31 Maggio
Condannato. E superfavorito. La pazza corsa di Trump
Donald dopo il verdetto di New York avrà altro carburante per la sfida per la Casa Bianca. Boom di donazioni di denaro e mobilitazione dei Repubblicani. Un viaggio tra le guerre e la politica, dall'Ucraina a Gaza. Netanyahu è in testa nei sondaggi in Israele, ma non era finito?
Che succede? Dopo due giorni di camera di consiglio i 12 membri della giuria hanno condannato Donald Trump per i soldi dati alla pornostar Stormy Daniels. È la prima volta che accade nella storia degli Stati Uniti. La corte di New York ha fatto un passo a dir poco azzardato, il verdetto è letto dall’opinione pubblica (anche dai dem più attenti alla salvaguardia del gioco democratico) esattamente per quello che: un processo politico imbastito da forze liberal contro l’avversario favorito nel voto presidenziale, un aiuto a un partito con un candidato che è colato a picco nei sondaggi. Senza la ‘spinta’ di un fattore esterno (la giustizia americana, che è sotto il controllo di Biden, en passant) i dem non possono vincere la partita nelle urne. Ma realtà è che questa mossa finirà per rafforzare Trump.
Manhattan Criminal Court, New York, 30 maggio 2024. Donald Trump parla con i reporter (Foto: Epa).La caccia dei giudici a Trump è una storia vecchia, è in corso dal 2016, quando decise di candidarsi e poi vinse le elezioni contro Hillary mandando in pensione la dinastia dei Clinton e gran parte del decadente establishment democratico. Durante la presidenza tentarono di disarcionarlo in tutti i modi, fu inventato un dossier sui suoi rapporti con la Russia, condotte indagini illegali dell’Fbi e il risultato fu un nulla di fatto. Nel 2020 Trump fu sconfitto da Biden con il voto postale, in condizioni eccezionali e irripetibili, con l’America chiusa in casa per la pandemia. Quattro anni dopo, il copione è sempre quello, l’apparato democratico, il deep State washingtoniano intrecciato con i democratici tenta di far fuori con un assalto giudiziario l’uomo del movimento Maga, l’altra America, quella profonda che vota Trump perché la distanza tra élite e popolo si manifesta in una smaccata manovra per eliminare...
Che succede? Dopo due giorni di camera di consiglio i 12 membri della giuria hanno condannato Donald Trump per i soldi dati alla pornostar Stormy Daniels. È la prima volta che accade nella storia degli Stati Uniti. La corte di New York ha fatto un passo a dir poco azzardato, il verdetto è letto dall’opinione pubblica (anche dai dem più attenti alla salvaguardia del gioco democratico) esattamente per quello che: un processo politico imbastito da forze liberal contro l’avversario favorito nel voto presidenziale, un aiuto a un partito con un candidato che è colato a picco nei sondaggi. Senza la ‘spinta’ di un fattore esterno (la giustizia americana, che è sotto il controllo di Biden, en passant) i dem non possono vincere la partita nelle urne. Ma realtà è che questa mossa finirà per rafforzare Trump.
Manhattan Criminal Court, New York, 30 maggio 2024. Donald Trump parla con i reporter (Foto: Epa).La caccia dei giudici a Trump è una storia vecchia, è in corso dal 2016, quando decise di candidarsi e poi vinse le elezioni contro Hillary mandando in pensione la dinastia dei Clinton e gran parte del decadente establishment democratico. Durante la presidenza tentarono di disarcionarlo in tutti i modi, fu inventato un dossier sui suoi rapporti con la Russia, condotte indagini illegali dell’Fbi e il risultato fu un nulla di fatto. Nel 2020 Trump fu sconfitto da Biden con il voto postale, in condizioni eccezionali e irripetibili, con l’America chiusa in casa per la pandemia. Quattro anni dopo, il copione è sempre quello, l’apparato democratico, il deep State washingtoniano intrecciato con i democratici tenta di far fuori con un assalto giudiziario l’uomo del movimento Maga, l’altra America, quella profonda che vota Trump perché la distanza tra élite e popolo si manifesta in una smaccata manovra per eliminare l’avversario.
Lo scenario politico americano è in fiamme: i Repubblicani da oggi sono ancora più uniti sul loro candidato. Un segno della reazione dell’elettore Maga: il sito di raccolta fondi per la campagna elettorale di Trump subito dopo la sentenza è andato in tilt per le donazioni. L’ex presidente ha commentato: «È stato un processo farsa, è una vergogna. Sono un uomo innocente, continuerò a combattere». La condanna di Trump si rivelerà un boomerang per i democratici, da ieri l’ex presidente ha ancora più chance di tornare alla Casa Bianca.
Joe Biden va avanti, è un presidente vecchio che recita la parte del Commander in Chief ma sta perdendo la guerra con la Russia e la Cina, cedendo perfino alla tentazione di lasciare Israele solo a combattere contro i mostri antisemiti di Hamas, Hezbollah, i fantocci dell’Iran dell’ayatollah Ali Khamenei che ieri si è complimentato con gli studenti americani per la rivolta nelle università. Tutti gli utili idioti occidentali dei proPal che desiderano con ardore la vittoria dei bravi ragazzi con il Kalashnikov in spalla e il coltello in mano, orribili assassini, stupratori, torturatori. Grande è l’ignoranza, potente è la stupidità sotto il cielo dell’Occidente.
Joe Biden, presidente degli Stati Uniti, durante una visita a Culver City lo scorso febbraio (Foto: Casa Bianca).Biden, dicevamo, non sapendo più come fare per non perdere la guerra contro Putin, ieri avrebbe dato il via libera all’Ucraina per colpire con le armi americane gli obiettivi militari - dentro il territorio della Russia - dai quali partono gli attacchi nella regione di Karkhiv. Secondo il Financial Times gli Stati Uniti sono vicini a un patto di sicurezza bilaterale con l'Ucraina, l'intesa potrebbe essere firmata da Biden e Zelensky proprio in Italia a margine del G7 di Borgo Egnazia, in programma dal 13 al 15 giugno.
La decisione di Biden apre un problema politico con gli alleati della Nato. Attendiamo la risposta della Russia. La strategia di Biden si è rivelata un fiasco: nel tentativo di limitare la potenza di fuoco dell’Ucraina, dando armi per frenare la Russia - ma non respingerla di nuovo entro i suoi confini - alla fine Kiev ha consumato tempo, materiale bellico e risorse umane, di fatto concedendo alla Russia lo spazio per riorganizzarsi e attaccare. Ora la coalizione che sostiene gli ucraini si è resa conto del pericolo che corre Kiev - potrebbe collassare di fronte alla pressione dell’esercito di Mosca - e pensa di attaccare gli obiettivi in Russia. Mossa rischiosa e tardiva perché sono trascorsi 828 giorni di guerra e l’esercito di Zelensky è decimato. I russi con il ministro degli Esteri Serghei Lavrov hanno già fatto sapere che aumenteranno la deterrenza nucleare nel caso di schieramento di missili a medio e lungo raggio in Europa e nell’Asia Pacifico.
Kiev, 21 maggio 2024. Il presidente dell'Ucraina, Volodymyr Zelensky, nelle stanze del ministero degli Esteri ucraino.Gli Stati Uniti stanno giocando le loro carte con l’ombra di Trump alle spalle, un ex presidente che può dire agli americani: durante la mia presidenza non c’è stata nessuna guerra; i russi sono rimasti al loro posto; gli ayatollah dell’Iran si sono chiusi in casa, terrorizzati, dopo l’eliminazione del loro amato killer a Baghdad, il generale Qassem Soleimani; Kim Jong un è stato avvisato in un incontro storico al confine delle due Coree e quegli spocchiosi delle cancellerie europee sono stati avvisati, devono pagare di più la Nato per la loro sicurezza, la difesa non è un pranzo di gala. Ecco, dall’altra parte, c’è un presidente che si è ritirato rovinosamente dall’Afghanistan nel 2021, consegnando un popolo che aveva creduto alla promessa di libertà ai talebani, una mossa che ha incoraggiato i nemici della democrazia a osare, colpire, invadere, uccidere. Se suoni la ritirata, c’è chi affila le armi per saltarti addosso mentre ripieghi, è una vecchia regola dell’arte della guerra che l’amministrazione democratica a Washington ha dimenticato.
Il presidente Xi Jinping visita la provincia dello Shandong, 22 maggio 2024. (Foto: Epa).Basta seguire le impronte che lascia la Cina per strada per capire che la Russia non è sola, esiste un’alleanza che punta a abbattere la presenza degli Stati Uniti nel mondo, innescare la grande ritirata degli eserciti nella Fortezza americana, lasciando il mondo in mano a un ‘resto’ che è nemico della libertà. Ecco perché la Cina non parteciperà alla conferenza di pace sull'Ucraina in programma il 15 e 16 giugno prossimi in Svizzera, non è suo interesse pacificare nulla, la Russia impegna gli Stati Uniti mentre Pechino continua a rafforzare il suo dominio nel Pacifico, penetrare l’Occidente con la tecnologia, un cavallo di Troia che incontra un’opposizione debole. Secondo notizie raccolte dall’Ansa, Pechino ha comunicato la sua decisione di non andare a Ginevra e tra i motivi del no ci sarebbe il non invito alla Russia, «non ci sono tutte le parti coinvolte» è la versione cinese. Xi Jinping e Vladimir Putin ballano insieme la danza della guerra.
Benjamin Netanyahu, premier israeliano, nel giorno del ricordo dell'Olocausto, il 6 maggio 2024 (Foto: Epa).Israele è l’altro hotspot della contemporaneità, la sua sopravvivenza è minacciata, combatte da solo, con gli americani che tentennano, non possono mollare Bibi Netanyahu ma vorrebbero tanto farlo, lavarsene le mani e vedere che succede. Israele ha ancora forza per resistere, ma i segni di debolezza degli Stati Uniti incoraggiano il nemico a provarci, a tentare l’assalto, cancellare dalla mappa quell’avamposto di libertà, l’unica democrazia del Medio Oriente. L’iniziativa di Gantz di presentare un disegno di legge per sciogliere la Knesset e andare a elezioni anticipate è un errore strategico doppio: manda un segnale ai nemici esterni senza calcolare che mette in guardia gli elettori israeliani sui rischi interni, tanto che il partito Likud di Netanyahu è tornato dopo un anno primo nei sondaggi. Tra l’altro, Gantz fa anche una mossa inutile sul piano istituzionale: il suo partito non ha la maggioranza per sciogliere il Parlamento e la coalizione di Netanyahu ha i numeri per continuare con il governo. Israele è in guerra per la sua sopravvivenza, gli elettori non vogliono un politicante, ma un Comandante in capo, ecco perché Bibi è il premier preferito con il 36% dei consensi contro il 30% del leader centrista.
Tutto si tiene, le pedine vanno a dama: l'avversario politico si batte con il voto, la pace non si costruisce sventolando la bandiera bianca.
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l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.