2 Novembre

Governo e governatori, le Italie deboli

I presidenti delle Regioni auto-incoronati governatori che hanno riempito il vuoto dell'esecutivo dei Dpcm. Un viaggio di Marco Patricelli tra regni, feudi, signorie, granducati, il caos. Così il coronavirus ha disarticolato il Paese

di Marco Patricelli

Il punto di non ritorno è stata l’adozione autocompiaciuta del termine governatore per designare il presidente della Regione. Una semplificazione giornalistica che si è imposta presto come autoassunzione di una carica che non esiste giuridicamente per rivendicare un ruolo decisionale, in tempi di emergenza, che sfora il limite della legislazione concorrente annacquandola in quella alternativa. Ed è così che le Regioni in epoca di Covid-19 si sono ritagliate de facto un’identità diversa da quella concepita costituzionalmente nell’immediato dopoguerra dal legislatore, che forzava per motivi storici la filosofia della prima istituzione risalente ad Augusto. Il princeps aveva suddiviso l’Italia in undici regioni, senza però assegnare a esse né un ruolo intermediario col potere centrale, né capacità politica o amministrativa, limitandosi a una delimitazione territoriale, diversamente dal significato federale della Roma repubblicana.

Con la fine dell’impero la storia ci racconta di secoli di frammentazione in regni (barbarici e non), realtà feudali, signorie, comuni, e ancora regni, principati, granducati, ducati, esperienze repubblicane, occupazioni straniere, con la creazione di instabili e variabili centri di potere spazzati via dal processo risorgimentale e dall’accentramento dei Savoia. L’Italia «espressione geografica» di Metternich diventava nazione senza che esistesse una nazione italiana, la cui essenza era la contrapposizione tra guelfi e ghibellini e tra bianchi e neri, e la cui unica certezza identitaria era nelle mura che cingevano le città per protezione dall’esterno. Proprio la compattezza formale dello Stato liberale e la sua crisi per l’insostenibilità delle conseguenze dello sforzo bellico nel primo conflitto mondiale, fecero sì che una scampagnata caciarona in camicia nera si trasformasse nella Marcia su Roma e nell’inizio del Ventennio fascista con la perdita progressiva delle libertà statutarie, la dittatura, le guerre di aggressione e la catastrofe del secondo conflitto mondiale culminata nella guerra civile che insanguinò l’Italia dal 1943 al 1945....


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