10 Maggio
Colpiti da un altro virus
L'attacco informatico che ha bloccato gli oleodotti di Colonial Pipeline in America, una nuova guerra. Il caos a Gerusalemme, l'orrore senza fine dell'Afghanistan. BoJo riapre tutto. Vita e libertà, dure lezioni dall'era del Covid. La Cina e lo spazio pieno di detriti
Che succede? Il mondo riapre e nello stesso tempo appare sempre più chiuso. Abbiamo segnali di enorme discontinuità rispetto alla fase pre-pandemica, non si torna più all'ordine (che in realtà era già friabile) conosciuto, siamo in una terra incognita. Facciamo il nostro giro di giostra, seguiamo il percorso di un oleodotto, siamo alla politica del tubo. E non è una battuta. Seguite il titolare di List.
01
L'attacco hacker a Colonial Pipeline
Bombe, missili, sabotaggi con truppe speciali. Sembra tutto anacronistico. Con un virus si possono ottenere risultati più grandi. No, non parliamo del Covid ma di un attacco informatico che ha costretto alla chiusura uno dei più grandi oleodotti d'America. Colonial Pipeline ha chiuso venerdì l'oleodotto di 5.500 miglia destinato al trasporto di benzina e altri combustibili dalla costa del Golfo all'area metropolitana di New York. Hacker.

I prezzi del petrolio sono in rialzo, la Casa Bianca lavora con l'azienda per ripristinare le forniture, ma ci vorranno giorni. I rumors sull'indagine indicano un coinvolgimento del gruppo hacker Darkside, ma non ci sono conferme. Secondo i dati di Refinitiv, sei tanker finora sono state prenotate dagli operatori per trasportare benzina dall'Europa alla costa atlantica degli Stati Uniti. La guerra? È questa. Sì, viviamo tempi interessanti. Forse troppo.
02
Il caos a Gerusalemme, più di 300 feriti

Il Giorno di Gerusalemme, in ebraico Yom Yerushalaim, celebra la riunificazione della città avvenuta dopo la Guerra dei Sei Giorni, nel 1967, il giorno 28 del mese ebraico di Iyar. La data è tra le più delicate sul piano della gestione della sicurezza. E purtroppo è stato confermato dagli scontri in corso tra manifestanti palestinesi e polizia israeliana. Secondo la Mezzaluna Rossa sono 305 i manifestanti feriti o contusi negli scontri con la polizia israeliana sulla Spianata delle Moschee. Molti feriti sono stati colpiti...
Che succede? Il mondo riapre e nello stesso tempo appare sempre più chiuso. Abbiamo segnali di enorme discontinuità rispetto alla fase pre-pandemica, non si torna più all'ordine (che in realtà era già friabile) conosciuto, siamo in una terra incognita. Facciamo il nostro giro di giostra, seguiamo il percorso di un oleodotto, siamo alla politica del tubo. E non è una battuta. Seguite il titolare di List.
01
L'attacco hacker a Colonial Pipeline
Bombe, missili, sabotaggi con truppe speciali. Sembra tutto anacronistico. Con un virus si possono ottenere risultati più grandi. No, non parliamo del Covid ma di un attacco informatico che ha costretto alla chiusura uno dei più grandi oleodotti d'America. Colonial Pipeline ha chiuso venerdì l'oleodotto di 5.500 miglia destinato al trasporto di benzina e altri combustibili dalla costa del Golfo all'area metropolitana di New York. Hacker.

I prezzi del petrolio sono in rialzo, la Casa Bianca lavora con l'azienda per ripristinare le forniture, ma ci vorranno giorni. I rumors sull'indagine indicano un coinvolgimento del gruppo hacker Darkside, ma non ci sono conferme. Secondo i dati di Refinitiv, sei tanker finora sono state prenotate dagli operatori per trasportare benzina dall'Europa alla costa atlantica degli Stati Uniti. La guerra? È questa. Sì, viviamo tempi interessanti. Forse troppo.
02
Il caos a Gerusalemme, più di 300 feriti

Il Giorno di Gerusalemme, in ebraico Yom Yerushalaim, celebra la riunificazione della città avvenuta dopo la Guerra dei Sei Giorni, nel 1967, il giorno 28 del mese ebraico di Iyar. La data è tra le più delicate sul piano della gestione della sicurezza. E purtroppo è stato confermato dagli scontri in corso tra manifestanti palestinesi e polizia israeliana. Secondo la Mezzaluna Rossa sono 305 i manifestanti feriti o contusi negli scontri con la polizia israeliana sulla Spianata delle Moschee. Molti feriti sono stati colpiti da proiettili di gomma. Contemporaneamente agli scontri sulla Spianata delle Moschee, tre razzi sono stati lanciati stamattina dalla striscia di Gaza verso Israele. Nella striscia si stanno preparando a ulteriori manifestazioni, camion carichi di pneumatici da bruciare stanno viaggiando verso il confine. A che scopo bruciare le gomme delle auto? Il fumo serve a impedire ai soldati israeliani di monitorare cosa accade al confine. Hamas è in movimento, la giornata è lunga.
03
Vent'anni dopo, l'Afghanistan punto e a capo

Gli Stati Uniti hanno deciso di ritirarsi, un'occupazione durata 20 anni e un risultato politico che si traduce in una parola: fallimento. Anche gli altri paesi della Nato abbandoneranno il paese. Missione compiuta. L'Afghanistan è di nuovo piombato nella guerra civile con clan talebani che fanno strage di innocenti, il preludio del prossimo rinnovato santuario del terrorismo. L'8 maggio una serie di attacchi nei pressi di una scuola secondaria per ragazze a Kabul, hanno causato la morte di almeno 50 persone e il ferimento di oltre 100, quasi tutti studenti. L'orrore prosegue, nella notte almeno 11 persone hanno perso la vita e 28 sono rimaste ferite nella provincia di Zabul a causa dell'esplosione di una bomba che ha investito un autobus. L'attacco è arrivato mentre i talebani proclamavano una tregua di tre giorni in occasione di Eid al-Fitr, la festività che segna la fine del Ramadan. Vent'anni dopo l'invasione dell'Afghanistan, siamo punto e a capo.
***
Lo scenario del Vicino Oriente è surriscaldato, tutto accade mentre l'Occidente cerca di uscire dalla crisi pandemica. Nell'isola d'Inghilterra sono giunti al traguardo.
04
La terza fase di BoJo che riapre il Regno Unito

Boris Johnson oggi annuncia la riapertura generale del Regno Unito. Dal 17 maggio sarà permesso mangiare all'interno di pub e ristoranti in gruppi fino a sei persone o due nuclei familiari. Riapriranno cinema, musei, sale da concerto, riprenderanno i viaggi. Parte la terza fase del piano di riaperture del governo inglese, la campagna di vaccinazione è un successo: oltre due terzi degli adulti hanno ricevuto almeno la prima dose e un terzo è completamente immunizzato. Nelle ultime 24 ore sono state registrate due morti per coronavirus. "La roadmap rimane valida, il nostro programma di vaccinazione continua e ora possiamo puntare alla riapertura con cautela ma in modo irreversibile", ha commentato BoJo.
05
Che fare? Vita e libertà prima, durante e dopo il coronavirus

Che fare? Se lo chiedeva il compagno Lenin prima della Rivoluzione d'Ottobre, ce lo chiediamo un po' tutti nella Rivoluzione del Covid. Siamo in una fase di transizione, vicini alla fine della crisi pandemica, ma lontanissimi dal mondo precedente. Non significa che il futuro sia peggiore, solo che sarà diverso. Il virus non è una novità nella storia dell'umanità, ma ha colpito l'Occidente quando si illudeva di poter dominare il mondo, così non è e mai sarà. Abbiamo (ri)scoperto quanto sia importante avere un governo illuminato dal faro dell'intelligenza (Draghi), abbiamo visto che la politica è necessaria, senza esiste solo una cosa, il caos.
La crisi acuta della pandemia è già alle nostre spalle, ma il mondo è ancor più diviso in enormi faglie. Si è aperta, profondissima, quella tra Oriente e Occidente (gli Stati Uniti contro la Cina e la Russia, l'Europa che è chiamata a scegliere); c'è la divisione ancora più netta tra ricchi e poveri; c'è il mondo di sopra che ha i vaccini e quello di sotto che non li ha; c'è una gran confusione quando si cerca di rispondere alla domanda, che fare?
Bisogna fare politica. Emerge la domanda: destra e sinistra esistono ancora? La risposta è doppia: sì, perché ci sono grandi differenze tra i movimenti che incarnano (in)consapevolmente lo spirito del tempo; no, perché le famiglie politiche del Novecento sono finite nell'archivio della storia e si sono trasformate in altro. Che cosa? Una mutazione interessante riguarda il potente conflitto in corso tra "aperturisti" e "chiusuristi". Finirà presto (con questo nome), ma continuerà in un'altra forma, perché sotto cela qualcosa di molto più importante. Sono visioni del mondo opposte, ma lo sfondo è comune per entrambe: la tecnica del management sociale e gli strumenti della sorveglianza digitale. Sorridi, sei su Amazon e non ne uscirai più. Che soddisfazione.
Siamo di fronte a un paesaggio vecchio e nuovo. John Authers su Bloomberg, nella sua newsletter Points of Return, si pone gli stessi interrogativi che ieri sera finivano nelle mie note sul taccuino, i problemi etici che il coronavirus ha (ri)proposto alle società liberali. Quando in Italia il governo Conte II decise il primo lockdown - seguito poi da una serie di surreali dpcm che miravano perfino a regolare l'intimità - il modello che avevano in mente era quello cinese. Una follia che poteva albergare solo in una mente confusa.
Cosa era successo in Cina? Scrive Authers: "La Cina, la cui filosofia confuciana dominante enfatizza la vita e l'armonia sociale, ha mostrato quanto sia più facile proteggere la vita se i governi possono ignorare le libertà individuali. Nel gennaio del 2020, dopo che un cluster di casi di coronavirus è emerso nella provincia di Hubei, le autorità hanno dichiarato uno "stato di guerra" una volta che i casi hanno raggiunto il numero di 600. Quello che seguì fu un vero e proprio isolamento. Circa 20.000 residenti dei villaggi periferici furono portati in autobus nelle strutture di quarantena del governo. Le persone di tre città con una popolazione complessiva di 17 milioni di abitanti rimasero nei loro edifici per tutto il tempo. Tutti gli 11 milioni di residenti della capitale della provincia, Shijiazhuang, dovevano fare due test Covid obbligatori ogni settimana. Uomini in tuta marciavano per le strade vuote spruzzando disinfettante. Le porte degli appartamenti furono sigillate (letteralmente, con la saldatura, ndr) dall'esterno dopo che le autorità lasciarono pacchi di verdura per cinque giorni. In molte case mancavano frigoriferi e forni". Questa era la "ricetta" di Pechino.
L'Occidente si è trovato di fronte al dilemma della vita e della libertà. Aveva un "problema" in più, la democrazia. E l'equilibrio tra le scelte da fare si è mostrato subito fragile, incerto, un terreno accidentato, ogni decisione aveva pro e contro, dava una possibilità a Tizio, ma spesso togliendola a Caio. Abbiamo visto emergere un neo-scientismo senza una filosofia della libertà, ecco perché le parole di Isahia Berlin ricordate da Authers suonano attualissime:
Ci sono sempre stati pensatori che sostengono che se solo gli scienziati, o persone scientificamente preparate, potessero essere messe a capo delle cose, il mondo sarebbe enormemente migliore. Su questo devo dire che non c'è mai stata una scusa migliore, e nemmeno una ragione, per un dispotismo illimitato da parte di un'élite che deruba la maggioranza delle sue libertà essenziali.
Grandi dilemmi. Quando molti hanno invocato - e provato ad applicare - il "modello cinese" hanno ignorato un dettaglio: non poteva funzionare dove c'è democrazia, un minimo di libertà fondamentali.
Questo non significa affatto che coloro che rivendicano una libertà totale abbiano ragione, tutt'altro, le misure di contenimento del virus sono fondamentali, ma c'è un limite oltre il quale la regola diventa dispotica e distopica. Serve il giusto compromesso, ecco perché Draghi ancora ieri ha affermato "voglio aprire, ma usando la testa". Bene, è un gran passo avanti rispetto al passato, attendiamo la prova dei fatti. In questo anno pandemico abbiamo visto di tutto, classi di lavoratori abbandonate, i ceti produttivi lasciati senza copertura, la zona grigia del lavoro (in Italia un fenomeno enorme) che è diventata invisibile e in balìa della tempesta. Ci stiamo salvando con i vaccini, un periodo di crisi ancora più lungo avrebbe probabilmente condotto a grandi disordini, conflitti, guerra (e non è detto che si riesca a evitarla, perché quello del post-coronavirus è un mondo che brucia).
C'è gente che ha sofferto oltre ogni misura. E questa è solo la punta dell'iceberg, non conosciamo ancora (ma se ne vedono i bagliori) quanto il coronavirus abbia trasformato la psiche, prodotto una frattura nell'anima fino a farla diventare disturbo mentale, deviazione del comportamento, auto-isolamento, depressione. L'effetto sugli adolescenti e gli anziani è tutto da misurare. Quello che si vede nell'età di mezzo, preoccupa, c'è un'esplosione di egoismo, violenza domestica. La battaglia sanitaria contro il virus sta per essere vinta, ma il prezzo è altissimo.
Da che parte sta girando il vento? I vincitori ci sono già, sono i titani della Rete, ma la faccenda politica è più intricata e avrà conseguenze immediate (occhio al voto amministrativo in autunno in Italia). I "chiusuristi" fino a poco tempo fa pensavano di poter capitalizzare la "politica della biosicurezza", del confinamento, l'igienismo come -ismo di una nuova stagione illuminata dal nuovo oracolo, il virologo. Ma i segnali forti e deboli che giungono dall'Europa raccontano una storia meno granitica, più sfaccettata - e tagliente. Nel voto della Comunidad di Madrid ha trionfato una donna, la popolare e "aperturista" Isabel Diaz Ayuso, che ha centrato un successo stellare, inflitto ai Socialisti un'umiliazione storica (e la probabile fine del "sanchismo"), chiuso l'avventura politica di Pablo Iglesias, uno dei fondatori di Podemos. Il ciclone Isabel ha steso tutti, apertura e non chiusura, ponderazione del rischio (qualcuno l'ha definita incoscienza), voce ai ceti produttivi e ai giovani. Ayuso ha fatto una scelta politica precisa. Nota bene: da ieri la Spagna ha abolito il coprifuoco e qualunque autorità volesse ripristinarlo dovrà rivolgersi a un tribunale.
Il secondo potente rintocco di campana è giunto dal Regno Unito, un altro sottosopra, Boris Johnson. Nelle elezioni amministrative del "super giovedì" ha fatto man bassa di voti, un trionfo. I Laburisti sono con il morale sotto i tacchi, finiranno per cambiare leader, il problema è che appaiono fuori dal tempo, come quasi tutti i partiti socialdemocratici in Europa. Johnson è aperturista? Non possiamo definirlo così, con un colpo d'accetta, perché durante la pandemia ha ordinato un durissimo lockdown (e in precedenza aveva scelto la strategia opposta, l'immunità di gregge) con il quale però non ha risolto il problema del virus, ha solo frenato il contagio. La chiave del suo successo è stata quella di sfruttare la velocità della Brexit, si è divincolato dal burosauro di Bruxelles, ha investito miliardi nel vaccino di Oxford, immunizzato la popolazione e riaperto il Regno Unito. Il conservatore Johnson ha vinto con quella che lui ha brillantemente chiamato "la cavalleria della scienza", esattamente con l'arma che la sinistra europea ha impugnato con decisione, ma senza capire come usarla e soprattutto quando bilanciarla con la scelta politica.
Quando l'emergenza sarà chiusa, il problema resterà sul tavolo, perché nel frattempo si sono affermate svariate forme di limitazione e controllo della nostra esistenza. Abbiamo visto inoltre quanto docilmente un paese storicamente "fasciocomunista" come l'Italia si sia adattato a una forma di autoritarismo che aveva tolto al Parlamento ogni potere, usato strumenti eccezionali (la "giustificazione" per uscire all'aria aperta, una follia) facendoli poi diventare la normalità, espropriato le sedi di discussione e dibattito proprie di una democrazia traslocandole in una dimensione virtuale. Abbiamo toccato la debolezza della nostra Costituzione che va tutelata da forme di dominio solo in apparenza soft. Lo stato d'eccezione realizza un paradosso ben spiegato da Giorgio Agamben ("io, il sovrano, che sono fuori legge, dichiaro che non c’è un fuori della legge") e quando finirà apparirà del tutto "normale" ricorrere a strumenti che comprimono la libertà. Oggi è il virus, domani vedremo altro, perché non tutto l'hardware e il software usato nell'emergenza sparirà, sarà riposto nel cassetto, solo in parte.
La pandemia ci ha mostrato in maniera chiarissima cosa avremo di fronte in futuro: non un problema di destra e sinistra, ma un gigantesco conflitto tra la politica e la tecnica, ci stiamo giocando lo spazio residuo di quella cosa chiamata libertà. Non abusarne e non distruggerla, trattarla come il bene più prezioso che ci hanno donato uomini e donne che si sono sacrificati per conquistarla e difenderla.
06
Il razzo cinese e lo spazio di tutti invaso dai detriti

La Cina è un grande paese che si avvia a diventare leader del mondo. Una dittatura che pare non sentire il peso di questa responsabilità. Abbiamo avuto l'esempio della gestione opaca del coronavirus, ma un altro segnale arriva dallo spazio: la caduta del razzo "Lunga Marcia 5-B" sulla Terra. I detriti sono finiti al largo delle Maldive, è andata bene. Ma non sempre la fortuna può assisterci, i resti delle missioni spaziali sono diventati un problema, sono un pericolo (lo abbiamo visto durante l'ultimo lancio della navicella di Space X che ha evitato per un soffio una collisione con un oggetto alla deriva), il cosmo non può essere occupato da chi non ha una gestione trasparente delle missioni.
Vediamo un po' di numeri, dati Esa:
- Numero di lanci di razzi dall'inizio dell'era spaziale nel 1957: circa 6050 (esclusi i fallimenti)
- Numero di satelliti che questi lanci di razzi hanno messo in orbita attorno alla Terra: circa 11370
- Numero di questi ancora nello spazio: circa 6900
- Numero di questi ancora funzionanti: circa 4000
- Numero di detriti regolarmente tracciati dalle reti di sorveglianza spaziale: circa 28160
- Numero stimato di rotture, esplosioni, collisioni o eventi anomali con conseguente frammentazione: più di 560
- Massa totale di tutti gli oggetti spaziali in orbita terrestre: più di 9300 tonnellate
- Numero di detriti che secondo i modelli statistici si trovano in orbita: 34000 oggetti superiori a 10 cm, 900,000 oggetti da più di 1 cm a 10 cm, 128 milioni di oggetti da più di 1 mm a 1 cm
Lo spazio è pieno di spazzatura. L'amministratore della Nasa, Bill Nelson, a proposito del disastroso rientro sulla Terra del razzo cinese, ha detto chiaramente che "le nazioni devono ridurre al minimo i rischi dei rientri di oggetti spaziali e massimizzare la trasparenza su queste operazioni. È chiaro che la Cina non sta rispettando gli standard di responsabilità per quanto riguarda i suoi detriti spaziali. È fondamentale che la Cina e tutte le nazioni e le entità commerciali agiscano in modo responsabile e trasparente per garantire la sicurezza, la stabilità e la sostenibilità a lungo termine delle attività spaziali". Siamo solo all'inizio di una storia pericolosa per l'umanità.