30 Settembre

Europa, la Germania ha il freno a mano tirato

Contesta la politica monetaria della Banca centrale europea, non si assume la responsabilità di una piena integrazione e condivisione dei rischi. Cosa c'è all'orizzonte dopo la cancelliera Merkel? Un'indagine di Lorenzo Castellani

di Lorenzo Castellani

Più volte su questo taccuino abbiamo annotato che la costruzione europea ha il suo perno nella Banca Centrale Europea. Con il varo dei programmi straordinari imposti da una crisi decennale, che hanno riversato un enorme liquidità nei bilanci delle istituti di credito, il potere della BCE sembrava enormemente cresciuto. Eppure, la banca centrale oggi sta mostrando anche tutta la sua impotenza. Senza una politica fiscale che si affianchi a quella monetaria, l’eurozona resta eternamente monca e quella gran massa di liquidità ha messo in sicurezza gran parte delle grandi banche nazionali e ridotto la pressione sui titoli di Stato, ma non ha riavviato la crescita economica. La BCE ha accresciuto il suo bilancio, ha accentrato i poteri di vigilanza, rafforzato il suo interventismo sul mercato secondario, accentuato il gioco mediatico per influenzare le aspettative, ma questo potere mobile non ha cambiato le linee dei grafici dell’economia reale.

Uno scenario che ci riconduce al ruolo della Germania. Di recente la stampa tedesca, ed un pezzo consistente del suo establishment, ha fortemente criticato la decisione di Mario Draghi di riprendere il quantitative easing, il programma di acquisto di titoli di stato. Iniziativa non gradita alla Germania per la surrettizia dinamica inflativa che si innescherebbe con il QE e per il nascosto trasferimento di denaro “tedesco” verso i paesi con situazioni debitorie problematiche (leggere Italia). Questa è la percezione che gran parte degli elettori tedeschi ha nei confronti dell’azione espansiva della BCE, un danno allo sviluppo del proprio paese ed un indebolimento eccessivo della moneta unica. Una convinzione alimentata anche da una classe intellettuale, accademica e giornalistica caratterizzata da un fortissimo conformismo di stampo ordoliberale, comprensibile sul piano politico nazionale ma problematico a livello europeo. E qui è il punto fondamentale della storia. 

Fin dal 1992 Helmut Kohl, e...


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