4 Gennaio
Guerra e pace. Nel Grand Bazaar di Teheran
Piovono missili, si parla di conflitto imminente, ma al di là della trincea, del regime degli Ayatollah e dello scontro con l'America, esiste un popolo che ha una grande voglia di vivere. Gli appunti di viaggio di Maite Carpio sull'Iran che non è mai in prima pagina
Punto della situazione: il colpo dell'eliminazione di Qassem Soleiman è grande, l'Iran è in difficoltà, c'è smarrimento nel governo e infatti i toni dell'Ayatollah Khamenei e del presidente Hassan Rouhani sono parecchi decibel sopra la freddezza che sarebbe necessaria. Si sparano razzi in Iraq contro le basi americane, si minacciano azioni spettacolari, ma niente può cancellare la sensazione dell'Iran di essere entrato in una dimensione "dronizzata" e letale. In questa situazione i funerali del generale Soleiman a Baghdad sono serviti a provare a ricompattare il regime. Il clima che si respira ai vertici del governo dopo lo strike americano si può riassumere così: nessuno è più al sicuro. Ma quanti Iran ci sono in questo momento? Esiste un altro mondo al di là della trincea della guerra. Per sapere, per capire, forse bisogna tornare alle origini, guardare al popolo, alla quotidianità fatta di segnali deboli (ma permanenti) e non alle gerarchie che lo governano, riscoprire il carattere della Grande Persia. Queste note di Maite Carpio sono l'inchiostro fresco di un viaggio recente, la cultura di un paese, la mente e il cuore di un popolo. Buona lettura.
di Maite Carpio
I vicoli del Grand Bazaar di Teheran brulicano di vita come tutte le mattine a una certa ora. Sembra un formicaio indaffarato che prova ad andare avanti, incurante delle disavventure politiche del mondo, deciso a imporre la propria voglia di vivere.
Impressiona la forza di questo popolo che, nonostante il ferreo controllo sociale imposto dal regime, le sanzioni dell’amministrazione Trump, le difficoltà economiche che hanno subito negli ultimi anni, non ha mai perso la fiducia nella propria capacità di andare avanti. Le donne, tutte velate, gironzano per il bazaar con un sorriso sempre pronto verso i pochi stranieri che si vedono intorno, intente a fare la loro spesa. Non esistono i marchi...
Punto della situazione: il colpo dell'eliminazione di Qassem Soleiman è grande, l'Iran è in difficoltà, c'è smarrimento nel governo e infatti i toni dell'Ayatollah Khamenei e del presidente Hassan Rouhani sono parecchi decibel sopra la freddezza che sarebbe necessaria. Si sparano razzi in Iraq contro le basi americane, si minacciano azioni spettacolari, ma niente può cancellare la sensazione dell'Iran di essere entrato in una dimensione "dronizzata" e letale. In questa situazione i funerali del generale Soleiman a Baghdad sono serviti a provare a ricompattare il regime. Il clima che si respira ai vertici del governo dopo lo strike americano si può riassumere così: nessuno è più al sicuro. Ma quanti Iran ci sono in questo momento? Esiste un altro mondo al di là della trincea della guerra. Per sapere, per capire, forse bisogna tornare alle origini, guardare al popolo, alla quotidianità fatta di segnali deboli (ma permanenti) e non alle gerarchie che lo governano, riscoprire il carattere della Grande Persia. Queste note di Maite Carpio sono l'inchiostro fresco di un viaggio recente, la cultura di un paese, la mente e il cuore di un popolo. Buona lettura.
di Maite Carpio
I vicoli del Grand Bazaar di Teheran brulicano di vita come tutte le mattine a una certa ora. Sembra un formicaio indaffarato che prova ad andare avanti, incurante delle disavventure politiche del mondo, deciso a imporre la propria voglia di vivere.
Impressiona la forza di questo popolo che, nonostante il ferreo controllo sociale imposto dal regime, le sanzioni dell’amministrazione Trump, le difficoltà economiche che hanno subito negli ultimi anni, non ha mai perso la fiducia nella propria capacità di andare avanti. Le donne, tutte velate, gironzano per il bazaar con un sorriso sempre pronto verso i pochi stranieri che si vedono intorno, intente a fare la loro spesa. Non esistono i marchi italiani, qui e là si vede qualche brutta copia, ma si accontentano delle scarpe e dei vestiti che arrivano dalla Turchia e della merce cinese che i bottegai mettono in mostra nei negozi, insieme alle spezie e alle pentole di rame. Mi sembra molto bello e rincuorante il loro attaccamento ai piaceri quotidiani della vita. Organizzano gite di famiglia per visitare il Palazzo Golestan (dove si fece incoronare lo Scià di Persia, ma le immagini della cerimonia qui non si trovano su internet perché sono criptate), fanno lunghe e lente passeggiate per godersi la bellezza dei loro giardini, visitano le tombe dei grandi poeti persiani (sopratutto Hafez, il poeta prediletto che canta all’amore, al vino - anche se oggi è vietato il consumo di alcool in tutto il paese - e alla leggerezza di vivere) e fanno la fila per entrare al Tempio del fuoco eterno, dove la fiamma divina è rimasta accesa ininterrottamente per più di 1.300 anni, tutto con una leggerezza che sorprende, come se provassero a esorcizzare la precarietà della loro condizione “geopolitica”. Un po’ come a Napoli, hanno resistito a tutto e si affidano spensierati al flusso collettivo della vita.
Sono persone molto formali ma s’ avvicinano allo straniero con grande simpatia, curiosi di sapere da dove vieni e cosa pensi del loro paese (si aspettano solo commenti positivi, ovviamente) Quasi nessuno parla inglese, ma le poche volte che mi capita la fortuna di trovare qualcuno che lo fa, sono ben contenti di chiacchierare. Dopo qualche domanda di cortesia, non si sottraggono a questioni "apparentemente" più spinose e se chiedi loro dei potenti Pasdaran, subito parlano dell’affascinante capo delle milizie, Soleimani, un mito nel loro immaginario. Sono stati un popolo di conquistatori e nel loro dna c’è ancora il rispetto (quasi devozione) per il coraggio dei bravi combattenti. Erodoto nelle sue Storie è il primo a raccontarci delle prodezze di Ciro il Grande e il suo affanno di conquista (“dovunque Ciro si volgesse a guerreggiare, era impossibile per quel popolo scampare”) ma anche della sua inevitabile caduta perché “c’è un ciclo delle vicende umane che col suo volgersi non permette che sempre gli stessi siano fortunati”. Lo seguono il nipote Dario I, un condottiero spietato che costruirà la meraviglia di Persepoli (distrutta da Alessandro che qui non chiamano Magno ma, con un certo disprezzo, anche giustificato, il macedone) e poi Serse e Artaserse. Una dinastia di uomini assatanati di grandezza, pronti a pagare qualunque prezzo per rendere la terra persiana confinante solo con l’etere di Zeus.
Oggi sanno di contare sull’esercito più potente del Medio Oriente e ne vanno fieri. Sono un popolo molto orgoglioso e si sentono superiori a tutti i paesi confinanti (più o meno come trovarsi con un francese in Africa). Loro sono sciiti (ovviamente si sentono migliori dei sunniti) e la religione determina ogni momento della giornata, ma sono sopratutto persiani. Figli di una antichissima, estremamente ricca e raffinata civiltà, inconsapevolmente fanno di tutto per essere all’altezza dell’eredità che portano. Non c’è traccia del cinismo romano, anche se hanno fatto la Storia mille anni prima della città più bella del mondo, gli iraniani s'affidano alla loro incredibile capacità di resistenza (sono un popolo che ha dovuto lottare contro il deserto per sopravvivere) e al loro ingegno ineguagliabile (hanno inventato loro gli acquedotti sotterranei!). Sono grandi lavoratori, molto tolleranti con i più poveri, non pagano le tasse, con grande facilità aprono bottega o scambiano merce per guadagnare qualche Riyal. Con le sanzioni dell’amministrazione Trump, la moneta si è svalutata del 40 per cento e hanno perso tanto potere d’acquisto, ma le difficoltà economiche non riescono a impedire loro di godersi la semplicità della loro esistenza.
Di politica non parlano volentieri, come se le questioni della pubblica amministrazione non li riguardassero o se fossero rassegnati, parlano infatti di una linea rossa (quella della politica e gli affari che girano intorno a essa) che traccia un limite, invalicabile, tra di loro e un potere che sanno essere impietoso. I più grandi ricordano bene la repressione sociale imposta con l’arrivo degli Ayatollah e lo stato diffuso di paura e sospetto che restrinse, da un giorno all’altro, le libertà individuali fino ad allora date per scontate. Un’altra pagina di follia nella Storia. La guerra con l’Iraq aiutò a consolidare irremessibilmente la tirannia del regime. A pagare il prezzo più alto in tutti questi anni, ovviamente, sono state le donne, costrette a indossare il chador, non potevano alzare lo sguardo, frequentare sconosciuti e ancora meno pensare a un tocco di rossetto. Oggi, con il governo di Rouhani, che rappresenta l’ala più moderata e tollerante del regime, le condizioni sono molto cambiate per loro, infatti, le ragazze frequentano l’università, sono inserite nel mondo del lavoro e la vigilanza stretta dei costumi si è notevolmente rilassata. In giro si vedono tanti uomini che spingono le carrozzine, portano amorevolmente i bambini in braccio e si fanno carico, senza alcun successo, dei loro capricci.
La coscienza politica esiste solo tra i più giovani. La loro forza si sente ovunque, se non altro perché la popolazione iraniana è giovanissima e poi, negli ultimi anni, si è triplicata. Durante la Rivoluzione del 1979 gli abitanti del paese erano 32 milioni, oggi invece sono 92 milioni (solo 16 milioni nella capitale, a Teheran) e più della metà hanno meno di 40 anni. Non a caso c’è un problema di disoccupazione giovanile molto preoccupante. Twitter e Google sono vietati, l’accesso a internet non è libero, ma le nuove generazioni sanno bene come farsi burla del divieto. Solo tra loro si sentono alcuni sintomi della globalizzazione, dal taglio dei cappelli tra i ragazzi, ai nasi rifatti delle giovani donne che ostentano compiaciute il cerotto in faccia, come un simbolo di nuovo status. Sono stati loro a guidare le ultime proteste (per l’aumento della benzina che qui costa quasi niente), manifestazioni in piazza che sono state duramente represse dalla guardia nazionale.
Nonostante sia un paese ricchissimo di risorse naturali, è il terzo paese al mondo per riserve di petrolio, qui non esiste il concetto del lusso. E tutto maledettamente semplice. Se chiedi loro cosa pensano degli americani, fanno una smorfia. Si sono fatti l’abitudine a convivere con questa rivalità storica ma, contemporaneamente, si avverte anche una certa stanchezza del cliché. Rappresentano due mondi radicalmente opposti. In effetti, lo sono.
In Persia è nata una delle prime religioni monoteiste, il zoroastrismo (1000 a. c.) i cui principi sono tre: pensare bene, parlare bene, agire per il meglio. Lo stemma dei zoroastriani rappresenta un uomo anziano, un saggio che con una mano indica la retta via e con l’altra regge l’anello di impegno. L’anello di impegno è il simbolo della religione e del pensiero persiano, un cerchio perfetto che serve a ricordarci che tutto quello che fai, tutto quello che dici, tutto quello che dai, inevitabilmente ti tornerà indietro.
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o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.