4 Gennaio

Economia del rischio geopolitico dell'Iran

Teheran potrebbe bloccare il passaggio delle petroliere sullo Stretto di Hormuz, ma per gli analisti appare una mossa improbabile. Lo shock, il prezzo del barile, la necessità per le banche centrali di importare inflazione. Un'indagine di Gianclaudio Torlizzi sullo scenario dopo l'eliminazione di Soleimani

di Gianclaudio Torlizzi

Il primo segnale giunse lo scorso 14 settembre quando un attacco compiuto da ribelli filo-iraniani danneggiò gli stabilimenti petroliferi di Abqaiq e Khurais, di proprietà della compagnia Saudi Aramco, mettendo a rischio il 5% della produzione mondiale di petrolio. In poche ore il prezzo del Brent fece un balzo di oltre 10 dollari, passando dai 59 dollari della chiusura della seduta precedente a un massimo di 71,94 dollari al barile. L’impennata del prezzo ebbe però vita breve: il ripristino dell’export da parte del colosso petrolifero saudita, impegnato nelle fasi preparatorie al collocamento in borsa del 5 dicembre, fu talmente veloce al punto da provocare un violento ritracciamento del prezzo della commodity fino a 56 dollari al barile. Ci vollero 3 mesi per far sì che il petrolio recuperasse, almeno parzialmente, gli effetti di quelle vendite, grazie anche alla ritrovata fiducia degli investitori sulla crescita dell’economia mondiale. 

Il rischio geopolitico che aveva fatto capolino qualche mese prima non era mai stato veramente eliminato, come ha dimostrato il balzo del prezzo del petrolio dopo l’uccisione del generale Soleimani: il riavvicinamento ai livelli di prezzo toccati quel famoso 14 settembre. Gli occhi degli analisti sono naturalmente puntati sulla reazione di Teheran all’attentato costato la vita a una figura di primissimo piano dell’elite iraniana. Un’eventuale ritorsione in grado di bloccare il flusso commerciale nello stretto di Hormuz avrebbe infatti il potenziale di far schizzare il prezzo dell’oro nero sopra i 100 dollari al barile, spingendo l’economia mondiale in recessione. Ma è uno scenario improbabile e l’Iran gioca un ruolo di secondo piano nel comparto mondiale del petrolio con una produzione giornaliera di appena 2 milioni di barili (appena il 2% dell’output mondiale) per effetto delle sanzioni americane.

Non solo: divenuti oggi esportatori netti con 4,46 milioni di barili al giorno, gli Stati Uniti potrebbero paradossalmente essere tra...


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