18 Aprile

Cinema, teatro, concerti, musei. Che fare?

Il coronavirus minaccia la continuità delle arti e il rapporto con il pubblico. Un'indagine di Maite Carpio su un'industria che cammina sul filo del rasoio e che oggi è messa a rischio dalla minaccia biologica. Non possiamo chiudere la nostra civiltà, è una grande sfida che ha bisogno del sostegno di tutti

Sembrava che la pestilenza avesse acquistato forze nuove, che la tenacia e la fecondità di germi si fosse raddoppiata. I casi di guarigione erano rari; l’ottanta per cento dei colpiti moriva, e moriva di una morte spaventosa perché il male si manifestava con estrema violenza e sovente nella sua forma più pericolosa.

Morte a Venezia, Thomas Mann. 

di Maite Carpio

”A Venezia c’è il colera!” scrive Thomas Mann nel suo capolavoro e quello sfondo fetido della città  accompagna la fine del suo protagonista, Gustav Aschenbach, lo scrittore che ha raggiunto le vette piu alte del consenso culturale ma che ormai chiude, tragicamente, i suoi giorni avvolto dagli effluvi di una epidemia impietosa. Aschenbach se ne va, ma Venezia è sopravvissuta, nella letteratura e nella realtà, per fortuna nostra. 

Non c'è dubbio che questo microbo disgraziato abbia messo a terra le nostre certezze, ma ancora non abbiamo sperimentato fino in fondo le conseguenze nefaste dell’apparizione del Covid-19 sul nostro pianeta, soprattutto in quel territorio che una volta conoscevano come “civiltà occidentale”, tante volte data per moribonda, fallita o in via d’ estinzione e che ora, come Aschenbach, rischiamo di perdere sul serio.

L'Olympia di Parigi, fondato nel 1888 (Foto Ansa)

Il peggio di questa battaglia infame, oltre alle vittime che se ne sono andate nella solitudine più triste (non sarà mai sufficiente il nostro ringraziamento al cuore generoso del corpo sanitario che negli ospedali del mondo, infaticabile, si è sostituito ai familiari nel momento dell’estremo addio, a tutti quelli che hanno preso il proprio cellulare e hanno chiamato figli, mogli, nipoti per rendere possibile un saluto finale, una umanità impagabile) è che questa maledetta pandemia sta provando a frantumare la sequenza del nostro Dna collettivo, colpendo il cuore di quello che per secoli ci ha reso migliori: l’arte, la cultura, la bellezza. La sublime emozione. 

Inutile...


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