1 Giugno

Furbi e fessi. Da Prezzolini all'Italia del coronavirus

La pandemia ha spaccato profondamente il paese, separando i ceti produttivi da quelli al riparo, senza rischi e sussidiati dallo Stato. Due anni di Giuseppe Conte a Palazzo Chigi, la durata di una maggioranza debole, un'opposizione inattuale e una politica estera intrisa d'asiatismo

Che succede?  Non ci sono grandi notizie che spostano le pedine sulla scacchiera, siamo in attesa della riapertura (nel totale fai da te) delle Regioni, finalmente potremo spostarci e scoprire che l'Italia ha subito uno shock enorme. Secondo il Centro Studi di Confindustria la produzione a maggio avrà una contrazione del 33,8% (in aprile il crollo è stato del 44,3%), gli industriali stanno avvisando i naviganti di Palazzo Chigi ("rischiamo l'esplosione di un'emergenza sociale"), la riapertura dell'attività economica dopo i lockdown conferma quanto abbiamo anticipato su List: la domanda è debole, non cè fiducia, una parte consistente degli italiani ha preso talmente sul serio il "restate a casa" che ha deciso di restarci ancora per chissà quanto tempo.

In questa scelta c'è un misto di opportunismo e paura indotta da una campagna forsennata di terrore virologico che ha raggiunto esiti tragicomici in certi spot televisivi (l'apoteosi del divano e della patria, tanto per citarne uno). Si ripropone quell'Italia che il grande Prezzolini aveva perfettamente dipinto nel "Codice della vita italiana":

I cittadini italiani si dividono in due categorie: i furbi e i fessi.

Non c’è una definizione di fesso. Però: se uno paga il biglietto intero in ferrovia, non entra gratis a teatro; non ha un commendatore zio, amico della moglie e potente nella magistratura, nella Pubblica Istruzione ecc.; non è massone o gesuita; dichiara all’agente delle imposte il suo vero reddito; mantiene la parola data anche a costo di perderci, ecc. questi è un fesso.

Il libro di Prezzolini, una gemma, è del 1921. Quasi cento anni dopo il carattere degli italiani non sembra granché mutato, forse è perfino peggiorato dalla crisi del coronavirus, altro che "saremo migliori" e corbellerie simili sparse nei giorni dell'idiozia collettiva dei balletti in terrazzo. Fine. È tornata la realtà e dice cose...


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