22 Marzo

Coronaviribus Disunitis

La retorica e la realtà. Il "siamo tutti italiani" che non corrisponde allo stato dell'Italia e dell'Europa. La sparizione dell'Unione, lo sbarco della propaganda cinese. Un viaggio di Marco Patricelli in un paesaggio di melassa retorica che inizia e finisce in canzonetta

di Marco Patricelli

Coronaviribus Unitis. Al mastello della melassa retorica sul tricolore ha dato la prima cucchiaiata Frau Ursula von der Leyen, quando leggendo il “gobbo” ha creduto di addolcire gli italiani pronunciano nella lingua di Dante «siamo tutti italiani» con la grazia e la delicatezza del sergente istruttore prussiano. Un fraterno ma gelido abbraccio ideale italo-tedesco alla cui genuinità prontamente i politici locali hanno persino fatto finta di credere. Poi è stata la volta del presidente americano Donald Trump, che in uno spot pro Italia ha fatto svettare la vaporosa chioma color granturco tra i fumi delle Frecce Tricolori, ignorando certamente che i piloti americani tra le due guerre venivano a imparare alla scuola della Regia Aeronautica e dimenticando volutamente che il pilota statunitense della strage del Cermis venne sottratto con l’arroganza del più forte a un giusto processo nella Patria del diritto. Anche in questo caso è stato tutto un autocongratularsi della politica nostrana per la vicinanza del presidente a stelle e strisce, l’irriducibile alfiere dei dazi sul parmigiano e sui vini.

È passato invece quasi del tutto inosservato un gesto di solidarietà di Israele, che ha proiettato il tricolore sulle mura di Gerusalemme, e l’unico concreto giunto dall’Europa: la Polonia, su interessamento dell’ambasciatrice a Roma Anna Maria Anders, particolarmente legata all’Italia (è la figlia del generale Anders eroe di Montecassino) ha proiettato sul palazzo presidenziale di Varsavia un tricolore con la grande scritta “Solidarnosc”. Solidarietà, appunto. Dall’Europa tutto qui, oltre al giallo delle mascherine cinesi indirizzate all’Italia bloccate nella Repubblica Ceca e smistate al sistema sanitario nazionale, e poi in qualche modo restituite dopo le proteste ufficiali. E poi dicono che i furbastri stanno tutti in Italia. Un’altra storiaccia, alle porte dell’Europa stravolta, ha per protagonista un altro furbastro levantino, il sultano turco Erdogan che ha a sua...


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