1 Giugno
Furbi e fessi. Da Prezzolini all'Italia del coronavirus
La pandemia ha spaccato profondamente il paese, separando i ceti produttivi da quelli al riparo, senza rischi e sussidiati dallo Stato. Due anni di Giuseppe Conte a Palazzo Chigi, la durata di una maggioranza debole, un'opposizione inattuale e una politica estera intrisa d'asiatismo
Che succede? Non ci sono grandi notizie che spostano le pedine sulla scacchiera, siamo in attesa della riapertura (nel totale fai da te) delle Regioni, finalmente potremo spostarci e scoprire che l'Italia ha subito uno shock enorme. Secondo il Centro Studi di Confindustria la produzione a maggio avrà una contrazione del 33,8% (in aprile il crollo è stato del 44,3%), gli industriali stanno avvisando i naviganti di Palazzo Chigi ("rischiamo l'esplosione di un'emergenza sociale"), la riapertura dell'attività economica dopo i lockdown conferma quanto abbiamo anticipato su List: la domanda è debole, non cè fiducia, una parte consistente degli italiani ha preso talmente sul serio il "restate a casa" che ha deciso di restarci ancora per chissà quanto tempo.
In questa scelta c'è un misto di opportunismo e paura indotta da una campagna forsennata di terrore virologico che ha raggiunto esiti tragicomici in certi spot televisivi (l'apoteosi del divano e della patria, tanto per citarne uno). Si ripropone quell'Italia che il grande Prezzolini aveva perfettamente dipinto nel "Codice della vita italiana":
I cittadini italiani si dividono in due categorie: i furbi e i fessi.
Non c’è una definizione di fesso. Però: se uno paga il biglietto intero in ferrovia, non entra gratis a teatro; non ha un commendatore zio, amico della moglie e potente nella magistratura, nella Pubblica Istruzione ecc.; non è massone o gesuita; dichiara all’agente delle imposte il suo vero reddito; mantiene la parola data anche a costo di perderci, ecc. questi è un fesso.
Il libro di Prezzolini, una gemma, è del 1921. Quasi cento anni dopo il carattere degli italiani non sembra granché mutato, forse è perfino peggiorato dalla crisi del coronavirus, altro che "saremo migliori" e corbellerie simili sparse nei giorni dell'idiozia collettiva dei balletti in terrazzo. Fine. È tornata la realtà e dice cose...
Che succede? Non ci sono grandi notizie che spostano le pedine sulla scacchiera, siamo in attesa della riapertura (nel totale fai da te) delle Regioni, finalmente potremo spostarci e scoprire che l'Italia ha subito uno shock enorme. Secondo il Centro Studi di Confindustria la produzione a maggio avrà una contrazione del 33,8% (in aprile il crollo è stato del 44,3%), gli industriali stanno avvisando i naviganti di Palazzo Chigi ("rischiamo l'esplosione di un'emergenza sociale"), la riapertura dell'attività economica dopo i lockdown conferma quanto abbiamo anticipato su List: la domanda è debole, non cè fiducia, una parte consistente degli italiani ha preso talmente sul serio il "restate a casa" che ha deciso di restarci ancora per chissà quanto tempo.
In questa scelta c'è un misto di opportunismo e paura indotta da una campagna forsennata di terrore virologico che ha raggiunto esiti tragicomici in certi spot televisivi (l'apoteosi del divano e della patria, tanto per citarne uno). Si ripropone quell'Italia che il grande Prezzolini aveva perfettamente dipinto nel "Codice della vita italiana":
I cittadini italiani si dividono in due categorie: i furbi e i fessi.
Non c’è una definizione di fesso. Però: se uno paga il biglietto intero in ferrovia, non entra gratis a teatro; non ha un commendatore zio, amico della moglie e potente nella magistratura, nella Pubblica Istruzione ecc.; non è massone o gesuita; dichiara all’agente delle imposte il suo vero reddito; mantiene la parola data anche a costo di perderci, ecc. questi è un fesso.
Il libro di Prezzolini, una gemma, è del 1921. Quasi cento anni dopo il carattere degli italiani non sembra granché mutato, forse è perfino peggiorato dalla crisi del coronavirus, altro che "saremo migliori" e corbellerie simili sparse nei giorni dell'idiozia collettiva dei balletti in terrazzo. Fine. È tornata la realtà e dice cose scomode sulle quali fare un minimo di chiarezza, un resoconto senza sconti.
C'è una parte consistente di italiani che vive di stipendi pubblici e sussidi, è garantita e trova stare sul divano un'ottima scelta esistenziale. Lo stipendio corre, si può fare. Molti per fortuna sono responsabili e vedono cosa sta accadendo e sanno in fondo di avere una fortuna non riservata a tutti, il licenziamento, la perdita del posto di lavoro, il fallimento e la chiusura sono un trauma enorme, le ferite restano per tutta la vita. Siamo in un momento in cui si sta allargando la divisione tra chi non rischia mai il posto di lavoro (pia illusione, presto arriverà la realtà del gettito fiscale in picchiata, siamo già a meno 25 miliardi a maggio), chi è a caccia di sussidi (c'è chi ne ha reale bisogno, ma c'è chi ha il lavoro nero e perfino criminali) e chi fa il mestiere di imprenditore e rischia tutto, una vita di lavoro. È una spaccatura dagli esiti imprevedibili e anche se tra questi albergano i cosiddetti "furbi" e gli evasori, qui siamo al cospetto di una rottura pesante nella società italiana che si regge(va) sul silenzio-assenso di interessi inconfessabili ma arcinoti: inefficienza e corruzione del sistema pubblico, evasione nell'impresa, non solo una questione di avidità, perché incoraggiata da un sistema fiscale disumano in cui il contribuente è un suddito senza alcun potere di far valere realmente le sue ragioni di fronte alla Corona del Fisco. In questo modo un pezzo dell'economia sommersa ha fatto "girare il denaro" nella società reale. Un sistema ovviamente malato e da riformare che nessuno guardacaso ha nemmeno scalfito. In mezzo, una moltitudine di persone perbene, grandi lavoratori, silenti servitori della patria, nel pubblico e nel privato.
Quello che sta accadendo è un fatto nuovo, la lacerazione della trama che aveva tenuto in piedi la società italiana fino a ieri (i saggi del professor Giuseppe De Rita sono fondamentali per sapere, per capire). Dunque Confindustria e governo sono ai ferri corti (il presidente Aldo Bonomi ha parlato di un governo che farà più danni del virus, Andrea Orlando, vicesegretario del Pd ha detto che si tratta di "parole rozze e generiche"), anche i virologi litigano (sono giunti allo stadio terminale della loro avventura), l'Italia è sempre una sicurezza: è un gran casino.
A Palazzo Chigi da due anni. Giuseppe Conte, presidente del Consiglio (Foto Ansa).Facciamo il punto nave sull’Italia, la sua crisi grande nella grande crisi della contemporaneità. Il premier Giuseppe Conte festeggia i due anni di permanenza a Palazzo Chigi. Prima guida di un’alleanza gialloverde, poi leader di un patto giallorosso. Resta il giallo, cambiano gli altri elementi cromatici, esce la Lega entra il Partito democratico, mutazioni che da altre parti avrebbero condotto direttamente al voto, ma in Italia di solito portano a formule di governo deboli e di durata variabile. La fase politica è di stallo, nulla si muove, ma tutto si corrode perché il secondo virus, la crisi economica, sta galoppando.
Conte dura e per durare ha usato la sua qualità principale, la duttilità o, se volete, il trasformismo, dote che in politica è un’arma sottile, tagliente e spesso micidiale. Ne sa qualcosa Matteo Salvini che aveva sottovalutato Conte nell'estate del 2019. Due anni dopo l’esordio da avvocato del popolo, Conte appare come l'unico soggetto in grado di tenere insieme il Pd e i Cinque Stelle, non è poco e non è facile sostituirlo senza traumi, cioè senza andare al voto anticipato. Conte sembra inaffondabile, galleggia nel mare in tempesta di una profonda crisi economica e un nuovo gioco geopolitico.
Quale orizzonte ha il governo? La crisi del coronavirus è probabilmente l’ultimo appello per l’Italia, per il nostro paese si è aperta una terra incognita, non è difficile scorgere all’orizzonte alcuni elementi che prima o poi chiederanno un intervento radicale, facciamo l’elenco.
01
La galoppata del debito
Guardate questo grafico di Mazziero Research, sono le previsioni dei vari Documenti di economia e finanza sul rapporto tra debito e Pil e la realtà:
Stiamo accumulando un peso enorme, il rapporto tra debito e Pil presto supererà il 150%, per ora abbiamo un aggravio di 75 miliardi e altri ne arriveranno. Il debito non è gratis, ha un costo e restringe in maniera esponenziale lo spazio di manovra fiscale per questo governo e per i prossimi che verranno, è un’ipoteca su tutte le politiche. Non a caso nei documenti contabili del governo la pressione fiscale rimane sostanzialmente invariata e per ora non abbiamo ancora misurato il reale crollo del gettito per lo Stato, un asteroide in arrivo sui conti pubblici.
02
La cassa prosciugata
C’è un problema urgente e non risolto di liquidità delle imprese e delle famiglie, nonostante i roboanti annunci, la cassa continua ad essere vuota, gli assegni fermi in procedure che non corrispondono all'urgenza del momento. I ceti produttivi sono stati messi in secondo piano, il governo ha privilegiato il rapporto con i sindacati, la cinghia di trasmissione è tornata ad essere la Cgil, il risultato è che l’esecutivo ha stretto un patto di silenzio-assenso (tu mi paghi, io chiudo gli occhi sul tuo operato e ti voto) con i dipendenti pubblici, i pensionati, le masse in cerca di sussidio, ma tutto questo è lontano da un'idea di paese, è un meccanismo che serve a mantenere il consenso non a rilanciare l'Italia.
Palazzo Chigi non considera le aziende come una sua base elettorale. La premessa sbagliata inoltre è di tipo culturale, perché ci sono due visioni che convergono contro le imprese: i Cinque Stelle e il Pd diffidano dei ceti produttivi, i primi pensano alla decrescita (in)felice, i secondi hanno rispolverato schemi ideologici lontani dalla contemporaneità. Essere di sinistra oggi, cari amici del Pd, non significa sognare il Soviet e dire che non sono accettabili le dure critiche di Confindustria, quella che vediamo è solo una comica sverniciatura del comunismo, senza nobiltà e con molto poltronismo, viste le biografie senza lavoro dei portabandiera rossa.
03
C'è una novità: Confindustria lavora per l'impresa
Carlo Bonomi, presidente di Confindustria (Foto Ansa).Qui c'è la novità dello scenario, la principale associazione degli industriali milita per l'impresa e non è così scontato come si immagina. Si contrappone non a questo esecutivo in particolare (il caso vuole che ci sia oggi il governo giallorosso, ma vedremmo lo stesso film anche con un'altra formula, perché qui è in discussione la qualità della classe politica) ma a una visione politica del capitalismo e del mondo dell’impresa che inmagina (e tratta come tali) questi attori come un ceto rapace da tassare, da imbrigliare, da teleguidare. Il Soviet contemporaneo è questo mix di interventismo e occupazione dello spazio economico da parte dello Stato, il quale si è messo a giocare la partita che dovrebbe essere della libera impresa. Ecco perché Confindustria critica l’esecutivo in maniera aspra, Bonomi non è Boccia, è espressione dell’area economica più avanzata del paese, la Lombardia, una Regione dove la sinistra non governa da trent'anni, il Pd invece di inalberarsi dovrebbe chiedersi come mai è fuori dai giochi dove l'economia è più aperta, dinamica, esportatrice. Non è con argomenti da cellula della fabbrica di Togliattigrad che ritroverà il consenso in Lombardia, nel Veneto (dove Luca Zaia vincerà a man bassa le prossime elezioni) e perfino nella Liguria che un tempo era un fortino rosso.
Non c’è collateralismo di Confindustria con il centrodestra, semmai sta avvenendo il processo contrario, è il centrodestra che va a rimorchio (con parecchia confusione e incoerenza) dei temi portati avanti dal mondo dell’impresa, cosa che fa dell'opposizione in questo momento un ente quasi inutile.
04
Il centrodestra scollegato dal mondo nuovo
Antonio Tajani, Matteo Salvini e Giorgia Meloni (Foto Ansa)Il centrodestra pur essendo ancora maggioranza nel paese non è affatto in sintonia con la sua parte più dinamica, creativa, proiettata verso l’esterno, prima di tutto l’Europa. Niente di quello che dicono la Lega e Fratelli d’Italia (e quel che resta di Forza Italia) coincide con la realtà del mondo post-coronavirus. È vero che la globalizzazione subirà un forte rallentamento, è vero che molte attività subiranno un processo di reshore, di rientro nei confini nazionali, ma è altrettanto vero che i mercati resteranno sempre aperti e la competizione sarà ancora più dura. Le critiche mosse dall’opposizione al Recovery Fund e al Mes non sono efficaci perché siamo in uno stato di necessità grave, gli italiani continuano ad avere un immenso risparmio che non investono, comprano Btp, è vero, ma il rovescio della medaglia è che in una nazione manifatturiera nascono meno imprenditori, si estinguono i capitalisti e proliferano i rentier del titolo di Stato. Credere nel paese significa finanziare l'impresa privata non attendere il distacco della cedola del Btp. Per questo i fondi europei sono importanti, servono a sviluppare investimenti (e non a finanziare il taglio delle tasse, come ha annunciato Luigi Di Maio). Nessuno Stato in Europa è in grado di reggere l’onda d’urto dello tsunami in arrivo, forse la Germania, ma al prezzo di sfasciare l'Unione, cosa che Angela Merkel non vuole fare, nonostante esista a Berlino una forte corrente euroscettica.
Il centrodestra non ha una proposta alternativa, anzi presenta gli stessi limiti e difetti del centrosinistra, sostiene la linea della spesa pubblica, ma sempre desolatamente improduttiva.
05
La politica estera del non siamo
La collocazione dell’Italia nel mondo non è un argomento accademico, ma l’essenza della sfida per il nostro paese. Un governo filocinese, distante dall’America (conta poco che sia quella di Trump, si tratta sempre degli Stati Uniti) e con una posizione ambigua sull’Unione Europea, dovuta alle pulsioni confuse dei Cinque Stelle, non è un’opportunità è un problema. La marginalizzazione del nostro paese è un fatto consolidato da tempo, ci salviamo dal crac per la sola ragione che l'Italia continua ad essere too big to fail, troppo grande per fallire.
Angela Merkel e Emmanuel Macron durante la conferenza per la presentazione del Recovery Fund (Foto Ansa).La crisi del coronavirus ha accelerato questo processo di distacco. Il Recovery Fund è frutto dell'iniziativa di Francia e Germania per salvare l'Unione, non un progetto italiano battezzato da Parigi e Berlino. Guardiamo alla Cina con gli occhi ipnotizzati, ma i soldi per la ricostruzione arrivano dall'Europa. Non aver pronunciato parole chiare sull’espansione e le lunghe ombre di Pechino (Hong Kong, Taiwan, Tibet, i campi di concentramento per gli Uiguri, le pratiche commerciali scorrette, la violazione sistematica del copyright industriale e intellettuale, il dumping sull’acciaio, le omissioni e i gravi ritardi sulla crisi del coronavirus) proietta sul nostro paese un sentimento di inaffidabilità. Siamo cinesi con Xi Jinping, americani con Trump, tedeschi con Merkel, francesi con Macron, egiziani con Sisi, tripolitani con Serraj, cirenaici con Haftar, non siamo più chiaramente per il patto Atlantico, non siamo mai nettamente europei, non siamo mai saggiamente mediterranei. Non è una politica estera, e la politica del non siamo.
06
La crisi e la velocità
Il tempo e la velocità in questa dimensione sono fondamentali. Ecco perché gli interventi messi in campo dal governo non sono mai stati efficaci, almeno finora. Le classi dirigenti ragionano con schemi superati dalla crisi del coronavirus. Si è sostituita la politica economica con interventi d’urgenza che sono un monumento alla lentocrazia. Non siamo nel 2001 (attentato alle Torri Gemelle), non siamo nel 2008 (crisi dei mutui subprime), non siamo nel 2011 (stress del debito sovrano), siamo in un mondo nuovo e navighiamo senza conoscere la rotta, non ci sono mappe. Una sola cosa appare chiara: alla velocità della caduta deve corrispondere una velocità ancora più grande della risposta. Non c'è stata.
07
Il virus dell'asiatismo
L’esempio è la Cina che il Governo considera un alleato strategico - siamo stati contagiati dal virus dell'asiatismo ignorante per assenza di difese immunitarie, la cultura e l'intelligenza - quando in realtà è un modello sociale ed economico agli antipodi rispetto all’Italia di ieri, di oggi e (forse, se non ne diventiamo protettorato in Occidente) di domani. Con grande abilità Pechino è uscita dalla crisi ed è entrata nel nuovo ordine del coronavirus con un solo obiettivo: accelerare (ecco ancora la figura della velocità, della forza motrice) la sua manovra di sorpasso (dichiarata in tutti i documenti del Partito comunista cinese) sugli Stati Uniti. Il solo interscambio commerciale tra Italia e Stati Uniti (circa 30 miliardi di surplus per il nostro paese) dovrebbe suggerire più prudenza, una tutela diversa dell’interesse nazionale, ma questo non accade, stiamo ancora aspettando il miracolo delle carrette di arance da spedire in Cina, il modello economico di Di Maio.
Così l’Italia è diventata per Pechino una portaerei dalla quale lanciare la sua offensiva sull’Europa. In questo gioco Xi Jinping (qui sopra, nella foto Ansa) si sta mostrando molto abile, determinato, approfitta della triplice crisi dell’America (il contagio e le morti del coronavirus, il collasso economico da lockdown, lo scontro sociale che sta infiammando il paese) per piazzare tutte le sue pedine in Occidente. Xi Jinping per ora sta vincendo. Noi gli stiamo dando una mano. E domani è il 2 giugno.Viva l'Italia.
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di pagamento
prescelto; (ii) mantenere aggiornate le informazioni di pagamento in vista dei successivi rinnovi (per
esempio,
aggiornando i dati della propria carta di pagamento scaduta in vista del pagamento dei successivi rinnovi
contrattuali).
Qualora per qualsiasi motivo il pagamento non andasse a buon fine, il Fornitore si riserva di sospendere
immediatamente
l'Abbonamento fino al buon fine dell'operazione di pagamento; trascorsi inutilmente 3 giorni senza che il
pagamento
abbia avuto esito positivo, è facoltà del Fornitore recedere dal contratto con effetti immediati.
Pagamenti all'interno dell'applicazione IOS
5.7 In caso di acquisto dell'Abbonamento mediante l'Applicazione per dispositivi IOS, il pagamento è gestito
interamente
attraverso la piattaforma App Store fornita dal gruppo Apple. Il pagamento del corrispettivo è
automaticamente
addebitato sull'Apple ID account dell'Utente al momento della conferma dell'acquisto. Gli abbonamenti
proposti sono
soggetti al rinnovo automatico e all'addebito periodico del corrispettivo. L'Utente può disattivare
l'abbonamento fino a
24h prima della scadenza del periodo di abbonamento in corso. In caso di mancata disattivazione,
l'abbonamento si
rinnova per un eguale periodo e all'Utente viene addebitato lo stesso importo sul suo account Apple.
L'Utente può
gestire e disattivare il proprio abbonamento direttamente dal proprio profilo su App Store. Per maggiori
informazioni al
riguardo: https://www.apple.com/it/legal/terms/site.html. Il Fornitore non è responsabile per eventuali
disservizi della
piattaforma App Store.
6. Promozioni
6.1 Il Fornitore può a sua discrezione offrire agli Utenti delle promozioni sotto forma di sconti o periodi
gratuiti di
fruizione del Servizio.
6.2 Salvo che non sia diversamente specificato nella pagina di offerta della promozione, l'adesione a una
promozione
comporta, alla sua scadenza, l'attivazione automatica del Servizio a pagamento con addebito periodico del
corrispettivo
in base al contenuto del pacchetto di volta in volta selezionato dall'Utente.
6.3 L'Utente ha la facoltà di disattivare il Servizio in qualunque momento prima della scadenza del periodo
di prova
attraverso una delle modalità indicate nel precedente articolo 3).
7. Obblighi e garanzie dell'Utente
7.1 L'Utente dichiara e garantisce:
- di essere maggiorenne;
- di sottoscrivere l'Abbonamento per scopi estranei ad attività professionali, imprenditoriali, artigianali
o commerciali
eventualmente svolte;
- che tutti i dati forniti per l'attivazione dell'Abbonamento sono corretti e veritieri;
- che i dati forniti saranno mantenuti aggiornati per l'intera durata dell'Abbonamento.
7.2 L'Utente si impegna al pagamento del corrispettivo in favore del Fornitore nella misura e con le
modalità definite
nei precedenti articoli.
7.3 L'Utente si impegna ad utilizzare l'Abbonamento e i suoi contenuti a titolo esclusivamente personale, in
forma non
collettiva e senza scopo di lucro; l'Utente è inoltre responsabile per qualsiasi uso non autorizzato
dell'Abbonamento e
dei suoi contenuti, ove riconducibile all'account dell'Utente medesimo; per questo motivo l'Utente si
impegna ad
assumere tutte le precauzioni necessarie per mantenere riservato l'accesso all'Abbonamento attraverso il
proprio account
(per esempio, mantenendo riservate le credenziali di accesso ovvero segnalando senza ritardo al Fornitore
che la
riservatezza di tali credenziali risulta compromessa per qualsiasi motivo).
7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.