25 Agosto

Donald e Boris, il nuovo inizio di una relazione speciale

Al tavolo del G7 sono emerse le figure dei due "biondi" della politica contemporanea. Cosa chiede Londra? Cosa vuole la Casa Bianca? Dopo la prudente Theresa May, Trump si è trovato di fronte Johnson, un premier che fa politica e ha visione. Un viaggio di Lorenzo Castellani nella nuova Anglosfera

di Lorenzo Castellani

C’è un nuovo Regno Unito al tavolo del G7. Il primo ministro Boris Johnson si è immesso, come molti osservatori si aspettavano, con grande decisione al centro della guerra commerciale voluta dal Presidente Trump. I britannici hanno bisogno di tempo, la Brexit, in qualunque forma si materializzerà, avrà inevitabilmente delle ripercussioni economiche e Johnson non può permettersi di finire nel mezzo di una guerra totale di dazi tra le due principali potenze. Per questo il primo ministro ha tirato fuori i libri di storia e sta tentando di ridare corpo alla special relationship con gli americani, per fare un favore al suo paese e all’Unione Europea.

Cosa chiede Johnson a Trump? Di fermare la guerra commerciale, di non alzare ulteriormente i dazi sui prodotti cinesi che determinerebbero un rallentamento dell’economia che sarebbe pagato soprattutto dagli europei. Ha offerto un trattato di libero scambio tra Regno Unito e USA che il Presidente americano vorrebbe chiudere nel più breve tempo possibile per riequilibrare la bilancia commerciale a suo favore. Londra dice che si può fare, ma servirà cautela e tempo per evitare che vada solo a vantaggio di Washington. Johnson difende il suo interesse nazionale poiché il Regno Unito vive d’investimenti esteri ed importazioni. La Cina è un investitore fondamentale a Londra, Huawei ha già impiantato le sue basi per il 5G e la grande isola non può permettersi una recessione a causa dei dazi americani. Al tempo stesso Trump ha minacciato di voler colpire le auto tedesche ed i vini francesi.

Donald & Boris. Una nuova special relationship (Foto Ansa)

Cosa vuole la Casa Bianca? Rivedere il saldo della bilancia commerciale con i grandi paesi europei, mettere pressione sulla BCE affinché fermi la stampa di moneta che indebolisce l’euro (il quantitative easing), evitare che si stringano ulteriormente i...


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