il futuro e con una legge elettorale come quella che stanno studiando (e un Parlamento tagliato con l'accetta) deve trovarne una. A meno che non cambi la legge elettorale, sarebbe la cosa giusta da fare, dunque non accadrà. Quirinale e Parlamento, appuntamento in agenda al 2022.
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garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.