12 Febbraio
Guerra o pace
Alta tensione in Ucraina, per la Casa Bianca l'invasione è "imminente". Lavrov: "Stati Uniti e Ue hanno ignorato le nostre richieste sulla sicurezza". Attesa per la telefonata tra Biden e Putin. Colloquio tra i ministri della Difesa di Mosca e Washington. Interessi, strategia, leggi della geopolitica e storia. Il rischio di un "incidente" che apre il conflitto
A che ora è la guerra? Non lo sappiamo, ma da ieri sera le probabilità di un conflitto che "sfugge" di mano nel cuore dell'Europa è alta. Oggi Joe Biden parlerà con Vladimir Putin, anche il presidente francese Emmanuel Macron lo farà. Tutti le nazioni stanno evacuando il personale militare e diplomatico dall'Ucraina, Italia compresa, è arrivato l'ordine poche ore fa. Il ministro della Difesa russo, Serghei Shoigu, parlato al telefono con il capo del Pentagono, Lloyd Austin, hanno discusso di "questioni di sicurezza di interesse reciproco".
Le lancette dell'orologio corrono più veloci che mai. Gli Stati Uniti hanno deciso di spingere il loro racconto di un'invasione russa "imminente" fino al limite e l'effetto è micidiale perché stamattina il governo di Kiev ha chiesto "mantenere la calma", una nota del ministero degli Esteri dice che "al momento è estremamente importante rimanere calmi, rimanere uniti e consolidarsi all'interno del Paese, evitare azioni destabilizzanti e quelle che seminano il panico". L'invasione non c'è, nessuno sa se ci sarà, ma l'impatto delle dichiarazioni fatte ieri sera dalla Casa Bianca è un segnale di pericolo perché basta una reazione scomposta in territorio Ucraino - una mossa azzardata nell'area del Donbass, per esempio, un colpo di proiettile dal confine verso le regioni dove sono schierate le truppe russe - per innescare il conflitto. Le guerre scoppiano per vie che spesso non sono prevedibili, nel caso ucraino "l'incidente" è dietro l'angolo.
La Casa Bianca ha alimentato giorno dopo giorno questo scenario. Ieri Jake Sullivan, il Consigliere per la sicurezza nazionale, lo ha portato all'estremo affermando che un attacco potrebbe arrivare quando sono in corso i Giochi Olimpici invernali a Pechino (dunque entro il 20 febbraio, data della fine della manifestazione) e si tratta di "una possibilità molto, molto distinta" ma dicendo subito dopo che "non possiamo prevedere l'esatta determinazione" di...
A che ora è la guerra? Non lo sappiamo, ma da ieri sera le probabilità di un conflitto che "sfugge" di mano nel cuore dell'Europa è alta. Oggi Joe Biden parlerà con Vladimir Putin, anche il presidente francese Emmanuel Macron lo farà. Tutti le nazioni stanno evacuando il personale militare e diplomatico dall'Ucraina, Italia compresa, è arrivato l'ordine poche ore fa. Il ministro della Difesa russo, Serghei Shoigu, parlato al telefono con il capo del Pentagono, Lloyd Austin, hanno discusso di "questioni di sicurezza di interesse reciproco".
Le lancette dell'orologio corrono più veloci che mai. Gli Stati Uniti hanno deciso di spingere il loro racconto di un'invasione russa "imminente" fino al limite e l'effetto è micidiale perché stamattina il governo di Kiev ha chiesto "mantenere la calma", una nota del ministero degli Esteri dice che "al momento è estremamente importante rimanere calmi, rimanere uniti e consolidarsi all'interno del Paese, evitare azioni destabilizzanti e quelle che seminano il panico". L'invasione non c'è, nessuno sa se ci sarà, ma l'impatto delle dichiarazioni fatte ieri sera dalla Casa Bianca è un segnale di pericolo perché basta una reazione scomposta in territorio Ucraino - una mossa azzardata nell'area del Donbass, per esempio, un colpo di proiettile dal confine verso le regioni dove sono schierate le truppe russe - per innescare il conflitto. Le guerre scoppiano per vie che spesso non sono prevedibili, nel caso ucraino "l'incidente" è dietro l'angolo.
La Casa Bianca ha alimentato giorno dopo giorno questo scenario. Ieri Jake Sullivan, il Consigliere per la sicurezza nazionale, lo ha portato all'estremo affermando che un attacco potrebbe arrivare quando sono in corso i Giochi Olimpici invernali a Pechino (dunque entro il 20 febbraio, data della fine della manifestazione) e si tratta di "una possibilità molto, molto distinta" ma dicendo subito dopo che "non possiamo prevedere l'esatta determinazione" di Putin. Quindi gli Stati Uniti dicono che l'attacco ci sarà, ma non sanno se il presidente russo l'abbia ordinato o no. Il metodo della Casa Bianca è singolare e i dubbi su questa strategia trapelano fra gli alleati. Ieri un articolo di Le Monde - non un pericoloso foglio filo-russo, ma il giornale dell'establishment francese - faceva notare come "nelle ultime settimane la Casa Bianca si è affidata a una drammatizzazione della minaccia russa all'Ucraina, arrivando ad annunciare un'invasione 'imminente'. Ma le accuse non sono sempre state supportate da prove".
Guerra o pace? Il dilemma di Joe Biden, presidente degli Stati Uniti (Foto Epa).L'amministrazione Biden nel corso di questi mesi ha adottato una strategia "variabile", dunque di volta in volta la data del blitz veniva spostata, cancellata, rilanciata e dunque l'attacco russo poteva avvenire "più tardi, domani, tra qualche settimana o mai più", ma con una tensione costante, alimentata "per quasi tre mesi, attraverso regolari fughe di notizie sulla stampa e dichiarazioni pubbliche", così "Washington non ha smesso di lanciare l'allarme sui preparativi". Il quotidiano francese ricorda che "il 2 febbraio scorso l'amministrazione ha annunciato che non avrebbe più utilizzato la parola 'imminente' per descrivere questo pericolo" e la portavoce Jen Psaki ha spiegato che quella parola ha "inviato un messaggio che non intendevamo inviare". Ieri quella parola - "imminente" - è tornata nel dizionario della Casa Bianca, sulle labbra Sullivan, la figura del governo americano che dovrebbe avere tutte le informazioni utili su una guerra che dal punto di vista semantico è già in corso. Niente accade per caso, si tratta ovviamente di una strategia (per evitare la guerra - o come sospetta qualcuno cercarla?), tanto che Le Monde arriva a chiedersi se "non è che gli Stati Uniti indulgono nella disinformazione, per mancanza di prove avanzate, al fine di interrompere i calcoli di Mosca?". Gran dilemma.
Sullivan ieri ha detto che gli Stati Uniti si stanno preparando a tutto (e così anche a niente, ma questo è un sottinteso che non passa nella comunicazione), compreso un "rapido assalto" alla capitale Kiev. "Se un attacco russo all'Ucraina procede - ha detto Sullivan - è probabile che inizi con bombardamenti aerei e attacchi missilistici che potrebbero ovviamente uccidere i civili". Biden ha già detto che tutti i cittadini americani devono lasciare il paese, Sullivan lo ha ribadito: "Qualsiasi americano in Ucraina dovrebbe partire il prima possibile e comunque nelle prossime 24-48 ore".
Tutti hanno dunque cominciato a credere che la guerra sia "imminente", prima di tutto il mercato. Wall Street ieri sera ha reagito bruscamente e la Borsa è crollata. Grafico dell'indice Dow Jones:
Il mercato azionario ha esteso un selloff già in corso e l'indice Dow Jones è atterrato a quota -1.43% (più di 500 punti di perdita, vendita accelerata dalle ore 13.00 in poi, quando le notizie si sono intensificate), mentre l'indice S&P 500 ha chiuso a -1.90%. I contratti future del petrolio Wti hanno fatto un balzo in avanti (+4.47%) toccando il prezzo massimo da 7 anni - e il greggio ormai "vede" il prezzo di 100 dollari al barile - così è scattata la corsa all'acquisto dei "beni rifugio", con i rendimenti dei titoli del Tesoro americano che sono crollati mentre sono salite le quotazioni dell'oro, il dollaro e lo yen. Sono i classici giri di giostra degli investitori quando si profila all'orizzonte il rischio della guerra.
Stiamo entrando a tutta velocità in un percorso ad alto rischio per l'economia: i costi dell'energia con un conflitto sono destinati a salire (dettaglio: il prezzo del gas con l'apertura del gasdotto Nord Stream 2 crollerebbe, ma la crisi Ucraina ne ha stoppato l'entrata in funzione), il petrolio a quota 100 dollari non è più una previsione di lungo periodo (il contratto del Brent è a 95 dollari il barile), ma un fatto che può verificarsi in pochi giorni e l'effetto sulla corsa dell'inflazione sarebbe immediato, tutto questo accade mentre la Federal Reserve sta preparando un rialzo dei tassi di mezzo punto a marzo. Risultato: addio crescita e porte aperte alla recessione.
La cosa incredibile è che tutte le mosse fatte finora la guerra non la allontanano, la accelerano. L'ambiguità del governo americano sullo status di Kiev e un suo futuro ingresso nella Nato per Mosca sono il segnale che le sue truppe al confine con la Bielorussia, la Polonia e l'Ucraina non possono arretrare. I russi chiaramente stanno usando lo schieramento della fanteria come uno strumento di pressione nei confronti di Washington e degli alleati, i quali sulla base di questi movimenti pensano che l'attacco sia "imminente".
Cosa sta succedendo sul terreno? Mappa dell'Institute for the Study of War:
La Russia ha dispiegato brigate meccanizzate e artiglieria intorno all'Ucraina, è uno "show of force" a cui ha risposto anche la Nato con l'invio di truppe nei paesi alleati ai confini con l'Ucraina, ieri la Casa Bianca ordinato lo schieramento di 3000 soldati in Polonia. Finora, tutto si svolge nel quadro della guerra che parla senza sparare un colpo.
Cosa vuole Putin? Anche qui siamo nel campo del significato esatto da dare alle parole. Quando Mosca parla di "Ucraina" non intende solamente il territorio di Kiev, ma qualcosa di ben più ampio, cioè il dispiegamento delle forze Nato vicino ai suoi confini e in quella che considera la sua zona di influenza. Putin chiede alla Nato tre cose:
1. Che la Nato non ammetta altri nuovi membri nel suo club. Non solo l'Ucraina, ma qualsiasi altro nuovo partner;
2. Che la Nato non dispieghi armi strategiche (leggere alla voce missili capaci di trasportare testate nucleari) "vicino ai confini della Russia" (quello che su List abbiamo battezzato come "il problema dei cinque minuti di Putin");
3. Che la Nato ritiri tutte le sue "infrastrutture militari" fino alle posizioni in cui si trovava nel 1997.
L'uomo del Cremlino sta giocando una partita a poker con i libri di storia, una sfida dura anche per un uomo abile come Putin. Guardate la mappa qui sotto, ecco l'evoluzione della Nato prima e dopo il 1989, la sua espansione a Est:
Che cosa può fare Putin? In teoria le strade dello zar sono due: alzare la posta e far partire la guerra; spostare le truppe dai confini dell'Ucraina e mollare la presa. Nel primo caso, entriamo nel buco nero del conflitto, perché l'Ucraina può essere invasa e presa in pochi giorni dalle forze di Mosca, ma non si sa fino a che punto è disposta a spingersi la Nato nella risposta. Kiev non fa parte dell'Alleanza, non c'è dunque alcun automatismo (articolo 5 del trattato Nato) nell'intervento militare, i governi europei sono divisi (e su questo forse fa affidamento Putin), ma sono pronte dure sanzioni degli Stati Uniti e dell'Europa contro Mosca (che a sua volta ha la mano sul rubinetto del gas che arriva nelle nostre case), siamo dunque nel dispiegarsi caotico di un conflitto in cui chi spara per primo innesca fatti che poi non sempre sono governabili. Nel secondo caso - il ripiego delle truppe di Mosca - Putin sarebbe sconfitto e né per lui né tantomeno per la Russia questa è un'opzione possibile, sarebbe de facto un via libera all'adesione dell'Ucraina alla Nato, un semaforo verde a un tentativo di riprendersi la Crimea e fare piazza pulita dei filorussi nel Donbass. La Russia nella Seconda guerra mondiale versò il sangue di oltre 20 milioni di persone, la storia va tenuta bene a mente quando si apre una partita con il Cremlino.
Ci sono alternative? Sono nelle mani degli Stati Uniti, è Joe Biden che deve decidere la curva di questa storia: se gli americani vogliono spingere la guerra, lasceranno tutti i pezzi sulla scacchiera così come sono, dunque non daranno al Cremlino alcuna risposta sulla sicurezza dei confini della Russia e toccherà a Putin scegliere la mossa successiva; se invece alla Casa Bianca hanno davvero come obiettivo la pace, offriranno a Putin una via d'uscita, congeleranno la situazione, daranno un segno di de-escalation, apriranno un duro negoziato, troveranno uno status giuridico-militare per l'Ucraina che non sia una vittoria di Putin e neppure una sconfitta degli Stati Uniti e della Nato. Queste cose può facilitarle l'Europa che non ha alcuna intenzione di vedere la guerra in casa dopo il 1945, Emmanuel Macron è in pista, dobbiamo sperare anche nell'iniziativa diplomatica di Parigi.
Pronto? Serghei Lavrov, ministro degli Esteri della Russia (Foto Epa).La telefonata tra Anthony Blinken e Serghei Lavrov stamattina non è andata bene, di certo non segna un passo avanti. Il ministro degli Esteri russo ha detto al segretario di Stato americano che "gli Stati Uniti e l'Europa hanno ignorato le proposte della Russia sulla sicurezza". Non è un buon segnale a poche ore dal colloquio telefonico tra Biden e Putin. Ma Blinken ha anche detto che "la strada diplomatica resta aperta", a patto che ci sia una "de-escalation". Da parte di tutti, qui i torti e le ragioni si dividono, basta leggere un po' di storia per capire che siamo di fronte a una partita gigantesca che riguarda il nuovo ordine mondiale del post-coronavirus, una rivoluzione dei rapporti di forza (l'ascesa e il declino delle nazioni) che s'intreccia con il passato della Russia e di quello spazio immenso che è l'Eurasia, l'Heartland immaginato da uno dei padri della geopolitica, Halford Mackinder che nel 1904 pubblicò “The Geographical Pivot of History” e teorizzò che "chi controlla l'Heartland controlla il mondo".
Siamo di fronte a un problema anche di cultura delle élite contemporanee. C'è qualcosa che non va e un fatto citato ieri dal Cremlino è indicativo del clima (e forse anche della reale conoscenza dei fatti da parte della politica occidentale) nel quale si svolgono i colloqui diplomatici: quando il ministro degli esteri britannico, Liz Truss, durante il suo incontro a Mosca con Serghei Lavrov ha chiesto alla Russia di spostare le truppe lontano dal confine dell'Ucraina, il ministro degli esteri russo ha chiesto a Truss se riconoscesse la sovranità di Mosca su Voronezh e Rostov sul Don. Prima di sapere cosa ha risposto Truss, guardate la mappa qui sotto:
Visti due punti evidenziati sulla mappa? Bene, alla domanda di Lavrov, il ministro britannico ha risposto che mai e poi mai il Regno Unito avrebbe riconosciuto la sovranità di Mosca su Voronezh e Rostov sul Don. Truss ha evidentemente confuso le due regioni con la Crimea e l'ambasciatore britannico a Mosca, Deborah Bonnert ha dovuto spiegare al suo ministro che si trattava di due regioni russe sulle quali non c'era alcuna disputa territoriale. Ironia? Trappola? Gaffe? Ignoranza? Bugie di Mosca? Gli inglesi hanno naturalmente respinto i fatti, prima hanno detto che Truss non aveva capito la domanda, poi sono passati a bollare come "spazzatura e propaganda" quanto raccontato dagli organi di stampa russi. Va detto che Truss non è nuova a imprese acrobatiche sulla materia geografica, tanto che Maria Zakharova, portavoce di Lavrov, aveva di recente ironizzato sul suo "scambio" tra il Mar Baltico e il Mar Nero.
Geografia, storia, filosofia, letteratura, la conoscenza profonda del "mestiere delle armi", non sono un accessorio della politica, ne sono l'essenza. Quando la politica pensa di fare e disfare senza cultura si finisce nella trincea di una guerra che nessuno voleva, il passato ha grandi lezioni per tutti, pochi le ricordano. Qui siamo nel campo da gioco immenso dell'Eurasia, teatro di una vicenda umana grandiosa, è quello spazio vitale descritto nel 1094 da uno fondatori della geopolitica, Halford John Mackinder, in The Geographical Pivot of History:
Per un migliaio di anni, una serie di popolazioni a cavallo sorte dall’Asia percorrendo l’ampio passaggio tra i Monti Urali e il Mar Caspio, hanno attraversato le distese libere della Russia meridionale e attaccato l’Ungheria, dentro il vero e proprio cuore della penisola europea, influenzando, per la necessità di opporsi a tale invasione, la storia di tutti i grandi popoli circostanti – Russi, Tedeschi, Francesi, Italiani e Greci Bizantini. Incentivare una così vigorosa e potente reazione, invece che reprimere il dissenso attraverso un dispotismo dilagante, lo si deve al fatto che la capacità di spostamento della loro potenza dipendeva dalla steppa e terminava forzatamente nelle foreste e montagne circostanti.
Una potenza nemica fu quella dei Vichinghi sulle loro imbarcazioni. Discendendo dalla Scandinavia lungo entrambe le sponde settentrionali e meridionali dell’Europa, penetrarono nell’entroterra attraverso i corsi dei fiumi. Ma la portata delle loro gesta fu limitata a causa del fatto che, in linea di massima, il loro potere si concretizzava solo nelle vicinanze degli specchi d’acqua. Pertanto le popolazioni stanziali dell’Europa si trovarono intrappolate tra due sponde – quella dei nomadi asiatici a est e quella dei pirati dal mare. Per loro stessa natura, nessuna delle minacce fu schiacciante, ed entrambe, dunque, furono incentivanti. È da sottolineare che l’influenza degli Scandinavi è stata seconda per rilevanza solamente a quella dei nomadi in quanto, sotto i loro attacchi, sia l’Inghilterra che la Francia compirono grandi passi verso le rispettive unità, mentre quella dell’Italia fu distrutta.
Emerge da questa descrizione il primo ammonimento della storia, mai cercare la guerra dove non hai radici, conoscenza, esperienza, fu così per gli americani a Saigon e a Kabul, per i sovietici in Afghanistan. L'Eurasia collegata e nello stesso tempo isolata, un luogo aperto e inaccessibile, un campo di forze che ha una storia antica, quella del "Cuore del Mondo". Ignorare tutto questo, ancora oggi, significa andare incontro a conseguenze inattese, incontrare il mostro descritto dal generale Bernard Law Montgomery, Lord di El Alamein, durante un dibattito alla Camera dei Lord, il 30 maggio del 1962:
La prossima guerra di terra sarà molto diversa dall'ultima, in quanto dovremo combatterla in modo diverso. Nel prendere una decisione in merito, dobbiamo prima essere chiari su alcune regole di guerra. La regola 1, alla pagina 1 del libro di guerra, è: "Non marciare su Mosca". Ci hanno provato in tanti, Napoleone e Hitler, e non va bene. Questa è la prima regola. Non so se le vostre signorie conoscano la regola 2 della guerra. È: "Non andate a combattere con le vostre truppe di terra in Cina". È un paese vasto, senza obiettivi chiaramente definiti, e un esercito che vi combattesse verrebbe inghiottito dai cosiddetti Ming Bing, gli insorti del popolo.
Mai dimenticarla, regola 1, pagina 1. Sul taccuino del titolare c'è la domanda del compagno Lenin: che fare? Dobbiamo attendere il colloquio tra Biden e Putin. Da questo momento ogni notte può essere quella dell'invasione. Sì, viviamo tempi interessanti (e insonni). Forse troppo.
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misura
specificata nell'offerta in relazione al pacchetto scelto dall'Utente.
5.2 Tutti i prezzi indicati nell'offerta si intendono comprensivi di IVA.
5.3 Il pagamento dei corrispettivi può essere effettuato mediante carte di credito o debito abilitate ad
effettuare gli
acquisti online. Le carte accettate sono le seguenti: Visa, Mastercard, American Express.
5.4 L'Utente autorizza il Fornitore ad effettuare l'addebito dei corrispettivi dovuti al momento
dell'acquisto
dell'Abbonamento e dei successivi rinnovi sulla carta di pagamento indicata dallo stesso Utente.
5.5 Il Fornitore non entra in possesso dei dati della carta di pagamento utilizzata dall'Utente. Tali dati
sono
conservati in modo sicuro dal provider dei servizi di pagamento utilizzato dal Fornitore (Stripe o il
diverso provider
che in futuro potrà essere indicato all'Utente). Inoltre, a garanzia dell'Utente, tutte le informazioni
sensibili della
transazione vengono criptate mediante la tecnologia SSL – Secure Sockets Layer.
5.6 È onere dell'Utente: (i) inserire tutti i dati necessari per il corretto funzionamento dello strumento
di pagamento
prescelto; (ii) mantenere aggiornate le informazioni di pagamento in vista dei successivi rinnovi (per
esempio,
aggiornando i dati della propria carta di pagamento scaduta in vista del pagamento dei successivi rinnovi
contrattuali).
Qualora per qualsiasi motivo il pagamento non andasse a buon fine, il Fornitore si riserva di sospendere
immediatamente
l'Abbonamento fino al buon fine dell'operazione di pagamento; trascorsi inutilmente 3 giorni senza che il
pagamento
abbia avuto esito positivo, è facoltà del Fornitore recedere dal contratto con effetti immediati.
Pagamenti all'interno dell'applicazione IOS
5.7 In caso di acquisto dell'Abbonamento mediante l'Applicazione per dispositivi IOS, il pagamento è gestito
interamente
attraverso la piattaforma App Store fornita dal gruppo Apple. Il pagamento del corrispettivo è
automaticamente
addebitato sull'Apple ID account dell'Utente al momento della conferma dell'acquisto. Gli abbonamenti
proposti sono
soggetti al rinnovo automatico e all'addebito periodico del corrispettivo. L'Utente può disattivare
l'abbonamento fino a
24h prima della scadenza del periodo di abbonamento in corso. In caso di mancata disattivazione,
l'abbonamento si
rinnova per un eguale periodo e all'Utente viene addebitato lo stesso importo sul suo account Apple.
L'Utente può
gestire e disattivare il proprio abbonamento direttamente dal proprio profilo su App Store. Per maggiori
informazioni al
riguardo: https://www.apple.com/it/legal/terms/site.html. Il Fornitore non è responsabile per eventuali
disservizi della
piattaforma App Store.
6. Promozioni
6.1 Il Fornitore può a sua discrezione offrire agli Utenti delle promozioni sotto forma di sconti o periodi
gratuiti di
fruizione del Servizio.
6.2 Salvo che non sia diversamente specificato nella pagina di offerta della promozione, l'adesione a una
promozione
comporta, alla sua scadenza, l'attivazione automatica del Servizio a pagamento con addebito periodico del
corrispettivo
in base al contenuto del pacchetto di volta in volta selezionato dall'Utente.
6.3 L'Utente ha la facoltà di disattivare il Servizio in qualunque momento prima della scadenza del periodo
di prova
attraverso una delle modalità indicate nel precedente articolo 3).
7. Obblighi e garanzie dell'Utente
7.1 L'Utente dichiara e garantisce:
- di essere maggiorenne;
- di sottoscrivere l'Abbonamento per scopi estranei ad attività professionali, imprenditoriali, artigianali
o commerciali
eventualmente svolte;
- che tutti i dati forniti per l'attivazione dell'Abbonamento sono corretti e veritieri;
- che i dati forniti saranno mantenuti aggiornati per l'intera durata dell'Abbonamento.
7.2 L'Utente si impegna al pagamento del corrispettivo in favore del Fornitore nella misura e con le
modalità definite
nei precedenti articoli.
7.3 L'Utente si impegna ad utilizzare l'Abbonamento e i suoi contenuti a titolo esclusivamente personale, in
forma non
collettiva e senza scopo di lucro; l'Utente è inoltre responsabile per qualsiasi uso non autorizzato
dell'Abbonamento e
dei suoi contenuti, ove riconducibile all'account dell'Utente medesimo; per questo motivo l'Utente si
impegna ad
assumere tutte le precauzioni necessarie per mantenere riservato l'accesso all'Abbonamento attraverso il
proprio account
(per esempio, mantenendo riservate le credenziali di accesso ovvero segnalando senza ritardo al Fornitore
che la
riservatezza di tali credenziali risulta compromessa per qualsiasi motivo).
7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.