4 Ottobre
Deserto e caos politico. La seconda ondata di Madrid
L'esecutivo Sanchez ha ordinato la chiusura (avvenuta in ritardo) di parte della Capitale. La situazione è grave e peggiorata dallo scontro tra il governo locale e quello centrale. Cronaca di Maite Carpio sullo stato confusionale delle istituzioni in Spagna
di Maite Carpio
Chiude Madrid. In mezzo al caos e all’incertezza. Questo fine settimana più di 4,5 milioni di persone è stato vietato di uscire senza una giusta causa dalla capitale o di spostarsi tra i quartieri dichiarati “zona rossa”. I locali, i ristoranti, i bar, anche i negozi, tutti chiusi alle 10 di sera, o forse alle 11, chi lo sa. Nessuno ha un'idea chiara di cosa sta succedendo, come si possono muovere o come e cosa conviene fare o non fare. La città sembra il set di un film distopico: confini chiusi in tutta la regione, quartieri bloccati, limitazione della mobilità interna, strade vuote, tanta confusione. Una misura estrema - alla quale nessuno voleva arrivare - che dichiara pubblicamente all’Europa che siamo nel bel mezzo della seconda ondata della pandemia Covid-19.
Niente sembra reale. Tutto puzza di simulacro. Los madrilenos “no saben que pensar”! Tutto questo caos ha una sola radice: la solita squallida lotta politica tra un governo regionale e quello centrale: in questo caso, la Comunità di Madrid e la sua intifada contro il governo della Moncloa. Non potevano mancare le ragioni politiche quando regna tanta confusione.
Deserto. Una delle stazioni dei bus a Sud di Madrid (Foto Ansa)La condottiera di Madrid, Isabel Diaz Ayuso, ha tenuto testa al governo provando ad organizzare un ammutinamento del Bounty - fallito ma pesante lo stesso - mentre si rifiutava di applicare la direttiva approvata dal Consiglio Interterritorial della Sanità (per maggioranza, sarà un punto importante perché ci vuole il consenso della sede ed è in corso una causa legale). Tentativo inutile. Il governo centrale sapeva che se non chiudeva Madrid, sarebbe diventata una bomba d’orologeria per il resto del territorio.
Prima di andare avanti, vediamo i dati. Le condizioni per applicare le restrizioni in una località...
di Maite Carpio
Chiude Madrid. In mezzo al caos e all’incertezza. Questo fine settimana più di 4,5 milioni di persone è stato vietato di uscire senza una giusta causa dalla capitale o di spostarsi tra i quartieri dichiarati “zona rossa”. I locali, i ristoranti, i bar, anche i negozi, tutti chiusi alle 10 di sera, o forse alle 11, chi lo sa. Nessuno ha un'idea chiara di cosa sta succedendo, come si possono muovere o come e cosa conviene fare o non fare. La città sembra il set di un film distopico: confini chiusi in tutta la regione, quartieri bloccati, limitazione della mobilità interna, strade vuote, tanta confusione. Una misura estrema - alla quale nessuno voleva arrivare - che dichiara pubblicamente all’Europa che siamo nel bel mezzo della seconda ondata della pandemia Covid-19.
Niente sembra reale. Tutto puzza di simulacro. Los madrilenos “no saben que pensar”! Tutto questo caos ha una sola radice: la solita squallida lotta politica tra un governo regionale e quello centrale: in questo caso, la Comunità di Madrid e la sua intifada contro il governo della Moncloa. Non potevano mancare le ragioni politiche quando regna tanta confusione.
Deserto. Una delle stazioni dei bus a Sud di Madrid (Foto Ansa)La condottiera di Madrid, Isabel Diaz Ayuso, ha tenuto testa al governo provando ad organizzare un ammutinamento del Bounty - fallito ma pesante lo stesso - mentre si rifiutava di applicare la direttiva approvata dal Consiglio Interterritorial della Sanità (per maggioranza, sarà un punto importante perché ci vuole il consenso della sede ed è in corso una causa legale). Tentativo inutile. Il governo centrale sapeva che se non chiudeva Madrid, sarebbe diventata una bomba d’orologeria per il resto del territorio.
Prima di andare avanti, vediamo i dati. Le condizioni per applicare le restrizioni in una località di più di 100 mila abitanti sono tre: un'incidenza dichiarata di più di 500 contagi (la Germania si ferma ai 50, gli USA ai 350, per la Presidenta di Madrid il punto di svolta poteva arrivare tranquillamente anche con 1000 casi confermati) ogni 100 mila abitanti; una positività nei risultati dei tamponi al di sopra del 10% e un’occupazione delle unita di cura intensiva nel sistema sanitario del 35%. Se ci sono queste condizioni, bisogna chiudere secondo le regole imposte dal Ministero della Salute. Madrid ha un'incidenza media di quasi 650 casi per ogni 100 mila abitanti e una positività ai tamponi del 19%.
In 10 dei 21 municipi che compongono la Comunità di Madrid, sopratutto al Sud (i più popolati) e la capitale, si è stabilito un confinamento perimetrale insieme ad altre restrizioni. Non è come a marzo, quando si impose il lockdown, perché all'interno del municipio le persone si possono muovere, rispettando le misure di protezione, si consiglia di non uscire di casa e di evitare spostamenti, ma il disagio e lo smarrimento rimangono lo stesso.
La Presidenta, Diaz Ayuso, dopo giorni di resistenza, ha dovuto accettare le imposizioni nazionali (arrivate troppo tardi), ma contemporaneamente ha deciso di impugnare la direttiva davanti alla giustizia, portando al Tribunale dell’Audiencia Nacional un ricorso amministrativo contro l’ordinanza del ministero della Salute e sollecitando misure cautelari per fermare la disposizione ministeriale. Conclusione: impossibile stabilire multe o attivare altri interventi coercitivi. Insomma, un casino. La Presidenta accusa il governo centrale di invadere le sue competenze e mette in discussione la validità dell’intervento perché condiziona la vita ordinaria e l’attività economica della regione, dunque rappresentano una limitazione ai diritti fondamentali. Se tutto ciò non fosse sufficiente, Diaz Ayuso si appella anche alle giuste ragioni economiche. Secondo i calcoli avanzati dall’amministrazione locale, l’impatto delle nuove restrizioni (applicate al 71% della popolazione) avrebbero come risultato una perdita immediata di 750 milioni di euro per ogni settimana di ritardo nella riapertura dell'economia e la distruzione ogni settimana di 18 mila posti di lavoro.
La stazione della Moncloa, il deserto assoluto (Foto Ansa).Grande caos. Infatti nessuno capisce niente. Una cittadino europeo può arrivare all’aeroporto di Madrid, ma di passaggio o solo per recarsi nelle zone non chiuse o viaggiare nel resto del territorio (nessuna Comunità ha la competenza di restringere l’accesso al paese). Grande è la confusione sotto il cielo, ma la situazione non è eccellente. Senza la dichiarazione dello stato d'emergenza o di eccezione (è competenza solo del Parlamento, non del governo o del suo Presidente) la polizia non può intervenire per vietare il diritto fondamentale della libertà di spostamento. Le misure sono state imposte per i prossimi 14 giorni, mentre le autorità sanitarie verificano se si riesce o meno a fermare la curva dei contagi e soprattutto mentre si aspetta una sentenza che potrebbe mettere tutto a di nuovo a rischio.
La posizione del governo della Comunità di Madrid è molto ostruzionista, ma i cittadini si domandano se non sarebbe stato più bello ed efficace, se una volta tanto i loro rappresentati fossero stati capaci di fare una call via Zoom per trovare una soluzione condivisa. C’è molto astio e diffidenza tra le strade di Madrid contro questo arrogante prevalere dell’interesse partitico della politica spagnola. Non fanno altro che litigare noiosamente tra loro.
La situazione è sfuggita di mano a tutti quanti. Le autorità di Madrid non hanno saputo intervenire con la tempistica e la forza che erano necessarie e ora provano a colpevolizzare il governo centrale quando per mesi sono stati i Presidenti delle Regioni a bramare di riprendersi le competenze territoriali e mettere fine allo stato di emergenza. Poi c’è la sfida di riuscire a gestirla “nel patio de tu casa”. Il governo di Madrid ha fatto sponda con la cupola del Partito Popolare per provare a debilitare la presidenza di Pedro Sanchez (se mai ce ne fosse stato bisogno, considerando che è già abbastanza provato) e va bene che è il gioco della politica, ma è diventato un giocattolo molto pericoloso.
Nemmeno il governo Sanchez è stato all’altezza della sfida: guidare l’andamento della pandemia come doveva, la Spagna è il paese che presenta le condizioni più critiche, sanitarie ed economiche, in tutto il territorio europeo. Il fanalino di coda della seconda ondata. L’Italia ha dovuto guidare alla cieca il primo impatto, ora tocca a Madrid il secondo. La famosa flessibilità e capacità di d’adattamento degli italiani si sono dimostrate vincenti, fino ad ora l'organizzazione del Belpaese è stata un successo, ma ricordiamoci che non dobbiamo abbassare la guardia e che tutto è una questione di tempo. E di politica.
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10. Limitazione di responsabilità
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migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
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l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.