21 Luglio

Gli errori del governo statalista

Liberare i mercati, migliorare i servizi, abbandonare l'idea del pubblico ovunque e comunque. L'errore ideologico (e pratico) sul CETA, il caso Alitalia, la burocrazia dell'Anac. Lorenzo Castellani sul governo del cambiamento che non cambia sulla concorrenza.

di Lorenzo Castellani

Le politiche per la concorrenza in Italia non sono mai state davvero nel programma dei partiti né oggi né nel corso della Seconda Repubblica. La Repubblica italiana è storicamente uno Stato corporativo in cui il capitale e il monopolio pubblico tendono a prevalere sulla competizione tra privati, soprattutto nell’erogazione dei servizi pubblici. Questo è un dato genetico che non può essere sottovalutato quando si ragiona sulle politiche pubbliche: l’Italia non è il Texas e mai lo sarà poiché la sua cultura, la sua Costituzione e la sua storia sono differenti. Pur considerando questo assunto, tuttavia, non è scritto che ci si debba rassegnare ad un paese che si muove in settori protetti e in direzione opposta a gran parte del mondo occidentale.

Recentemente Luigi Di Maio ha dichiarato di voler restringere la competizione ad alcune gare d’appalto solo alle piccole-medie imprese italiane, congiuntamente con il ministro Toninelli hanno sostenuto di voler nazionalizzare Alitalia (che come riportato qui dal titolare è già costata oltre 7 miliardi di euro ai contribuenti) e di respingere l’approvazione del CETA, il trattato di libero scambio con il Canada nonostante la bilancia commerciale italiana sia in attivo rispetto ad Ottawa.  Il nuovo governo continua a commettere errori che sono in parte congeniti alla cultura politica italiana e, in parte maggiore, ad una certa miopia strategica. 

Ciò vale soprattutto per il CETA che avrebbe permesso all’Italia di aver meno dazi per competere su un mercato florido come quello canadese e alle aziende di conquistare nuova spazi commerciali. Nell’esecutivo si annida sulla questione del libero scambio un problema di coerenza: se è giusto e salutare per le aziende italiane togliere le sanzioni alla Russia che penalizzano le nostre esportazioni perché dovrebbe essere sconveniente abbattere dazi e regolamentazioni in un mercato in cui già vendiamo più di quanto...


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