3 Aprile

Consultate, consultate, un governo nascerà

Non sono obbligatorie, ma necessarie. Non sono previste dalla Costituzione, ma fanno parte della prassi. Nessun governo è mai nato senza quel giro di valzer di opinioni, discussioni, cerimonie. Il costituzionalista Alfonso Celotto fa una breve indagine sul rito delle consultazioni

di Alfonso Celotto

Chiedere a uno studente quale articolo della Costituzione regola le consultazioni è davvero una cattiveria. Perché le consultazioni non sono previste in Costituzione, a differenza di quanto prevedeva l’art. 45 della Costituzione francese del 1946: "All’inizio di ogni legislatura il Presidente della Repubblica, dopo le consultazioni d’uso, designa il Presidente del Consiglio”. 

La nostra Costituzione sulla formazione del governo è molto scarna. Si limita a prevedere che spetta al Presidente della Repubblica nominare il Presidente del Consiglio dei ministri e, su proposta di questo, i ministri (art. 92 Cost.). E che il nuovo Governo deve avere la fiducia di entrambe le Camere, entro dieci giorni dalla sua formazione (art. 94). Il resto è tutta prassi. Partendo proprio dalle consultazioni.

In vero, una forma di consultazione dei partiti prima di formare il Governo veniva effettuata anche dal Re, già dalla fine dell’Ottocento e con maggiore formalismo dall’epoca giolittiana. Tuttavia è in epoca repubblicana, in linea alle previsioni di una repubblica parlamentare, che le consultazioni diventano una prassi. Una prassi necessaria, in quanto le consultazioni sono il momento formale in cui il Presidente può ascoltare e comprendere le posizioni reali dei gruppi parlamentari, in vista della formazione di un governo capace di ottenere la fiducia parlamentare. Infatti - va ricordato con chiarezza - in una repubblica parlamentare, il Presidente non è in alcun modo vincolato a formare un governo che rispecchi i risultati delle elezioni, nel senso di nominare Presidente del Consiglio chi ha “vinto” le elezioni. Ma deve cercare di nominare un governo che abbia la fiducia parlamentare, cioè un governo che venga appoggiato e votato dalla maggioranza dei parlamentari (non è un caso che nessuno degli ultimi 4 nostri governi fosse guidato da un Presidente che avesse vinto le elezioni, ma da un presidenti in grado di coagulare una maggioranza...


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