19 Settembre
"Come Trump, senza tweet". Sì, ma con chi sta l'Europa?
Il giudizio sferzante del ministro degli Esteri francese, Le Drian, sul presidente americano. La crisi profonda tra Parigi e Washington dopo l'accordo anti-Cina nel Pacifico che ha tagliato fuori Parigi. Prodi: "Atti impetuosi che spaccano l'Europa". Il risiko parte da una serie di eventi nel 2016 e arriva fino a oggi. I dilemmi e le palesi furbizie dell'Unione europea di fronte all'isolazionismo di Biden
Da che parte sta l'America? Ieri sono partito da questa domanda (era in un titolo del New York Times, gancio perfetto) per raccontare la catena di eventi (e di gravi errori) della presidenza Biden e la reazione dell'Unione europea a una serie di decisioni - che a questo punto vanno considerate come una vera e propria "dottrina" di politica estera - che per le cancellerie del Vecchio Continente è spiazzante e urticante come sa esserlo la realtà che fa strage delle illusioni.
01
La Francia: crisi profonda, conseguenze sulla Nato
Il ministro degli Esteri francese, Jean-Yves Le Drian, ieri sera ha messo ancora pepe sulla crisi diplomatica aperta con gli Stati Uniti affermando che il metodo del presidente degli Stati Uniti, Joe Biden "ricorda quello del presidente Trump, senza i tweet". Gong. Siamo nella fase dei colpi di cerbottana da un banco all'altro, la Francia è furiosa per la perdita della contratto di fornitura dei sottomarini e per soprammercato il premier australiano Morrison l'ha messa giù dura poche ore fa: "Sapevano che avevamo profonde e serie riserve sul fatto che le capacità del sottomarino di classe Attack non soddisfacessero i nostri interessi strategici e avevamo chiarito che avremmo preso una decisione basata sul nostro interesse strategico nazionale", ha detto Morrison in una conferenza stampa a Sydney. Traduzione: i vostri sottomarini non sono all'altezza di quelli americani.
Ci eravamo tanto armati. È il 2 maggio del 2018 e il presidente Emmanuel Macron, il secondo da sinistra, è sul ponte del sommergibile australiano classe Collins, HMAS Waller, ancorato nella base navale di Garden Island a Sidney (Foto Ansa).Mon Dieu, potete immaginare quali reazioni provochi all'Eliseo il giudizio di Morrison sulla tecnologia francese. A Parigi sono non solo nazionalisti ma orgogliosi delle loro forze armate (quando Donald Trump vide la parata militare del 14 luglio alla Bastiglia, disse...
Da che parte sta l'America? Ieri sono partito da questa domanda (era in un titolo del New York Times, gancio perfetto) per raccontare la catena di eventi (e di gravi errori) della presidenza Biden e la reazione dell'Unione europea a una serie di decisioni - che a questo punto vanno considerate come una vera e propria "dottrina" di politica estera - che per le cancellerie del Vecchio Continente è spiazzante e urticante come sa esserlo la realtà che fa strage delle illusioni.
01
La Francia: crisi profonda, conseguenze sulla Nato
Il ministro degli Esteri francese, Jean-Yves Le Drian, ieri sera ha messo ancora pepe sulla crisi diplomatica aperta con gli Stati Uniti affermando che il metodo del presidente degli Stati Uniti, Joe Biden "ricorda quello del presidente Trump, senza i tweet". Gong. Siamo nella fase dei colpi di cerbottana da un banco all'altro, la Francia è furiosa per la perdita della contratto di fornitura dei sottomarini e per soprammercato il premier australiano Morrison l'ha messa giù dura poche ore fa: "Sapevano che avevamo profonde e serie riserve sul fatto che le capacità del sottomarino di classe Attack non soddisfacessero i nostri interessi strategici e avevamo chiarito che avremmo preso una decisione basata sul nostro interesse strategico nazionale", ha detto Morrison in una conferenza stampa a Sydney. Traduzione: i vostri sottomarini non sono all'altezza di quelli americani.
Ci eravamo tanto armati. È il 2 maggio del 2018 e il presidente Emmanuel Macron, il secondo da sinistra, è sul ponte del sommergibile australiano classe Collins, HMAS Waller, ancorato nella base navale di Garden Island a Sidney (Foto Ansa).Mon Dieu, potete immaginare quali reazioni provochi all'Eliseo il giudizio di Morrison sulla tecnologia francese. A Parigi sono non solo nazionalisti ma orgogliosi delle loro forze armate (quando Donald Trump vide la parata militare del 14 luglio alla Bastiglia, disse a Macron: "Ne voglio fare una così anche io"). Morrison dice che i francesi sapevano, ma l'ambasciatore di Parigi in Australia, Jean-Pierre Thebault, ribadisce: "In nessun momento, in nessun modo" alla Francia è stato dato "un chiaro segnale che il contratto sarebbe stato rescisso". Probabile che la bilancia della verità penda dalla parte dell'Eliseo, visto il livello di incazzatura raggiunto. Perché Le Drian riferendosi a Stati Uniti, Australia e Regno Unito ha parlato di "ex partner", di "crisi grave", di "conseguenze sulla Nato". Nei prossimi giorni ci sarà "una telefonata" tra Biden e Macron, annuncia nel pomeriggio l'Eliseo.
02
L'autonomia di Parigi e l'ombra di De Gaulle
La reazione di Parigi non va presa sottogamba, per una serie di motivi:
24 giugno 1942. Il generale Charles de Gaulle passa in rassegna i marinai del cacciatorpediniere Léopard a Greenock.1) La Francia ha la bomba atomica, fa parte del club nucleare e quando stai sui tavoli delle relazioni internazionali questo ha un peso decisivo;
2) La sua area di influenza è vasta per ragioni culturali e storiche. Nel Mediterraneo, in Medio Oriente, in America e in quella che un tempo era l'Indocina (Cambogia, Laos e Vietnam) si parla francese, non inglese.
3) L'autonomia di Parigi rispetto alla Nato è un fatto storico. Il generale Charles de Gaulle fece uscire la Francia dalla Nato nel 1966, la sua visione era quella di una forza indipendente dagli Stati Uniti, dotata dell'arma nucleare, in grado di confrontarsi alla pari con Washington. Fu Sarkozy a far rientrare la Francia nella Nato a pieno titolo. Vista oggi, la dottrina De Gaulle era una chiave per il futuro, il presente che stiamo vivendo.
4) In Francia l'anno prossimo si vota per le presidenziali e Emmanuel Macron può giocare la carta militare gollista di fronte un'opinione pubblica che è sempre sensibile al tema della "grandeur".
5) Il "retrenchment" americano è l'occasione che Macron non può lasciarsi sfuggire per mettere la Francia alla testa di un esercito europeo il cui nocciolo duro è sotto il comando di Parigi.
L'impegno militare della Francia è visibile in questa mappa elaborata dal ministero della Difesa:
Macron fino a che punto vorrà e potrà spingersi nella sua ricerca di autonomia della Difesa europea, accelerata dalla nuova postura militare degli Stati Uniti?
03
L'anno in cui parte il risiko, il 2016
Danilo Taino, editorialista del Corriere della Sera, mi scrive: "Questa volta non sono della tua opinione, Mario. A me pare che la domanda del momento sia da che parte sta Europa. Poi Biden è un disastro interno ed estero. Ma questo non assolve la nostra ambiguità. L'Australia si sta giocando anche la camicia: sosteniamola". Taino sul Corriere ha pubblicato un articolo che è la naturale prosecuzione di questo dibattito, ricorda "dove batte il cuore della Germania" (in Cina) e il "Merkantilismo", le ambiguità europee e il fatto ineludibile che "l’inatteso sviluppo australiano racconta che è Washington a fidarsi meno dell’Europa e, pur ribadendo l’importanza del rapporto con Parigi, agisce di conseguenza". Sono fatti in cronaca visti da un analista sempre molto acuto, lo spunto di Taino girato in musica è quello dei Pink Floyd, esiste"The Dark Side of The Moon". Dunque allaccio le cinture, decollo e parto per l'esplorazione della faccia nascosta di questa storia. Per farlo bisogna rovesciare la domanda: "Da che parte sta l'Europa?".
Per rispondere, faccio qualche passo indietro, torniamo a cinque anni fa, al 2016.
Il 2016, che anno, ecco gli appunti sul taccuino: vittoria del "leave" nel referendum sulla Brexit; colpo di Stato fallito in Turchia; test nucleare da 10 kilotoni in Corea del Nord; il Partito comunista cinese eleva Xi Jinping come "centro" della leadership, al pari del Comandante Mao; Donald Trump vince le elezioni negli Stati Uniti. Ognuno di questi fatti ha un impatto di lungo periodo: la "liberazione" inglese dall'Ue e la leadership "creativa" di Boris Johnson; il ritorno delle ambizioni ottomane della Turchia di Erdogan nel Vicino Oriente e nel Mediterraneo; il dilemma del club nucleare alle prese con la bomba di Kim (e quella degli Ayatollah di Teheran, lavori in corso); una leadership al titanio che usa capitalismo e confucianesimo per plasmare una nuova Cina che dominerà il mondo; The Donald che "trumpizza" il vecchio slogan "America First" e fa strambare gli Stati Uniti sulla rotta di una politica di guerra tariffaria e isolazionismo.
Quattro anni dopo, nel 2020, la pandemia sembra fermare la macchina della storia, cristallizzare gli eventi. Lockdown. Tutto va in sospensione. Niente di più illusorio, in realtà c'è una fortissima spinta, il fiume carsico sta per emergere in superficie, si creano le condizioni per un'accelerazione dei mega-trend (pensate al balzo della Cina rispetto al rivale americano), si va verso l'ordine post-coronavirus che per primo Henry Kissinger tratteggiò in un articolo del 3 aprile 2020 sul Wall Street Journal:
I leader stanno affrontando la crisi su base largamente nazionale, ma gli effetti di dissoluzione della società del virus non hanno confini. Mentre l'assalto alla salute umana sarà - si spera - temporaneo, lo sconvolgimento politico ed economico che ha scatenato potrebbe durare per generazioni. Nessun paese, nemmeno gli Stati Uniti, può in uno sforzo puramente nazionale superare il virus. Affrontare le necessità del momento deve essere alla fine accoppiato con una visione e un programma di collaborazione globale. Se non possiamo fare entrambe le cose in tandem, affronteremo il peggio di entrambe.
L'amministrazione democratica sta lavorando in direzione contraria, ha impresso una svolta isolazionista ben più grande di quella di Trump.
04
Le illusioni e furbizie degli europei: meno male che Biden c'è
Quando Biden arriva alla Casa Bianca, l'Europa tira un sospiro di sollievo e fa più o meno questo ragionamento: c'è un democratico, una vecchia conoscenza, è la fine dei quattro anni pazzi con il palazzinaro di Manhattan, finirà la guerra commerciale con la Cina, intanto realizziamo un gigantesco surplus commerciale vendendo le nostre merci agli americani, la Silicon Valley? no problem, la tassiamo un po', certo che importiamo più gas dalla Russia, ma esportiamo in Cina e loro compreranno un po' di Europa qua e là, non spendiamo troppo per la Difesa (ma vendiamo armi per le guerre degli altri) e dove c'è un conflitto non è un problema nostro, andranno a morire i Marines. Come prima più di prima, enjoy!
Dopo soli sette mesi di presidenza Biden, siamo in pieno sottosopra e sul taccuino resta la domanda: "Con chi sta l'Europa?". Con l'America, rispondono i leader europei. Sicuri? Perché l'Atlantismo deve tradursi in fatti. Quali?
05
Agenda minima per l'Unione europea 2.0
Se gli americani lasciano l'Afghanistan, va costruita un'alternativa (e c'era tutto il tempo per farlo, il ritiro era stato deciso nel 2020 dall'amministrazione Trump, realizzato al peggio da Biden, ma noto agli statisti europei che evidentemente non pensavano a questo); se la Nato è in discussione (e lo è) occorre ripensarla (e non abbiamo sentito come farlo da nessun leader europeo); se la Cina è un avversario temibile per l'Occidente (e lo è) bisogna contrastarla e non blandirla o addirittura sottoscrivere (come ha fatto l'Italia) accordi politici imbarazzanti; se dobbiamo proteggere le rotte del mare, fondamentali per il commercio mondiale, dobbiamo farlo inviando navi e mezzi dove passano i container e le reti dell'energia; se la Russia è un agente che lavora per dividere l'Unione (e lo è), allora con il Cremlino serve una strategia che dice anche "no" e non si limita a sanzioni inefficaci mentre si apre il rubinetto di Gazprom; se l'Australia, l'Occidente in Oceania, ha un problema in alto mare con l'espansionismo di Pechino, bisogna non solo prendere commesse per i sommergibili, ma partecipare a una strategia militare concreta; se l'11 settembre 2001 diciamo che "siamo tutti americani", non si può vent'anni dopo accodarsi alle decisioni del Pentagono, abbandonare gli afghani, partecipare a una ritirata senza onore e non ricordare alla Casa Bianca i suoi doveri, le sue responsabilità, perché l'America va protetta qualche volta anche da se stessa. Trump era privo di diplomazia, Biden ha solo in apparenza più "bon ton" ma alla fine sempre di America First si tratta, perché non è il fatto di un uomo, ma la crisi di una grande potenza, perciò la Casa Bianca è ripiegata sulla politica interna (dove i problemi si stanno accumulando), ma l'Europa è ipocrita e deve uscire da questo buco nero al più presto.
Romano Prodi fa una sintesi efficace: "Nulla di nuovo, sono però impetuosi i singoli atti: precipitoso il ritiro dall'Afganistan come questo accordo dallo strano nome che sconvolge la politica mondiale", dice un politico che ha sempre guardato con attenzione all'ascesa della Cina. Secondo Prodi - intervistato a Mezz'ora in più su Rai3 - "non è un problema di tre sottomarini ma della separazione sempre piu netta tra Gran Bretagna e Europa, è il sigillo definitivo sul fatto che l'unica cosa che conta è l'Asia e che per questo si rischia anche di spaccare l'Europa, ancora più di quanto già sia spaccata". Amen. Questa è l'analisi e fin qui ci siamo, il problema sul tavolo è sempre quello del compagno Lenin: che fare?
06
Missione nel Pacifico, emersione del Quad (e cinesizzazione dell'Europa)
Gli Stati Uniti hanno lo sguardo rivolto al Pacifico da tempo, il pivot sull'Asia fu di Obama, prima di lui l'Oriente fu la missione di Nixon e Kissinger in una chiave capovolta rispetto a oggi: separare la Cina dalla Russia. Il gioco contemporaneo dovrebbe essere invertito, ma finora la strategia di Washington ha spinto Mosca verso Pechino, i due paesi formano una politica di blocco all'Onu e mostrano sintonia (formale, ma alla fine contano i fatti) sui dossier aperti della contemporaneità. Biden con l'accordo di scambio tecnologico e di difesa con Australia e Regno Unito rafforza l'antica alleanza dell'Anglosfera, estromettendo la Francia dice che non si fida dell'Unione europea.
Vedremo nei prossimi mesi un rafforzamento del Quad (Quadrilateral Security Dialogue), l'alleanza informale tra Stati Uniti, Australia, India e Giappone, sempre in chiave anti-cinese. Il Quad fu annunciato da Bush nel 2004 dopo lo tsunami, era un'alleanza per l'emergenza umanitaria, ma nel tempo l'agenda si è allargata e nel novembre dell'anno scorso i quattro paesi hanno tenuto la prima esercitazione militare congiunta, Malabar 2020.
I segnali sono molteplici, dovrebbero suonare la sveglia per l'Europa. Sono i dettagli a fare la differenza, dettare l'agenda: il ministero della Difesa australiano ha annunciato l'apertura di un ufficio a Washington dell'Australian Strategic Policy Institute (ASPI) e qui leggiamo un commento di Marcus Hellyer che si chiude così:
Se c'era qualche dubbio su cosa avrebbe fatto l'Australia in un conflitto armato tra gli Stati Uniti e la Cina su Taiwan o sul Mar Cinese Meridionale, ora non c'è più. Gli Stati Uniti non ti forniscono i gioielli della corona della loro tecnologia militare se non hai intenzione di usarli quando lo richiedono.
Morrison ha fatto una scelta di campo in quella che ha definito "l'alleanza per sempre". La Cina è individuata chiaramente come la minaccia. Torna la domanda sul taccuino: "Con chi sta l'Europa?". I nostri figli e nipoti saranno occidentali liberi o faranno la fine degli abitanti di Hong Kong? Perché l'Europa non guarda la realtà dell'ex colonia britannica? E qual è la nostra posizione politica (dunque da tradurre in praxis) sulla questione che cova sotto la cenere, il futuro di Taiwan? I leader europei ci dicano cosa vogliono fare (e lo facciano subito), perché finora chi fa - poco bene e molto male - sta alla Casa Bianca e prima o poi, di fronte a fatti della storia che appaiono inesorabili, dopo aver stretto il patto strategico con l'Anglosfera (al quale partecipano le potenze asiatiche democratiche, l'India, il Giappone, la Corea del Sud) cercherà un accordo per spartirsi il mondo con l'uomo di Pechino. Europa compresa e il Colosseo in saldo.
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rinnova per un eguale periodo e all'Utente viene addebitato lo stesso importo sul suo account Apple.
L'Utente può
gestire e disattivare il proprio abbonamento direttamente dal proprio profilo su App Store. Per maggiori
informazioni al
riguardo: https://www.apple.com/it/legal/terms/site.html. Il Fornitore non è responsabile per eventuali
disservizi della
piattaforma App Store.
6. Promozioni
6.1 Il Fornitore può a sua discrezione offrire agli Utenti delle promozioni sotto forma di sconti o periodi
gratuiti di
fruizione del Servizio.
6.2 Salvo che non sia diversamente specificato nella pagina di offerta della promozione, l'adesione a una
promozione
comporta, alla sua scadenza, l'attivazione automatica del Servizio a pagamento con addebito periodico del
corrispettivo
in base al contenuto del pacchetto di volta in volta selezionato dall'Utente.
6.3 L'Utente ha la facoltà di disattivare il Servizio in qualunque momento prima della scadenza del periodo
di prova
attraverso una delle modalità indicate nel precedente articolo 3).
7. Obblighi e garanzie dell'Utente
7.1 L'Utente dichiara e garantisce:
- di essere maggiorenne;
- di sottoscrivere l'Abbonamento per scopi estranei ad attività professionali, imprenditoriali, artigianali
o commerciali
eventualmente svolte;
- che tutti i dati forniti per l'attivazione dell'Abbonamento sono corretti e veritieri;
- che i dati forniti saranno mantenuti aggiornati per l'intera durata dell'Abbonamento.
7.2 L'Utente si impegna al pagamento del corrispettivo in favore del Fornitore nella misura e con le
modalità definite
nei precedenti articoli.
7.3 L'Utente si impegna ad utilizzare l'Abbonamento e i suoi contenuti a titolo esclusivamente personale, in
forma non
collettiva e senza scopo di lucro; l'Utente è inoltre responsabile per qualsiasi uso non autorizzato
dell'Abbonamento e
dei suoi contenuti, ove riconducibile all'account dell'Utente medesimo; per questo motivo l'Utente si
impegna ad
assumere tutte le precauzioni necessarie per mantenere riservato l'accesso all'Abbonamento attraverso il
proprio account
(per esempio, mantenendo riservate le credenziali di accesso ovvero segnalando senza ritardo al Fornitore
che la
riservatezza di tali credenziali risulta compromessa per qualsiasi motivo).
7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.