31 Agosto
Gorbaciov e la matrjoska della storia
La scomparsa dell'ultimo presidente dell'Unione Sovietica, amato dall'Occidente e odiato in patria. La dissoluzione di un impero irriformabile che non muore mai, le illusioni europee e americane sul futuro della Russia, l'era dei grandi leader e degli incontri diplomatici. Quel giorno a Mosca nel 1988, la profezia di Jura
Fu l’ultimo sovietico. Più celebrato in Occidente che in patria, dove lasciò le macerie di un impero senza domani che non muore mai, l’Urss. Michail Gorbaciov era già passato alla storia, il 30 agosto del 2022 è passato a miglior vita, aveva 91 anni. Il suo nome resta legato a un sogno impossibile (riformare il comunismo di Mosca con il capitalismo di Chicago) e a una realtà (la dissoluzione di un mondo, la tragedia della Russia).
Gorbaciov arrivò in cronaca che l’impero stava già tirando le cuoia e la storia apparecchiava il tavolo per celebrare gli ultimi grandi leader del Novecento, Helmut Kohl, Ronald Reagan, Michail Gorbaciov, Margaret Thatcher, François Mitterrand , Deng Xiaoping e Karol Wojtyla. Furono queste figure a chiudere la Guerra Fredda, avviare l'era del Pacifico e spalancare il cancello del nostro presente senza mappe. I dadi della storia giravano vorticosamente, incrociando le biografie di uomini e donne destinati a fissare le date sul calendario: nel Regno Unito Thatcher apriva un’era di riforme liberali, lasciando i laburisti in una profonda crisi politica e culturale; negli Stati Uniti Reagan gettava le basi della sua politica economica , mentre in politica estera rafforzava il legame con il Regno Unito e l’Europa, in una dimensione di duro e serrato confronto strategico e militare con l’Unione Sovietica; a Roma Papa Wojtyla impegnava le armate della Chiesa in una battaglia per la libertà che sarebbe stata uno dei fattori decisivi nel processo di democratizzazione globale (il soggetto del libro di Samuel Huntington intitolato “La terza ondata”). Tutto finito, si torna indietro.
12 luglio 1988, New York. George H.W. Bush, Michail Gorbaciov e Ronald Reagan (Foto Reagan Library).Fu la rivoluzione degli anni Ottanta, la fine dell’Unione Sovietica, il crollo della Cortina di Ferro, la riunificazione della Germania, la messa al...
Fu l’ultimo sovietico. Più celebrato in Occidente che in patria, dove lasciò le macerie di un impero senza domani che non muore mai, l’Urss. Michail Gorbaciov era già passato alla storia, il 30 agosto del 2022 è passato a miglior vita, aveva 91 anni. Il suo nome resta legato a un sogno impossibile (riformare il comunismo di Mosca con il capitalismo di Chicago) e a una realtà (la dissoluzione di un mondo, la tragedia della Russia).
Gorbaciov arrivò in cronaca che l’impero stava già tirando le cuoia e la storia apparecchiava il tavolo per celebrare gli ultimi grandi leader del Novecento, Helmut Kohl, Ronald Reagan, Michail Gorbaciov, Margaret Thatcher, François Mitterrand , Deng Xiaoping e Karol Wojtyla. Furono queste figure a chiudere la Guerra Fredda, avviare l'era del Pacifico e spalancare il cancello del nostro presente senza mappe. I dadi della storia giravano vorticosamente, incrociando le biografie di uomini e donne destinati a fissare le date sul calendario: nel Regno Unito Thatcher apriva un’era di riforme liberali, lasciando i laburisti in una profonda crisi politica e culturale; negli Stati Uniti Reagan gettava le basi della sua politica economica , mentre in politica estera rafforzava il legame con il Regno Unito e l’Europa, in una dimensione di duro e serrato confronto strategico e militare con l’Unione Sovietica; a Roma Papa Wojtyla impegnava le armate della Chiesa in una battaglia per la libertà che sarebbe stata uno dei fattori decisivi nel processo di democratizzazione globale (il soggetto del libro di Samuel Huntington intitolato “La terza ondata”). Tutto finito, si torna indietro.
12 luglio 1988, New York. George H.W. Bush, Michail Gorbaciov e Ronald Reagan (Foto Reagan Library).Fu la rivoluzione degli anni Ottanta, la fine dell’Unione Sovietica, il crollo della Cortina di Ferro, la riunificazione della Germania, la messa al bando di un’intera classe di armi nucleari, il ritiro dell’Armata Rossa dall’Afghanistan, un modello di politica dove il conflitto tra potenze era guerra e pace, Kalashnikov e cablogrammi, telefonate, lettere, ripensamenti e appuntamenti. Pensate un po', c'era ancora la diplomazia. Gorbaciov fu il protagonista e testimone dell’ultima era dei grandi incontri. Oggi viaggiano bollettini di missili, stragi, minacce nucleari. Presidenti che posano su Vogue, zar in cachemire a caccia di imperi immaginari da conquistare con i cannoni, un'élite europea senza logos, sonnambula. Intorno, un arsenale nucleare pronto all'uso e troppi soggetti capaci di ogni crimine.
10 novembre 1986, Islanda. Ronald Reagan e Michail Gorbaciov durante il vertice di Reykjavik (Foto Reagan Library).Siamo arrivati in questa Terra Incognita a tutto gas (attaccati all'unico tubo disponibile via Mosca, per nostra volontà), con l’illusione che la storia fosse finita. Quando Gorbaciov nel 1991 chiuse il capitolo dell’Unione Sovietica, la potenza di Mosca era morente, la giovane America aveva vinto il suo Secolo, la Germania s’era riunificata e marciava con ritrovata potenza del vapore della Ruhr, l'aquila del Marco volava sul mercato dei cambi, pronta a trasformarsi in Euro con la regia di Helmut Kohl, l’Unione europea trionfava, mentre la Russia secondo gli ottimisti sarebbe passata dalla tortura del palazzo della Lubjanka alla giostra di Disneyland con l’iniezione della felicità Made in Usa, dollari e McDonalds. Nessuno immaginava il dopo, il romanzo di Vladimir Putin e Gazprom. Boris Eltsin fece cadere Gorbaciov, la Russia si occupò di eliminare Eltsin. Il quale chiese a Putin di occuparsi della Russia. Un, due, tre, la storia di Mosca, una matrjoska. Chi aveva visto da vicino la Guerra Fredda sapeva che i proclami non sarebbero bastati, che la pax americana in terra europea in realtà era un conflitto con il silenziatore sul fucile di precisione, uno sparo nel buio, i missili schierati nei silos, valigette con i codici di lancio, veleno e polonio, un eterno gioco di fumo e specchi tra Cia e Kgb. Era la guerra dei due mondi. E non sarebbe mai finita.
Michail Gorbaciov e Helmut Kohl in un incontro del 2005 (Foto Ansa).Quando morì Helmut Kohl, nel giugno del 2017, su List ricordai che “gli uomini che corrono spesso non sanno dove vanno, qual è il loro obiettivo finale, dove si fermerà la mano che scrive la loro storia. La loro opera in fieri non prevede una destinazione certa, corrono come Forrest Gump: 'Io corro come il vento che soffia'”. Anche Gorbaciov correva. Non sapeva ancora dove eppure aveva un appuntamento con la storia. Era destinato a fare la parte di ‘quello dall’altra parte del Muro’, lui cambiò il copione e si ritrovò senza il Muro e senza parte. Fu amato in Occidente finché servì allo scopo, poi dimenticato, oggi rispolverato da noi tutti nei ricordi, con l'incenso dell'occasione che offusca la storia.
Il Cremlino è naturalmente luogo tragico ("sulle cattedrali del Cremlino le campane presero a piangere", Tolstoj). Lo fu negli anni che preparavano la guerra con le bombe, le armi automatiche, il gas nervino; nel presagio keynesiano di una pace di Versailles allevatrice di nuovi mostri; nello sterminio hitleriano, nel dopo il bunker di Berlino; tra i gelidi colpi delle spie con la Browning e la Makarov, al varco del Checkpoint Charlie, tra le vite degli altri ascoltate e spezzate. Il Cremlino fu un teatro con un suo cartellone fisso, vari impresari, programma sanguinoso. Fu Lenin a sparare il colpo di cannone a San Pietroburgo e dare il via all’opera macabra. Stalin la industrializzò eliminando tutti i nemici (in ‘The Cold War’ di John Lewis Gaddis il numero dei cittadini sovietici uccisi per mano staliniana è di oltre 10 milioni). Con Krusciov cercarono di dimenticare l’assassinio in casa per dedicarsi a sfiorare nel 1962 il conflitto nucleare con i missili di Cuba, poi arrivò il tempo della ‘dottrina Breznev’ in un’era di stagnazione e ombre, assassinio e ‘raffreddori sovietici’. Gli anni Ottanta furono il gioco pirotecnico dell’implosione lenta e inesorabile, al Cremlino sfiammavano i presidenti come zolfanelli, nel 1982 arrivò al potere un ex capo del Kgb (un altro, non quello), Jurij Andropov, un segretario-lampo che dopo due anni lasciò il comando a Konstantin Černenko, altra sagoma che finì regolarmente nella botola della storia, figuranti stanchi di un tramonto sul letto della Moscova. Il Pcus tirò fuori dal cilindro la carta disperata nel 1985, Michail Gorbaciov. Aveva solo 54 anni, un giovane nella storia della nomenklatura sovietica, era nella manica di Andropov, ma non lo conosceva nessuno, i Cremlinologi non possedevano un dossier informato su di lui, l’intelligence non sapeva neppure che esistesse. Era il nome del pre-destinato, l’ultimo presidente dell’Urss, la parola ‘fine’ galoppava come i cosacchi nella taiga siberiana. Sembrava lontanissimo, quel giorno, il 9 novembre del 1989, la caduta del Muro di Berlino. Poi arrivò.
Gorbaciov al suo esordio fece la riforma più grande, la sua vera e unica rivoluzione, la spinta che mancava per mandare giù tutto: la riforma della parola. Il segretario del Pcus cambiò il linguaggio del regime, cominciò a emettere strani suoni che facevano emergere terre mai viste prima: Glasnost (trasparenza) e Perestrojka (ristrutturazione), Demokratisatsiya (democrazia, ma sempre nel partito unico) e Uskoreniye (accelerazione). Trasparenza e un programma di riforme politiche e economiche, si stava chiudendo il sipario del socialismo reale. Le catene spezzate furono quelle della parola, fuori dalla letteratura e dalla dissidenza, dagli scacchi e dall’esilio, c’era qualcos’altro che aveva un suono nuovo, era lui, Gorbaciov. Ma cosa stava cominciando? Una sinfonia confusa, senza spartito, il caos incorporato nel declino. L’Unione Sovietica era moribonda, il suo sistema economico al collasso, la sua forza militare consumata e il suo arsenale nucleare in decadimento, la presa sugli altri paesi dell’impero si era ormai allentata per insufficienza di forze, paura del collasso imminente. L'apparato pensava ai suoi agi, vedeva le crepe nel Palazzo, la guerra in Afghanistan contro i Talebani era un pantano (poi toccò a noi e dopo vent'anni abbiamo visto l'altra ritirata, spartiacque della storia). Fu questione di un attimo, un fiammifero nel buio, la detonazione a catena di quello spazio immaginato da Winston Churchill, non più premier del Regno Unito, nel suo discorso sulla Cortina di Ferro del 5 marzo del 1946, tenuto a Fulton, in Missouri:
Da Stettino nel Baltico a Trieste nell'Adriatico, una cortina di ferro è scesa attraverso il continente. Dietro quella linea giacciono tutte le capitali dei vecchi Stati dell'Europa Centrale e Orientale.Varsavia, Berlino, Praga, Vienna, Budapest, Belgrado, Bucarest e Sofia; tutte queste famose città e le popolazioni attorno a esse, giacciono in quella che devo chiamare sfera Sovietica, e sono tutte soggette, in un modo o nell'altro, non solo all'influenza Sovietica ma anche a un'altissima e in alcuni casi crescente forma di controllo da Mosca.
Quella sfera nell'era di Gorbaciov stava esplodendo. Margaret Thatcher lo incontrò, ne rimase entusiasta e volò a Washington per dire a Ronald Reagan di aprire subito la porta della Casa Bianca a questo leader dal parlare inusuale, una ventata di calore lontano dalla sferzata di ghiaccio siberiana. Il presidente americano si auto-consegnò alla storia seguendo la Lady di Ferro, apri-pista di un mondo nuovo. George H.W. Bush, con l’esperienza di chi aveva guidato la Cia durante la Guerra Fredda, mise il sigillo allo straordinario ciclo della speranza. Missione compiuta, vittoria dell’Occidente, il comunismo è morto e la storia è finita. Applausi.
Sparita l’Unione Sovietica, rimase la Russia con i suoi immensi spazi, vuoti da riempire. E nessuno si preoccupò di capire fino in fondo cosa sarebbe nato sulle macerie dell’impero. I vincitori si impegnarono in un brindisi perenne dei loro successi, soprattutto quelli commerciali. Dopo quella di Ronald Reagan e Margaret Thatcher, partì la seconda fase della globalizzazione, quella di Bill Clinton e Tony Blair. La prima era intimamente legata all’espansione della democrazia, la seconda fu lo sganciamento degli ideali (quella cosa chiamata libertà) dai valori (il fatturato altrove della Corporate America). Da quel momento, dal distacco tra realtà e contabilità, l’Occidente fu colto da sonnambulismo, hubrys, dalla tracotanza dei vincitori che non leggono e non ascoltano le lezioni della storia.
La Russia di Gorbaciov non esisteva, la visione, la grande spinta di un uomo coraggioso da sola non poteva trasformare un sistema putrefatto in un regno democratico nutrito dal capitalismo impaginato nei quaderni di Harvard. Fu un doppio errore delle élite dell’economia (il primo di una lunga serie), consumato prima con la Russia e poi con la Cina. Mosca serviva come stazione di servizio tra Vladivostok e Berlino e così andammo a chiedere gas e petrolio, non riforme e sicurezza nello spazio dell’Europa, la libertà era una cosa che interessava solo ai nostalgici del Novecento, con i vertici in Islanda, le serate al Bolshoi e le cavalcate a Camp David. La fine dell’Urss fu un lampo d’utopia che rimase senza luce. Al buio, si vide anche il bagliore lontano di quello che sarebbe arrivato. Ora è qui, davanti a noi, l’America di Biden, la Russia di Putin, l’Europa di nessuno.
***
Navighiamo nel passato, dispersi in un oceano di ricordi. Eccone uno di Marco Patricelli, saliamo sulla macchina del tempo.
La profezia di Jura
Piazza Rossa, 25 agosto 2022. Parata del festival internazionale della musica militare (Foto Epa).di Marco Patricelli
Urss, ottobre 1988, piazza Rossa. Un corteo di limousine nere sfreccia in direzione Cremlino. Appare una fugace bandierina austriaca e un giornalista si avvicina per scattare una fotografia mentre un collega italiano l’invita a non farlo e si mantiene a prudente distanza. In un attimo si materializzano due colossi umani, verosimilmente agenti del Kgb, che lo afferrano da sotto le braccia e lo sollevano di buoni dieci centimetri da terra. L’uomo farfuglia qualcosa, poi riesce a tirare fuori un tesserino rosso su cui, anche in russo, c’è scritto che è un giornalista. I due energumeni senza dire nulla, lo depositano sul selciato e fanno dietrofront, sparendo come erano apparsi. Forse in tempi precedenti sarebbero stati zitti lo stesso ma l’epilogo non sarebbe stato affatto così morbido. Era quella l’Urss di Mikhail Gorbaciov al potere da quattro anni dopo le parentesi di stagnazione delle cariatidi mummificate di Jurij Andropov e Konstantin Chernenko nelle ultime convulsioni di un sistema sconfitto dalla storia, dall’economia, dalla Guerra Fredda.
Le crepe nel monolite erano diventate voragini e il riformismo di Gorbaciov tentava di salvare il salvabile con molto stucco e un po’ di vernice brillante nella politica internazionale. Più maquillage che sostanza. Ce lo spiegò una strana figura apparsa dal nulla come gli agenti del Kgb, una specie di aiuto-tassista, che disse di chiamarsi Jura. Sapeva fiutare il vento, probabilmente oggi è un oligarca, o forse ha fatto una brutta fine. Parlava tutte le lingue e nessuna, nel suo personalissimo esperanto che però funzionava. Aveva capito tutto prima di tanti, a partire dall’inventarsi un mestiere che non esisteva, al fianco di un amico tassista che invece non aveva capito nulla e vivacchiava nel grigiore quotidiano come gli avevano insegnato e imposto di fare. Jura agganciava solo stranieri in possesso di valuta pregiata e li faceva salire sulla Volga dell’amico, in cui il tassametro veniva inchiodato immancabilmente sullo zero, tanto lo stipendio statale era sempre lo stesso. Poi proponeva itinerari turistici e anche alternativi, più avventurosi: gli stranieri sganciavano bene, lui spartiva con l’amico secondo percentuali non rivelate, ambedue erano contenti, ma lui di più.
Jura si sorprese da subito per l’ammirazione espressa dai due italiani per Gorbaciov, che in Occidente era un mito di apertura, innovazione, persino aperta simpatia. Glasnost e Perestrojka, ovvero trasparenza e ristrutturazione, erano entrate nel lessico comune, se ne faceva un uso continuo sui giornali (spesso invertendone pure il significato), alimentava speranze per il presente e per il futuro. Jura scosse il capo e, mentre l’amico guidava per le vie di Mosca, iniziò a parlare senza freni in uno strano miscuglio di sei o sette lingue. "Ma voi credete che non sappiamo chi sono quelli che stanno nel Cremlino? Noi dobbiamo prenotare mesi e mesi prima scadenti televisori sovietici, mentre la nomenklatura guarda le tv Sony, Jvc Panasonic". Snocciolò i marchi nel primo esempio di una lunga litania. E ne sgranò di altri, riferiti al mondo che a loro era ideologicamente e politicamente precluso e nel quale lui voleva prepotentemente entrare, cominciando a fare «business, business, business» sempre sul filo del rasoio di una legalità poliziesca che oltrepassava saltellando qua e là come un cerbiatto. "Gorbaciov da noi non gode di alcuna stima. Viene dal Partito, vuole riformare quello che non può essere riformato per salvare il Partito e un sistema che sono invece destinati a crollare. Ma non ci sarà nessuna rivoluzione, semplicemente cadrà tutto e si porterà dietro anche Gorbaciov che voi ammirate tanto. Il Partito non gli permetterà di distruggere da dentro l’Unione Sovietica che è già finita". Nel 1991 un golpe finalizzato a destituire il segretario generale del Pcus fallì perché il cemento armato del comunismo si era sgretolato e dalle crepe era emerso l’ex sindaco di Mosca e presidente della Repubblica Russa, Boris Eltsin, “penna bianca”, che assieme alla gente che fece blocco umano davanti ai carri armati dei golpisti fece fallire il tentativo di rianimare un cadavere della storia.
Dicembre 1999. Le dimissioni di Boris Eltsin. A sinistra, Vladimir Putin, il successore.Proprio sopra un tank, Eltsin con un appassionato e rovente proclama bloccò la restaurazione sovietica e poco dopo si liberò anche di Gorbaciov, coltivando nel frattempo l’ascesa di un ex ufficiale del Kgb, l’ancora misconosciuto Vladimir Putin che avrebbe fatto parlare di sé. Le liberalizzazioni alla vodka (Eltsin ne era un consumatore seriale) permisero il saccheggio dell’ex Urss sgretolata da nazionalismi vecchi e nuovi e la nascita di una nuova nomenklatura d’impronta economica, tutta di super-ricchi che alla vigilia del crollo si impadronirono delle aziende statali che valevano e fecero andare in malora tutte le altre. "Business, business, business", come ripeteva Jura. Gorbaciov sopravvisse a se stesso, con un premio Nobel in bacheca, idolatrato in Occidente, conferenziere lautamente retribuito, continuamente cercato e intervistato, ma in patria era visto invece come il “responsabile” della fine dell’impero rosso e dei disastri che ne erano seguiti. Era andato tutto come nel 1988 aveva previsto Jura. Di quella notte nel taxi a Mosca esiste ancora un lungo e profetico video in vhs. Fu una lezione di storia tenuta inconsapevolmente da un giovane russo con master nell’arte di arrangiarsi che se fosse nato a Napoli avrebbe fatto sicuramente una luminosa carriera. E alla fine, per quella lunga corsa nelle vie di Mosca che i turisti non vedevano (e non potevano vedere), per la visita ai casermoni sovietici con i micro-appartamenti con le cucine e i bagni in comune, non volle neppure essere pagato.
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4.3 Ai fini dell'esercizio del recesso l'Utente può, a sua scelta, utilizzare questo modulo
4.4 Il termine per l'esercizio del recesso si intende rispettato se la comunicazione relativa all'esercizio
del diritto
di recesso è inviata dall'Utente prima della scadenza del periodo di recesso.
4.5 In caso di valido esercizio del recesso, il Fornitore rimborserà all'Utente il pagamento ricevuto in
relazione
all'Abbonamento cui il recesso si riferisce, al netto di un importo proporzionale a quanto è stato fornito
dal Fornitore
fino al momento in cui il consumatore lo ha informato dell'esercizio del diritto di recesso; per il calcolo
di tale
importo, si terrà conto dei numeri o comunque dei contenuti fruiti e/o fruibili dal consumatore fino
all'esercizio del
diritto di recesso. Il rimborso avverrà entro 14 giorni dalla ricezione della comunicazione di recesso sullo
stesso
mezzo di pagamento utilizzato per la transazione iniziale.
4.6 Eventuali eccezioni al diritto di recesso, ove previste da Codice del consumo – decreto legislativo 6
settembre
2005, n. 206, saranno comunicate al consumatore in sede di offerta prima dell'acquisto.
5. Modalità di pagamento
5.1 L'Abbonamento comporta l'obbligo per l'Utente di corrispondere al Fornitore il corrispettivo nella
misura
specificata nell'offerta in relazione al pacchetto scelto dall'Utente.
5.2 Tutti i prezzi indicati nell'offerta si intendono comprensivi di IVA.
5.3 Il pagamento dei corrispettivi può essere effettuato mediante carte di credito o debito abilitate ad
effettuare gli
acquisti online. Le carte accettate sono le seguenti: Visa, Mastercard, American Express.
5.4 L'Utente autorizza il Fornitore ad effettuare l'addebito dei corrispettivi dovuti al momento
dell'acquisto
dell'Abbonamento e dei successivi rinnovi sulla carta di pagamento indicata dallo stesso Utente.
5.5 Il Fornitore non entra in possesso dei dati della carta di pagamento utilizzata dall'Utente. Tali dati
sono
conservati in modo sicuro dal provider dei servizi di pagamento utilizzato dal Fornitore (Stripe o il
diverso provider
che in futuro potrà essere indicato all'Utente). Inoltre, a garanzia dell'Utente, tutte le informazioni
sensibili della
transazione vengono criptate mediante la tecnologia SSL – Secure Sockets Layer.
5.6 È onere dell'Utente: (i) inserire tutti i dati necessari per il corretto funzionamento dello strumento
di pagamento
prescelto; (ii) mantenere aggiornate le informazioni di pagamento in vista dei successivi rinnovi (per
esempio,
aggiornando i dati della propria carta di pagamento scaduta in vista del pagamento dei successivi rinnovi
contrattuali).
Qualora per qualsiasi motivo il pagamento non andasse a buon fine, il Fornitore si riserva di sospendere
immediatamente
l'Abbonamento fino al buon fine dell'operazione di pagamento; trascorsi inutilmente 3 giorni senza che il
pagamento
abbia avuto esito positivo, è facoltà del Fornitore recedere dal contratto con effetti immediati.
Pagamenti all'interno dell'applicazione IOS
5.7 In caso di acquisto dell'Abbonamento mediante l'Applicazione per dispositivi IOS, il pagamento è gestito
interamente
attraverso la piattaforma App Store fornita dal gruppo Apple. Il pagamento del corrispettivo è
automaticamente
addebitato sull'Apple ID account dell'Utente al momento della conferma dell'acquisto. Gli abbonamenti
proposti sono
soggetti al rinnovo automatico e all'addebito periodico del corrispettivo. L'Utente può disattivare
l'abbonamento fino a
24h prima della scadenza del periodo di abbonamento in corso. In caso di mancata disattivazione,
l'abbonamento si
rinnova per un eguale periodo e all'Utente viene addebitato lo stesso importo sul suo account Apple.
L'Utente può
gestire e disattivare il proprio abbonamento direttamente dal proprio profilo su App Store. Per maggiori
informazioni al
riguardo: https://www.apple.com/it/legal/terms/site.html. Il Fornitore non è responsabile per eventuali
disservizi della
piattaforma App Store.
6. Promozioni
6.1 Il Fornitore può a sua discrezione offrire agli Utenti delle promozioni sotto forma di sconti o periodi
gratuiti di
fruizione del Servizio.
6.2 Salvo che non sia diversamente specificato nella pagina di offerta della promozione, l'adesione a una
promozione
comporta, alla sua scadenza, l'attivazione automatica del Servizio a pagamento con addebito periodico del
corrispettivo
in base al contenuto del pacchetto di volta in volta selezionato dall'Utente.
6.3 L'Utente ha la facoltà di disattivare il Servizio in qualunque momento prima della scadenza del periodo
di prova
attraverso una delle modalità indicate nel precedente articolo 3).
7. Obblighi e garanzie dell'Utente
7.1 L'Utente dichiara e garantisce:
- di essere maggiorenne;
- di sottoscrivere l'Abbonamento per scopi estranei ad attività professionali, imprenditoriali, artigianali
o commerciali
eventualmente svolte;
- che tutti i dati forniti per l'attivazione dell'Abbonamento sono corretti e veritieri;
- che i dati forniti saranno mantenuti aggiornati per l'intera durata dell'Abbonamento.
7.2 L'Utente si impegna al pagamento del corrispettivo in favore del Fornitore nella misura e con le
modalità definite
nei precedenti articoli.
7.3 L'Utente si impegna ad utilizzare l'Abbonamento e i suoi contenuti a titolo esclusivamente personale, in
forma non
collettiva e senza scopo di lucro; l'Utente è inoltre responsabile per qualsiasi uso non autorizzato
dell'Abbonamento e
dei suoi contenuti, ove riconducibile all'account dell'Utente medesimo; per questo motivo l'Utente si
impegna ad
assumere tutte le precauzioni necessarie per mantenere riservato l'accesso all'Abbonamento attraverso il
proprio account
(per esempio, mantenendo riservate le credenziali di accesso ovvero segnalando senza ritardo al Fornitore
che la
riservatezza di tali credenziali risulta compromessa per qualsiasi motivo).
7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.