10 Aprile
Doppia mossa di Xi Jinping nella guerra dei dazi
Pechino fa ricorso al WTO contro le tariffe USA sull'acciaio e il Presidente Xi promette l'apertura del mercato. A Wall Street in apertura il Dow Jones fa un balzo di 369 punti. Un'indagine di Sergio Miracola sulla politica del container.
Doppia mossa della Cina nella guerra commerciale con gli Stati Uniti.
- Pechino ha chiesto che la questione dei dazi sia discussa con gli Stati Uniti davanti al Wto. Il ricorso è stato presentato il 5 aprile.
- Il presidente Xi Jinping ha promesso nuove aperture al Forum di Boao e avverte che la mentalità da guerra fredda è "fuori posto" nel contesto attuale. Le aperture sono quattro: Pechino espanderà l'accesso al mercato interno, con particolare riferimento al settore finanziario; creerà condizioni migliori per gli investimenti, incoraggiando la trasparenza, la competitività e la chiusura dei monopoli; rafforzerà la protezione dei diritti di proprietà intellettuale; espanderà le importazioni, a cominciare dalla prima edizione della China International Import Expo, che si terrà a novembre prossimo a Shanghai.
- Le dichiarazioni di Xi piacciono ai mercati: a Wall Street il Dow Jones ha aperto con un balzo di 369 punti.
***
di Sergio Miracola *
È ormai evidente che tra Cina e Stati Uniti si sta per palesare una guerra commerciale in piena regola. Nonostante le incertezze su ciò che potrà succedere a livello commerciale, gli eventi di queste ultime settimane hanno evidenziato la seguente situazione: gli USA hanno applicato dazi, pari al 25%, sulle merci cinesi importate, per un valore complessivo di circa 50 miliardi di dollari. I dazi sono stati applicati al settore dell’alluminio e dell’acciaio. La risposta cinese non si è fatta attendere. Il governo di Pechino ha risposto con dei contro dazi, dello stesso valore percentuale, su altri prodotti americani venduti nel territorio cinese, come la soia, la carne di maiale e la verdura. A sua volta, la contro-risposta americana è arrivata puntuale, con un ulteriore incremento dei dazi per un valore di 100 miliardi di dollari che, sommati a quelli precedenti, triplicano lo sforzo protezionistico americano.
Ma qual è davvero la natura di questa presunta guerra commerciale? Essa rappresenta più uno strumento...
Doppia mossa della Cina nella guerra commerciale con gli Stati Uniti.
- Pechino ha chiesto che la questione dei dazi sia discussa con gli Stati Uniti davanti al Wto. Il ricorso è stato presentato il 5 aprile.
- Il presidente Xi Jinping ha promesso nuove aperture al Forum di Boao e avverte che la mentalità da guerra fredda è "fuori posto" nel contesto attuale. Le aperture sono quattro: Pechino espanderà l'accesso al mercato interno, con particolare riferimento al settore finanziario; creerà condizioni migliori per gli investimenti, incoraggiando la trasparenza, la competitività e la chiusura dei monopoli; rafforzerà la protezione dei diritti di proprietà intellettuale; espanderà le importazioni, a cominciare dalla prima edizione della China International Import Expo, che si terrà a novembre prossimo a Shanghai.
- Le dichiarazioni di Xi piacciono ai mercati: a Wall Street il Dow Jones ha aperto con un balzo di 369 punti.
***
di Sergio Miracola *
È ormai evidente che tra Cina e Stati Uniti si sta per palesare una guerra commerciale in piena regola. Nonostante le incertezze su ciò che potrà succedere a livello commerciale, gli eventi di queste ultime settimane hanno evidenziato la seguente situazione: gli USA hanno applicato dazi, pari al 25%, sulle merci cinesi importate, per un valore complessivo di circa 50 miliardi di dollari. I dazi sono stati applicati al settore dell’alluminio e dell’acciaio. La risposta cinese non si è fatta attendere. Il governo di Pechino ha risposto con dei contro dazi, dello stesso valore percentuale, su altri prodotti americani venduti nel territorio cinese, come la soia, la carne di maiale e la verdura. A sua volta, la contro-risposta americana è arrivata puntuale, con un ulteriore incremento dei dazi per un valore di 100 miliardi di dollari che, sommati a quelli precedenti, triplicano lo sforzo protezionistico americano.
Ma qual è davvero la natura di questa presunta guerra commerciale? Essa rappresenta più uno strumento che un fine all’interno della relazione competitiva tra la prima e seconda economia del pianeta. In altre parole, i dazi svolgono da un lato un ruolo puramente simbolico, mentre dall’altro sono un vero e proprio strumento strategico all’interno della contrapposizione sino-americana.
Il simbolismo commerciale si esplica su due questioni particolarmente rilevanti per la presidenza Trump: il desiderio di vincere le elezioni di mid-term, che si svolgeranno a novembre 2018, e la necessità di dare risposte a quella parte importante dell’elettorato americano che lo ha votato nel 2016. Infatti, una parte consistente di quell’elettorato desidera che il settore industriale-manifatturiero, gravemente colpito dalla globalizzazione, venga protetto. L’area maggiormente interessata da questo intervento è la cosiddetta Rust Belt (la cintura della ruggine), un’area industriale del nord-est ormai in declino a causa della de-industrializzazione. E non solo. L’atteggiamento USA in campo commerciale si inserisce all’interno della strategia di politica estera di Trump, la quale si basa sul vecchio concetto reaganiano del “peace through strength”, ossia l’idea di giungere a negoziati partendo da una posizione di forza; non è una coincidenza che Trump abbia deciso di intraprendere la politica dei dazi proprio quando tra le due economie è in corso una negoziazione per cercare di ridurre il disavanzo commerciale.
L'obiettivo politico di Trump: il desiderio di vincere le elezioni di mid-term, che si svolgeranno a novembre 2018, e la necessità di dare risposte a quella parte importante dell’elettorato americano che lo ha votato nel 2016.
L’azione simbolica che ruota intorno ai dazi rende evidente il fatto che una guerra commerciale di per sé non sarebbe praticabile, dato che queste misure protezionistiche, se applicate davvero, non andrebbero solo a colpire l’economia cinese, ma l’economia mondiale nel suo complesso, dato che molti beni esportati negli USA dalla Cina non sono solo di fabbricazione cinese. Molti componenti dei beni esportati, infatti, secondo il sistema complesso delle supply chains, provengono direttamente da altri paesi, alcuni dei quali addirittura alleati stessi degli USA, tra cui per esempio la Corea del Sud, Taiwan e l’Unione Europea. Quindi, l’applicazione di questi dazi avrebbe profonde ricadute sugli alleati di Washington e sulla classe media americana, tra cui anche gli agricoltori, che verrebbero colpiti dai dazi cinesi sui prodotti alimentari americani.
I dazi, invece, svolgono una funzione strategica importante e vengono utilizzati come strumento di confronto tra le due economie del pianeta. Ma per spiegare la scelta di Trump sui dazi, bisogna fare un passo indietro. La Cina ha sfruttato in questi decenni i benefici della globalizzazione, continuando a crescere ininterrottamente senza ostacoli e, molto spesso, senza rispettare le regole della governance internazionale. L’inserimento della Cina all’interno del Organizzazione Mondiale del Commercio nel 2001 era stato pensato come strumento necessario per obbligare Pechino a rispettare le norme internazionali e ad applicare il principio della reciprocità economica. Valutazione che si è dimostrata essere errata: la Cina ha, in realtà, sfruttato il sistema internazionale e la sua mancanza di barriere per arricchirsi anche attraverso pratiche non completamente lecite. Di conseguenza, lo scopo dei dazi è quello di spingere Pechino a rivalutare la propria moneta, così da riequilibrare il profondo disavanzo tra le due superpotenze, con oltre 375 miliardi di dollari di deficit americano. E non solo. Un altro obiettivo delle politiche protezionistiche di Trump riguarda il desiderio affinché la Cina applichi meno dazi sul settore delle automobili, aumenti l’acquisto di semiconduttori e assicuri un maggior accesso finanziario alle aziende americane all’interno del mercato cinese.
Lo scopo dei dazi è quello di spingere Pechino a rivalutare la propria moneta, così da riequilibrare il profondo disavanzo tra le due superpotenze, con oltre 375 miliardi di dollari di deficit americano.
Allo stesso tempo, l’elemento strategico cruciale che sta dietro l’utilizzo dei dazi riguarda la volontà americana di combattere duramente l’attività di spionaggio cibernetico cinese, come attestato dal documento governativo rilasciato il mese scorso dalla Section 301, attraverso il quale Washington denuncia il comportamento cinese. Gli Stati Uniti, nonostante le attuali difficoltà nel mantenere la propria leadership globale, sono pur sempre primi in classifica in termini di innovazione tecnologica. Di conseguenza, Washington avverte l’assoluta necessità di proteggere la propria superiorità scientifico-tecnologica, a causa dei continui furti di proprietà intellettuale da parte di Pechino. Furti che hanno garantito alla Cina, negli ultimi due decenni, enormi tassi di sviluppo senza corrispettivi investimenti nel campo della ricerca e dell’innovazione. Un trend che sta tuttavia cambiando sensibilmente negli ultimi anni. Lo scopo principale dei dazi, quindi, è quello di colpire direttamente le politiche industriali cinesi, il cui obiettivo è quello di sviluppare un’industria all’avanguardia per il raggiungimento del “Made in China 2025”, ossia un piano strategico volto a rendere la Cina uno dei paesi leader nel campo della robotica e delle infrastrutture ad alta velocità.
È chiaro, infine, che pur trovandoci in presenza di una presunta guerra commerciale, l’obiettivo ultimo dell’amministrazione Trump è quello di combattere la Cina su altri settori particolarmente sensibili per la sicurezza nazionale americana, uno su tutti: il furto della proprietà intellettuale. Trump, di conseguenza, pur minacciando indirettamente i consumatori americani attraverso una politica dei dazi ancora poco chiara, cerca di contenere l’espansione cinese in quel settore dove gli USA sperano ancora di poter mantenere la propria superiorità strategica: il settore dell’innovazione tecnologica. Per raggiungere questo obiettivo, Trump dovrà cercare di ottenere dai negoziati una maggiore protezione sulla tecnologia industriale americana e un alleggerimento delle pratiche governative cinesi che regolano l’accesso delle aziende americane all’interno del mercato della Cina, le quali sono costrette a creare delle joint venture con i partner cinesi per poter operare all’interno del territorio delle Repubblica Popolare.
* Sergio Miracola è un ricercatore dell'Ispi specializzato sulla Cina.
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10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
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della
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garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.