19 Gennaio
Governo, establishment e un po' di storia
I sondaggi confermano il primato ampio di Fratelli d'Italia, la leadership di Meloni è tra le più apprezzate a livello globale, il governo non ha un'alternativa. L'esecutivo ha una prospettiva di legislatura, a patto che velocizzi la legislazione e faccia funzionare la macchina dello Stato. Appunti sul governo, il consenso e l'Alta Burocrazia. Fine di un ciclo storico e nuovo inizio
I sondaggi politici vanno sempre letti con prudenza, quando sono fatti bene indicano una tendenza, anticipano il fatto, ma l'errore è sempre dietro l'angolo perché la materia è l'animo umano e il cambio di rotta dell'elettorato questione di un attimo. Sono molto utili per fare analisi, costituiscono una base di dati, ma affidarsi solo ad essi conduce a letture della realtà insufficienti per capire i fenomeni di lunga durata e il loro impatto sulle decisioni dei singoli, delle famiglie, delle imprese, delle sempre più polverizzate classi sociali.
La Supermedia di Agi/YouTrend stamattina indica una flessione di Fratelli d'Italia che torna sotto il 30% e si ferma al 29,6%. Niente di eclatante, il partito stacca tutti altri di oltre dieci punti, la fessione è minima (0,7%) e il ciclo politico di Giorgia Meloni non si misura in una settimana. Siamo di fronte a un fatto normale, ma è la prima inversione di tendenza registrata dopo settimane di cavalcata solitaria e dunque va sul taccuino. Nessun altro partito avanza, altra conferma dell'equilibrio dello scenario. Non si governa con i sondaggi, ma si leggono e interpretano.
Il Presidente Sergio Mattarella e il premier Giorgia Meloni (Foto Ansa).La prova del governo è un passaggio complicatissimo per chiunque, l'opinione pubblica ha un tasso di volatilità enorme, i social media hanno frantumato il dibattito pubblico, dominano le tribù e non le comunità, le democrazie hanno seri problemi di stabilità, efficacia della risposta in un periodo storico straordinario. E Meloni è uno dei leader che riscuote il più largo consenso a livello globale. Nota di Morning Consult, società americana che misura il gradimento dei leader mondiali:
- Poco meno della metà (49%) degli italiani approva l'operato della Meloni nei sondaggi condotti dal 24 al 30 ottobre, pochi giorni dopo il giuramento, rendendola il leader più popolare...
I sondaggi politici vanno sempre letti con prudenza, quando sono fatti bene indicano una tendenza, anticipano il fatto, ma l'errore è sempre dietro l'angolo perché la materia è l'animo umano e il cambio di rotta dell'elettorato questione di un attimo. Sono molto utili per fare analisi, costituiscono una base di dati, ma affidarsi solo ad essi conduce a letture della realtà insufficienti per capire i fenomeni di lunga durata e il loro impatto sulle decisioni dei singoli, delle famiglie, delle imprese, delle sempre più polverizzate classi sociali.
La Supermedia di Agi/YouTrend stamattina indica una flessione di Fratelli d'Italia che torna sotto il 30% e si ferma al 29,6%. Niente di eclatante, il partito stacca tutti altri di oltre dieci punti, la fessione è minima (0,7%) e il ciclo politico di Giorgia Meloni non si misura in una settimana. Siamo di fronte a un fatto normale, ma è la prima inversione di tendenza registrata dopo settimane di cavalcata solitaria e dunque va sul taccuino. Nessun altro partito avanza, altra conferma dell'equilibrio dello scenario. Non si governa con i sondaggi, ma si leggono e interpretano.
Il Presidente Sergio Mattarella e il premier Giorgia Meloni (Foto Ansa).La prova del governo è un passaggio complicatissimo per chiunque, l'opinione pubblica ha un tasso di volatilità enorme, i social media hanno frantumato il dibattito pubblico, dominano le tribù e non le comunità, le democrazie hanno seri problemi di stabilità, efficacia della risposta in un periodo storico straordinario. E Meloni è uno dei leader che riscuote il più largo consenso a livello globale. Nota di Morning Consult, società americana che misura il gradimento dei leader mondiali:
- Poco meno della metà (49%) degli italiani approva l'operato della Meloni nei sondaggi condotti dal 24 al 30 ottobre, pochi giorni dopo il giuramento, rendendola il leader più popolare in Europa secondo il Global Leader Approval Ratings di Morning Consult. Meloni è più apprezzata di circa 20 punti percentuali rispetto ai suoi colleghi in Francia e Germania, e solo il Presidente svizzero Ignazio Cassis, è a breve distanza dal suo indice di gradimento netto.
- Meloni ha avuto un inizio forte come il suo predecessore, Mario Draghi, che ha riscosso un indice di gradimento del 60% per gran parte del suo mandato, anche se questo non è bastato a salvarlo dalle lotte parlamentari a Roma dopo un lento e costante scivolamento nella prima metà del 2022.
Sono elementi del gioco del consenso che vanno sempre letti con attenzione. Un momento di difficoltà per Meloni è arrivato con la decisione di non prorogare lo sconto fiscale sui carburanti. Decisione coraggiosa perché impopolare, ma corretta (le ragioni sono state ampiamente esposte su List). Nonostante le polemiche (anche interne alla maggioranza), la premier è ancora in luna di miele con gli elettori. La traduzione sul piano politico è che Meloni ha un credito di fiducia molto alto, che gli elettori condividono le sue scelte e sono disposti a concederle tempo e un margine d'errore. Il capo del governo questo tempo deve utilizzarlo tutto e in fretta, deve aprire il cantiere del suo programma politico e portarlo avanti con efficacia, non basta 'incardinare' i provvedimenti, questi infatti devono 'andare avanti' e gli italiani ne devono avere percezione immediata, dunque il governo deve mixare due elementi: iniziativa parlamentare e decretazione d'urgenza, individuando corsie rapide per esame, approvazione e entrata in vigore. Si chiama 'legislazione motorizzata'.
Qui entrano in gioco altre forze che hanno un ruolo ombra, ma fondamentale per realizzare il programma politico: le Alte Burocrazie del paese che accompagnano i provvedimenti con norme ad hoc, decreti attuativi, regolamenti, un establishment che culturalmente fa parte di un'altra storia che comincia con la crisi dei primi anni Novanta, quella della tecnocrazia che ha conquistato spazi che erano della politica e oggi si trova di fronte al dilemma dell'arretramento in presenza di un 'governo politico' espresso dal voto in maniera chiara. Chi ha il comando, non molla volentieri lo scettro, pur non avendolo mai conquistato con i voti. Si tratta dell'interruzione di un percorso lungo (almeno dodici anni, dalla crisi finanziaria del 2011) in cui i governi erano di due tipi: coalizioni deboli e perdenti nell'urna (Letta, Renzi, Gentiloni), governi tra forze inconciliabili senza programma condiviso (Conte I e II), governi tecnici varati per superare crisi globali in scenari opposti, tra austerità contabile e espansione della spesa (Monti e Draghi). Il governo Meloni è lontano da tutto questo, è un esecutivo di centrodestra, ha vinto nettamente la gara elettorale, con un partito, Fratelli d'Italia, che ha conquistato il 26% dei voti (e nei sondaggi oggi è sopra il 30%) e ha chiuso l'era del primato di Berlusconi e ridimensionato i numeri della Lega. Sono stati gli elettori a costruire questo scenario, Meloni è il frutto di una implicita elezione diretta a Palazzo Chigi.
Il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti (Foto Ansa).L'album dei ministri dell'Economia è un esercizio utile per leggere la nostra storia: dal 2001 abbiamo avuto solo tre ministri politici (Giulio Tremonti, Pier Carlo Padoan e Roberto Gualtieri) e ben sette tecnici (Domenico Siniscalco, Tommaso Padoa-Schioppa, Mario Monti, Vittorio Grilli, Fabrizio Saccomanni, Giovanni Tria, Daniele Franco). Con il governo Meloni è tornato un politico di peso che ha il consenso dei mercati e una consolidata esperienza, Giancarlo Giorgetti. Il presidente del Consiglio e il ministro dell'Economia sono il motore del governo, dunque la 'macchina' di via XX Settembre deve funzionare bene, non avere vuoti, sostenere l'azione dell'esecutivo, dialogare con gli investitori che comprano i titoli di Stato italiani, rassicurare i mercati. L'organizzazione del ministero dell'Economia è un punto critico di ogni governo, un ministro che non si occupa della struttura tecnica, soccombe di fronte a quest'ultima che, senza un contrappeso, finisce per prendere decisioni politiche attraverso provvedimenti di natura amministrativa. Ecco perché oggi il Consiglio dei ministri prenderà in esame l'organizzazione dei vertici del ministero dell'Economia. Il direttore generale del Tesoro e il Ragioniere generale dello Stato - Alessandro Rivera e Biagio Mazzotta - sono la prima linea di un ministro politico (e nello stesso tempo 'tecnico') come Giorgetti. Si tratta di una questione di sintonia e sincronia nella gestione del ministero più importante del governo.
La sostituzione dei vertici del ministero dell'Economia (fatto normale in qualsiasi democrazia) è il chiodo al quale appendere un quadretto sul tema dell'establishment, dell'Alta Burocrazia, che non ha ancora realizzato pienamente quanto sia grande e profondo questo cambiamento di scenario nel governo e in Parlamento. Per ora esprime sorpresa per le capacità (in quantità e qualità) mostrate da Meloni nel suo lavoro quotidiano a Palazzo Chigi (segno di un pregiudizio che si sta sbriciolando), ma sotto e sopra continua a immaginare un epilogo di questo tipo: la maggioranza prima o poi andrà in crisi su qualche punto del programma, uno shock esterno potrebbe indebolirlo, il consenso svanirà rapidamente così come è arrivato. Anche qui c'è una sottovalutazione: è vero che i leader a Palazzo Chigi si consumano in fretta (e Matteo Renzi, tra gli ultimi, paradossalmente, è quello che è durato di più, tre anni, 1024 giorni, al governo, ovvero 2 anni, 9 mesi e 20 giorni), ma il caso Meloni ha una storia che è quella di un attore politico che ha fondato il suo partito dieci anni fa. Nessuno tra coloro che sono emersi in questi anni ha questa condizione di partenza: Matteo Renzi ha scalato un Pd che era già in profonda crisi esistenziale (bastava guardare le riunioni della direzione per comprendere la parabola dello strumento di potere senza identità culturale) e il logoramento è arrivato anche per questa fragilità; Enrico Letta non aveva il physique du rôle per fermarne il declino; Paolo Gentiloni era un esperto traghettatore del Pd di governo verso un non-luogo da inventare (e ancora a questo sono fermi); Matteo Salvini ha rimesso in piedi un partito agonizzante, ha cavalcato l'onda populista, ma poi ha perso il momento - e le idee - per capitalizzare i voti nel governo; Giuseppe Conte è il frutto di un 'incidente' della storia del Movimento Cinque Stelle, la sua leadership è un prodotto dello sfaldamento pentastellato, a Palazzo Chigi ha fallito, all'opposizione potrà allungare la sua storia. Giorgia Meloni potrebbe anche non chiudere il cerchio della legislatura (sarebbe un fatto straordinario e nello stesso tempo possibile visto il contesto), ma il suo profilo è diverso: ha fondato un partito nuovo che ha una vita intensa sul piano dell'elaborazione delle idee (andare a Atreju, si capiscono molte cose su come funziona Fratelli d'Italia), ha una cultura politica conservatrice che è frutto di una biografia forgiata nell'esperienza della vita quotidiana, non è un prodotto del laboratorio dei salotti romani (parecchio sdruciti), la sua leadership è conquistata con i voti e così anche la premiership. Sono premesse diverse da quelle degli altri protagonisti che si sono alternati al governo, fattori che plasmano un carattere (im)previsto della storia.
Meloni non ha la strada spianata, tutt'altro, perché se è vero che il centrosinistra oggi è a pezzi (regna la confusione, è lontano dall'agenda quotidiana degli italiani e ha bisogno di fare una lunga traversata nel deserto) è ancor più solido il fatto che il paese dai tempi della Prima Repubblica non è più abituato alla presenza di un leader 'tutto politico' (dice di desiderare con ardore l'arrivo del Cavallo Bianco, ma poi lo lascia passare, non lo cavalca), i governi di coalizione sono sempre una scommessa, i ribaltonisti sperano, manca in generale una cultura politica dell'alternanza e domina ancora l'idea del non-governo incolore che fa comodo a tutti. L'asincronicità dell'Italia con il resto del mondo è un problema, ma il resto del mondo a sua volta è nei guai e i tempi straordinari a volte chiamano sulla scena quella che il rivoluzionario e filosofo marxista Georgij Plechanov definiva “la funzione della personalità nella storia”. Il momento senza dubbi è questo, vedremo se sarà Meloni quella 'personalità'.
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danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.