14 Novembre
Estrema e Popolare. Storia di Vox
Il partito nasce come una costola del Partito popolare, Santiago Abascal ha sempre avuto il sostegno dell'ex premier José Maria Aznar. Lo scontro con Mariano Rajoy, l'ascesa del leader, la radicalizzazione del partito e il botto elettorale. Maite Carpio racconta la destra di una Spagna inquieta
di Maite Carpio
Alla fine il bagno di umiltà è servito e PSOE e Podemos hanno siglato un accordo di governo, con tanto di abbraccio fraterno, per iniziare la legislatura. A questo sono servite le elezioni, a far mettere loro i piedi per terra. Avranno il sostegno dei piccoli partiti regionali (ci sono 16 formazioni diverse in parlamento!) ma è fondamentale l’appoggio o l’astensione nell’investitura dei catalani di ERC, che ancora sono in bilico. È servito, e servirà ancora per formare il governo, anche il botto elettorale di Vox, che raccoglie il sostegno di 3,5 milioni di spagnoli. Il fenomeno di estrema destra segue la tendenza europea e americana di incassare il malessere, ma nella penisola iberica ha qualche tratto caratteristico.
Da una parte, sono cattolici e condividono con altri movimenti il rigetto dell’immigrazione, proponendo la costruzione di muri molto alti (con le spine, possibilmente) e rimpatri in massa. Fanno leva sulla paura dell’immigrato e diffondono tranquillamente informazioni false sui casi di violenza sulle donne o sui furti domestici, accusando sempre un inmigrato che non c’è. Non a caso raccolgono consenso nelle zone agricole, dove la presenza degli immigranti è numerosa per il lavoro nei campi, come Murcia o Ceuta, località vicine al Marocco. Ma fin qui, niente di nuovo, seguono fedelmente il dettato dei fratelli europei.
Dall’altra parte, Vox invece vanta delle particolarità tutte sue: non sono anti europeisti e non sono anti sistema, anzi, lo vogliono rappresentare al meglio. Fanno leva su un patriottismo vetusto (sono dichiaratamente franchisti) che si richiama a valori che non riflettono più la complessità del mondo di oggi ma che, evidentemente, infondono sicurezza tra la gente, è l'idea del "stavamo meglio prima". Su questa scia si sono lanciati con la stessa irruenza a difendere la "corrida de Toros" come l’unità nazionale. La questione dell’indipendentismo catalano è stata la scintilla...
di Maite Carpio
Alla fine il bagno di umiltà è servito e PSOE e Podemos hanno siglato un accordo di governo, con tanto di abbraccio fraterno, per iniziare la legislatura. A questo sono servite le elezioni, a far mettere loro i piedi per terra. Avranno il sostegno dei piccoli partiti regionali (ci sono 16 formazioni diverse in parlamento!) ma è fondamentale l’appoggio o l’astensione nell’investitura dei catalani di ERC, che ancora sono in bilico. È servito, e servirà ancora per formare il governo, anche il botto elettorale di Vox, che raccoglie il sostegno di 3,5 milioni di spagnoli. Il fenomeno di estrema destra segue la tendenza europea e americana di incassare il malessere, ma nella penisola iberica ha qualche tratto caratteristico.
Da una parte, sono cattolici e condividono con altri movimenti il rigetto dell’immigrazione, proponendo la costruzione di muri molto alti (con le spine, possibilmente) e rimpatri in massa. Fanno leva sulla paura dell’immigrato e diffondono tranquillamente informazioni false sui casi di violenza sulle donne o sui furti domestici, accusando sempre un inmigrato che non c’è. Non a caso raccolgono consenso nelle zone agricole, dove la presenza degli immigranti è numerosa per il lavoro nei campi, come Murcia o Ceuta, località vicine al Marocco. Ma fin qui, niente di nuovo, seguono fedelmente il dettato dei fratelli europei.
Dall’altra parte, Vox invece vanta delle particolarità tutte sue: non sono anti europeisti e non sono anti sistema, anzi, lo vogliono rappresentare al meglio. Fanno leva su un patriottismo vetusto (sono dichiaratamente franchisti) che si richiama a valori che non riflettono più la complessità del mondo di oggi ma che, evidentemente, infondono sicurezza tra la gente, è l'idea del "stavamo meglio prima". Su questa scia si sono lanciati con la stessa irruenza a difendere la "corrida de Toros" come l’unità nazionale. La questione dell’indipendentismo catalano è stata la scintilla che ha accesso il falò di Vox ed è divampato un vasto incendio che ha trovato davanti a sè solo paglia secca. A Barcelona hanno sfondato con i voti delle classi sociali più alte. La loro ricetta: il conflitto territoriale si risolve con i carri armati, stato d'eccezione, la soppressione delle autonomie e l’arresto di Quim Torras, president del governo catalano. Hanno fatto breccia anche tra “l’uomo dimenticato” che occupa ancora quelle aree della Spagna disabitata e nelle periferie delle grandi città. In questo identikit retrò che propongono, gioca un ruolo fondamentale la guerra dichiarata contro le donne: sono contrari alle leggi contro la violenza di genere, vogliono cancellare il diritto all’aborto e si oppongono alle politiche sociali per la parità (tra le loro file la presenza femminile è la più bassa).
È condivisa con gli altri anche la modalità e il tono della comunicazione. Il loro discorso politico si caratterizza per essere sfacciato e manicheo, il che consente ai loro fan di non provare vergogna dei propri sentimenti, anche se questi sono fanatici, razzisti e maschilisti. Quando Abascal dichiara in un'intervista a El Mundo: "Non m'importa, so cosa sono. Non mi preoccupo nemmeno di dimostrarlo ai miei amici neri o stranieri. Quando mi chiamano così, per me è un trionfo. Non possono più evitare di metterci a tacere, l'unica cosa che resta alla sinistra è screditarci con cose che non siamo. Non mi identifico in nessuna di queste. Il razzismo, per me, è un'imbecillità”, si apre una sorte di liberazione catartica che autorizza chiunque la pensi come lui a mettersi l’anima in pace e a sentirsi vittima di una persecuzione collettiva infondata. Stessa dinamica quando assicura che la maggior parte delle denunce per maltrattamento sono false o che il numero di uomini e donne maltrattati è lo stesso.
Santiago Abascal rappresenta alla perfezione (e gli piace assai) il ruolo del provocatore di destra che provoca i benpensante che semplicemente non la pensano come lui. Quelli del PP sono la “derechita codarda” , il PSOE dei “traditori e truffatori”, Podemos vanta “ricette fallite del comunismo” e gli indipendentisti sono dei “criminali”. Il personaggio Abascal, il "machote", quello a cui piacciono le motociclette di grande cilindrata (ne ha tre), le armi (porta sempre con lui una Smith & Wesson), la montagna (considera il trekking una "modernez", per lui si chiama "andare al monte") gli uccelli, andare a cavallo (si è fatto un video per la campagna elettorale emulando Aragon alla conquista di Spagna) e scalare la pubblicità dei tori di Osborne, sparsa per la rete nazionale di autostrade, per poi montarci sopra e via dicendo, ha molto successo nei social media di oggi. Ma questa sorte di caricatura non è altro che una potente arma di distrazione di massa. Vox e Santiago Abascal sono un'altra cosa, non sono dei supereroi della Marvel o un fenomeno sorto dal niente. Innanzitutto, nascono come una costola del Partito popolare, con una serie di connotazioni ideologiche che a un certo punto non trovano più posto nella formazione di appartenenza. Vediamo la storia.
Vox nasce nel 2013 dalla testa di Jose Luis Gonzalez Quirós, filosofo e membro nel consiglio della Fondazione FAES dell’ex presidente José María Aznar, Alejo Vidal Quadras (ex presidente del PP in Catalogna e poi europarlamentare), Ignacio Camunas, ex ministro della UCD e José Antonio Ortega Lara, un funzionario delle carceri sequestrato dai terroristi di baschi di ETA, tenuto prigioniero per più di un anno. La maggior parte dei fondatori e intimamente legata all’ex presidente José María Aznar, tutti si oppongono alla causa indipendentista nei Paesi Baschi e in Catalogna. Tra loro si ritrova il giovane Abascal che nel Partito popolare è di casa. Suo padre è stato un dirigente (minacciato da ETA per un lungo periodo), suo nonno fu sindaco franchista di Amurrio, il loro paese nella provincia di Alava, e suo zio Cesar, sottosegretario nel governo del Pais Vasco, chiama subito il nipote a lavorare con lui. Abascal troverà sempre un suo posto nel partito, anche se irrilevante, fino che diventa vittima di una lotta interna e sceglie la parte sbagliata. È molto critico con la presidenza di Mariano Rajoy (nemico di Aznar e della sua cordata) e nel 2010 va a Madrid con Esperanza Aguirre, Presidente della Comunità di Madrid e fedelissima di Aznar, che li dà un incarico nell’Agenzia della protezione dei dati. Quando l'agenzia viene chiusa, diventa Presidente della Fondazione per il Mecenatismo e il Patrocinio sociale (con polemica sullo stipendio di 100.000 euro per gestire un'entità fantasma). Nel 2013 la Fondazione chiude e Abascal ne approfitta per scrivere una lettera al Presidente Mariano Rajoy annunciando la sua rinuncia perché il PP non ha saputo rispondere alla sfida separatista con sufficiente fermezza.
Così decide di entrare in Vox, e siamo tornati al 2013, che all’epoca era una forza conservatrice e europeista, alternativa a un PP colpito dai processi per corruzione e accusato di immobilismo in Catalogna. Il giovane Abascal trova pane per i suoi denti e presto arriva all'organizzazione della segreteria. I fondatori più vecchi sono per lo stato autonomista (che Abascal vuole sopprimere) e si spaventano della deriva confessionale che vuole imporre una parte della formazione (da bravi liberali, pensano: le persone possono essere cattoliche, ma non i partiti). Così Abascal rompe con il suo mentore, Alejo Vidal Quadras, perché vuole prendersi i voti dei delusi del PP. Sa bene che, come lui, ci sono tanti elettori.
Abascal ha sempre avuto il sostegno di Aznar, che lo considera un “bravo ragazzo”, e dell’ex presidente Esperanza Aguirre. I fatti della storia ci fanno capire che Santiago Abascal è vero che offre soluzioni troppo semplici a problemi molto complessi, ma sa bene come sono fatte le acque dello stagno dove sta pescando. Rappresenta una parte articolata del sistema e non si muove da solo. Ha creato un'organizzazione opaca, molto personalistica, con un ruolo destabilizzante a 360 gradi. Ma Vox è parente di primo grado di una parte del Partito popolare, si conoscono tutti. Il che vuol dire che il problema oggi è sopratutto di Pablo Casado, giovane presidente del nuovo PP, che dovrà decidere come gestire la faccenda familiare. Parenti serpenti.
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pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
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suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.