29 Aprile
"Dico alla Francia come la nostra vita riprenderà"
Il discorso integrale del premier Edouard Philippe all'Assemblea nazionale. "L'isolamento prolungato avrebbe conseguenze gravissime". La riapertura graduale e per dipartimenti, l'avvio della scuola, la strategia del "proteggere, testare e isolare", la sfida di una democrazia che riorganizza la propria vita
Come decide una nazione le misure di contrasto al coronavirus? Il governo propone, discute, il Parlamento delibera, vota. Il potere esecutivo si confronta con quello legislativo, il governo illustra ai rappresentanti del popolo i provvedimenti, la strategia, l'obiettivo. Non ci sono annunci via Facebook, dirette tv improvvisate. Il premier va in Parlamento e illustra il piano del governo. Così accade in Francia. Per sapere, per capire, pubblichiamo il discorso di ieri del premier francese Édouard Philippe davanti all'Assemblea nazionale. Scoprite la differenza, bu0na lettura.
di Édouard Philippe
"Signor Presidente, Signore e Signori Deputati, è giunto il momento in cui dobbiamo dire alla Francia come la nostra vita riprenderà. Dallo scorso 17 marzo il nostro Paese vive confinato. Chi mai avrebbe immaginato solo tre mesi fa il posto che questa parola avrebbe preso nel nostro dibattito pubblico. Chi mai avrebbe potuto immaginare una Francia nella quale, all'improvviso, le scuole, le università, i caffè, i ristoranti, una maggioranza di aziende, le biblioteche, le librerie, le chiese, i tempi, le sinagoghe e le moschee, i giardini pubblici e le spiagge, i teatri, i stadi - tutti quei luoghi comuni, per riprendere un'espressione cara al Presidente dell'Assemblea nazionale - sarebbero stati chiusi. Mai nella storia del nostro Paese abbiamo conosciuto tale situazione, né durante le guerre né durante l'occupazione né durante le precedenti epidemie. Mai, mai il Paese è stato confinato come lo è oggi. Chiaramente, non può esserlo a lungo. Poiché se il confinamento ha rappresentato una tappa necessaria, potrebbe, se dovesse durare troppo a lungo, generare effetti deleteri. Il confinamento è stato uno strumento efficace per lottare contro il virus, per contenere la propagazione dell'epidemia, per evitare la saturazione delle nostre capacità ospedaliere e anche per proteggere i Francesi più fragili. Dallo scorso 14 aprile il numero di casi di Covid-19 ricoverati diminuisce -...
Come decide una nazione le misure di contrasto al coronavirus? Il governo propone, discute, il Parlamento delibera, vota. Il potere esecutivo si confronta con quello legislativo, il governo illustra ai rappresentanti del popolo i provvedimenti, la strategia, l'obiettivo. Non ci sono annunci via Facebook, dirette tv improvvisate. Il premier va in Parlamento e illustra il piano del governo. Così accade in Francia. Per sapere, per capire, pubblichiamo il discorso di ieri del premier francese Édouard Philippe davanti all'Assemblea nazionale. Scoprite la differenza, bu0na lettura.
di Édouard Philippe
"Signor Presidente, Signore e Signori Deputati, è giunto il momento in cui dobbiamo dire alla Francia come la nostra vita riprenderà. Dallo scorso 17 marzo il nostro Paese vive confinato. Chi mai avrebbe immaginato solo tre mesi fa il posto che questa parola avrebbe preso nel nostro dibattito pubblico. Chi mai avrebbe potuto immaginare una Francia nella quale, all'improvviso, le scuole, le università, i caffè, i ristoranti, una maggioranza di aziende, le biblioteche, le librerie, le chiese, i tempi, le sinagoghe e le moschee, i giardini pubblici e le spiagge, i teatri, i stadi - tutti quei luoghi comuni, per riprendere un'espressione cara al Presidente dell'Assemblea nazionale - sarebbero stati chiusi. Mai nella storia del nostro Paese abbiamo conosciuto tale situazione, né durante le guerre né durante l'occupazione né durante le precedenti epidemie. Mai, mai il Paese è stato confinato come lo è oggi. Chiaramente, non può esserlo a lungo. Poiché se il confinamento ha rappresentato una tappa necessaria, potrebbe, se dovesse durare troppo a lungo, generare effetti deleteri. Il confinamento è stato uno strumento efficace per lottare contro il virus, per contenere la propagazione dell'epidemia, per evitare la saturazione delle nostre capacità ospedaliere e anche per proteggere i Francesi più fragili. Dallo scorso 14 aprile il numero di casi di Covid-19 ricoverati diminuisce - da più di 32 mila pazienti è sceso a circa 28 mila - e dall'8 aprile il numero di casi di Covid-19 in rianimazione diminuisce - superava i 7.100 ed è oggi di 4.600. La diminuzione è innescata: è costante, lenta, ma costante.
Secondo uno studio dell'Alta scuola di studi di salute pubblica, il confinamento ha permesso di evitare almeno 62 mila decessi in un mese e, senza il confinamento, 105 mila letti di rianimazione sarebbero venuti a mancare. Non credo che il nostro Paese l'avrebbe sopportato. Uno strumento vale solo se i suoi effetti positivi non sono, nella durata, superati dalle sue conseguenze negative. Invece sappiamo, dall'intuizione o dall'esperienza, che un confinamento prolungato oltre lo stretto necessario avrebbe per la nazione conseguenze gravissime. Sentiamo che lo stop prolungato della produzione, di interi settori della nostra economia, che l'interruzione protratta della scolarizzazione di un gran numero di bambini ed adolescenti, che l'interruzione degli investimenti pubblici o privati, che la chiusura prolungata dei confini, che l'estrema limitazione della libertà di spostarsi, di riunirsi, di fare visita ai familiari presenterebbe per il Paese non solo l'inconveniente penoso del confinamento, ma in realtà quello ancora più terribile, del rischio del crollo.
Crollo, non utilizzo questo termine a caso. Spesso mi viene rimproverato l'eufemismo piuttosto che l'esagerazione. Pertanto dobbiamo, progressivamente, prudentemente ma con risoluzione, procedere ad un deconfinamento atteso quanto temuto e rischioso. L'obiettivo del governo è quello di presentare all'Assemblea nazionale, e grazie a lei ai Francesi, la nostra strategia nazionale, cioè gli obiettivi che ricerchiamo e il modo in cui poterli raggiungere, a partire dall'11 maggio. Ogni strategia si basa su delle constatazioni.
La prima di queste è sanitaria, con qualche parola semplice che tutti i Francesi devono tenere a mente. Dovremo vivere con il virus. Dal momento in cui nessun vaccino è disponibile a breve termine, che nessun trattamento ha finora dimostrato la sua efficacia e che siamo ancora lontani dalla famosa immunità collettiva, il virus continuerà a circolare tra noi. Non c'è da rallegrarsi, ma questa è la realtà. Possiamo sperare che il virus scompaia da solo, come affermano alcuni epidemiologi e specialisti. Secondo questi a volte le epidemie si fermano senza sapere bene il perché. Possiamo sperare che l'incredibile sforzo di ricerca in atto nel mondo riesca a trovare a breve una cura e tra 12 a 24 mesi un vaccino. Possiamo sperare tutto ciò, ma non è pensabile delineare una strategia politica pubblica e organizzare la vita dei Francesi sulla base di ipotesi così incerte. Dobbiamo quindi imparare a vivere con il Covid-19 e imparare e proteggerci. Ecco il primo vincolo e il primo perno della nostra strategia.
La seconda constatazione è a tempo stesso sanitaria e politica. Dipende dal rischio di vedere ripartire l'epidemia. La decisione di confinare il nostro Paese ha permesso di rallentare i contagi, di evitare che i nostri servizi di rianimazione o di terapia intensiva fossero così saturi al punto di non poter accettare nuovi pazienti. I nostri servizi ospedalieri hanno resistito nonostante una pressione notevole, mai vista prima, ma hanno resistito. Lo voglio ripetere qui, il nostro sistema ospedaliero ha retto, al prezzo della stanchezza di donne e uomini, di un consumo di medicinali in rianimazione senza precedenti, al prezzo di uno slittamento degli interventi chirurgici non necessari a breve termine, ma che lo diventeranno presto. Il rischio di una seconda ondata che colpirebbe un tessuto ospedaliero già indebolito, che imporrebbe un nuovo confinamento - che rovinerebbe sforzi e sacrifici di queste ultime otto settimane - è un rischio serio, un rischio da prendere sul serio. Questo rischio impone di procedere con prudenza, progressivamente, sicuramente, riprendendo la nostra vita secondo modalità che consentono, settimana dopo settimana, di verificare che controlliamo il ritmo di circolazione del virus. Il secondo perno della nostra strategia sarà quindi la progressività.
Il terzo elemento di cui tenere conto è geografico: la circolazione del virus non è uniforme nel Paese. Alcune zone sono state pesantemente colpite, e dopo sei settimane di confinamento registrano ancora un numero significativo di nuovi casi. Ma in altri territori il virus è quasi assente. Questa circolazione eterogenea del virus crea delle differenze tra territori. Per tutti quelli che, come me, credono nel senso comune, non è inutile, è anche molto necessario prendere in considerazione queste differenze nel modo in cui il confinamento deve essere organizzato. Sia per non applicare lo stesso schema in luoghi in cui la situazione non è obiettivamente la stessa, che per lasciare alle autorità locali, in primis ai sindaci e ai prefetti, la possibilità di adattare la strategia nazionale alle circostanze in loco. È per questo motivo che, con il presidente della Repubblica, abbiamo deciso di dire rapidamente quale fosse la nostra strategia nazionale, affinchè al più presto quanti parteciperanno alla sua attuazione possano prendere le proprie decisioni. Con diversi esponenti del governo, con il coordinatore interministeriale Jean Castex, incontrerò già da domani (oggi, ndr) le associazioni dei dirigenti locali e i prefetti. Giovedì sarà la volta delle parti sociali per dare il via al lavoro di concertazione e adattamento del piano alle realtà sul territorio.
Vivere con il virus, agire progressivamente e adattare localmente: ecco i tre principi della nostra strategia nazionale. A partire dall'11 maggio la sua attuazione sarà fondata sul trittico: proteggere, testare e isolare. In primo luogo proteggere significa evitare di essere infettati dal virus o di infettare gli altri. I medici ci dicono che la contagiosità della malattia appare due giorni prima dei primi sintomi e scompare diversi giorni dopo. Dicono anche che una proporzione non trascurabile di portatori del virus non manifesta alcun sintomo e non sa di poterlo trasmettere. Pertanto è fondamentale che ciascuno possa adottare comportamenti in grado di evitare la contaminazione. Dal momento in cui non saremo più in situazione di confinamento, le occasioni di contatto aumenteranno nuovamente, e dovremo limitarle, e ad ogni modo saranno più elevate rispetto ad oggi: il rispetto dei gesti di protezione e di distanziamento sociale avrà maggiore importanza ancora. Questi gesti di protezione ormai li conoscete tutti: distanziamento e lavaggio frequente delle mani. A questo dovremo aggiungere la mascherina da indossare in alcune situazioni. Ci tengo a tornare su questo punto in particolare, che ha suscitato molta incomprensione e rabbia dei Francesi. perché non ci sono mascherine per tutti? Dobbiamo indossarla? Dove comprarle?
Quando la crisi è iniziata, avevamo a disposizione uno stock importante di maschere chirurgiche, che ci permetteva di rispondere alle necessità di più di 20 settimane di attività normali nei servizi ospedalieri. La produzione nazionale era inferiore al consumo normale ma compensata da costanti importazioni. Con il manifestarsi dell'epidemia in Cina e poi in Italia, due elementi sono apparsi chiaramente: l'importazione era momentaneamente impossibile e il consumo è considerevolmente aumentato, ben oltre la norma. Come tutti i paesi europei, come gli Stati Uniti d'America, anche la Francia ha dovuto gestire un rischio di penuria di mascherine. Tre decisioni sono state prese: aumentare la produzione di maschere chirurgiche - non è semplice, ci stiamo riuscendo, raddoppiando prima e ora quintuplicando la produzione rispetto a quella di partenza - destinare le riserve al personale medico-sanitario, in prima linea nelle cure ai malati. È successo che abbiamo dubitato della nostra capacità di garantire questo approvvigionamento nel tempo. Destinare le maschere al personale medico-sanitario significava automaticamente rifiutare di distribuirle ad altri. È stata una scelta difficile. È stata una scelta contestata. È stata una scelta da me considerata necessaria. Poi abbiamo lanciato la produzione di maschere in tessuto per completare l'offerta e per non dipendere dalle importazioni che non sapevamo se sarebbero riprese regolarmente nè per quanto tempo. Gli stessi scienziati hanno cambiato posizione. All'inizio molti ci dicevano che indossare la mascherina per la popolazione in generale non era necessario. Che il rischio di un cattivo utilizzo fosse superiore ai vantaggi e lo abbiamo ripetuto. Oggi ci dicono, a volte gli stessi, che è preferibile indossarla in numerose circostanze piuttosto che non indossarla, quindi tocca a me dirvelo e di fare in modo che ciò sia possibile. Durante la fase di penuria abbiamo fatto ricorso allo strumento della requisizione, che è stato molto utile. Da alcune settimane ormai, siamo rassicurati sulla nostra capacità di rifornire in mascherine il personale medico-sanitario, anche perché il governo ne ordina un gran quantitativo e ne entrano ancora di più.
Il premier francese Edouard Philippe ieri all'Assemblea Nazionale (Foto Ansa)Ormai riceviamo settimanalmente 100 milioni di maschere chirurgiche e riceveremo quasi 20 milioni di mascherine lavabili per la popolazione a partire da maggio. Abbiamo sollecitato anche le comunità territoriali e le aziende a procurarsene Sosterremo finanziariamente le collettività locali nell'acquisto delle mascherine, facendoci carico del 50% del costo delle mascherine, nel limite del prezzo di riferimento. Di recente, lo avrete notato, hanno riaperto i negozi di tessuti, gli atelier di sartoria, vengono diffuse guide pratiche di realizzazione delle mascherine affinchè tutti si mobilitino per produrne. Grazie alla mobilitazione di tutti, ci saranno mascherine sufficienti nel Paese per far fronte alle necessità dall'11 maggio. La posta in gioco, la responsabilità dei poteri pubblici, la nostra responsabilità collettiva, è quella di arrivare nelle prossime settimane ad organizzare questo sforzo per evitare che alcuni ne abbiano troppe e altri non ne abbiamo affatto. Progressivamente arriveremo ad una situazione classica in cui i Francesi potranno, senza rischio di penuria, procurarsi mascherine in tutti i negozi. Nel frattempo lo Stato, le comunità territoriali, le aziende, l'iniziativa collettiva, devono essere complementari, non in concorrenza. Il presidente della Repubblica l'ha detto: ci appoggeremo su sindaci e prefetti, con la collaborazione di tutti. Invito tutte le aziende, laddove abbiano mezzi a sufficienza, a fornire dispositivi ai propri dipendenti, del resto condizione stessa alla ripresa delle attività. Regioni e Stato metteranno a disposizione altri mezzi per i lavoratori autonomi e le piccole aziende, oltre a quelli già varati in alcuni settori particolari. Una piattaforma di e-commerce sarà messa online dalle Poste a partire dal 30 aprile e distribuirà, ogni settimana a quanti ne avranno bisogno, diversi milioni di mascherine. Lo Stato e gli enti locali assicureranno la protezione dei propri dipendenti, in particolare quanti sono in contatto con il pubblico, i prefetti avranno anche a disposizione un fondo locale per sostenere le collettività più piccole, chi lavora nell'istruzione, in particolare nelle scuole medie, riceveranno mascherine.
Le farmacie e la grande distribuzione saranno invitate a venderle a prezzi che definiremo con loro per evitare fenomeni di scarsità delle mascherine lavabili oppure usa e getta. I singoli sono anche invitati a confezionarsi da soli delle mascherine in conformità con le istruzioni date da enti competenti di riferimento. Infine destineremo un quantitativo settimanale di 5 milioni di mascherine lavabili ai cittadini in condizioni di massima precarietà, tramite le associazioni competenti. Proteggere, dunque. Quindi testare. Anche su questo punto le raccomandazioni scientifiche hanno conosciuto evoluzioni, il che è comprensibile di fronte ad un virus sconosciuto. Questa crisi sanitaria mette tutti, necessariamente, davanti a un dovere di umiltà. La strategia iniziale consisteva, in quella che era la fase 1, nel testare un numero massimo di persone e lo abbiamo fatto, molto, testando quanti erano entrati in contatto con un paziente malato. Dopo, una volta in fase 3, sempre secondo la stessa strategia, andranno testati solo i pazienti ricoverati per sospetto Covid-19, il personale medico-sanitario con sintomi e i centri con pazienti fragili e a rischio. I tempi sono cambiati, così come è cambiata la dottrina dell'Oms. Alla fine del confinamento saremo in grado di eseguire test su vasta scala. Abbiamo stabilito come obiettivo di realizzare almeno 700 mila test virologici a settimana. perché 700 mila? Il consiglio scientifico ci dice che a questo punto, i modelli epidemiologici prevedono tra 1.000 e 3.000 nuovi casi al giorno a partire dall'11 maggio. Ad ogni nuovo caso corrisponderà in media il test di almeno 20 a 25 persone che lo avranno incrociato nei giorni precedenti: 3.000 volte 25 ci dà 525 mila test a settimana. 700 mila ci darà un margine che ci consentirà, oltre ai test delle catene di contagio, di attuare campagne di dépistage, come quella avviata nelle case di cura. Per raggiungere questo obiettivo, abbiamo fatto saltare i blocchi per includere in questo sforzo collettivo i laboratori veterinari e i laboratori di ricerca. Siamo arrivati a una mobilitazione di laboratori pubblici e privati per avere carico molto rapidamente, in termini di capacità, e per garantire su tutto il territorio un accesso di prossimità per effettuare prelievi. Il costo del test sarà preso in carica al 100% dal servizio sanitario nazionale. In una parola, tutto deve essere fatto per rendere la realizzazione del test facile e rapida.
Dal momento in cui una persona sarà testata positiva, partirà un lavoro di identificazione e il test di tutti, sintomatici o meno, che avranno avuto un contatto ravvicinato con il caso. Tutti questi casi-contatto saranno invitati ad isolarsi, tenuto conto dell'incertezza sulla durata dell'incubazione. Questa regola è abbastanza semplice da formulare, ma richiede per essere applicata, ovunque in Francia, mezzi considerevoli. Per riuscirci sarà necessario il contributo di tutti i medici di base, degli infermieri in libera professione che costituiranno la prima linea in questa ricerca dei casi-contatto per quanto riguarda la sfera della famiglia. A sostegno i team del Servizio Sanitario nazionale si adopereranno per identificare i casi-contatto fuori dalla famiglia. In ogni dipartimento costituiremo dei gruppi, delle "brigate", incaricati di identificare i casi-contatto, di chiamarli, di invitarli a farsi testare dando tutte le informazioni necessarie e a verificare che questi test vengano effettuati. Proteggere, testare e infine isolare: questa la dottrina nazionale. L'obiettivo finale di questa politica ambiziosa di test è di arrivare ad isolare quanto prima i portatori del virus per interrompere le catene di trasmissione. L'isolamento non è una punizione, non è una sanzione, ma una misura di prevenzione collettiva, un mettersi al riparo. L'isolamento deve essere spiegato, accettato e accompagnato. La nostra politica in merito dipende dalla responsabilità individuale e dalla coscienza che ciascuno deve avere dei propri doveri nei confronti degli altri. Prevediamo dei dispositivi di controllo, se dovessero essere necessari, ma il nostro obiettivo è quello di fare ampiamente affidamento al civismo di ciascun cittadino. In base a quanto riferito da molti medici e da chi gestisce l'epidemia, la coscienza individuale, il rispetto civico delle regole quando uno viene dichiarato positivo o malato è sempre, o quasi, osservato. Toccherà al prefetto, al personale medico-sanitario, alle associazioni e altre realtà locali mettere a punto il piano operativo e di assistenza di chi dovrà osservare questa forma di isolamento. Lasceremo alla persona testata positiva la scelta di isolarsi a casa sua, il che porterà al confinamento dell'intera famiglia per 14 giorni, per motivi evidenti, oppure di isolarsi in un luogo messo a disposizione, come negli alberghi già requisiti a questo fine.
Potremo o dovremo, per essere più efficaci, appoggiarci a risorse straordinarie del digitale. Un consorzio europeo ha lanciato un lavoro per permettere la creazione dell'app StopCovid, la cui utilità potrà essere solo complementare a quello che ho appena descritto. Complementare poichè le indagini sanitarie descritte - che siano dirette o telefoniche - sono cruciali ma hanno un punto di debolezza. Spesso nei centri urbani, nei luoghi particolarmente affollati, non sono in grado di ricostruire l'intera linea di contatti e di trasmissione, come nei mezzi pubblici, sulla metro parigina. È questo il fulcro dell'app StopCovid: permettere a quanti hanno incrociato una persona testata positiva di avviare un percorso sanitario, senza ovviamente avere alcuna informazione sull'identità della persona incrociata. Un grande numero di responsabili politici, di ogni corrente politica, lo stesso presidente dell'Assemblea nazionale, mi hanno comunicato i propri dubbi su questo tipo di strumento. Sulle questioni sollevate da un suo utilizzo in termini di libertà pubbliche ed individuali. Sono questioni valide, che vanno poste e devono essere oggetto di un apposito dibattito in parlamento, anche di un voto. Al momento, tenuto conto dell'incertezza su questa applicazione, non saprei dirvi come funzionerà precisamente. Non dubito che gli ingegneri riescano a far funzionare questo progetto. Quindi il dibattito, ora, appare prematuro. Ma confermo il mio impegno: quando l'applicazione funzionerà e prima della sua attuazione, organizzeremo un dibattito specifico seguito da un voto specifico. Per procedere al deconfinamento, ovunque dobbiamo proteggere, testare e isolare. Come spiegavo, procederemo progressivamente, operando una differenziazione tra territori. Progressivamente perché non dobbiamo lasciare ripartire l'epidemia, poiché vogliamo evitare una seconda ondata, poiché tutti noi qui vogliamo evitare che dopo il confinamento e poi il deconfinamento dovessimo ritornare a un confinamento generalizzato. Progressivamente significa che ci prepariamo all'11 maggio tenendo sotto controllo tutti gli indicatori per verificare per ogni dipartimento se possiamo effettivamente lanciare le operazioni in questa data. Un esempio per illustrare la mia prudenza. Ho indicato che basiamo la nostra strategia di test su un'ipotesi di 3.000 nuovi casi al giorno verso l'11 maggio. Se il confinamento dovesse venire allentato prima di quella data e se verso giovedì 7 maggio il dato di contagi giornalieri non dovesse combaciare con quello previsto, se non dovessimo pervenire ad interrompere le troppo numerose catene di contagio, allora dovremo trarne le conseguenze.
Lo dico ai Francesi: se gli indicatori non saranno in linea, non potremo deconfinare a partire dall'11 maggio oppure dovremo farlo molto più severamente. Ve lo dirò con chiarezza. Ieri ho ricevuto dal direttore generale della sanità delle modellizzazioni meno favorevoli. Forse dovute al fatto che alcuni comportamenti vengono osservati meno scrupolosamente, forse perché il calo dei ricoveri è un pò troppo lento, forse perché le ipotesi alla base dei modelli non risultano esatte. Lo dico qui, solennemente, dinanzi ai rappresentanti della nazione. Queste incertezze devono spingere tutti i Francesi alla più grande disciplina fino all'11 maggio e a lottare contro i rischi di allentamento che stiamo avvertendo sempre più nel Paese. Se tutto è pronto, come pensiamo, allora l'11 maggio comincerà una fase che durerà fino al 2 giugno. Consentirà di verificare che tutte le misure attuate permettano di controllare l'epidemia e di apprezzare, sulla base di questi andamenti, i provvedimenti da varare per la fase successiva, che prenderà il via il 2 giugno per arrivare fino all'estate. A fine maggio, tra l'altro, ci pronunceremo sulla riapertura di caffè e ristoranti. Salendo per gradoni di 3 settimane, è così che andremo avanti, con la massima attenzione verso gli effetti delle nostre decisioni e i comportamenti dei nostri concittadini. La gradualità sarà accompagnata da una differenziazione in base al territorio, non colpito allo stesso modo dal virus. Speriamo tutti che l'11 maggio anche se il virus continuerà a circolare in alcune regioni, in altre la sua presenza sarà molto limitata o assente. In tutta logica e prudenza, proponiamo un quadro di deconfinamento tarato sulle varie realtà dell'Esagono e Oltremare. La direzione generale della sanità e Santè publique France hanno stabilito tre tipi di criteri per identificare i dipartimenti in cui il confinamento dovrà essere più severo, più limitato. Tengono conto di un tasso ancora elevato di casi nella popolazione su un periodo di 7 giorni, a riprova che la circolazione del virus rimane attiva. Prendiamo in considerazione anche le capacità regionali dei servizi di rianimazione, se ancora troppo in sofferenza, e in terzo luogo una preparazione insufficiente del sistema locale di test e di identificazione delle catene di contagio. Questi tre criteri incrociati e la loro lettura confluiranno il 7 maggio per stabilire quali dipartimenti rientreranno dall'11 maggio nella categoria rossa - circolazione alta del virus - oppure verde, circolazione limitata.
A partire da giovedì, il direttore generale della sanità presenterà ogni sera una mappa con i risultati per ogni dipartimento. Questa mappa guiderà ogni dipartimento nella programmazione dell'11 maggio, ricordando la necessità di osservare alla lettera il confinamento per limitare la circolazione del virus, di rimettere in piedi il sistema ospedaliero e di avere pronto il sistema di test. Vi ho presentato gli elementi presi in considerazione per costruire la nostra strategia nazionale di deconfinamento e tutti gli strumenti di sanità pubblica. Ora vi illustrerò come si organizzerà la vita quotidiana dei Francesi a partire dall'11 maggio. Fissiamo le regole applicabili ad alcuni settori prioritari: la scuola, le aziende, i negozi, i trasporti e la vita collettiva, sociale.
Cominciano con la scuola. Il presidente della Repubblica lo ha ricordato: il ritorno dei nostri ragazzi a scuola è una priorità pedagogica e di giustizia sociale, in particolare per quanti difficilmente possono seguire l'insegnamento a distanza. Questo ritorno lo vogliamo conciliare con il raggiungimento dei nostri obiettivi di salute pubblica. Proponiamo una riapertura molto progressiva delle scuole materne ed elementari a partire dall'11 maggio, sul territorio nazionale e base volontaria. In un secondo tempo, a partire dal 18 maggio, solo nei dipartimenti in cui il virus circola limitatamente, pensiamo di far riaprire le scuole medie, cominciando con le prime e le seconde. Decideremo a fine maggio se potremo, o meno, riaprire i licei, a cominciare da quelli professionali e tecnici, ad inizio giugno. Questa decisione non è stata presa alla leggera. Abbiamo consultato, abbiamo valutato il pro e il contro, quello che fanno gli altri paesi. La riapertura delle scuole è necessaria per garantire il successo scolastico degli alunni, in particolare quelli più vulnerabili, in grande sofferenza da confinamento. Le classi riapriranno in condizioni sanitarie restrittive: non più di 15 alunni. La vita scolastica sarà organizzata sul rispetto delle norme di protezione sanitaria, di regole sanitarie stringenti, con la distribuzione di soluzione idroalcolica. Tutti gli insegnanti e il personale scolastico riceveranno delle mascherine da indossare quando non potranno rispettare le regole di distanziamento.
Sulle mascherine per i bambini, i pareri scientifici ci hanno portato a prendere le seguenti decisioni: vietate per i bambini alla scuola materna, non raccomandate alle elementari, per via dell'utilizzo errato che se ne potrebbe fare. Saranno a disposizione per ogni scuola piccole riserve di mascherine pediatriche da far indossare agli alunni in caso di necessità, se qualcuno dovesse sentirsi male e in attesa dell'arrivo di un genitore. Forniremo mascherine agli alunni delle medie che possono portarle e che non sarebbero riusciti a procurarsene fuori dalla scuola. Alle medie la mascherina sarà obbligatoria.
Si tratta di un rientro a scuola davvero singolare quindi ci stiamo preparando in ogni regione. Gli studenti potranno seguire la didattica a scuola - nel limite di 15 alunni per classe - oppure da casa, a distanza gratuitamente, in sale studio laddove esistono oppure in luoghi appositi messi a disposizione dalle comunità territoriali per svolgere attività di studio, culturali, sportive, di salute, di civismo. Un grande plauso alla mobilitazione dei docenti e di tutto il personale dell'educazione nazionale; alla devozione di migliaia di insegnanti che hanno accolto i figli del personale medico-sanitario; all'ingegnosità di quanti si sono reinventati per offrire ai propri alunni nuove modalità originali di insegnamento a distanza. Abbiamo tutti, intorno a noi, esempi straordinari di ingegnosità, di impegno, di immaginazione affinché il legame insegnante tra il docente e il suo alunno rimanga nonostante il confinamento vigente. Voglio lasciare massima flessibilità sul terreno per trovare con pragmatismo tutti insieme - docenti, genitori, autorità competenti - soluzioni idonee. Ho fiducia in loro. Anche i nidi saranno riaperti con un'accoglienza a gruppi di 10 bambini e la possibilità di accogliere più gruppi se lo spazio lo consente e se le condizioni sono tali affinché i gruppi non si incrocino. La riduzione della capacità porrà problemi organizzativi in un primo momento e sulla priorità dei bambini da accogliere. Saranno osservati i soliti criteri economici oltre a tenere conto delle esigenze di famiglie monoparentali, oppure con due genitori che devono tornare in sede di lavoro e con priorità, a mio parere, per i figli del personale medico-sanitario e degli insegnanti. Mascherine obbligatorie per tutti i lavoratori nelle scuole e strutture destinate alla piccola infanzia, vista l'impossibilità di rispettare le norme di distanziamento.
La fine del confinamento deve anche permettere la ripresa della vita economica. Per questo, bisogna riorganizzare la vita al lavoro. Il telelavoro deve essere mantenuto ovunque sia possibile, almeno nelle tre prossime settimane. Per le persone che non possono lavorare a distanza, la pratica degli orari differenziati nelle imprese deve essere incoraggiata. Permetterà lo scaglionamento dei flussi di lavoratori nei trasporti e diminuirà la presenza contemporanea dei dipendenti nello stesso spazio di lavoro. Dovrà essere previsto l'obbligo delle mascherine quando le regole di distanza sociale non possono essere garantite nell'organizzazione del lavoro. Il dispositivo di attività parziale (una sorta di cassa integrazione, ndr), uno dei più generosi d'Europa, resterà operativo fino al 1° giugno. Anche i negozi riapriranno dall'11 maggio. Oggi, solo alcuni negozi essenziali sono aperti. Tutti, a parte i bar e ristoranti, potranno aprire dall'11 maggio. I mercati che attualmente sono chiusi, salvo autorizzazioni speciali ed eccezioni, saranno in generale autorizzati, a meno che i sindaci o i prefetti non valutino che non possono essere organizzati in condizioni che permettono di rispettare i gesti-barriera e la distanza fisica. Perché se i negozi riapriranno, dovranno comunque rispettare una serie di regole severe: il personale e la clientela dovranno portare la mascherina se non possono essere garantite le misure di distanza fisica. Un commerciante potrà subordinare l'accesso al suo negozio al fatto che il cliente abbia la mascherina. L'apertura dei negozi prevede un'eccezione, quella dei centri commerciali, che generano spostamenti e contatti che non vogliamo incoraggiare. I prefetti potranno decidere di non lasciare aprire, al di là delle funzioni alimentari che già lo sono, i centri commerciali di oltre 40 mila metri quadrati che rischiano di provocare questi movimenti di popolazione. Per quanto riguarda i trasporti, prenderemo due serie di decisioni. Primo, far ripartire l'offerta del trasporto urbano: il 70% del servizio RATP (la rete trasporti parigini, ndr) sarà disponibile l'11 maggio e dobbiamo rapidamente tornare all'offerta normale. Poi, fare diminuire la domanda, favorendo il telelavoro. I trasporti nelle ore di punta devono essere riservati ai lavoratori.
Su tutti i mezzi del trasporto pubblico sarà obbligatorio indossare la mascherina, sulla metro come sui bus e sui tram, e gli operatori dovranno, almeno per le prossime tre settimane, organizzarsi per permettere, anche nel metro, di rispettare i gesti barriera. Questo significa, per esempio, che la capacità del metro parigino sarà ridotta, che occorrerà per esempio utilizzare solo un sedile su due, e favorire con segnalazioni a terra la distribuzione delle persone sul marciapiede di attesa, oltre a prepararsi a limitare i flussi in caso di affluenza. Per quanto riguarda gli spostamenti interregionali o interdipartimentali, li vogliamo ridurre ai soli motivi professionali o familiari imperativi, per ragioni evidenti di limitazione della circolazione del virus. Il giovedì dell'Ascensione sarà un giorno festivo, ma dico chiaramente ai Francesi che non è questo il momento di lasciare la propria regione per un week end di svago. Sulla ripresa della vita sociale, ho un pensiero particolare per gli anziani, che hanno particolarmente sofferto in queste settimane della solitudine di non poter vedere figli e nipoti. Chiedo però alle persone più anziane, alle più fragili, di avere pazienza. Le visite private, quando riprendono, devono essere fatte con tutte le precauzioni, così come le uscite. Proteggendovi proteggete il sistema ospedaliero e le vite attorno a voi. Sarà nuovamente possibile circolare liberamente, senza certificazione, a parte quando ci si allontana di più di 100 chilometri dal proprio domicilio per motivi imperativi, familiari o professionali. Sarà anche possibile, approfittando della bella stagione, praticare un'attività sportiva individuale all'aperto, superando l'attuale limite di un chilometro e rispettando le regole di distanza fisica. Non sarà invece possibile praticarla in luoghi chiusi, né sport collettivi, né di contatto. I parchi e i giardini così essenziali all'equilibrio della vita in città potranno riaprire solo in quei dipartimenti in cui il virus non circola più in modo attivo, i famosi dipartimenti verdi. Per precauzione, le spiagge resteranno inaccessibili al pubblico almeno fino al primo giugno.
Per quanto riguarda le attività culturali, poiché possono funzionare più facilmente rispettando le regole sanitarie, le mediateche, le biblioteche, i piccoli musei così importanti per la vita culturale dei nostri territori potranno riaprire le porte dall'11 maggio. Ma al contrario, i grandi musei che attirano un gran numero di visitatori anche da lontano, i cinema, i teatri e le sale da concerto dove si rimane in uno stesso posto al chiuso, non potranno riaprire. Anche le sale per le feste e quelle polivalenti resteranno ferme fino alla tappa del 2 giugno. Voglio precisare che le grandi manifestazioni sportive, culturali, e soprattutto i festival, i grandi saloni professionali, tutti gli eventi che radunano oltre 5 mila partecipanti, e che quindi devono essere dichiarati in prefettura e organizzati molto in anticipo, non si potranno tenere prima del mese di settembre. La stagione 2019/2020 dello sport professionale, e in particolare quello del calcio, non potrà riprendere. I luoghi di culto potranno continuare a restare aperti. Credo che sia legittimo chiedere di non organizzare cerimonie prima del 2 giugno. I funerali resteranno invece autorizzati come oggi, nel limite di 20 persone. Sono perfettamente consapevole del carico e della difficoltà, di fronte ai decessi, di applicare questa regola, ma è formulata in Francia come in altri paesi paragonabili con l'obiettivo, anche in questo caso, di proteggere i vivi. I cimiteri saranno di nuovo aperti al pubblico dall'11 maggio, aspettando giorni migliori. I municipi continueranno a proporre, se non ci sono urgenze, il rinvio dei matrimoni. In generale, dobbiamo evitare gli assembramenti che rappresentano altrettante occasioni di diffusione del virus. Quelli organizzati sulla strada o nei luoghi privati dovranno limitarsi a 10 persone al massimo. Queste regole di vita sociale possono sembrare complicate sembreranno senz'altro troppo severe ad alcuni e troppo lassiste ad altri. In fondo quello che vi propongo di ristabilire è un regime di libertà nel quale dobbiamo fissare eccezioni. Queste regole sono obbligatorie, è vero, ma credo di poter contare sul senso civico dei nostri compatrioti perché ognuno le applichi con rigore. Ne va della nostra salute, di tutti. Abbiamo certamente dimenticato dei punti, formulato regole in modo incerto, omesso di prevedere in qualche territorio un possibile adattamento.
È tutto l'interesse di questa prossima fase: si tratta di arricchire questo piano tutti assieme con gli eletti, le amministrazioni locali, le organizzazioni sul territorio, tutti i Francesi, per essere pronti l'11 maggio. Questi sforzi non sono vani e ci permetteranno spero in modo molto concreto di immaginare la fase estiva sotto migliori auspici. Do già ora appuntamento ai Francesi per la fine di maggio, per valutare le condizioni in cui organizzeremo la seconda fase di deconfinamento, e prenderemo in particolare decisioni per la riapertura di bar e ristoranti e sulle vacanze. è troppo presto ora, in tutta coscienza, per farlo. L'architettura generale di questo piano di uscita dal confinamento approvato in consiglio di Difesa con il capo dello Stato non è un testo legislativo. Esigerà decisioni regolamentari individuali, prese dai ministri dai prefetti, nei campi delle loro competenze. Ma su qualche punto dovranno essere accompagnate da misure legislative che non esistono. Faccio due esempi. Per tracciare i contatti, per risalire a chi ha incrociato i malati bisognerà senz'altro avere personale che affianchi i medici. Personale messi a disposizione dalla Croce rossa, fra gli altri, ma non tutti saranno medici. Dovranno quindi essere autorizzati ad accedere a dati medici. Altro esempio: la limitazione degli spostamenti fra dipartimenti o regioni. Durante il confinamento era possibile limitarli nel quadro della legge del 23 marzo, non lo sarà più con la fine del confinamento. Se vogliamo evitare che il virus si diffonda in regioni risparmiate finora, dovremo poter ristabilire limitazioni agli spostamenti anche dopo la fine del confinamento, almeno in un primo tempo. Su questi e altri temi dovremo dunque legiferare. Proporrò al Parlamento di adottare prossimamente una legge che, oltre a prorogare lo stato di emergenza sanitaria oltre il 23 maggio e forse fino al 23 luglio, autorizzi la messa in campo delle misure necessarie ad accompagnare il deconfinamento. Questo progetto sarà sottoposto all'esame del consiglio dei ministri sabato prossimo e sarà sottoposto al Senato e all'Assemblea Nazionale la settimana prossima. Per esporre questa strategia nazionale, il governo ha scelto di parlare all'Assemblea nazionale, anche se nessun articolo della Costituzione lo obbligava a farlo. Si può criticare, dire che è una questione da correggere, ma le nostre istituzioni sono fatte così e questo governo avrebbe potuto ricorrere per questa presentazione a un telegiornale o a una conferenza stampa. È stato fatto molte volte da tutti i governi della Quinta Repubblica.
Abbiamo invece scelto di riservare questi annunci all'Assemblea nazionale. Al di là di questi annunci, c'è la possibilità di reagire e di criticare e di interpellare il governo su questo piano, dando la possibilità attraverso il voto di dire la sua, sulla strategia che ho appena esposto, a ciascuno degli eletti. La scelta è dovuta a molte ragioni. Prima di tutto per il ruolo eminente di questa Assemblea nella nostra democrazia. Inutile dire di più in questi tempi di democrazia mediatica, di reti poco social e molto colleriche, di mediatismo nervoso, è senz'altro utile ricordare che i rappresentanti del popolo siedono, deliberano e propongono su tutte le questioni di interesse nazionale. Sottolineo che il governo che ho l'onore di presiedere ha risposto presente a tutte le domande dei deputati delle commissioni sulla crisi. Ci siamo impegnati e comunichiamo tutte le settimane le decisioni prese nel quadro dell'emergenza sanitaria anche se non rientrano nell'ambito legislativo. Il controllo del parlamento non è un peso, è un'opportunità. Nonostante lo stato di emergenza, nonostante le difficoltà evidenti a esercitare un tale mandato in periodo di confinamento, la democrazia parlamentare è viva, esigente, a volte rumorosa. Sono rimasto colpito dal numero di commentatori che aveva una visione perfettamente chiara di quello che occorreva fare. La modernità li ha spesso fatti passare dal Bar del Commercio agli schermi televisivi e le curve dell'audience guadagnano quello che la convivialità dei locali perde. Ma non credo che migliori il dibattito pubblico. NO: i deputati non commentano, votano e prendono posizioni politiche, che è ciò che vi invito a fare dopo il dibattito.
Signore e signori deputati, la Francia è in uno di quei momenti in cui quelli che la amano e la servono devono essere all'altezza. Dobbiamo proteggere i Francesi senza immobilizzare la Francia al punto che crollerebbe. È un crinale delicato da seguire. Troppa disinvoltura, e l'epidemia riparte. Troppa prudenza, e l'insieme del paese affonda. La strategia che vi ho appena illustrato ha per obiettivo quello di tenere questo crinale e si basa sulle scelte che vi ho presentato, sull'azione decisa delle autorità e dello Stato, sull'autorità del Presidente della Repubblica, e sulla fiducia che abbiamo nelle collettività locali e negli attori della vita economica e sociale, delle associazioni, ma anche e soprattutto sui Francesi, i nostri concittadini: il loro senso civico e il loro disciplina. Nessun piano, nessuna misura per quanto ambiziosa ci permetterebbe di vincere l'epidemia se i Francesi non ci credessero e la catena virale non fosse sostituita da una catena di solidarietà. Dall'11 maggio il successo non dipenderà solo dall'autorità dello Stato ma dal senso civico dei Francesi. Nel luglio 2017 in circostanze diverse, ma nello stesso luogo del mio primo discorso, avevo parlato dell'antica qualità romana, la Virtù che porta a rettitudine e coraggio. Non immaginavo quanto questa qualità sarebbe stata necessaria per preparare il futuro della Francia.
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10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.