19 Febbraio
Formula di governo. Draghi + Lega - Stelle
Il voto di fiducia alla Camera conferma la spaccatura dei Cinque Stelle e il peso crescente del Carroccio nell'esecutivo. Manuale dell'ambientalista dem: il Texas gela, Biden lo scalda con i generatori diesel. Bill Gates dice che Trump deve tornare sui social
Che succede? Il governo Draghi va, manca la nomina dei sottosegretari, il governo sta prendendo il largo, mentre i Cinque Stelle stanno affondando. Alla Camera ieri sono comparsi 31 "voti ribelli", sommati ai 15 no del Senato, fanno 46 parlamentari che sono passati in una terra di mezzo. I senatori dissidenti saranno espulsi dal gruppo, immaginiamo che la stessa sorte tocchi ai deputati. La scissione non ha bisogno di esser dichiarata, è nei fatti, manca solo il sigillo della "Rifondazione Cinque Stelle" di Alessandro Di Battista, vedremo se alle parole il descamisado farà seguire i fatti o se anche lui, come tanti altri, è solo un ologramma che fa demagogia. Due appuntamenti importanti oggi, un pre-vertice virtuale in vista del G7 in Cornovaglia (con doppio battesimo di Biden e Draghi), la tradizionale conferenza di Monaco sulla sicurezza, il resto è coriandolo da fine settimana. Facciamo il punto nave, seguite il titolare di List.
01
Cinque Stelle scadenti

Si sta chiudendo una stagione per tutti, la creatura di Grillo e Casaleggio è destinata a un passaggio che potrebbe anche diventare un trapasso. Il fondatore del Movimento è più pragmatico di quanto sia mai apparso, ha scelto di tenere il partito (che partito non è) dentro la maggioranza e giocare la carta governista per continuare la mutazione genetica del gruppo e poi si vedrà quando si andrà a votare. Scurdammoce 'o passato, proviamo la svolta verde che in un paese che ha bisogno di crescere o è senza massimalismi oppure è destinata a scontrarsi con il muro di titanio della realtà. Vedremo su questo punto anche la prova di Draghi. In ogni caso, l'era dell'uno vale uno, del parlamento da aprire come una scatoletta di tonno, del giacobinismo di Bonafede (una sciagura per il diritto), delle mille supercazzole che abbiamo sentito è finita, i Cinque Stelle...
Che succede? Il governo Draghi va, manca la nomina dei sottosegretari, il governo sta prendendo il largo, mentre i Cinque Stelle stanno affondando. Alla Camera ieri sono comparsi 31 "voti ribelli", sommati ai 15 no del Senato, fanno 46 parlamentari che sono passati in una terra di mezzo. I senatori dissidenti saranno espulsi dal gruppo, immaginiamo che la stessa sorte tocchi ai deputati. La scissione non ha bisogno di esser dichiarata, è nei fatti, manca solo il sigillo della "Rifondazione Cinque Stelle" di Alessandro Di Battista, vedremo se alle parole il descamisado farà seguire i fatti o se anche lui, come tanti altri, è solo un ologramma che fa demagogia. Due appuntamenti importanti oggi, un pre-vertice virtuale in vista del G7 in Cornovaglia (con doppio battesimo di Biden e Draghi), la tradizionale conferenza di Monaco sulla sicurezza, il resto è coriandolo da fine settimana. Facciamo il punto nave, seguite il titolare di List.
01
Cinque Stelle scadenti

Si sta chiudendo una stagione per tutti, la creatura di Grillo e Casaleggio è destinata a un passaggio che potrebbe anche diventare un trapasso. Il fondatore del Movimento è più pragmatico di quanto sia mai apparso, ha scelto di tenere il partito (che partito non è) dentro la maggioranza e giocare la carta governista per continuare la mutazione genetica del gruppo e poi si vedrà quando si andrà a votare. Scurdammoce 'o passato, proviamo la svolta verde che in un paese che ha bisogno di crescere o è senza massimalismi oppure è destinata a scontrarsi con il muro di titanio della realtà. Vedremo su questo punto anche la prova di Draghi. In ogni caso, l'era dell'uno vale uno, del parlamento da aprire come una scatoletta di tonno, del giacobinismo di Bonafede (una sciagura per il diritto), delle mille supercazzole che abbiamo sentito è finita, i Cinque Stelle tengono famiglia (come tutti) e il bagno di realismo è tale che stanno pensando a Giuseppe Conte come leader e la cosa ha una logica: l'avvocato Signor Nessuno alla guida del Nulla che sta esplodendo.
02
Il contrappasso del Pd
In questo Big Bang innescato da Draghi il Partito democratico ha scoperto il prezzo dell'operazione di Palazzo portata a termine nell'agosto del 2019: l'auto-emarginazione. A forza di dire che la Lega di Salvini era un partito isolato dal resto del mondo, sono rimasti isolati loro, i dem. L'ingranaggio del contrappasso del nostro titano delle Lettere, Dante Alighieri, ha colpito ancora. E le porte dell'Inferno si sono spalancate per chi ha osato l'azzardo morale. Il Pd è precipitato nell'irrilevanza del suo pensiero politico, conserva le poltrone, ma non ha un'idea di contemporaneità, vive di steccati, confini ideologici che sono saltati, frutto delle limitate letture, esperienze e illusioni fuori tempo di una leadership modesta. La sequenza è da guinness dei fiaschi politici: "O Conte o morte" (morte), "mai più con Renzi" (con Renzi), "La carta Draghi non c'è" (toh, Draghi), "siamo il partito delle donne" (zero donne), "ora facciamo l'intergruppo" (è morto in culla, poverino), "Conte candidato a Siena" (i toscani l'hanno preso a sportellate), "mi raccomando, il perimetro" (e si sono ritrovati con la Lega al governo).
Che spettacolo. Il partito sta morendo dentro e naturalmente nello scintillìo ministeriale, nell'ennesimo giro di giostra al potere (pur avendo quasi sempre perso le elezioni), il consumo interiore, questo spegnersi come un lumicino, non viene percepito. Sul taccuino del compagno Lenin c'è la domanda chiave: che fare? Una direzione, un'assemblea, un congresso, cribbio. E magari uno Statuto nuovo e chissà cos'altro. Sanno fare solo questo, riaffermare il correntismo immobile di questi anni, lo stesso che ha condotto Matteo Renzi (l'unico talento che avevano e che resta) a cercare un'avventura grande nella manovra ma piccola nel consenso, la stagione delle direzioni dove non sei abbastanza di sinistra (una cosa che nel Pd è ormai un equivoco semantico che si fonde con i capi di gabinetto e le divise dei commessi parlamentari) e dunque non puoi guidarci continua, così la linea del potere la tracciano ancora i post-democristiani di sempre che, sia chiaro, almeno un'idea ce l'hanno: comandare.
03
La balena dem senza radar
Ossignore, ma era così complicato fare le cose in maniera lineare? Dire a Conte grazie ma ci siamo sbagliati, tu non sei Winston Churchill e noi in fondo siamo pur sempre il Pd e abbiamo perfino un'eredità politica da difendere e rinnovare con un nostro candidato a Palazzo Chigi quando il tempo sarà maturo; accogliere Mario Draghi con umiltà, rispettando l'appello del presidente della Repubblica (parlavano del "perimetro" senza aver capito che era saltato tutto) senza scodellare programmi di governo scritti con la penna rapita dalla labirintite acuta; prendere atto del fallimento (perso il premier venuto dal nulla, evaporato il ministro dell'Economia esperto di storia del togliattismo) e premere il tasto reset; scegliere una nuova, giovane squadra ministeriale (e dare il timone alle donne, giusto per avere un minimo di coerenza e salvare la barca dal naufragio); aprire il partito a intelligenze che parlano con il "nemico" (la Lega), partecipano al gioco politico con la libertà di chi non ha confuse sovrastrutture mentali ma qualche lettura robusta (e praticaccia quotidiana) sincronizzata con lo spirito del tempo. Niente di niente, il Pd corre a spiaggiarsi come una balena che ha perso l'orientamento. Noi vogliamo bene alle balene, ma indicare la rotta chi non ha il radar è impossibile.
04
Industria e turismo. La prova della Lega

Nella bufera, la Lega ha messo su una squadra ministeriale di prim'ordine che ha un compito immane, risollevare l'industria, la manifattura e il turismo. Draghi ha dato alla Lega una missione che fa tremare i polsi: Giancarlo Giorgetti e Massimo Garavaglia devono reggere i colpi della Storia, il primo alla guida dello Sviluppo economico deve chiudere dossier fiammeggianti come Ilva e Alitalia, il secondo al Turismo deve riaccere il settore più colpito dalla pandemia. Ieri Draghi ha ribadito che il turismo ripartirà, ma è chiaro che anche questo mondo è cambiato per sempre e l'Italia deve attrezzarsi per una battaglia gigantesca. Per Giorgetti il rischio è altissimo, l'uomo ha la calma che gli scorre nelle vene e una rocciosa esperienza del campo politico, ma ha tutte le grane del paese sulle sue spalle. Ieri ha cominciato con il caso Whirpool, ha subito mostrato la sua linea di pragmatismo, i sindacati ne sono usciti soddisfatti, pieni di speranza, ma presto ci saranno scelte dolorose da fare, il riassunto è nelle parole del premier di fronte alle Camere: proteggere i lavoratori, non tutte le imprese. Perché molte di queste all'onda d'urto della pandemia si sono sbriciolate, la loro missione non c'è più, i soldi ci saranno per chi perde il lavoro, ma le aziende che non hanno più una ragione per esistere, saranno chiuse. Siamo di fronte a un grande esercizio di realpolitik e fantasia, servono massicci investimenti nell'innovazione, sostegno a chi oggi non ce la fa, carburante e meccanici in officina.
05
Draghi e il governo a trazione leghista
Il governo è di fatto a trazione leghista e non si tratta di un'esagerazione perché la parte fondamentale del suo successo - e della sua tenuta - è proprio nelle mani della Lega. Industria e turismo sono il cuore della missione del Carroccio, aprire o chiudere le attività economiche del paese. Il gruppo parlamentare assicura al governo Draghi una disciplina sconosciuta agli altri (ne abbiamo avuto la prova nel voto di fiducia), Matteo Salvini ha mostrato finora grande abilità nel giostrare tra i governisti (la maggioranza schiacciante del partito) e una parte dell'elettorato che resta euroscettica e va traghettata verso l'appoggio di una linea di pragmatismo nordista. Siamo di fronte a una grande mutazione, Salvini ha aperto il cantiere, ha (ri)messo in moto la macchina della storia della Lega. Le piccole e medie imprese del paese - che lavorano nell'euro e con l'euro - sostengono la svolta leghista, sono quel tessuto socio-economico dell'Italia reticolare che è sempre stata la salvezza del paese, l'italiano con la valigia degli attrezzi che inventa e esporta, su queste fondamenta corazzate di realismo Salvini è costretto a costruire a tappe forzate la base di un partito-nuovo che ha bisogno di idee, programmi, teoria e azione. Salvini ha costruito un'occasione unica, ma si trova nella condizione di Gene Kranz, il direttore della sala controllo Nasa durante la missione Apollo 13. Lancio, volo e una voce alla radio: "Houston, abbiamo un problema". Il leader della Lega deve salvare insieme a Mario Draghi la navicella spaziale Italia e non ha nessuna opzione: non può fallire.
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Anche Biden non può fallire, ma su alcuni temi sembra inseguire il flop e la fortuna (e Joe ne ha avuto tanta) prima o poi anche nella politica si esaurisce.
06
Grandi illusioni. Biden e l'Iran nucleare

Grandi illusioni? Quella di sedersi al tavolo del negoziato nucleare dell'Iran come se a Teheran raccontassero la verità su quello che fanno con l'uranio. L'illusione è quella dell'amministrazione Biden che ieri sera ha aperto all'idea di tornare a trattare con gli ayatollah sul dossier, dunque alla Casa Bianca dicono sì all'invito dell'Unione europea (siamo sempre là, alla politica dell'appeasement). Risultato: il regime di Teheran stamattina ha subito posto una condizione: via le sanzioni imposte dall'amministrazione Trump. Biden oggi interviene alla confererza sulla sicurezza di Monaco, dirà qualcosa di lineare o continuerà a zigzagare? Nel frattempo, abbiamo un capitolo intitolato "tu chiamale se vuoi, contraddizioni".
07
Il Texas gela, Joe l'ecologista lo salva con... il diesel
Com'è la storia che l'era degli idrocarburi è finita? Illudersi è bello, sognare è dolce. Poi arriva il gelo. O il grande caldo. E la realtà s'impone, riporta tutti sulla terra. Così in Texas un'ondata di freddo che non si vedeva da 150 anni ha messo in ginocchio lo Stato e piazzato davanti a tutti i fatti: servono gli idrocarburi per riscaldare le famiglie rimaste sotto la neve, al gelo, senza corrente elettrica e acqua (i tubi sono ghiacciati). L'amministrazione Biden, quella verde, ecologista, è corsa ai ripari con... i generatori diesel. Bruciate petrolio e scaldatevi, fratelli texani. Oddìo e tutta la rivoluzione "green" che fine ha fatto? Per ora può attendere, tanto nessuno se ne accorge. E no, cari ipocriti, la contraddizione si vede e come scrive l'Editorial Board del Wall Street Journal: "Sì, il buon vecchio sporco gasolio sta venendo di nuovo in soccorso".

In Texas, dove il petrolio esce dal rubinetto, a un certo hanno deciso che l'energia eolica era l'ideale, si capisce. Solo che il gelo ha bloccato le turbine e oplà, eccoci tutti al freddo con la domanda che corre di casa in casa: datemi un barile di petrolio. Naturalmente il crac dell'eolico non si può ammettere, dunque per gli eco-liberal la colpa è delle centrali a gas che non hanno coperto la domanda di energia lasciata scoperta dall'interruzione della produzione eolica. Toh, dunque gli idrocarburi servono... Ma non li volevano bandire? Forse ci ripensano, forse capiscono che bisogna avere un mix energetico equilibrato e sicuro. Il Texas repubblicano non è il solo a scoprire la realtà, in California l'estate scorsa (e anche ora) la produzione di energia elettrica è andata in crisi in estate quando sono scoppiati gli incendi e così - ricorda il Wall Street Journal - hanno dovuto far ricordo ai generatori di emergenza diesel. E naturalmente regole sui limiti alle emissioni sospese. Il sistema elettrico californiano non puòà fare a meno del gasolio, chi l'avrebbe mai detto. A New York, patria del progressismo green, le centrali a gas bruciano petrolio quando ci sono problemi nelle forniture degli oleodotti. Il dettaglio è che Cuomo, il governatore dello Stato, ha limitato le spedizioni di gas dalla Pennsylvania, così ora dipende ancor di più dal petrolio - meno pulito del gas - per il riscaldamento. La grandiosa scoperta è che senza energia elettrica non funziona niente e quando le cose vanno male (cosa che accade perché fa parte della normalità della nostra vita sul pianeta Terra), allora devi bruciare petrolio per avere l'energia che fa funzionare gli elettrodomestici, ti dà l'acqua calda e fa funzionare le stufe o l'aria condizionata. Conclusione del Wall Street Journal: "Più gli assolutisti del clima si sforzano di bandire i combustibili fossili, più gli americani imparano che non possono vivere senza di loro". Varrà presto anche per la classe politica italiana che in tempi di Recovery Fund usa la parola "green" come il caffè del mattino. Fa freddo, accendete la stufa.
08
Bill Gates: Trump deve tornare sui social media

Continuiamo la serie "grandi scoperte". Bill Gates, fondatore di Microsoft (anch'egli di provatissima fede "green") si è reso conto che c'è qualcosa che non funziona nella democrazia nell'era dei Dem alla Casa Bianca. "Penso che probabilmente a un certo punto gli verrà permesso di tornare sui social, e credo che dovrebbe essergli permesso. La gente ha interesse a sapere che cosa dice". Di chi sta parlando Gates? Dell'espulsione di Donald Trump dai social media, questo paradisiaco luogo di libero dibattito, affollato dai dittatori di tutto il mondo, ma Trump giammai. In un'intervista su Cnbc Gates dice che , i giganti social "troveranno un modo per farlo rientrare". Perbacco, che gentile concessione. Gates fa parte di quel tipo sociale troppo ricco e distante dalle difficoltà del vivere quotidiano. Si impegna per salvare la Terra (applausi), ma in fondo vive su un altro pianeta. Quale?
09
Touchdown! Marte (e i marziani)

Sette mesi di viaggio e poi... touchdown! Il rover della Nasa "Perseverance" è atterrato su Marte e ha inviato la sua prima immagine della superfice del pianeta rosso. Dopo Curiosity e Opportunity, un altro passo nella scoperta del pianeta rosso.
Atterraggio sul cratere Jezero, dove gli scienziati ritengono ci fosse un lago. Perseverance cercherà tracce chimiche di vita organica e raccoglierà campioni del suolo che saranno, tra 10 anni, i primi reperti marziani a essere riportati sulla Terra. La missione è costata 3 miliardi di dollari, durerà due anni, è un altro passaggio verso la prima spedizione dell'uomo su Marte. E i marziani? Sono tra noi, guardatevi intorno, accendete la tv, date un'occhiata ai lavori parlamentari. Aveva già previsto tutto Ennio Flaiano in "Un marziano a Roma", il signor Kunt è sceso sulla Terra, diventa subito una celebrità, incontra le istituzioni :
Primo Operaio: È al Quirinale!
Secondo Operaio: Sta parlando col Presidente! È finita la pacchia!
Adriano: Dove sta? Al Quirinale?
Primo Operaio: Sì, lo porta il giornale! Domani ci sarà l'amnistia, tanto per cominciare! Dice che intorno alla Terra ci sono almeno un migliaio di altri così, che aspettano. Ormai comandano loro, è finita la pacchia. Con una bomba, sistemano tutti.
I marziani siamo noi. Buona giornata.