10 Marzo
Fermare la Tav e far partire la sfiducia del mercato
Un pesante segnale negativo per gli investitori. Il messaggio è che in Italia non basta avere le autorizzazioni quando si parte, servono anche i via libera futuri a seconda del governo del momento. Parlamentarius sul ruolo di Conte, gli atti giuridicamente rilevanti (da compiere) e una decisione che ancora non c'è
di Parlamentarius
Che la questione delle infrastrutture potesse essere un punto critico per il Governo giallo-verde era intuibile e lo avevamo subito detto su queste pagine. Che i grillini si giocassero su questo terreno una buona fetta della loro sfida come forza di Governo, pure. Così come avevamo avvertito che il rischio più grosso era quello di dare al mondo intero l’immagine di un’Italia che blocca quel che è già partito, che non rispetta i patti presi, che modifica le decisioni dei precedenti governi quasi non vi fosse più la nazione Italia, ma tante nazioni, quella di Berlusconi, quella di Renzi, quella di Di Maio e Salvini. Cosicché a chi ancora volesse investire qui, fare impresa qui, creare benessere e ricchezza qui, si rende chiaro che non basta prendere le autorizzazioni quando si parte, ma che servono anche i via libera futuri, a seconda di come sarà andato il pittoresco agone politico italiano. Tutto questo lo avevamo previsto, sì. Ma una corrispondenza sulla TAV come quella che il titolare ci ha illustrato, col Presidente Conte da una parte e la società Telt dall’altra, no. Questo sinceramente no, era difficile prevederlo.
Il quadro politico è a tutti noto: il Movimento Cinque Stelle vuole bloccare un’opera già programmata, mentre la Lega vuole portarla avanti. E si cerca un compromesso. Un compromesso difficile, perché le posizioni esprimono due idee di impresa, di cittadinanza, di governo, di Italia, molto diverse. Non prendiamoci in giro, non è certo un problema di costi-benefici. La TAV è opera simbolo e va sacrificata a una quota dell’elettorato Cinque Stelle (ma quanti sono veramente? Di Maio lo ha appurato?) che tifa per l’ambientalismo sfrenato e strizza l’occhio alla decrescita felice. Dall’altra parte Salvini deve difenderla, perché altrimenti tradirebbe ciò che la Lega rappresenta e che potrebbe (o...
di Parlamentarius
Che la questione delle infrastrutture potesse essere un punto critico per il Governo giallo-verde era intuibile e lo avevamo subito detto su queste pagine. Che i grillini si giocassero su questo terreno una buona fetta della loro sfida come forza di Governo, pure. Così come avevamo avvertito che il rischio più grosso era quello di dare al mondo intero l’immagine di un’Italia che blocca quel che è già partito, che non rispetta i patti presi, che modifica le decisioni dei precedenti governi quasi non vi fosse più la nazione Italia, ma tante nazioni, quella di Berlusconi, quella di Renzi, quella di Di Maio e Salvini. Cosicché a chi ancora volesse investire qui, fare impresa qui, creare benessere e ricchezza qui, si rende chiaro che non basta prendere le autorizzazioni quando si parte, ma che servono anche i via libera futuri, a seconda di come sarà andato il pittoresco agone politico italiano. Tutto questo lo avevamo previsto, sì. Ma una corrispondenza sulla TAV come quella che il titolare ci ha illustrato, col Presidente Conte da una parte e la società Telt dall’altra, no. Questo sinceramente no, era difficile prevederlo.
Il quadro politico è a tutti noto: il Movimento Cinque Stelle vuole bloccare un’opera già programmata, mentre la Lega vuole portarla avanti. E si cerca un compromesso. Un compromesso difficile, perché le posizioni esprimono due idee di impresa, di cittadinanza, di governo, di Italia, molto diverse. Non prendiamoci in giro, non è certo un problema di costi-benefici. La TAV è opera simbolo e va sacrificata a una quota dell’elettorato Cinque Stelle (ma quanti sono veramente? Di Maio lo ha appurato?) che tifa per l’ambientalismo sfrenato e strizza l’occhio alla decrescita felice. Dall’altra parte Salvini deve difenderla, perché altrimenti tradirebbe ciò che la Lega rappresenta e che potrebbe (o avrebbe potuto) rappresentare.
Divisione. Luigi Di Maio e Matteo Salvini (Foto Ansa)Allora che si fa? Si cerca una mediazione, perbacco! Il premier escogita la seguente soluzione: scrive una lettera (“in ragione delle responsabilità che competono al Presidente del Consiglio”) con cui invita la società Telt (che deve curare l’opera) ad astenersi da attività che possano produrre vincoli giuridici ed economici per lo Stato italiano con riguardo ai bandi di gara. Nel frattempo però chiede anche di “adoperarsi per non pregiudicare gli stanziamenti finanziari posti a disposizione dall’Unione europea”. Come si fa a sospendere la pubblicazione dei bandi senza però urtare la suscettibilità ed evitando l’altrimenti inevitabile reazione dell’Unione europea che dovrebbe bruciare il finanziamento? Presto detto: si guardi la risposta di Telt. La società comunica che nel Consiglio d'amministrazione ormai convocato per domani 11 marzo avvierà la prima fase, con invito alle imprese a presentare le candidature senza ancora l’offerta ma con l’avviso che resta sempre possibile fare marcia indietro. La decisione definitiva è rinviata. E quale può essere la decisione definitiva? O si cancella tutto oppure si va avanti: si pubblicano i capitolati di gara e si ricevono le offerte. Che le cose siano messe così lo si capisce da un altro passaggio della lettera di Telt: “preso atto delle posizioni dei due Governi Vi informiamo che, in assenza di atti giuridicamente rilevanti che comportino istruzioni di segno contrario” l’11 marzo intanto si pubblicheranno gli inviti a presentare candidature. E la lettera della società ricorda anche che i 300 milioni di finanziamento europeo si perderanno se la pubblicazione dei bandi di gara non sarà fatta comunque entro la fine di marzo.
In questo ginepraio giuridico sembra di capire che nulla è stato deciso ancora. Facciamo un mezzo passo avanti e mezzo indietro: trasmettiamo gli inviti, ma diciamo anche che forse ci ripenseremo. Nel frattempo la società chiede “atti giuridicamente rilevanti” (e questo, badate, dopo aver ricevuto la lettera del Presidente del Consiglio) e chiarisce che devono arrivare per tempo e cioè prima della scadenza di fine marzo. Sembrerebbe che restiamo appesi, insomma, tra SI/TAV e NO/TAV in attesa della scelta finale. Anche perché, su questo sembrano tutti d’accordo, il governo per questa cosa qui non casca. Ci mancherebbe.
Proviamo a riassumere. I due partiti di Governo sono in dissenso sulla realizzazione di un’infrastruttura transnazionale, da tempo programmata, ma non vogliono la crisi di governo. Il Presidente del Consiglio, dimostrando di essere un eccellente avvocato, prende carta e penna e, in ragione delle responsabilità che gli competono (immagino l’articolo 95 della Costituzione: “mantiene l’unità di indirizzo politico ed amministrativo promuovendo e coordinando l’attività dei ministri”) elabora una soluzione giuridica che consiste nel dire a quella cosa che si chiama mercato internazionale che la società non deve né avviare la procedura per costruire l’opera, perché non si vogliono vincoli, ma neppure rinunciarvi, perché non si devono perdere i finanziamenti europei. La società dice: allora, intanto faccio solo gli inviti e dico contemporaneamente al mondo intero che forse ci ripensiamo, e però se volete bloccare l’opera me lo dovete chiedere con “atti giuridicamente rilevanti” del governo (leggasi delibera del Consiglio dei ministri). La sintesi delle due lettere il presidente Conte la manda su Facebook (ormai persino le slide di renziana memoria sono un vecchiume), raccontando di una mattinata di intenso lavoro che ha prodotto i suoi frutti e schierandosi contro le pressioni opache di gruppi di potere o comitati di affari.
Ci chiediamo se questo disegno sia solo il frutto della mediazione del Presidente del Consiglio o se abbia coinvolto le parti politiche. Certo, se il senso di questi frutti è, come sembra, solo una sospensione della decisione sino alla scadenza ineluttabile di fine marzo, restiamo tutti in attesa di vedere come finisce la storia.
Quel che non comprendiamo invece è se gli attori abbiano ben valutato il peso politico di quel che è accaduto: già oggi, adesso. Il Presidente del Consiglio deve “dirigere” la politica generale del Governo e mantenerne l’“unità” e non ha un compito, pur in sé nobile, di mediatore. Sul piano giuridico e amministrativo deve utilizzare gli atti che la legge gli affida e sul piano politico e istituzionale nel calibrare le sue iniziative è consigliabile si attenga a prassi e convenzioni costituzionali già stabili. Di Maio dimostra di volere a tutti i costi difendere l’immagine simbolo del NO/TAV, costi quel che costi, salvo capire se questo valga, anche se il costo è di 300 milioni. Salvini, se ha accettato questo compromesso, ha fatto un passo indietro importante rispetto alla linea del suo partito, di quel che rappresenta e di quel che, probabilmente, vorrebbe rappresentare in futuro per l’Italia. La TAV ormai anche per Salvini è una vicenda simbolo: non si scappa da questa strettoia e non la si può eludere dicendo che non è, questa, una vicenda che possa far cadere un Governo.
Ma quel che si è perduto di vista secondo noi, purtroppo, è il contesto. Comunicando al mondo intero che la TAV forse si fa, perché sono partiti gli inviti alle imprese, ma che forse non si fa, perché impegni non ancora se ne prendono ed anzi magari facciamo saltare tutto, l’immagine che l’Italia dà di sé è davvero precaria. Siderale la distanza di questo tipo di scelte rispetto ai modi in cui un governo, quando è richiesto di farlo, comunica col mercato (vogliamo parlare, tanto per misurarla, del piano Altmaier, Germania 2030?). Drammatica la sensazione di incertezza e instabilità che si consegna alle imprese e agli investitori. Netta la contrapposizione tra particolarismi politici (il governo non cadrà) e la cura degli interessi della Nazione (sì, con la maiuscola, anche se, credeteci, non siamo poi così sovranisti).
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10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
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l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
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10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
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ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.