3 Novembre
Colpo rosso in Virginia. È partita la corsa di America 2024
Allarme per Biden, Glenn Youngkin abbatte lo Stato blu e diventa governatore. I repubblicani ora vedono la vittoria nel voto di midterm del 2022. Dem colpiti dal boomerang della guerra culturale, l'affermazione netta di un candidato contro il politicamente corretto. Trump e la via della Casa Bianca con un imprevisto: l'uomo nuovo della Virginia
L’onda blu è sparita, la “blue wave” che molti avevano cantato in versi durante le elezioni presidenziali del 2020 è evaporata. Joe e Kamala non surfano più. In realtà quell’onda non c’è mai stata. Joe Biden vinse quelle elezioni in condizioni eccezionali, irripetibili, con il coronavirus, una massiccia campagna negazionista dei democratici sul vaccino (che invece era alle porte e la notizia fu tenuta nascosta), il voto postale di massa e i tribunali statali che cambiavano le regole in corsa. Trump commise l’errore di sottovalutare il mezzo (il coronavirus) e il messaggio (morirete tutti per colpa di The Donald) che fu lanciato dai dem disposti a tutto. Trump finì per perdere rischiando di vincere, la cavalcata trionfale di Biden pronosticata dalle redazioni in progress non ci fu, ancora una settimana di campagna e alla Casa Bianca sarebbe tornato lui, The Donald. La storia ha preso un'altra (messa) in piega, dal phonato all'appisolato, è una strana stagione in America. Risultato della sfida per il governatore della Virginia? Eccolo:
Il risveglio stamattina per i dem e quello che riporta un po' di gente sulla terra, in America.
Un anno dopo, il tempo ha rimesso le cose al loro posto: in Virginia hanno vinto i repubblicani, il nuovo governatore si chiama Glenn Youngkin, 54 anni, già ragazzo prodigio della finanza, quello che nel gruppo Carlyle aveva il tocco magico, un esordiente nel grande gioco della politica che fa centro al primo colpo. Una sconfitta enorme per i dem, in uno Stato che da anni era blu, nel luogo dove nel novembre del 2020 Biden diede 10 punti di distacco a Trump.
Al mercato di Alexandria, Virginia. Un comizio di Glenn Youngkin (Foto Epa).Un anno dopo, gli elettori della Virginia hanno realizzato che quella dell’amministrazione Biden è una politica incompatibile...
L’onda blu è sparita, la “blue wave” che molti avevano cantato in versi durante le elezioni presidenziali del 2020 è evaporata. Joe e Kamala non surfano più. In realtà quell’onda non c’è mai stata. Joe Biden vinse quelle elezioni in condizioni eccezionali, irripetibili, con il coronavirus, una massiccia campagna negazionista dei democratici sul vaccino (che invece era alle porte e la notizia fu tenuta nascosta), il voto postale di massa e i tribunali statali che cambiavano le regole in corsa. Trump commise l’errore di sottovalutare il mezzo (il coronavirus) e il messaggio (morirete tutti per colpa di The Donald) che fu lanciato dai dem disposti a tutto. Trump finì per perdere rischiando di vincere, la cavalcata trionfale di Biden pronosticata dalle redazioni in progress non ci fu, ancora una settimana di campagna e alla Casa Bianca sarebbe tornato lui, The Donald. La storia ha preso un'altra (messa) in piega, dal phonato all'appisolato, è una strana stagione in America. Risultato della sfida per il governatore della Virginia? Eccolo:
Il risveglio stamattina per i dem e quello che riporta un po' di gente sulla terra, in America.
Un anno dopo, il tempo ha rimesso le cose al loro posto: in Virginia hanno vinto i repubblicani, il nuovo governatore si chiama Glenn Youngkin, 54 anni, già ragazzo prodigio della finanza, quello che nel gruppo Carlyle aveva il tocco magico, un esordiente nel grande gioco della politica che fa centro al primo colpo. Una sconfitta enorme per i dem, in uno Stato che da anni era blu, nel luogo dove nel novembre del 2020 Biden diede 10 punti di distacco a Trump.
Al mercato di Alexandria, Virginia. Un comizio di Glenn Youngkin (Foto Epa).Un anno dopo, gli elettori della Virginia hanno realizzato che quella dell’amministrazione Biden è una politica incompatibile con la libertà americana dei conservatori. List aveva anticipato questo scenario di “ribellione” culturale, si è materializzato con puntualità alla prima occasione, in uno Stato blu, in Virginia.
Non c’è niente di più inedito del ripubblicato, la storia era già in pagina. List del 30 aprile scorso.
Quando il mondo è in pericolo, arriva Capitan America. Da bambini abbiamo letto montagne di fumetti e da più grandi (ma non troppo, è meglio mantenere un angolo di fanciullesco stupore) il cinema ci ha insegnato che c'è sempre un supereroe che viene dal Nuovo Mondo a salvarci. Il Settimo Cavalleggeri arriva al galoppo, il bene trionfa e il male soccombe, l'eroe vince e il cattivo perde. L'America ha questa idea di se stessa, la macchina di Hollywood continua a dipingerla così (ultimo della serie, Wonder Woman 1984, bello) ma tra il racconto e la realtà c'è una terra d'illusione che si sta sgretolando. Come l'intervento di Joe Biden al Congresso, il suo primo discorso sullo Stato dell'Unione, 100 giorni alla Casa Bianca, la presentazione del piano di investimenti e della riforma fiscale (dove il primo si fa solo se arrivano i soldi delle tasse). Biden ha naturalmente richiamato l'America all'unità (no news, lo dicono tutti i presidenti), è apparso "presidenziale" (e lo fu anche Trump davanti al Congresso), ha detto che l'America è di nuovo in marcia (altro luogo letterario dei discorsi del Commander in Chief), che il buio con cui aveva dipinto fino a qualche settimana prima il suo paese è svanito. Non c'era il buio, non c'è una nuova luce. È semplicemente un altro racconto, un nuovo format della fiction americana.
Il sottosopra pirotecnico di Trump è diventato il mondo parallelo di Biden. Basta guardare le foto che piovono sul monitor dal confine con il Messico, con The Donald finivano in prima pagina, ammobiliate da un vibrante commento, oggi restano in archivio. Il giornalismo americano (e non solo quello) ha un problema con la realtà, come ha raccontato Josh Glancy, corrispondente del Sunday Times dall'America che dopo cinque anni di servizio torna nel Regno Unito e sullo Spectator ha spiegato perché no, i media degli Stati Uniti non gli mancheranno.
Reynosa, Messico, 29 aprile 2021, famiglie di migranti dormono nelle strade, attendono l'apertura della frontiera da parte dell'amministrazione Biden, cosa che non accadrà (Foto Zuma).La sceneggiatura della Casa Bianca oggi prevede altre immagini, un racconto fatato, Joe che raccoglie sul prato della Casa Bianca un fiore per Jill, che emozione:
Washington DC, Casa Bianca. Joe Biden raccoglie un dente di leone per la First Lady (Foto Ansa).Il discorso di Biden ha ricevuto ovviamente il plauso dei giornali, delle televisioni, del giro di quelli che citano con il cuore in mano "il prossimo" (non questo, il prossimo) senza aver mai sfiorato la povertà, usano le posate a tavola, non hanno un pensiero ma la parola casca sempre nel posto più comodo, non sono mai al verde e hanno un solo scopo che brilla nelle loro pupille vuote, fare soldi. Possibilmente senza sudare. Se c'è una decadente noia, potete star certi che s'aggira dalle parti degli ignoranti colti (leggere il libro sublime di William Hazlitt, uno dei più grandi saggisti della storia inglese, al pari di Samuel Johnson e George Orwell, intitolato L'ignoranza delle persone colte).
Il rintocco della campana americana sarà una delle cose più rumorose mai sentite nella storia. Basta aspettare sulla riva del fiume, con il taccuino squadernato. Perché viviamo in un'era che non si può leggere con le coordinate di un tempo che non torna, finito il Novecento post-guerra, non ne comincia un altro dell'età dell'oro, il secondo millennio è un'altra storia. E tutti i pezzi stanno andando a dama.
Cento giorni in politica possono essere pochi o tanti, nel caso di Biden sono quasi nulla perché la sua presidenza comincerà quando il mondo sarà entrato definitivamente nel new normal della post-pandemia. Per ora, Biden è ancora immerso nel finale di partita trumpiano. Un presidente che avrebbe conquistato in scioltezza il suo secondo mandato (prima della pandemia la disoccupazione era ai minimi dai tempi della guerra in Vietnam), colpito da un nemico invisibile che ha diffuso il caos in tutto il mondo (tranne in Cina, unico paese con il Pil positivo nel 2020), costretto a rincorrere l'anarchia sanitaria di 50 Stati, organizza una straordinaria corsa al vaccino, la vince ma perde la Casa Bianca. Ci sta, il destino non è mai una linea retta. Biden era destinato alla sconfitta, ma la storia ha cambiato le carte in tavola e oggi guida l'America che cerca di modificare un altro destino, quello del declino della prima potenza mondiale. C'è da sperare che non accada, ma i fatti sono duri da piegare e soprattutto spiegare.
Il bene trionfa sempre, dicono. Qui ne siamo convinti, solo che i tempi della vittoria spesso non coincidono con i desideri. Quando Biden nel suo intervento parla dell'arsenale dei vaccini e della democrazia, cita due fattori completamente diversi e, con tutto il rispetto, fa la parte dello smemorato.
Joe Biden al Congresso, alle sue spalle, la vicepresidente Kamala Harris e la speaker Nancy Pelosi (Foto Zuma).1. Amerivax First. La Casa Bianca ha tenuto quell'arsenale a disposizione degli americani, Biden ha fatto né più né meno che America First; l'Europa, Alice nel paese delle meraviglie, s'era illusa che con il presidente amato dai fan dei nuovi -ismi sarebbero arrivati milioni di vaccini per aiutare il Vecchio Continente a risollevarsi. No, il copione della Seconda guerra mondiale non si è ripetuto, i nostri non sono arrivati. E se il vaccino è americano, lo è solo per il semplice e inesorabile fatto che l'amministrazione Trump ha investito miliardi di dollari per la ricerca e produzione. In ogni caso, finora Biden ha fatto bene il suo lavoro per il semplice motivo che quello che doveva fare era vaccinare gli americani con il vaccino che, al contrario dell'Europa, è disponibile in grandi quantità. Biden è ancora in questo quadrante del campo da gioco. Per lui è un ottimo momento, ma svanirà.
2. Dem e Democrazia. Presto uscirà da questa schermata del videogame e allora vedremo quanto e come gli Stati Uniti "sono tornati", "sono in marcia" e via discorrendo. Qui lo sguardo di chi vuol vedere i fatti corre verso Oriente, in Cina. Biden ha annunciato un impegno più grande dell'America nell'area dell'Indo-Pacifico non "per fare la guerra ma per evitarla". Che una presenza americana più massiccia nell'area aiuti la causa della pace è tutto da dimostrare, potremmo anche credere che la difesa attiva sia un ottimo deterrente nei confronti di Pechino, ma di solito in un saloon dove ci sono troppe pistole, alla fine qualcuno preme il grilletto e tutti gli altri lasciano l'whisky e le carte per scaricare un po' di piombo dove capita. Non sparate sul pianista. Sul cielo di Taiwan da quando Biden ha cominciato a mostrare il calcio della pistola, i cinesi hanno fatto volare più volte i loro cacciabombardieri e l'Economist ha dedicato la copertina del suo ultimo numero al "luogo più pericoloso sulla Terra".
I cinesi stanno avvisando il Pentagono. La preoccupazione della Casa Bianca sull'avanzata del Dragone è quella del "clear and present danger" (libro di Tom Clancy) un pericolo, il presidente ha chiamato l'Unione europea a fare una netta scelta di campo e ha resuscitato la Nato (uno strumento militare della Guerra Fredda) per rilanciare una politica di espansione a Est (occhio alla Russia), ma la strategia sembra sorretta da un pensiero fuori sintonia, non tiene conto del fatto che non siamo più negli anni Novanta, che la Cina e la Russia hanno costruito un blocco reale fatto di energia e eserciti, che tutti hanno bisogno di tutti e la vecchia idea di rovesciare i regimi dall'interno è radioattiva (pensate a cosa accadrebbe se l'arsenale di Mosca finisse in mano a uno sconosciuto all'Occidente), che l'epoca dell'export della democrazia è chiusa (nella peggior maniera, con il ritiro in Afghanistan e un nuova stagione talebana alle porte) e, semmai, il cuore del problema oggi è proprio nell'arretramento pauroso della libertà in Occidente, nella sua inefficienza, nel suo tradimento delle premesse e delle promesse, nella riduzione della povera gente a strumento, nel dominio sulla persona, nell'alienazione di masse educate al consumo e non alla vita. La missione è quella di riparare le nostre democrazie. Biden dovrebbe fare questo, dare una mano a riprendere il cammino delle libertà di tutti. Lo sta facendo?
3. Make Taxes Great Again. Sul fronte interno, Biden sta cercando di costruire uno scambio tra investimenti e tasse. Ha bisogno di un piano per (ri)creare lavoro, le infrastrutture sono obsolete, l'America deve costruire strade, ponti, reti energetiche e telematiche (provate a connettervi a internet fuori dalle metropoli), rimettere in sesto il suo corrotto (in tutti i sensi, le cronache dai college e dalle università sono desolanti) sistema educativo di base, combattere una spaventosa crisi degli oppioidi, disarmare il paese delle stragi, ricucire gli strappi di un paese che vive in stato di separazione. Biden sta facendo tutto questo? Ha il piano fiscale in tasca, eredita una situazione economica che era già in fase di pre-boom (leggere il Wall Street Journal, analisi dell'editorial board), deve negoziarlo con il Congresso (ha proposto di approvarlo "a pezzi"), pensa che la leva populista delle tasse sui ricchi (che già le pagano in misura ignota allo storytelling democratico) lo aiuterà a mantenere il consenso necessario per portare a termine questa missione, ma sul piano culturale - quello più importante - Joe resta fermo all'idea del "noi e loro". Egli vuole raddrizzare il legno storto.
Boston, la statua di Lincoln dedicata all'abolizione della schiavitù in America. Un monumento all'emancipazione rimosso.4. Culture wars. E qui veniamo al nocciolo incandescente della questione americana, la cultura a una dimensione del Partito democratico. Biden ha sempre dichiarato il suo centrismo, ottimo, ma poi lascia che il fiume scorra sotto i suoi piedi e si contraddice. Il presidente costruirà (forse) i ponti per collegare le città, attraversare i fiumi e le montagne, ma i ponti del dialogo tra le famiglie americane così non saranno mai riparati. La rottura è netta e il grado di separazione aumenta giorno dopo giorno. La nuova/vecchia politica dei democratici è dominata da una teoria della "giustizia sociale" che non ammette la libera discussione, da una parte c'è il bene assoluto, dall'altra il male. Così tutto è diventato "cancel culture", dove non c'è conformismo, c'è il taglio netto, la cancellazione della sola presenza di gruppi che disturbano il corso delle sorti progressive. Questa distruzione degli elementi divergenti della società americana è un fenomeno vastissimo, parte dalle scuole primarie, arriva fino alle più alte istituzioni culturali. Ne esce sconvolta perfino la grande letteratura americana, dove gli autori sono selezionati sulla base del politicamente corretto, i libri vengono messi all'indice, altri libri emendati, il grande cinema sottoposto a revisione, introduzione pedagogica, censura, anche i classici nei musei sono sottoposti all'indagine della buoncostume in progress. Quando cominci a buttare giù le statue dei padri fondatori (Abramo Lincoln, Boston), la strada per una "rivoluzione culturale" che imprigiona il pensiero è tracciata. Tutto questo Biden non lo ferma, il suo silenzio lo incoraggia. È il prezzo che paga alle frange radicali del suo movimento, un conto salato di cui conosceremo presto gli esiti. Si sentono in lontananza tuonare i cannoni della realtà.
***
Sei mesi fa List aveva anticipato la partenza a razzo del vaneggiante sidecar americano (Biden-Harris) targato dem (dopo il pazzo dragster trumpiano, un altro sottosopra), tutto confermato. Biden ha sbagliato l'incipit del suo romanzo, o forse lo ha azzeccato e allora è ancor più preoccupante: le difficoltà del suo piano di investimenti, il progetto "green" immerso nell'utopia, l'immigrazione al confine con il Messico incoraggiata durante la campagna presidenziale e poi presa a frustate in sella a un cavallo, davanti al mondo inorridito; il neo-isolazionismo in politica estera e l'innesco del ritorno dei Talebani a Kabul (un capolavoro), con la situazione che si fa sempre più grave a Taiwan e la Cina sempre più spavalda e sicura del proprio ruolo di gendarme dell'Asia (cioè dell'intero mondo che fa e disfa il futuro); soprattutto c'è il clima pesante delle "guerre culturali", il manicheismo a uso interno, una bomba a orologeria che sta terremotando la società americana, divide le famiglie, spacca le amicizie, produce segregazione e alienazione.
Non era così difficile prevedere una reazione dell'America conservatrice. Le famiglie non sono quelle che abitano nei quartieri di Manhattan e di Boston, nelle colline di San Francisco, nelle ville di Long Island e della Napa Valley. Quella è l'America che si spalma come la Nutella sulle riviste patinate dei salotti europei, un mondo a parte. L'America è quella del ranch in Texas e nel Wyoming, dei cavalli selvaggi e della mandria da allevare e mungere, dei pickup che trasportano fieno, tubi di ferro, pompe per irrigare, fucili e cartucce. Winchester e Colt non sono l'immaginario di un film western, ma la realtà del vivere quotidiano. I grattacieli vi sembrano immensi? Mai come le pianure e le foreste, i laghi e le paludi, i fiumi e i canyon, i picchi e le gole. C'è una Glasgow in Scozia dove 400 jet privati degli ecologisti sono atterrati per discutere con il calice in mano delle emissioni di carbonio (le loro, in classe executive) e c'è una Glasgow nel Montana, al confine con il Canada, un posto nel nulla con circa 3 mila abitanti che è anche il più (s)popolato nel raggio di 177 chilometri. L'America è vasta, immensa, desolata come l'urlo e il furore di William Faulkner e magnifica come le foglie d'erba di Walt Whitman, fantastica e sul punto di esplodere come nei romanzi di Don De Lillo e realista nella solitudine dei Nottambuli di Edward Hopper:
Dammene un altro, Frank. Per chi suona la campana, Ernest? Il primo gong è per Biden, il rintocco arriva dalla Virginia.
Il vincitore, Glenn Youngkin, un uomo ricco (patrimonio di circa 400 milioni di dollari) ha battuto il dem Terry McAuliffe nel campo più letale, quello delle idee. Youngkin ha attaccato le politiche dei liberal, il pensiero a una dimensione diffuso nelle scuole, la tossina del politicamente corretto. Lontano da Trump nei modi (ma vicinissimo nel sostrato che lo anima), ha sollevato l'immaginario della base trumpiana con questi argomenti. E ha vinto dove sembrava impossibile, in Virginia. Questo voto è un chiaro segnale che i repubblicani hanno tra le mani la formula per vincere le elezioni di midterm del 2022: concentrarsi sul peccato originale dei dem, il manicheismo, il noi e loro sparso a piene mani sulla società americana, la divisione del mondo in buoni (loro) e cattivi (gli altri), la politica delle minoranze che diventa frazionismo e dimentica le maggioranze, la dittatura del linguaggio che non dice la verità ma pretende di rappresentarla senza contraddittorio, l'intolleranza e la furia iconoclasta dove l'unico monumento che resta è quello del totalitarismo, l'etica dell'irresponsabilità storica e dell'eterno tribunale dell'oggi, la ghigliottina permanente per il divergente, la cancellazione del passato e della memoria, il colore della pelle e l'uomo bianco come marchio della colpa originale, la manipolazione dell'inizio e della fine della storia americana.
The Donald? Vede la vittoria nel voto di midterm l'anno prossimo, la maggioranza ribaltata nel Congresso e la rivincita. Può pensare di candidarsi, correre alle primarie del Gop e vincere facile perché il partito è più trumpiano di Trump, ma da ieri sera un pensiero fende questa certezza: dopo il suo, c'è un altro imprevisto della storia, è balzato in cronaca un governatore della Virginia che forse sogna la Casa Bianca. È partita la corsa più lunga, America 2024.
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all'Abbonamento cui il recesso si riferisce, al netto di un importo proporzionale a quanto è stato fornito
dal Fornitore
fino al momento in cui il consumatore lo ha informato dell'esercizio del diritto di recesso; per il calcolo
di tale
importo, si terrà conto dei numeri o comunque dei contenuti fruiti e/o fruibili dal consumatore fino
all'esercizio del
diritto di recesso. Il rimborso avverrà entro 14 giorni dalla ricezione della comunicazione di recesso sullo
stesso
mezzo di pagamento utilizzato per la transazione iniziale.
4.6 Eventuali eccezioni al diritto di recesso, ove previste da Codice del consumo – decreto legislativo 6
settembre
2005, n. 206, saranno comunicate al consumatore in sede di offerta prima dell'acquisto.
5. Modalità di pagamento
5.1 L'Abbonamento comporta l'obbligo per l'Utente di corrispondere al Fornitore il corrispettivo nella
misura
specificata nell'offerta in relazione al pacchetto scelto dall'Utente.
5.2 Tutti i prezzi indicati nell'offerta si intendono comprensivi di IVA.
5.3 Il pagamento dei corrispettivi può essere effettuato mediante carte di credito o debito abilitate ad
effettuare gli
acquisti online. Le carte accettate sono le seguenti: Visa, Mastercard, American Express.
5.4 L'Utente autorizza il Fornitore ad effettuare l'addebito dei corrispettivi dovuti al momento
dell'acquisto
dell'Abbonamento e dei successivi rinnovi sulla carta di pagamento indicata dallo stesso Utente.
5.5 Il Fornitore non entra in possesso dei dati della carta di pagamento utilizzata dall'Utente. Tali dati
sono
conservati in modo sicuro dal provider dei servizi di pagamento utilizzato dal Fornitore (Stripe o il
diverso provider
che in futuro potrà essere indicato all'Utente). Inoltre, a garanzia dell'Utente, tutte le informazioni
sensibili della
transazione vengono criptate mediante la tecnologia SSL – Secure Sockets Layer.
5.6 È onere dell'Utente: (i) inserire tutti i dati necessari per il corretto funzionamento dello strumento
di pagamento
prescelto; (ii) mantenere aggiornate le informazioni di pagamento in vista dei successivi rinnovi (per
esempio,
aggiornando i dati della propria carta di pagamento scaduta in vista del pagamento dei successivi rinnovi
contrattuali).
Qualora per qualsiasi motivo il pagamento non andasse a buon fine, il Fornitore si riserva di sospendere
immediatamente
l'Abbonamento fino al buon fine dell'operazione di pagamento; trascorsi inutilmente 3 giorni senza che il
pagamento
abbia avuto esito positivo, è facoltà del Fornitore recedere dal contratto con effetti immediati.
Pagamenti all'interno dell'applicazione IOS
5.7 In caso di acquisto dell'Abbonamento mediante l'Applicazione per dispositivi IOS, il pagamento è gestito
interamente
attraverso la piattaforma App Store fornita dal gruppo Apple. Il pagamento del corrispettivo è
automaticamente
addebitato sull'Apple ID account dell'Utente al momento della conferma dell'acquisto. Gli abbonamenti
proposti sono
soggetti al rinnovo automatico e all'addebito periodico del corrispettivo. L'Utente può disattivare
l'abbonamento fino a
24h prima della scadenza del periodo di abbonamento in corso. In caso di mancata disattivazione,
l'abbonamento si
rinnova per un eguale periodo e all'Utente viene addebitato lo stesso importo sul suo account Apple.
L'Utente può
gestire e disattivare il proprio abbonamento direttamente dal proprio profilo su App Store. Per maggiori
informazioni al
riguardo: https://www.apple.com/it/legal/terms/site.html. Il Fornitore non è responsabile per eventuali
disservizi della
piattaforma App Store.
6. Promozioni
6.1 Il Fornitore può a sua discrezione offrire agli Utenti delle promozioni sotto forma di sconti o periodi
gratuiti di
fruizione del Servizio.
6.2 Salvo che non sia diversamente specificato nella pagina di offerta della promozione, l'adesione a una
promozione
comporta, alla sua scadenza, l'attivazione automatica del Servizio a pagamento con addebito periodico del
corrispettivo
in base al contenuto del pacchetto di volta in volta selezionato dall'Utente.
6.3 L'Utente ha la facoltà di disattivare il Servizio in qualunque momento prima della scadenza del periodo
di prova
attraverso una delle modalità indicate nel precedente articolo 3).
7. Obblighi e garanzie dell'Utente
7.1 L'Utente dichiara e garantisce:
- di essere maggiorenne;
- di sottoscrivere l'Abbonamento per scopi estranei ad attività professionali, imprenditoriali, artigianali
o commerciali
eventualmente svolte;
- che tutti i dati forniti per l'attivazione dell'Abbonamento sono corretti e veritieri;
- che i dati forniti saranno mantenuti aggiornati per l'intera durata dell'Abbonamento.
7.2 L'Utente si impegna al pagamento del corrispettivo in favore del Fornitore nella misura e con le
modalità definite
nei precedenti articoli.
7.3 L'Utente si impegna ad utilizzare l'Abbonamento e i suoi contenuti a titolo esclusivamente personale, in
forma non
collettiva e senza scopo di lucro; l'Utente è inoltre responsabile per qualsiasi uso non autorizzato
dell'Abbonamento e
dei suoi contenuti, ove riconducibile all'account dell'Utente medesimo; per questo motivo l'Utente si
impegna ad
assumere tutte le precauzioni necessarie per mantenere riservato l'accesso all'Abbonamento attraverso il
proprio account
(per esempio, mantenendo riservate le credenziali di accesso ovvero segnalando senza ritardo al Fornitore
che la
riservatezza di tali credenziali risulta compromessa per qualsiasi motivo).
7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.