22 Febbraio
Di chi è il potere? Delle banche centrali
La politica della propaganda continua è monopolio del politico-attore, mentre le politiche sono diventate il terreno di conquista del tecnocrate, dell’esperto e del lobbista. Lorenzo Castellani racconta il passaggio chiave europeo: dallo Stato Piramide allo Stato Arcipelago dove la forza più grande - e efficace - è quella della Banca centrale europea di Mario Draghi
di Lorenzo Castellani
In principio era lo Stato-piramide. Forgiato dal pensiero di Bodin e Hobbes, edificato dai sovrani assoluti, lo Stato era potente machina machinarum, come scriverà Carl Schmitt in Dialogo sul potere, e mostro leviatanico che proteggeva i sudditi in cambio dell’obbedienza. Agiva da defensor pacis e dominus belli, nella vivida descrizione di Marsilio da Padova.
Un moloch, unitario, con a capo il Re e poi la corte, l’esercito, i poteri locali che ne facevano da tentacoli. Una operazione di potente “razionalizzazione”, principio d’ordine nella politica occidentale, scriverà Max Weber alla fine del Diciannovesimo secolo che però ne indicherà anche i principali problemi: burocratizzazione dell’agire politico e della vita, una gabbia d’acciaio che, insieme al capitalismo, disciplinava l’essere umano e complicava il rapporto tra potere e libertà. Scolpito, lo Stato moderno, a colpi di guerra e sotterfugi diplomatici, i suoi artefici materiali furono i Richelieu, i Mazzarino, i Talleyrand e, ovviamente, i Napoleone. Nazionale, liberale, poi sociale, democratico, totalitario e, infine, costituzionale. In un secolo lo Stato è stato un animale camaleontico, formidabile arma di sviluppo e morte.
Fino a circa cinquant’anni fa esso è rimasto, però, con struttura piramidale, sovrano sopra la nazione, monopolista del potere pubblico. Poi è stato aperto dalla globalizzazione: le istituzioni sovranazionali si sono moltiplicate, una nuova lex mercatoria globale si è fatta strada, i regolatori si sono riprodotti dentro e fuori lo Stato, i tribunali si sono moltiplicati e sono divenuti internazionali. Con la Comunità Europea, in particolare, il diritto nazionale è stato posto in posizione subordinata rispetto a quello europeo. Inoltre, con la fine delle ideologie i regimi politici sono passati dalla democrazia politica alla democrazia dell’efficienza. Tutto il progetto politico occidentale, dalla fine degli anni Settanta, è parso ricercare una nuova organizzazione volta a perseguire l’efficienza del libero...
di Lorenzo Castellani
In principio era lo Stato-piramide. Forgiato dal pensiero di Bodin e Hobbes, edificato dai sovrani assoluti, lo Stato era potente machina machinarum, come scriverà Carl Schmitt in Dialogo sul potere, e mostro leviatanico che proteggeva i sudditi in cambio dell’obbedienza. Agiva da defensor pacis e dominus belli, nella vivida descrizione di Marsilio da Padova.
Un moloch, unitario, con a capo il Re e poi la corte, l’esercito, i poteri locali che ne facevano da tentacoli. Una operazione di potente “razionalizzazione”, principio d’ordine nella politica occidentale, scriverà Max Weber alla fine del Diciannovesimo secolo che però ne indicherà anche i principali problemi: burocratizzazione dell’agire politico e della vita, una gabbia d’acciaio che, insieme al capitalismo, disciplinava l’essere umano e complicava il rapporto tra potere e libertà. Scolpito, lo Stato moderno, a colpi di guerra e sotterfugi diplomatici, i suoi artefici materiali furono i Richelieu, i Mazzarino, i Talleyrand e, ovviamente, i Napoleone. Nazionale, liberale, poi sociale, democratico, totalitario e, infine, costituzionale. In un secolo lo Stato è stato un animale camaleontico, formidabile arma di sviluppo e morte.
Fino a circa cinquant’anni fa esso è rimasto, però, con struttura piramidale, sovrano sopra la nazione, monopolista del potere pubblico. Poi è stato aperto dalla globalizzazione: le istituzioni sovranazionali si sono moltiplicate, una nuova lex mercatoria globale si è fatta strada, i regolatori si sono riprodotti dentro e fuori lo Stato, i tribunali si sono moltiplicati e sono divenuti internazionali. Con la Comunità Europea, in particolare, il diritto nazionale è stato posto in posizione subordinata rispetto a quello europeo. Inoltre, con la fine delle ideologie i regimi politici sono passati dalla democrazia politica alla democrazia dell’efficienza. Tutto il progetto politico occidentale, dalla fine degli anni Settanta, è parso ricercare una nuova organizzazione volta a perseguire l’efficienza del libero mercato. Talvolta riuscendo, talvolta fallendo. Ciò ha prodotto due conseguenze: da un lato la vittoria della razionalità scientifico-economica sulle ideologie ha trasformato la politica in una tecnica e, di conseguenza, la sua pratica è stata ridotta sempre più a questioni organizzative; dall’altro sono state edificate le istituzioni di questa democrazia dell’efficienza, come la creazione delle autorità amministrative indipendenti ed il rafforzamento dell’indipendenza delle banche centrali, che rispondono a principi tecnocratici più che rappresentativi e sommano su di esse una pluralità di poteri.
L'assemblea del Parlamento europeo a Strasburgo.Lo Stato-piramide si è fatto Stato-arcipelago, frazionato in mille isole, in strutture nazionali e sovranazionali, tecnocratiche e democratiche, che hanno originato un nuovo ordine del potere. Inoltre lo Stato è divenuto osmotico, sono cadute le distinzioni nette tra poteri pubblici e privati, si sono create delle strutture di raccordo, come le autorità indipendenti, dove il capitalismo privato fonde i propri interessi con l’amministrazione pubblica. Ai tecnocrati dello Stato sono succeduti i tecnocrati del mercato, mentre mano visibile e mano invisibile sono divenute interdipendenti. Il tecnico, l’esperto, è assurto a nuovo protagonista della politica moderna. Ha scritto Natalino Irti “la tecnocrazia non richiede un sapere generale, ma circoscritte e limitate competenze utilizzabili per scopi predefiniti, come contributo che in quanto tecnico entra in conflitto con il generalismo, o la genericità, dell’altro potere indipendente”.
Dunque lo Stato-arcipelago è poliarchia, relazione tra sistemi di potere pubblici e privati, delicato equilibrio tra principio democratico e tecnocratico. Questo Stato non è più etico, portatore di valori assoluti, monopolista di regole e norme, ma è garante di efficienza; solo da essa legittimato. Assumere l'efficienza come fine e come vincolo ha cambiato la struttura dell’istituzione: non più piramide, ma rete; non unità, ma pluralità di diritti ed istituzioni. Con la conclusione del Ventesimo secolo si arriva alla fine di quello che Schmitt chiamava lo Ius Publicum Europeaum, cioè il monopolio giuridico dello Stato moderno come principio d’ordine sociale ed internazionale.
La politica, inoltre, si è progressivamente mediatizzata, s’è fatta comunicazione di massa e non a caso oggi gli insegnamenti universitari in crescita sono proprio quelli di political marketing, political communication e management politico. È una politica amazonica, protesa a confezionare un prodotto vendibile su un mercato disintermediato, che ha nell’organizzazione e nel marketing la sua ragione d’essere. Per questi motivi appare sempre più ripiegata sulle forme e sempre meno sulla sostanza del potere. Come ha notato Parag Khanna, l’impressione è che le macchine dei governi, attraverso il coordinamento tra burocrazie nazionali e sovranazionali, possano procedere all'elaborazione e all'implementazione delle politiche anche nel disordine politico senza particolari problemi. Negli ultimi anni è accaduto in Germania, Spagna e Belgio di andare avanti molti mesi o anni con esecutivi provvisori o in ordinaria amministrazione. Come se il buon governo potesse effettivamente essere isolato e reso indipendente dalla politica rappresentativa. Lo stesso governatore della BCE, Mario Draghi, ha sostenuto la tesi del “pilota automatico” per realizzare le riforme strutturali prescritte dalle istituzioni europee agli Stati-membri.
Pilota automatico. Mario Draghi, Presidente della Banca centrale europea.La politica si è tecnicizzata, le strutture non elettive, le istituzioni tecnocratiche nazionali e sovranazionali, gli uffici di collaborazione si sono riempiti di tecnici, esperti, consulenti che impiegano le proprie forze sulle politiche pubbliche. In altre parole la politics, il processo di discussione democratica, si è distaccato dalla policy, ossia le scelte su come allocare le risorse ed implementare la legislazione. La politica, protesa ad una propaganda continua, è monopolio del politico-attore, colui che per usare un concetto di Giovanni Orsina interpreta e riflette il narcisismo della società, mentre le politiche diventano terreno di conquista del tecnocrate, dell’esperto e del lobbista. Il rapporto tra questi due poli è sempre più faticoso, distaccato, quasi invisibile poiché politics e policy si muovono sempre più su due binari diversi. Negli ultimi anni l'asimmetria tra gli obiettivi e le promesse enunciate dalla politics e la realtà pratica delle policies (e dei bilanci) si è notevolmente ampliata. La politica pura invoca rivoluzioni che scuotono gli animi degli elettori ma non riescono a provocare rotture drastiche, s'infrangono contro le necessità del tempo presente, la burocratizzazione del potere e la legge ferrea dell'oligarchia. Rientrano nel campo della futilità queste rivoluzioni e, in realtà, sembrano più rappresentare una lunga transizione. Un lento decadimento della legittimità delle istituzioni. Forti segnali d'insofferenza verso l'attuale regime politico da non sottovalutare, ma per certi versi positivi perché segnano che vi è ancora margine per l'auto-correzione democratica. Per ora.
In questo contesto di depotenziamento della politica classica esiste un nuovo “principe” della politica contemporanea? Un perno della poliarchia europea?
La "torre" della Banca centrale europea a Francoforte.La Banca Centrale è la più potente delle autorità amministrative indipendenti e accumula in sé poteri normativi, provvedimentali, sanzionatori, consultivi e via dicendo. Come ha scritto il costituzionalista Alberto Predieri:
Il suo potere è talmente forte che altre volte ho chiamato di balia (…) perché è potere fortissimo nei confronti dei privati, di poteri pubblici, ma soprattutto di banche, in un sistema come il nostro che concentra nella stessa banca poteri di indirizzo e normativi, attività imprenditoriali di banca e, in più, poteri di vigilanza.
Con la costruzione dell’Euro e della Banca Centrale Europea gran parte di questi poteri sono stati trasferiti dai paesi dell’eurozona all’istituzione di Francoforte che, come hanno notato numerosi studiosi, è la più indipendente, e politicamente meno controllabile, tra le banche centrali del mondo. Essa è il nuovo Principe, pilastro del sistema politico europeo. Scriveva ancora il giurista:
In estrema sintesi, potremmo dire che, in una società mercantile che non vuole conquiste di territorio ma solo di mercati, la banca centrale ha per la politeia la stessa legittimazione, lo stesso peso che aveva il potere militare; è il successo della razionalità che fornisce il consenso, non il consenso che investe chi avrà il potere e vorrà esercitarlo secondo la razionalità.
Queste riflessioni venivano però svolte da Predieri alla fine degli anni Novanta quando le istituzioni europee e tecnocratiche non erano state investite dalla crisi di legittimità esplosa negli ultimi anni.
Oggi la questione s’è fatta più complessa e viene da chiedersi se il principio democratico e quello tecnocratico dello Stato-arcipelago possano convivere ancora pacificamente tra loro o essere riequilibrati. Come ricordava Paolo Prodi la storia della politica procede per cicli di legittimazione e delegittimazione e, nel nostro tempo, la spinta propulsiva che legittimava la democrazia dell’efficienza sembra essersi esaurita. Cosa sono i movimenti populisti e sovranisti se non un segno che la poliarchia ereditata dai decenni precedenti sia entrata in una spirale di delegittimazione?
D’altronde lo stesso Carl Schmitt alludeva ad un andamento ciclico delle regolarità politiche per cui a momenti di neutralizzazione del conflitto se ne avvicendano altri di “esplosione” del politico. Ciò perché la politica, nel lungo periodo, attenta sempre al proprio ordine e produce effetti disordinanti. Oggi, seppur in forme e misure diverse, il conflitto politico sembra riemergere per mettere in discussione l’ordine dello Stato-arcipelago e della democrazia dell’efficienza. La storia della modernità sembra scandita da una drammatica successione di ‘neutralizzazioni’, le quali, non appena compiute, sprigionano una sempre più intensa conflittualità.
Dove ci porterà questo sommovimento? Si può sostenere ragionevolmente che due tensioni si fronteggeranno: una spinge verso l’alto, la tecnocrazia e i suoi vincoli legali-razionali, che in Europa possono degenerare verso un mite dispotismo dai tratti imperiali e una punta verso il basso, il cosiddetto populismo, che però può mutare in un tumultuoso bonapartismo.
L'incoronazione di Napoleone Bonaparte. Jacques-Louis David, 1805-1807.È probabile che i prossimi anni della politica europea saranno caratterizzati dal tentativo di neutralizzare lo scontro tra la “logica della disciplina” prodotta dai mercati globali e dalle istituzioni della democrazia dell’efficienza e la “logica della democrazia” sempre più stressata dagli effetti disordinanti del “politico” e dalle trasformazioni sociali. Soltanto la ricerca di questo nuovo equilibrio permetterà alle poliarchie europee di evitare le degenerazioni sopra menzionate e di fronteggiare la crisi di legittimità politica in cui si sono infilate. Questa ricerca richiederà, necessariamente, la formazione di nuove élite e l’elaborazione di diverse teorie politiche.
L’arroccamento nella conservazione statica di un ordine politico sempre più fragile e sempre meno riconosciuto risulterà inutile e funzionale alle estremizzazioni. L’ eccessiva indipendenza e l’irresponsabilità democratica di alcune isole dello Stato-arcipelago dovranno essere riformate così come dovranno essere avvicinati il piano sovranazionale e quello nazionale attraverso un maggiore rispetto della sussidiarietà territoriale. Il principio tecnocratico, prevalente negli ultimi trent’anni, e il principio democratico andranno riequilibrati per originare una nuova fase di neutralizzazione del conflitto, rilegittimare le istituzioni e rivivificare l’ordine politico europeo. In Europa formule migliori, più realistiche, più oneste e funzionali andranno incessantemente ricercate nel prossimo futuro.
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7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.