28 Aprile

Fatto senza burocrazia

La lezione del ponte di Genova. La procedura d'urgenza, la "liberazione" della costruzione dell'opera, l'obiettivo centrato. Il contrario di quanto avviene nella crisi del coronavirus, dove si inventano regole perfino per i sentimenti e lo Stato sta invadendo il campo dell'iniziativa privata. La Corte Costituzionale avvisa il governo: "Non c'è un diritto speciale per lo stato d'emergenza". Fine dei dpcm di Conte?

Che succede? Apriamo List con una bella notizia. È stata montata l'ultima campata del nuovo ponte di Genova sul Polcevera. Sono ancora vive le immagini terribili del crollo del ponte Morandi nell'agosto del 2018. Si tratta di un eccezionale lavoro fatto da imprese italiane, Fincantieri in joint venture con Salini Impregilo, in tempi da record. Dopo il lavoro di copertura, il ponte sarà dotato di un sistema di sensori che lo farà diventare il primo "smart bridge" d'Europaa. Disegnato da Renzo Piano, è un ponte-nave lungo 1067 metri, per la costruzione sono state utilizzate 17.400 tonnellate d'acciaio forgiato in Italia, negli stabilimenti di Fincantieri, con il lavoro di più di 800 persone. Il taglio della prima lamiera avvenne l'11 marzo 2019.

La costruzione del ponte in tempi rapidi è stata possibile prima di tutto grazie al "canguramento" di tutti gli ostacoli che di solito solleva la burocrazia italiana, si è andati avanti grazie a una procedura di estrema urgenza, è ancor più significativo che questo sia avvenuto in presenza di una complessa inchiesta della magistratura. Merito del cosiddetto decreto-Genova, convertito in legge il 15 novembre 2018, dopo 77 modifiche, la "liberazione" dell'opera dal cavillo e il suo affidamento alla responsabilità di una sola persona, un politico dotato di pragmatismo, il sindaco di Genova Marco Bucci, il commissario alla ricostruzione. Si tratta di una lezione da mandare a memoria. Derogando e vigilando, studiando e sburocratizzando, si è centrato l'obiettivo. Lo Stato in questo caso ha fatto un passo indietro per farne oggi due avanti. Il futuro non si edifica accumulando norme e ponendo ostacoli in carta da bollo. Fare significa liberare le forze creative, non imprigionarle. Questa storia è un memento per lo scenario presente e futuro della crisi del coronavirus. Stiamo facendo esattamente il contrario di quanto si è realizzato a Genova. 

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Affetti stabili e riaperture instabili

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