25 Gennaio
Cospirazionismo. La fiction della politica impotente
Il caso dei Protocolli dei Savi di Sion è solo la punta dell'iceberg di una scorciatoia che la politica percorre quando è incapace di agire. Esistono argomenti seri e trame da svelare, ma sono visibili e per scoprirle bisogna studiare. Un viaggio di Lorenzo Castellani tra reale, immaginario e intrattenimento del pubblico in sostituzione del governo
di Lorenzo Castellani
Cosa porta un falso acclarato da decenni, inventato a metà ottocento nei salotti francesi dove sarebbe documentato il piano degli ebrei per dominare il mondo, a far parte del dibattito politico di una giornata d'inverno del 2019? Non c'è da sorprendersi tanto per la boutade del parlamentare grillino Elio Lanutti, che ha condiviso un articolo sui suoi profili social Protocolli dei Savi di Sion con l'idea che possano essere una fonte attendibile. La teoria del complotto è da anni di gran moda e gli esponenti dei Cinque Stelle sono stati spesso gli alfieri di certa letteratura dietrologica.
Fa sorridere che, in un mondo che offre molti appigli per attaccare alle elite, si ricorra al più consumato e ridicolo dei falsi. Umberto Eco, che alla vicenda dedicò il suo romanzo Il Cimitero di Praga, ne scovò le tracce ne "I misteri del popolo" di Eugene Sué e nel "Giuseppe Balsamo" di Alexandre Dumas. In realtà già alla fine del Settecento l'abate Barruel dà alle stampe un'opera per spiegare come la Rivoluzione francese fosse frutto di un complotto: dei Templari, degli Illuminati, dei massoni. Ed ecco che un certo capitan Simonini gli scrive: "Avete dimenticato gli ebrei", e dispiega l'armamentario di tutto quello che sarebbe diventata la propaganda antisemita del XIX secolo.
Transitarono poi per il Mein Kampf di Hitler che spacciò i protocolli per autentici anche se già nel 1921 il quotidiano inglese The Times aveva dimostrato che era un testo in gran parte copiato da un libro di Maurice Joly ("Dialogo all'inferno tra Machiavelli e Montesquieu"), che non era contro gli ebrei bensì contro Napoleone III. Eppure come abbiamo già scritto sul nostro taccuino esistono autori ben più seri per le teorie del complotto. Come ad esempio lo storico Carroll Quigley, transitato per varie università della Ivy League, e...
di Lorenzo Castellani
Cosa porta un falso acclarato da decenni, inventato a metà ottocento nei salotti francesi dove sarebbe documentato il piano degli ebrei per dominare il mondo, a far parte del dibattito politico di una giornata d'inverno del 2019? Non c'è da sorprendersi tanto per la boutade del parlamentare grillino Elio Lanutti, che ha condiviso un articolo sui suoi profili social Protocolli dei Savi di Sion con l'idea che possano essere una fonte attendibile. La teoria del complotto è da anni di gran moda e gli esponenti dei Cinque Stelle sono stati spesso gli alfieri di certa letteratura dietrologica.
Fa sorridere che, in un mondo che offre molti appigli per attaccare alle elite, si ricorra al più consumato e ridicolo dei falsi. Umberto Eco, che alla vicenda dedicò il suo romanzo Il Cimitero di Praga, ne scovò le tracce ne "I misteri del popolo" di Eugene Sué e nel "Giuseppe Balsamo" di Alexandre Dumas. In realtà già alla fine del Settecento l'abate Barruel dà alle stampe un'opera per spiegare come la Rivoluzione francese fosse frutto di un complotto: dei Templari, degli Illuminati, dei massoni. Ed ecco che un certo capitan Simonini gli scrive: "Avete dimenticato gli ebrei", e dispiega l'armamentario di tutto quello che sarebbe diventata la propaganda antisemita del XIX secolo.
Transitarono poi per il Mein Kampf di Hitler che spacciò i protocolli per autentici anche se già nel 1921 il quotidiano inglese The Times aveva dimostrato che era un testo in gran parte copiato da un libro di Maurice Joly ("Dialogo all'inferno tra Machiavelli e Montesquieu"), che non era contro gli ebrei bensì contro Napoleone III. Eppure come abbiamo già scritto sul nostro taccuino esistono autori ben più seri per le teorie del complotto. Come ad esempio lo storico Carroll Quigley, transitato per varie università della Ivy League, e maestro dell'ex Presidente americano Bill Clinton. Il grande studioso teorizzava le élite e ne ricostruiva i legami, mirava a mostrare gli innumerevoli intrecci oligarchici che dominavano la società democratico-capitalista. Quigley veniva letto anche da Samuel Huntington, il teorico dello scontro di civiltà, che misurava la coesione dell'élite del mondo occidentale e di quello anglo-americano in particolare.
La nostra è una società fortemente gerarchizzata e formalizzata nei suoi meccanismi del potere e non mancano certo le angolature da cui attaccare l'establishment finanziario, economico e politico. Il segreto è da sempre e ancora oggi la camera del potere, come le appartenenze, le fratellanze, i legami tra grandi famiglie, i circoli delle grandi università. Si possono indagare e, laicamente, contestare queste strutture del potere. Eppure i protagonisti della rivolta anti-establishment ritornano ai Protocolli dei Savi di Sion: la strada più facile, più sbagliata, più rozza. Quando, invece, si potrebbe essere avversari politici di Soros anche senza scadere nell'antisemitismo. Ed invece si mescola tutto in falsi storici che contengono cospirazioni e avversione contro gli ebrei.
Non va meglio negli attacchi contro la Francia portati avanti dai due vicepremier. Il materiale per contrastare la strategia francese è ampio: dai cantieri marittimi alla chiusura dei porti, dal protagonismo nazionalista dei suoi commissari europei alle strategie bancarie ed assicurative fino alla questione libica. E anche in questo caso si scade nel semi-falso, nella polemica monetaria sul franco africano che riguarda paesi da cui proviene una minima parte dell'immigrazione clandestina. Un pretesto che, tra l'altro, resta inerme poiché non viene utilizzato per intraprendere alcuna azione.
Polemica di bassa lega che vuole costruire un nemico che è già tale per i partiti di governo e gran parte dei loro elettori. Che Macron incarni debolezze ed ipocrisie di un certo europeismo è palese, ma ci sono questioni più serie a cui badare anche sul fronte francese. Baruffa da osteria invece di priorità dell'interesse nazionale. Solo story-telling, una serie tv, la costruzione di un social-potere attraverso cui guidare gli umori popolari. Il governo agisca piuttosto sulla tutela dalla proprietà di istituti bancari e assicurativi, alla governance delle grandi aziende, agli interessi economici delle società statali, alle norme europee sui non-performing loans. E certamente anche a fermare l'immigrazione, senza passare dai futili motivi, ma attivando leve diplomatiche di pressione sugli altri paesi. Invece i nostri governanti sembra i protagonisti di un romanzo di Umberto Eco, attori di una serie televisiva ispirata a Black Mirror oppure investigatori nell'ucronico The Man in the High Castle di Phillip K. Dick.
Tutto ciò ci riporta alla funzione della politica nei tempi che viviamo. I governi nazionali appaiono sempre meno in grado di poter "fare qualcosa" di realmente decisivo per il paese. C'è una responsabilità politica dei governanti, senza dubbio, ma c'è anche una struttura del mondo che spinge le società all'interno di questo meccanismo. La politica, espropriatasi per scelta dei suoi poteri fondamentali, si è ripiegata su se stessa e si è trasformata in politainment, fondendosi con l'intrattenimento. Cambiano i leader politici con ritmo forsennato, ma non si muovono le riforme. Qualunque esse siano. Lo spazio della politica è sempre più residuo tra vincoli economici, di politica internazionale e sovranazionale. Come annaspa il programma di Macron così annaspa il programma pentaleghista, nonostante partissero agli opposti estremi. La politica può forse amministrare l'esistente ma non può varare alcuna radicale riforma: troppi interessi confliggenti nelle istituzioni democratiche, troppa spesa pubblica per mantenere uno Stato sociale irriformabile, troppe rendite inafferrabili, debordante intreccio di poteri locali, nazionali e sovranazionali che si frenano reciprocamente. La politica europea è bloccata: non può arretrare e non può proseguire. Da decenni uno stallo in mezzo al guado.
E allora, che fare? Non resta che prendere il potere grazie alla pars destruens, cioè contro gli avversari, e poi costruire storie. Dominare l'agenda, dicono i comunicatori. Le parole hanno un peso: l'agenda è nient'altro che un vortice d'inchiostro e appuntamenti, non un piano visibile per il futuro. Un'agenda è sostanzialmente una serie a puntate, non un progetto o un programma. Siano i racconti positivi e futuristi story-telling renziani o i più truci complotti del governo populista c'è poca differenza. L'arcano è lo stesso: c'è un pubblico da intrattenere per non essere cacciati dal trono in pochissimo tempo. Non c'è concreta pars construens nella politica contemporanea perché probabilmente non può esserci più. Tutto si consuma, velocemente, e poi si frammenta. A cosa serve un piano che non si può realizzare d'altronde? Resta, però, un inquietante ulteriore interrogativo: se è vero che la politica contemporanea non può più produrre i danni, sul piano umano, che essa ha determinato in altre fasi storiche, non è forse ancor più vero che in questa impotenza diffusa essa non può nemmeno difenderci? Da chi? Da noi stessi, dalle trame fantasy, dai nostri politici, da quelli altrui. E allora avanti con un'altra puntata.
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10. Limitazione di responsabilità
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pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
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Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
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ulteriori
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(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.