2 Novembre
Eterna. Corrotta. Roma
Senza acqua, con i trasporti fallimentari. Sono trascorsi decenni dall'inchiesta dell'Espresso che fece scalpore. Dai palazzinari ai grillini. Ritratto dell'Inganno Capitale.
A che punto è la notte? Nel Macbeth lotta con il giorno, a Roma è sempre luce, anche se è buio pesto. La Capitale non è mai stata una città come le altre, fin dalla sua fondazione si capiva che tutto sarebbe andato storto e maledettamente bene. La sua Eternità è il suo animismo, protetta dai numina, da Dio, dalle legioni, dagli imperatori, ma non dai romani d'entrata e d'uscita, di sopra e di sotto. Roma è stata fotografata e ritratta da tutti i grandi della letteratura, la memorialistica è intrisa del suo passato, ma il problema con questa città è sempre stato il suo baloccante futuro da cuccagna dove Franza o Spagna basta che se magna. Eterna. Corrotta. Roma.
L’11 dicembre del 1955 l’Espresso fece una copertina destinata a diventare celebre: “Capitale corrotta, nazione infetta”. Era la cronaca di ieri, di oggi, di domani firmata da Manlio Cancogni, un sacco edilizio dietro l'altro. Lo smazzettamento del potere. Sono trascorsi 62 anni e siamo a questo punto: si pensa al razionamento dell’acqua, la società dei trasporti è da chiudere. In entrambi i casi, è il fallimento del pubblico (e del privato che fa soldi con lo Stato). E’ la Suburra delle regole. Non c'è niente di nuovo, solo la conferma non del declino (parola che non descrive in maniera compiuta lo scenario) ma del Sottosopra Capitale. Filosoficamente, le due cose in sé - la crisi idrica e il patatrac dei trasporti - sono fatti arcinoti. La rete dell'acqua di Roma è un colabrodo (come nel resto d'Italia), i rapporti tra azionisti privati e Comune dentro Acea sono sempre stati pessimi, l'Atac è un altro colabrodo economico che da altre parti sarebbe già stato messo a riposare per sempre, eterna gloria. Questi sono soltanto picchi sismografici, Roma è ben altro...
A che punto è la notte? Nel Macbeth lotta con il giorno, a Roma è sempre luce, anche se è buio pesto. La Capitale non è mai stata una città come le altre, fin dalla sua fondazione si capiva che tutto sarebbe andato storto e maledettamente bene. La sua Eternità è il suo animismo, protetta dai numina, da Dio, dalle legioni, dagli imperatori, ma non dai romani d'entrata e d'uscita, di sopra e di sotto. Roma è stata fotografata e ritratta da tutti i grandi della letteratura, la memorialistica è intrisa del suo passato, ma il problema con questa città è sempre stato il suo baloccante futuro da cuccagna dove Franza o Spagna basta che se magna. Eterna. Corrotta. Roma.
L’11 dicembre del 1955 l’Espresso fece una copertina destinata a diventare celebre: “Capitale corrotta, nazione infetta”. Era la cronaca di ieri, di oggi, di domani firmata da Manlio Cancogni, un sacco edilizio dietro l'altro. Lo smazzettamento del potere. Sono trascorsi 62 anni e siamo a questo punto: si pensa al razionamento dell’acqua, la società dei trasporti è da chiudere. In entrambi i casi, è il fallimento del pubblico (e del privato che fa soldi con lo Stato). E’ la Suburra delle regole. Non c'è niente di nuovo, solo la conferma non del declino (parola che non descrive in maniera compiuta lo scenario) ma del Sottosopra Capitale. Filosoficamente, le due cose in sé - la crisi idrica e il patatrac dei trasporti - sono fatti arcinoti. La rete dell'acqua di Roma è un colabrodo (come nel resto d'Italia), i rapporti tra azionisti privati e Comune dentro Acea sono sempre stati pessimi, l'Atac è un altro colabrodo economico che da altre parti sarebbe già stato messo a riposare per sempre, eterna gloria. Questi sono soltanto picchi sismografici, Roma è ben altro e l'arrivo della Giunta Raggi non ne ha cambiato i connotati, la città è sempre quella: bellissima, sfrontata, viziata, corrotta, ammaliante, una tentazione perenne. Bisogna amarla, Roma. E odiarla, detestarla, schiaffeggiarla, lasciarla. E riprenderla. Non cade, si butta a terra lasciva. Non si rialza, rimbalza. Non sparisce, si traveste. Non si spegne, arde sotto la cenere. Non è reale, è immaginaria. Eterna. Corrotta. Roma.
Roma è burosaura, l'Acea, l'Atac, tutte queste sigle infilate in un burocratico grigiore da ufficio pre-ministeriale, da "il dottore è fuori stanza", sono l'acronimo che nasconde la palude, il debito Capitale: 13,6 miliardi, un titano che se ne fotte dell'austerità, della Germania, dell'Europa, del resto d'Italia, tutte cose che a Roma finiscono rubricate alla voce "sticazzi". Qui a Roma c'è l'aliquota Irpef più alta d'Italia, la voragine contabile è pari a due volte il bilancio del Campidoglio, le tasse locali in vent'anni sono triplicate. Voi intelligenti e performanti che fate i corsi di sopravvivenza tra i tagliatori di teste del Borneo, non avete capito niente: provate a sopravvivere un anno a Roma.
Roma non è un sindaco. Ne hanno eletto un altro. Raggi, così si chiama. Il titolare di List fece un sogno, lo mise nero su bianco sul Foglio: "Ho fatto un sogno e ho visto i primi cento giorni di Raggi in Campidoglio". Si è realizzato tutto: la monnezza, il diluvio, i sorci, le sceneggiate grillini, il parentame. Tutto. In peggio. E figuratevi se il problema è "la sindaca" con questo tutto che già c'era, che c'è e che ci sarà. Non sapendo far nulla, non fanno nulla. Quando fanno qualcosa, lo fanno al meglio del peggio possibile. No alle Olimpiadi, vaffanculo. No allo stadio e anche sì, ma senza grattacieli, vaffanculo. E basta notti bianche, facciamole nere, con la musichetta di strada e arivaffanculo. E monnezza, monnezza, monezza ovunque, un sublime marcescente palcoscenico. La Grande Bellezza, Jep Gambardella: "So' belli i trenini delle feste, so' belli perchè non vanno da nessuna parte!". Dov'è da nessuna da parte, ve lo siete mai chiesti? A Roma.
Roma è la conferma della Regola Eterna, è un "lo famo strano" con Jessica e Ivano (Viaggi di Nozze, Carlo Verdone) che scendono dall'auto, masticano chewing-gum, fanno le bolle, hanno acconciature psichedeliche, l'ultimo smartphone, fanno delibere di giunta in chat e governano il Campidoglio. Era chiarissimo che il voto sarebbe stato una sciagura.In una fase da stunt-man del giornalismo, fatta la cosiddetta analisi politica, il titolare scrisse che a Roma bisogna sospendere la democrazia e chiamare con urgenza la Trojka, la cancelliera Merkel, il ministro dell'Economia Schauble e i carri armati Tiger. Gnente di gnente, hanno votato. E dal cilindro psichedelico del popolo romano è arrivato il Marchese del Grillo, chi altro? D'altronde, anche questo era scritto: "Io so' io e voi non siete un cazzo".
Roma è una neo-lingua, uno scalpello furioso che modella frasi, parole, fulminazioni. Il commuter non esiste qui, il pendolare è già superato, a Roma la gente prende "gli auti". Quando passano. E quando non si incendiano. L'Atac è una splendida azienda fiammeggiante. Mentre ti sposti nell'ingorgo metallico, tra le bestemmie e "li mortacci tua e de tu nonno", all'improvviso, sei nella giungla, in Vietnam, a Hanoi: il rogo del metallo, la gomma che brucia, la ggente che scatta s'incazza e scatta i "serfie",c'è "un mezzo" in fiamme sospeso su un ponte del Tevere e in un lampo cinematografico ti viene in mente Francis Ford Coppola, Apocalypse Now, la voce pazza del Colonnello Kilgore: "Mi piace l'odore del Napalm al mattino". E' una distonia da cinematografari di Cinecittà senza grandezza felliniana. Ah, sì, certo Fellini, quel giro di vita e di vite senza il terrore di Henry James, ma con lo spavento del Grande Vuoto, l'annui, la noia, lo spiaggiarsi e dare sempre un'ultima versione dei misfatti e dei disfatti: "Le versioni degli avvenimenti le modifichiamo continuamente per non annoiarci", diceva Fellini. E l'ultima versione è sempre la stessa, cambia l'aggettivo, il vestito, il fondale, ma non la sostanza e quella cosa che a Roma ha lo stesso effetto della Kryptonite su Superman: il numero, la realtà.
Roma è un bilancio in rosso, l'Atac, voi dite, ora è in pericolo. Se non ora quando? Sciagurati. Il titolare ripesca dall'archivio dell'anno scorso, inchiostro con vuoto a perdere: "L’Atac in queste ore è sull’orlo del fallimento. Chiuderla sarebbe cosa buona e giusta. Mettere tutto in garage, creare una bad company e far ripartire i bus senza la zavorra che l’ha resa ingestibile. Il consiglio di amministrazione si riunisce domani, il collegio sindacale vuole portare i libri in tribunale, la Corte dei conti ha chiesto 15 milioni di euro di risarcimento agli ex dirigenti colpevoli di nepotismo e assunzioni illegittime, il deficit del 2014 ancora non si conosce ma parliamo di una cifra che ha il suo punto di riferimento nei bilanci precedenti: nel 2012 la perdita secca fu di 156,7 milioni, nel 2013 un altro salto di qualità, 219,1 milioni. E voi vi preoccupate di Atene? La nostra Grecia viaggia in bus e il garage ha un nome di quattro lettere: crac". Mancava il bilancio del 2015 e quello in via di decomposizione del 2016. L'ultimo disponibile è un film splatter, sangue dappertutto, uno che ride con la motosega in mano. Eccolo, santi numi, proteggeteci voi: unmiliardotrecentocinquantamilioni, ripetete con il titolare, 1.350.000.000 milioni di euro, ancora una volta, 1 miliardo 350 milioni di euro, e ora sì che possiamo stappare il fiasco del vino dei Castelli. Il direttore generale di Atac, Bruno Rota, da marzo si gratta la testa di fronte ai numeri del bilancio, ha studiato la situazione, lui, abituato a lavorare a Milano, e non sa che l'intervista che ha dato ieri al Corriere della Sera rischia di staccargli di netto il capo. Cosa ha detto, il nostro Prometeo dei Trasporti? La verità, quella cosa che a Roma non e-si-ste e il passaggio vero dell'intervista di Federico Fubini a Rota non è quello sui numeri - sono quelli, da sempre, eterni come Roma - ma quello quando racconta il suo incontro con i sindacati, un'epifania letteraria: "I sindacati rappresentativi li ho incontrati tutti. Per la verità qui si presentano come rappresentanti delle posizioni del sindacato gente che ha trecento iscritti su undicimila dipendenti. Gente che va in tivù a spiegare come funzionano i sistemi di sicurezza dei mezzi senza saperne nulla». Il Fubini non conosce Roma, la annusa da cronista d'alto bordo finanziario, e si fa sotto con la domanda: Non saranno tutti così… la risposta del Rota è umida di stupore, una sudaticcia meraviglia: «No, certo. Ci sono sindacati più rappresentativi. Quando ho incontrato i loro rappresentanti ho avuto l’impressione che non avessero fino in fondo la percezione della gravità e della dimensione del problema. Poi naturalmente sono andati in assessorato a chiedere garanzie. Non hanno capito che è l’ultima spiaggia». L'ultima a spiaggia, caro Rota, a Roma non esiste, la vita di questa città è tutta un penultimatum, un rinvio, un vediamoci da Ciampini così ne parliamo meglio. Caffè, maritozzo, altro caffè, du' spaghi dalla Matricianella e via, avemo fatto er mejo, annamo. E Rota? Ora lo vogliono far secco, poraccio, ha detto la verità. L'ultima spiaggia? Ma chi è questo? Sembra il marziano a Roma di Ennio Flaiano che nell'indifferenza, nel cinismo, nell'abitudine millenaria allo straordinario spettacolo, finisce fermo al semaforo e uno gli si avvicina e pronuncia la frase che lo liquida per sempre come un Marziano nell'ordinario: "A Marzia' famme accende". L'ultima spiaggia? A Fregene, a Ostia, du' spaghi, un tuffo, chi ha comprato la Roma? Che fa Lotito?
Roma è un banchetto. Una cena, un salotto, un unico ciclopico Colosseo di baci e abbracci da gladiatores, strette di mano da legionari, Roma è sempre imperiale anche nel suo sfascio di muscoli, polmoni, cervelli spenti, è una fiera campionaria di divani, poltrone sfregamenti, porte girevoli, anticamere, amori, odi perenni, famiglie che si scannano, nemici che si sposano, Roma è l'amante più languida, feroce, splendida che si possa desiderare. Ti abborda, non c'è alcun bisogno di mettersi a pensare a una strategia d'assalto. Non devi essere un attaccasottane, ti prende lei. Ti conduce. Ti guida. E tu sei morto con gli occhi aperti di fronte a tanta meraviglia. Roma è un intreccio, un cestino di vimini pieno di serpenti. Stringi mani, fai cose, vedi gente, e alla fine scorgi gli inviti da fiera e sai già quali volti, quali nomi, quali fandonie, quali cialtronerie, quali drammi di tragico non detto avrai davanti al tuo taccuino. Sì, Roma manda baci che non mantengono mai la promessa. E' la cronaca del penultimo crac. Roma è una beffa. Roma è questo cartello.
C'è tutto, non serve altro. Sipario, applausi. Crac. Crolla tutto, dove andiamo? Cribbio, a Milano. Seguite il titolare di List, c'è una storia che potrebbe andare bene, oppure rivelarsi un altro problema diplomatico da torte in faccia con l'Europa.
01
Ema a Milano? C'è una mandrakata a Bratislava
Eccoci qui, Milano, capitale ideale d'Italia. Tutta efficienza, scintillante laboriosità lombarda. Ok, basta feste, andiamo al sodo. Paolo Gentiloni ha presentato la candidatura della città a sede dell'Agenzia europea del Farmaco (EMA). Accanto a lui c'era Bobo Maroni, tra i principali sponsor della candidatura, che ha messo a disposizione il "Pirellone" - si dice gratis- per ospitare i circa 900 funzionari che dovranno lasciare Londra ad aprile 2019. Tutti felici, scenario da Dickens, grandi aspettative. E' già fatta. Calma.
Il termine per le candidature scade il 31 luglio. Si sono annunciate sinora, più o meno ufficialmente, oltre venti città, praticamente una per paese membro. L'EMA fa gola, è una delle agenzie più importanti fra le tante istituite dall'Unione europea per decentrare le sue attività. E' incaricata della valutazione scientifica, della supervisione e del monitoraggio dei medicinali umani ed animali a livello UE. E' visitata annualmente da oltre trentamila persone, fra funzionari nazionali ed europei, esperti e operatori del settore e genera un discreto indotto economico. Soprattutto, gode di un buon prestigio grazie anche al suo direttore, l'italiano Guido Rasi. Una bella preda che Londra lascia libera di andare fuori dalla gabbia.
Milano e le altre città. Fra le candidature più forti ci sono Copenaghen, che si dice sarebbe disposta pur di avere l'EMA a cedere la sede dell'Agenzia europea dell'Ambiente collocata nella capitale danese anni fa; Amsterdam, di cui molti mettono in luce anche la vicinanza geografica con Londra e Bruxelles; Barcellona, la più votata in un sondaggio interno sulla città ideale dove trasferirsi dopo il londinese quartiere di Canary Wharf, Vienna, già sede di varie agenzie e organismi internazionali, Lilla, che ha il merito di essere sulla linea ferroviaria dell'Eurostar Bruxelles Londra, il che consentirebbe ai funzionari che lo vogliano di lasciare la famiglia in Inghilterra, magari per completare gli studi visto che molti hanno comprato casa a Londra, prima del ciclone Brexit. Wonderful.
Radar su Bratislava. E c'è Bratislava, la piccola capitale della Slovacchia, che ha la particolarità di essere fra i pochi paesi a non ospitare alcuna agenzia europea, anche per un ingresso abbastanza recente nell'UE (2004). Dettaglio pericoloso quando c'è di mezzo il bilancino spartitorio della politica. E infatti i bookmakers danno proprio Bratislava in pole position perché pesa il cosiddetto "criterio geografico" in base al quale i paesi della "vecchia Europa" si sono impegnati nel tempo a tener conto di un congruo equilibrio nell'assegnazione delle Agenzie a favore dei paesi di nuovo ingresso nella UE, principio di cui si fa paladino Donald Tusk, il presidente del Consiglio europeo, polacco - ma del partito che ha perso le elezioni - che è stato da poco riconfermato alla testa dell'UE contro il parere del suo governo. Tusk è l'altro gancio di questa storia: deve dimostrare di sapersi battere per gli interesse del "blocco di Visegrad", Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria, gente che sta nell'Unione, ma alla sua maniera, con scelte di politica interno asimmetriche rispetto ai principi dell'Unione. Gente ruvida.
E qui arriva il non detto. Il meccanismo di selezione messo a punto (qui potete scaricare il testo), dopo lunghe trattative, dal Consiglio europeo sembrerebbe fatto apposta per privilegiare una candidatura "politica" e non tecnica. Saranno Infatti i ministri degli affari europei a votare a novembre col principio una testa un voto (per intenderci, Malta avrà lo stesso peso dell'Italia), sulla base di una raccomandazione della Commissione UE che entro fine settembre effettuerà una scrematura delle candidatura sulla base di criteri oggettivi (rapidità del trasferimento per garantire la "business continuity", scuole e contesto favorevole per le famiglie dei dipendenti, agibilità, trasporti ecc.) oltre che del famigerato criterio geografico che rischia di pesare più degli altri. Per di più Bratislava dista solo 40 chilometri da Vienna e c'è chi dice che potrebbe esserci un accordo fra le due città per ripartirsi poi l'Agenzia.
Candidatura debole ma...Naturalmente è una candidatura debole dal punto di vista oggettivo e griderebbe vendetta solo pensare che possa andare lì, e c'è chi a Bruxelles scommette sul fatto che non andrà in finale. Anche perché i funzionari dell'EMA hanno tutto da perdere a trasferirsi dall'opulenta Londra alla periferica Bratislava. In base al "coefficiente correttore" degli stipendi UE, fatto 100 il salario che si riceve a Bruxelles, un dipendente EMA basato a Londra riceve 141, per tenere conto del diverso potere d'acquisto, mentre avrebbe attorno a 75 se finisse in Slovacchia. Di che far scappare molti.
La Mandrakata. Bisogna fare i conti con un meccanismo di selezione che sembra fatto apposta per favorire chi può godere in partenza di un blocco di paesi favorevoli. E' stato deciso infatti, oltre al principio un paese un voto, che la selezione che opererà la Commissione entro fine settembre sarà solo indicativa e che quindi tutte le città candidate, a meno di un ritiro, partecipino a una specie di concorso "Eurovisione" per il premio finale. E cioè che ogni paese disponga al primo turno di voto di sei punti da dividere fra prima, seconda e terza scelta. Se un minimo di 14 stati membri (Gran Bretagna esclusa, naturalmente) attribuiscono tre punti ad una città questa vince, altrimenti vanno al secondo turno le prime tre classificate e le prime due ad un eventuale terzo turno se nel secondo nessuna candidatura ha raggiunto la soglia di 14 voti favorevoli.
Alla fiera dell'Est. Il blocco dei paesi dell'Est, ammesso che si presenti unito, parte quindi con un gruzzolo di voti iniziali che altri faranno più fatica a raccogliere anche se Milano può costituire una candidatura in grado di ricevere da subito il consenso di alcuni paesi mediterranei. Sarà importante come sempre la posizione della Germania, in base al vecchio principio che i voti si pesano e non si contano, e si dice che Berlino non sia insensibile a tenersi nel perimetro...nei confini del vecchio Sacro Romano Impero. Mal di testa? Prendete un'aspirina e andiamo avanti.
Milano ha le carte in regola, e se la può battere nel plotone di testa, ma l'attribuzione di una sede per un agenzia prestigiosa come l'EMA obbedisce anche a altri fattori di "do ut des": io do una cosa a te - ad esempio EMA - se tu fai una cosa a me (un altra agenzia, una politica ad hoc, una carica importante, perché no il rispetto delle politiche di bilancio o un qualcosa riguardo le politiche di immigrazione. E' il suk dell'Unione europea, bellezza, e tu non puoi farci niente. Tanto che per l'altra agenzia da spostare, quella bancaria, l'EBA, i giochi sembrano fatti in partenza a favore di Francoforte per la semplice ragione che è facile sostenere l'accorpamento con la Banca centrale europea. La Germania parte a più uno. E pare che questo sia stato un primo accordo siglato in silenzio tra Merkel e Macron. Cosa avrà in cambio Parigi? Il rafforzamento del ruolo dell'ESMA, l'autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati. Domanda sul taccuino del titolare di List: ma l'Italia tutto questo lo sa? O facciamo come Calenda che a 24 ore dalla nazionalizzazione di STX France ha battuto i pugni sul tavolo minacciando sfracelli e "me ne vado" mentre in realtà Macron se n'era già andato? Come sempre, wait and see. Che si fa? Si resta in Francia, mettiamo il caschetto e andiamo a vedere cosa sta facendo quello che con un titolo efficace ieri i compagni del Manifesto hanno ribattezzato "Il Capo Cantiere". Chi è? Perdinci, Macron!
02
A me mi ha rovinato la guera (co' Parigi)
E ora che si fa? Perché nel frattempo, qualcosa bisogna pur fare dopo la secchiata d'acqua presa in faccia. La Francia nazionalizza i cantieri di Saint-Nazaire, Fincantieri va al tappeto in Borsa, ma no si tratta ancora, intanto tout de suite Macron s'infila in Libia dove abbiamo i nostri interessi (vedere alla voce Eni e non solo) e qualcosa, cribbio, bisogna pur fare. Abbiamo una missione navale! Tutto a posto. Stamattina il titolo su Repubblica è di quelli da avanti miei prodi, spezzeremo le reni alla Francia: "Navi italiane in Libia, via libera all'uso della forza se gli scafisti attaccano". Il titolare è rimasto pietrificato di fronte alla marziale decisione. Ricorda Ettore Petrolini, Gastone: "A me mi ha rovinato la guera...se non c'era la guera, a quest'ora stavo a Londra...". La perdita del senso del ridicolo è letale. Ma andiamo avanti. In Francia la nazionalizzazione dei cantieri non è proprio vista da tutti come una super decisione. Macron incassa indubbiamente un dividendo politico immediato (decisionismo, uno smash sotto rete controles Italiens, il sostegno dei sindacati, degli operai dei cantieri, la promessa mantenuta durante la campagna elettorale per il voto legislativo) ma poi arriverà il tema di dare un futuro ai cantieri. Con i coreani non è andata bene, con Fincantieri poteva andare decisamente meglio, ma il controllo non sarebbe stato francese. Roma tornerà in pista, perché l'azienda italiana è tra le migliori su piazza, l'integrazione è la più naturale, il governo (forse) ha imparato la lezione e ha capito che quello all'Eliseo non è il compagno ma il neo-gollista Macron. Ci sono tutte le premesse per fare meglio. O anche peggio. Mandiamo le navi al largo della Libia, avanti marinai italici! Ma i libici lo sanno? E soprattutto: ce l'hanno chiesto davvero?
03
Macron? Ci pensa Beneduce-Orfini
Il peggio assume caratteristiche tragicomiche quando una squadra sconfitta (il Pd, il governo) stacca completamente i neuroni dal resto del corpo e fa andare le parole in libertà. Matteo Orfini, Presidente del Pd, è chiaramente in questo stato di separazione delle sue entità fisiche e mentali. La Francia nazionalizza i cantieri navali? Abbasso Napoleone! Allora noi nazionalizziamo la Telecom o giù di lì! Bravo ragazzo, Orfini, ha un talento innato per il palcoscenico, a Roma le sue abilità politiche sono arcinote, d'altronde il partito va a gonfie vele e si vedrà in futuro ancor meglio. Scrive il nostro Patriot Democratico su Left Wing: "Quanto accaduto pone a tutti alcuni interrogativi di sistema: è accettabile che venga prodotto un danno così palesemente ingiusto a Fincantieri? Ma soprattutto, se un paese importante come la Francia afferma in modo così netto il diritto a un intervento politico e governativo di questa portata e impatto, e' del tutto evidente che si crea un precedente difficilmente ignorabile. Ad esempio, come continuare a parlare di mercato unico - e come provare a rafforzarlo - senza ripristinare una simmetria di comportamenti e reciprocità di rispetto della regolazione e della tutela della concorrenza tra i paesi membri". Forte Orfini, sta preparando il petardone da sparare sulla piazza di Parigi. Dai, ecco, ha acceso la miccia, ci siamo: "Se il principio vale per i cantieri francesi, come non considerare la rete telefonica italiana - che non e' solo una infrastruttura di comunicazione ma anche e soprattutto di inclusione sociale, servizio universale e sicurezza - strategica per il nostro paese? E dunque perché non adoperarsi da subito per il ritorno di quelle infrastrutture sotto controllo e proprietà pubbliche, nel rispetto della piena concorrenza e non discriminazione sul piano dei servizi e dell'accesso alle infrastrutture? Sono questioni enormi di cui occorrerà discutere a lungo e approfonditamente. La velocità degli eventi consiglierebbe di cominciare al più presto". Bum! Al più presto. Avevamo un nuovo Alberto Beneduce (il creatore dell'Iri) in casa e non lo avevamo capito. Di fronte a un'iniezione così autorevole di finesse diplomatica, il titolare di List non può restare insensibile. E' un chiaro richiamo alla Patria, alla Bandiera, all'Inno. Bandire lo champagne sarà il primo passo, via anche i macaron dalla pasticceria e basta french fries con il Big Mac. Riapriremo la battaglia per riavere La Gioconda di Leonardo in Italia, la chiesa di San Luigi dei Francesi a Roma sarà ribattezzata in San Peppino degli Italiani e l'ambasciata di piazza Farnese verrà sfrattata e invitata a spostare la sua sede operativa fuori dalla Capitale, mentre tutti i formaggi francesi verranno sottoposti a dazi speciali, tutti i carichi di Beaujolais nouveau saranno gettati nel Tevere. Non solo la politica, a Roma non possiamo farci mancare niente: avremo anche i sorci ubriachi. Bene, succede qualcosa di importante nel mondo? Sì, dopo il tuffo per recuperare il novello francese, seguite il titolare di List.
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l'"Applicazione") per dispositivi mobili con sistema operativo IOS 11.0 o successivi e Android 6.0 o
successivi.
Il costo dei dispositivi, delle apparecchiature e della connessione internet necessari per la fruizione del
Servizio non
è ricompreso nel Servizio e si intende a carico dell'Utente.
1. Caratteristiche del Servizio
1.1 Il Servizio ha ad oggetto la fruizione in abbonamento dei contenuti editoriali della testata List.
L'Abbonamento è
disponibile esclusivamente in formato digitale; resta quindi espressamente esclusa dal Servizio la fornitura
dei
contenuti in formato cartaceo.
1.2 Il Servizio è a pagamento e comporta il pagamento di un corrispettivo a carico dell'Utente (con le
modalità previste
nel successivo articolo 5).
1.3 L'Utente può scegliere tra diverse formule a pagamento per la fruizione del Servizio; il costo, la
durata, le
modalità di erogazione e gli specifici contenuti di ciascun pacchetto sono specificati nella pagina di
offerta
pubblicata su https://newslist.it/fe/#!/register ovvero all'interno dell'Applicazione. Il contenuto
dell'offerta deve
intendersi parte integrante dei presenti termini d'uso e del connesso contratto tra il Fornitore e l'Utente.
2. Acquisto dell'abbonamento
2.1 Ai fini dell'acquisto di un Abbonamento è necessario (i) aprire un account List; (ii) selezionare un
pacchetto tra
quelli disponibili; (iii) seguire la procedura di acquisto all'interno del Sito o dell'Applicazione,
confermando la
volontà di acquistare l'Abbonamento mediante l'apposito tasto virtuale. L'Abbonamento si intende acquistato
al momento
della conferma della volontà di acquisto da parte dell'Utente; a tal fine, l'Utente accetta che faranno fede
le
risultanze dei sistemi informatici del Fornitore. La conferma vale come espressa accettazione dei presenti
termini
d'uso.
2.2 L'Utente riceverà per email la conferma dell'attivazione del Servizio, con il riepilogo delle condizioni
essenziali
applicabili e il link ai termini d'uso e alla privacy policy del Fornitore; è onere dell'Utente scaricare e
conservare
su supporto durevole il testo dei termini d'uso e della privacy policy.
2.3 Una volta confermato l'acquisto, l'intero costo dell'Abbonamento, così come specificato nel pacchetto
acquistato,
sarà addebitato anticipatamente sullo strumento di pagamento indicato dall'Utente.
2.4 Effettuando la richiesta di acquisto dell'Abbonamento, l'Utente acconsente a che quest'ultimo venga
attivato
immediatamente senza aspettare il decorso del periodo di recesso previsto al successivo articolo 4.
2.5 Per effetto dell'acquisto, l'Utente avrà diritto a fruire del Servizio per l'intera durata
dell'abbonamento;
l'Utente, tuttavia, non può sospendere per alcun motivo la fruizione del Servizio durante il periodo di
validità
dell'Abbonamento.
3. DURATA, DISDETTA E RINNOVO DELL'ABBONAMENTO
3.1 L'Abbonamento avrà la durata di volta in volta indicata nel pacchetto scelto dall'Utente (per esempio,
mensile o
annuale).
3.2 L'Abbonamento si rinnoverà ciclicamente e in modo automatico per una durata eguale a quella
originariamente scelta
dall'Utente, sino a quando una delle Parti non comunichi all'altra la disdetta dell'Abbonamento almeno 24
ore prima del
momento della scadenza. In mancanza di disdetta nel termine indicato, l'Abbonamento è automaticamente
rinnovato.
3.3 L'Utente potrà esercitare la disdetta in ogni momento e senza costi attraverso una delle seguenti
modalità:
seguendo la procedura per la gestione dell'Abbonamento all'interno del proprio profilo utente sia sul Sito
che
nell'Applicazione;
inviando una mail al seguente indirizzo: help@newslist.it.
3.4 Gli effetti della disdetta si verificano automaticamente alla scadenza del periodo di abbonamento in
corso; fino a
quel momento, l'Utente ha diritto a continuare a fruire del proprio Abbonamento. La disdetta non dà invece
diritto ad
alcun rimborso per eventuali periodi non goduti per scelta dell'Utente.
3.5 In caso di mancato esercizio della disdetta, il rinnovo avverrà al medesimo costo della transazione
iniziale, salvo
che il Fornitore non comunichi all'Utente la variazione del prezzo dell'Abbonamento con un preavviso di
almeno 30 giorni
rispetto alla data di scadenza. Se, dopo aver ricevuto la comunicazione della variazione del prezzo,
l'Utente non
esercita la disdetta entro 24 ore dalla scadenza, l'Abbonamento si rinnova al nuovo prezzo comunicato dal
Fornitore.
3.6 Il Fornitore addebiterà anticipatamente l'intero prezzo dell'Abbonamento subito dopo ogni rinnovo sullo
stesso
strumento di pagamento in precedenza utilizzato dall'Utente ovvero sul diverso strumento indicato
dall'Utente attraverso
l'area riservata del proprio account personale.
4. Recesso DEL CONSUMATORE
4.1 L'Utente, ove qualificabile come consumatore – per consumatore si intende una persona fisica che agisce
per scopi
estranei all'attività imprenditoriale, commerciale, artigianale o professionale eventualmente svolta, ha
diritto di
recedere dal contratto, senza costi e senza l'onere di indicarne i motivi, entro 14 giorni dalla data di
attivazione
dell'Abbonamento acquistato.
4.2 L'Utente può comunicare la propria volontà di recedere, inviando al Fornitore una comunicazione
esplicita in questo
senso mediante una delle seguenti modalità:
mediante raccomandata a.r. indirizzata alla sede del Fornitore;
per email al seguente indirizzo help@newslist.it;
4.3 Ai fini dell'esercizio del recesso l'Utente può, a sua scelta, utilizzare questo modulo
4.4 Il termine per l'esercizio del recesso si intende rispettato se la comunicazione relativa all'esercizio
del diritto
di recesso è inviata dall'Utente prima della scadenza del periodo di recesso.
4.5 In caso di valido esercizio del recesso, il Fornitore rimborserà all'Utente il pagamento ricevuto in
relazione
all'Abbonamento cui il recesso si riferisce, al netto di un importo proporzionale a quanto è stato fornito
dal Fornitore
fino al momento in cui il consumatore lo ha informato dell'esercizio del diritto di recesso; per il calcolo
di tale
importo, si terrà conto dei numeri o comunque dei contenuti fruiti e/o fruibili dal consumatore fino
all'esercizio del
diritto di recesso. Il rimborso avverrà entro 14 giorni dalla ricezione della comunicazione di recesso sullo
stesso
mezzo di pagamento utilizzato per la transazione iniziale.
4.6 Eventuali eccezioni al diritto di recesso, ove previste da Codice del consumo – decreto legislativo 6
settembre
2005, n. 206, saranno comunicate al consumatore in sede di offerta prima dell'acquisto.
5. Modalità di pagamento
5.1 L'Abbonamento comporta l'obbligo per l'Utente di corrispondere al Fornitore il corrispettivo nella
misura
specificata nell'offerta in relazione al pacchetto scelto dall'Utente.
5.2 Tutti i prezzi indicati nell'offerta si intendono comprensivi di IVA.
5.3 Il pagamento dei corrispettivi può essere effettuato mediante carte di credito o debito abilitate ad
effettuare gli
acquisti online. Le carte accettate sono le seguenti: Visa, Mastercard, American Express.
5.4 L'Utente autorizza il Fornitore ad effettuare l'addebito dei corrispettivi dovuti al momento
dell'acquisto
dell'Abbonamento e dei successivi rinnovi sulla carta di pagamento indicata dallo stesso Utente.
5.5 Il Fornitore non entra in possesso dei dati della carta di pagamento utilizzata dall'Utente. Tali dati
sono
conservati in modo sicuro dal provider dei servizi di pagamento utilizzato dal Fornitore (Stripe o il
diverso provider
che in futuro potrà essere indicato all'Utente). Inoltre, a garanzia dell'Utente, tutte le informazioni
sensibili della
transazione vengono criptate mediante la tecnologia SSL – Secure Sockets Layer.
5.6 È onere dell'Utente: (i) inserire tutti i dati necessari per il corretto funzionamento dello strumento
di pagamento
prescelto; (ii) mantenere aggiornate le informazioni di pagamento in vista dei successivi rinnovi (per
esempio,
aggiornando i dati della propria carta di pagamento scaduta in vista del pagamento dei successivi rinnovi
contrattuali).
Qualora per qualsiasi motivo il pagamento non andasse a buon fine, il Fornitore si riserva di sospendere
immediatamente
l'Abbonamento fino al buon fine dell'operazione di pagamento; trascorsi inutilmente 3 giorni senza che il
pagamento
abbia avuto esito positivo, è facoltà del Fornitore recedere dal contratto con effetti immediati.
Pagamenti all'interno dell'applicazione IOS
5.7 In caso di acquisto dell'Abbonamento mediante l'Applicazione per dispositivi IOS, il pagamento è gestito
interamente
attraverso la piattaforma App Store fornita dal gruppo Apple. Il pagamento del corrispettivo è
automaticamente
addebitato sull'Apple ID account dell'Utente al momento della conferma dell'acquisto. Gli abbonamenti
proposti sono
soggetti al rinnovo automatico e all'addebito periodico del corrispettivo. L'Utente può disattivare
l'abbonamento fino a
24h prima della scadenza del periodo di abbonamento in corso. In caso di mancata disattivazione,
l'abbonamento si
rinnova per un eguale periodo e all'Utente viene addebitato lo stesso importo sul suo account Apple.
L'Utente può
gestire e disattivare il proprio abbonamento direttamente dal proprio profilo su App Store. Per maggiori
informazioni al
riguardo: https://www.apple.com/it/legal/terms/site.html. Il Fornitore non è responsabile per eventuali
disservizi della
piattaforma App Store.
6. Promozioni
6.1 Il Fornitore può a sua discrezione offrire agli Utenti delle promozioni sotto forma di sconti o periodi
gratuiti di
fruizione del Servizio.
6.2 Salvo che non sia diversamente specificato nella pagina di offerta della promozione, l'adesione a una
promozione
comporta, alla sua scadenza, l'attivazione automatica del Servizio a pagamento con addebito periodico del
corrispettivo
in base al contenuto del pacchetto di volta in volta selezionato dall'Utente.
6.3 L'Utente ha la facoltà di disattivare il Servizio in qualunque momento prima della scadenza del periodo
di prova
attraverso una delle modalità indicate nel precedente articolo 3).
7. Obblighi e garanzie dell'Utente
7.1 L'Utente dichiara e garantisce:
- di essere maggiorenne;
- di sottoscrivere l'Abbonamento per scopi estranei ad attività professionali, imprenditoriali, artigianali
o commerciali
eventualmente svolte;
- che tutti i dati forniti per l'attivazione dell'Abbonamento sono corretti e veritieri;
- che i dati forniti saranno mantenuti aggiornati per l'intera durata dell'Abbonamento.
7.2 L'Utente si impegna al pagamento del corrispettivo in favore del Fornitore nella misura e con le
modalità definite
nei precedenti articoli.
7.3 L'Utente si impegna ad utilizzare l'Abbonamento e i suoi contenuti a titolo esclusivamente personale, in
forma non
collettiva e senza scopo di lucro; l'Utente è inoltre responsabile per qualsiasi uso non autorizzato
dell'Abbonamento e
dei suoi contenuti, ove riconducibile all'account dell'Utente medesimo; per questo motivo l'Utente si
impegna ad
assumere tutte le precauzioni necessarie per mantenere riservato l'accesso all'Abbonamento attraverso il
proprio account
(per esempio, mantenendo riservate le credenziali di accesso ovvero segnalando senza ritardo al Fornitore
che la
riservatezza di tali credenziali risulta compromessa per qualsiasi motivo).
7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.