11 Giugno
Guida politica o pilota automatico?
Il vertice di ieri sera si è chiuso con un'intesa tra Cinque Stelle e Lega sul taglio delle tasse. A che punto è il governo? Il ruolo di Conte e Tria, il negoziato con l'Europa e la politica dell'Unione con il "pilota automatico". Un'indagine su un turbolento anno giallo-verde a Palazzo Chigi
Roma, Italia, una bella gioranata di sole del mese di giugno:
Giuseppe Conte, presidente del Consiglio:
Il vertice? È andato bene, molto bene.
Matteo Salvini, vicepremier e ministro dell'Interno:
È assolutamente falso che non abbiamo dato carta bianca al premier Conte per trattare con l'Europa. Abbiamo parlato di come andare avanti con l'Europa, sul taglio delle tasse e sul resto del contratto di governo. Abbiamo trovato un accordo, ci ritroveremo nelle prossime ore ma mi sembra che le posizioni siano comuni.
Luigi Di Maio, vicepremier e ministro del Lavoro:
Di sicuro non vogliamo andare contro l'Ue, ci vuole un dialogo, ma è fondamentale farci rispettare. Nessuno si metta in testa di tagliare i servizi ai cittadini italiani. Non lo permetterò! Adesso la nostra priorità è fare una legge di bilancio, a dicembre, che sia in grado di aumentare gli stipendi dei cittadini ed abbassare le tasse.
Giovanni Tria, ministro dell'Economia:
Il perseguimento della stabilità finanziaria è un obiettivo imprescindibile. Il governo continuerà a lavorare per rafforzare il dialogo con l'Ue"
Che cosa è successo ieri sera? Per capire l'evoluzione dello scenario politico dobbiamo tornare indietro. Saliamo sulla macchina del tempo, non andremo tanto lontano, ma allacciate le cinture. Seguite il titolare di List.
***
Come nacque il governo tra Cinque Stelle e Lega? Per capire quello che accade - e non accade - bisogna ricordare la genesi dell'esecutivo. List ne aveva previsto la nascita con un anno d'anticipo e non perché qui avessimo la sfera di cristallo, ma semplicemente perché i confini della mappa politica stavano cambiando e, secondo la nostra analisi, quella attuale sarebbe stata l'unica maggioranza possibile, il solo format disponibile nei magazzini della politica-spettacolo contemporanea (e che spettacolo).
Il "Governo Frankenstein" (conio di List che ha fatto il giro del mondo) era e resta l'assemblaggio di pezzi diversi,...
Roma, Italia, una bella gioranata di sole del mese di giugno:
Giuseppe Conte, presidente del Consiglio:
Il vertice? È andato bene, molto bene.
Matteo Salvini, vicepremier e ministro dell'Interno:
È assolutamente falso che non abbiamo dato carta bianca al premier Conte per trattare con l'Europa. Abbiamo parlato di come andare avanti con l'Europa, sul taglio delle tasse e sul resto del contratto di governo. Abbiamo trovato un accordo, ci ritroveremo nelle prossime ore ma mi sembra che le posizioni siano comuni.
Luigi Di Maio, vicepremier e ministro del Lavoro:
Di sicuro non vogliamo andare contro l'Ue, ci vuole un dialogo, ma è fondamentale farci rispettare. Nessuno si metta in testa di tagliare i servizi ai cittadini italiani. Non lo permetterò! Adesso la nostra priorità è fare una legge di bilancio, a dicembre, che sia in grado di aumentare gli stipendi dei cittadini ed abbassare le tasse.
Giovanni Tria, ministro dell'Economia:
Il perseguimento della stabilità finanziaria è un obiettivo imprescindibile. Il governo continuerà a lavorare per rafforzare il dialogo con l'Ue"
Che cosa è successo ieri sera? Per capire l'evoluzione dello scenario politico dobbiamo tornare indietro. Saliamo sulla macchina del tempo, non andremo tanto lontano, ma allacciate le cinture. Seguite il titolare di List.
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Come nacque il governo tra Cinque Stelle e Lega? Per capire quello che accade - e non accade - bisogna ricordare la genesi dell'esecutivo. List ne aveva previsto la nascita con un anno d'anticipo e non perché qui avessimo la sfera di cristallo, ma semplicemente perché i confini della mappa politica stavano cambiando e, secondo la nostra analisi, quella attuale sarebbe stata l'unica maggioranza possibile, il solo format disponibile nei magazzini della politica-spettacolo contemporanea (e che spettacolo).
Il "Governo Frankenstein" (conio di List che ha fatto il giro del mondo) era e resta l'assemblaggio di pezzi diversi, il rischio di rigetto era alto fin dall'inizio, nel corso del tempo ne abbiamo avuto conferma. Il software e l'hardware non sono perfettamente combinati, il programma è pieno di errori ma, nonostante i crash, continua ad essere l'unico sistema operativo disponibile. La sola alternativa è il voto.

Il punto chiave di questa storia è il seguente: non è mai nata una maggioranza politica. L'accordo tra Cinque Stelle e Lega non ha mai previsto una condivisione dell'esperienza tra i diversi. Quello che naque un anno fa era (è) un governo di scopo, con un programma regolato da un contratto (un atto notarile), senza una linea politica, un'ideologia, un comune tratto culturale (parola grossa, ce ne rendiamo conto), una linea politica ben tracciata. Il governo non nasce perché Di Maio e Salvini hanno letto le memorie di Churchill e Kissinger, guardato alla politica di Franklin Delano Roosevelt, dato un'occhiata alle analisi di John Maynard Keynes sulla guerra e la pace, compreso il significato della Brexit e la ricomposizione dell'anglosfera con l'elezione di Trump, ripescato il filo-atlantismo di De Gasperi, il realismo di Togliatti o addirittura le osservazioni di Antonio Gramsci e Benedetto Croce sull'Italia e, andando ancora più indietro nei secoli, ripreso la lezione di uno dei più grandi scrittori di tutti i tempi, Niccolò Machiavelli, inventore della scienza politica e dell'arte del governo. Tutto questo non c'è e non ci sarà perché viviamo in un tempo accelerato e compresso, tutto il racconto è sull'istante.
Il governo Conte è un ibrido, un fatto semi-nuovo della storia politica italiana. Non essendo il frutto di una maggioranza politica, ma di un contratto, la sua leadership è divisa e non condivisa. Quando l'anno scorso fu chiaro a tutti - e prima di tutto al Presidente della Repubblica - che non era possibile un matrimonio tra Cinque Stelle e Pd, transizioni di governi tecnici, del Presidente e altre formule di rito, l'approdo finale fu l'alleanza tra Cinque Stelle e Lega. Nel governo a quel punto fu introdotto l'elemento terzo (e non il terzo, allora) chiamato Giuseppe Conte. L'avvocato uscì dal cilindro del Movimento, al quale nella mappa del potere di Palazzo Chigi spettava la Presidenza del consiglio et voilà il Conte giurò al Quirinale il 1° giugno del 2018.
Conte non è un politico, non è un eletto, non è neppure classificabile come appartenente a una nomenklatura di partito, a un consolidato establishment del paese e ancor meno a un deep state che pure in Italia esiste. Conte compare sulla scena improvvisamente come carta pentastellata per Palazzo Chigi. Il suo ruolo doveva essere quello del vertice di un triangolo di governo dove il comando politico è di un duumvirato, quello tra Di Maio e Salvini. In questa geometria del potere il suo ruolo era fondamentale: fare da elemento di compensazione delle divergenze, colmare le distanze, attutire. È chiaro che Conte non poteva essere il motore del governo, l'energia e l'iniziativa erano (e sono) dei partiti che lo compongono, la forza motrice è dei vicepremier. Il progetto era tutt'altro che improvvisato: Conte premier avrebbe fatto la sintesi dell'iniziativa di Di Maio e Salvini, Giancarlo Giorgetti alla macchina di Palazzo Chigi avrebbe dato continuità all'azione del governo e... alt, qui sorge il primo problema. Quale?
Il ministero dell'Economia. Quella casella negli equilibri di potere doveva andare alla Lega che aveva puntato sul professor Paolo Savona per attuare una politica non di contrasto, ma di soluzioni per la crescita dentro il quadro delle regole europee. La sua candidatura al dicastero di Via XX Settembre non andò in porto, prevalsero allora irrazionali motivazioni - agitate da forze che spingevano per la crisi profonda, anche a costo del default - che dipinsero la figura più qualificata e europeista del governo come un euroscettico e il risultato fu il dirottamento di Savona al ministero delle Politiche europee (paradossale no?) e l'arrivo al ministero dell'Economia del professor Giovanni Tria, un keynesiano, un critico (allora) dei dogmi contabili dell'Unione, un uomo gentile e mite, ma privo del carisma e dell'esperienza di Savona. Quel cambio in corsa, allora obbligato, indebolì il disegno originario del governo. Savona tentò in ogni caso di esercitare il suo ruolo di ispiratore delle politiche europee, incontrò il presidente della Bce Mario Draghi, parlò con i vertici europei di una "nuova politeia" per il rilancio di un'Unione più forte e non la sua dissoluzione nell'immobilismo, chiese (invano) gli investimenti pubblici per aumentare la produzione (il nostro vero problema in assenza di una politica di riduzione del debito), ma nel governo si inceppò subito l'ingranaggio di trasmissione della linea politica: Tria diede al ministero dell'Economia una direzione (im)prevista, "terza" rispetto a quella dell'alleanza di governo, spinse il pulsante del "pilota automatico" della contabilità brussellese. Il cortocircuito era innescato. Savona oggi è alla presidenza della Consob, Tria governa l'Economia in una dimensione parallela.
I cortocircuiti non riparati poi si propagano. Così al ministero dell'Economia con le mani libere si è accompagnato il ministero degli Esteri guidato da Enzo Moavero, un europeista con l'ismo, atlantista, ben distinto dal "trentismo" pentastellato del ministero della Difesa. Questo tandem, Economia e Esteri in modalità "non-del-cambiamento", bastava e avanzava per imprimere al governo una rotta instabile, colma di spinte e controspinte (cosa regolarmente accaduta), ma allo scadere dell'anno di vita, con il voto europeo, è arrivato un altro fatto.
Un anno dopo, il risultato del voto europeo genera un altro sottosopra: l'inversione del peso politico dei partiti al governo. Cinque Stelle e Lega si scambiano i posti e al comando va Matteo Salvini. Questo ribaltone non muta però il tema di fondo della politica del governo, come uscire dalla prigione del debito, come recuperare spazi di manovra (e sopravvivenza politica) in un mondo dove il gioco è nelle mani delle banche centrali, delle istituzioni finanziarie, delle forze trasnazionali in grado di operare fuori dai vincoli internazionali, sulle ali dei capitali volanti. Il dilemma della contemporaneità: come far pesare la politica in un paesaggio dominato dalla tecnica.
In una crisi senza sbocco, dopo un anno turbolento, un altro fatto pulsa sul taccuino: improvvisamente il premier Giuseppe Conte ha cominciato a giocare una sua partita che lo ha reso non più terza parte, ma il terzo del triangolo di governo, una svolta (semi)autonoma rispetto a quella di Cinque Stelle e Lega. La metamorfosi del Conte. Il culmine di questa mutazione si è avuto con il discorso del premier agli italiani, un'irrituale iniziativa in cui Conte metteva sulla scrivania le sue ipotetiche dimissioni - senza scadenza - in cambio della fine delle ostilità tra Di Maio e Salvini e - cosa passata sotto traccia e invece chiave di tutto - una non meglio precisata adesione a una "politica della responsabilità". Sul taccuino del cronista quel giorno è piovuta una domanda: quale politica?

Quella del "pilota automatico". Dunque manovra bis, tasse (più o meno palesi e certamente occulte) e tagli. È la trappola del debito sempre aperta. Un film già visto che (forse) migliorerà i saldi contabili a breve, ma di certo metterà l'Italia sulla via di un'altra recessione. Tutti i sostenitori dell'ortodossia dimenticano questo punto chiave, dicono cosa non si fa e tacciono sull'impatto delle misure più che note sulla quotidianità delle famiglie e dei piccoli produttori. La realtà. Non siamo nelle straordinarie condizioni del 2011 con la tempesta perfetta sui mercati europei, la più grande crisi dal 1929, il collasso dell'industria finanziaria americana, la tragedia speculativa della Corporate America, Detroit in fallimento, Berlino con la Merkel piangente e abbracciata a Obama, Berlusconi disperso nel mare dello spread e Sarkozy che pianificava una guerra in Libia. Niente di tutto questo è presente nello scenario, la borsa va, l'economia europea cresce ancora, la macchina a vapore dell'America ha frantumato ogni record, la Cina ha la crescita con il numero 6. Tout va, rallenterà (lo vediamo), ma ha viaggiato forte in questi anni, eppure la cura proposta per l'Italia è sempre la stessa. Segno che il Bengodi di ieri, la meraviglia del centrosinistra di governo, non è mai esistito (altrimenti non avrebbero perso le elezioni in modo rovinoso) e che in condizioni di pax finanziaria, senza grandi tensioni internazionali, con i prezzi energetici al minimo, l'Italia ha dilapidato risorse e soprattutto tempo favorevole e prezioso per prepararsi alla stagione infausta. Imputare a questo governo - che ha molte colpe, sia chiaro, e altre ne accumulerà - uno scenario che è figlio di un tempo lungo dove altri hanno avuto il timone del paese, è scorretto.
Quando gli italiani hanno rovesciato lo scenario politico, fatto il sottosopra (si chiama democrazia), si è chiuso un ciclo. Sipario. Nero. Fischi e applausi. Comincia un'altra storia. Bisogna sempre avere in mente una domanda: qual era il mandato elettorale? Per che cosa sono stati votati Cinque Stelle e Lega? Per continuare la politica di ieri? Conoscete tutti la risposta, è questo il punto dal quale non si prescinde. Ma il cambiamento poi c'è stato sul serio? A ben vedere più che cambiamento c'è stata una diversa allocazione della spesa (Protezione vs Produzione), un aumento del deficit, nessuna politica di riduzione del debito (come si è sempre fatto), una trattativa con Bruxelles sulla legge di Bilancio. Se volgiamo lo sguardo al passato, siamo in pieno continuismo - scenario sostenuto dal professor Giuseppe De Rita e dalle analisi del Censis - ma con una grande differenza: l'economia mondiale è in rallentamento e le tensioni geopolitiche sono aumentate a causa dell'arrivo di un game changer, Donald Trump, l'avvio della guerra commerciale con la Cina, le tensioni tra Washington e Mosca, l'attivismo imperiale di Pechino (vedere alla voce Belt and Road), la profonda crisi dell'Unione europea di cui la Brexit è stata il gong ciclopico (vedere ora il dissidio sul presidente della Commissione Ue tra Francia e Germania), il ruolo di forze transnazionali (i titani della Silicon Valley) che hanno "cangurato" i confini, le leggi e impongono modelli di sviluppo e consumo che non possono essere controllati dagli Stati, a cominciare dalla frantumazione del dibattito pubblico, l'esperienza emotiva che diventa conflitto permanente. Questo è il vero cambiamento. Di Maio e Salvini sono figli di questo tempo, non un altro.
E in questo nuovo/vecchio mondo pieno di distopie, dominato dal provvisorio, nessuna forza al governo - a meno che non voglia finire all'opposizione per sempre o sparire - in nessun paese può accettare la soluzione del "pilota automatico". Tutti trattano la loro miglior posizione possibile, è una furiosa battaglia tra potenze piccole e grandi. Tutti fortificano il territorio. Macron difende l'auto francese (Fca-Renault), Merkel tiene d'occhio il surplus tedesco, Sanchez cerca di scalzare l'Italia, l'Est guarda ai fondi europei con la politica delle mani libere e Londra fa bye bye. Quando Mario Draghi sull'Italia dice che bisogna ridurre il debito ha ragione, ma sarebbe utile sapere anche come e soprattutto chi paga il conto. Come è vero che una politica senza i piedi per terra può provocare gravi danni in caso di sell off del nostro debito sovrano. Bisogna trovare un punto d'equilibrio, non massacrare il ceto medio e non far saltare i conti, è un'operazione quasi disperata. E con questa disperazione l'Italia si guarda allo specchio da trent'anni. Abbiamo già elencato le varie finanziarie che i governi hanno apparecchiato dal 1992 a oggi, ne traspare un senso di impotenza, il quadro perenne dell'emergenza e la dissipazione delle risorse migliori del paese, umane e materiali.
Ieri sera dal vertice a tre a Palazzo Chigi tra Conte, Di Maio e Salvini è emerso un dato politico e una distanza. Il dato politico è che i due vicepremier in questa situazione di incertezza (non si sa realmente quanto durerà il governo) non hanno nessuna intenzione di mettere la firma su un pacchetto di misure brussellesi; la distanza è quella tra la "cura nota" e l'idea dei partiti della maggioranza (soprattutto della Lega, i Cinque Stelle sono costretti a seguire o provocare la crisi) di provare la via della riforma fiscale, il taglio delle tasse per stimolare una crescita finora piatta e esposta agli shock esterni. È l'elemento della distanza a chiudere con un cerchio ideale lo scenario che abbiamo disegnato dalla nascita del governo a oggi: è quella che separa il trio Conte, Tria e Moavero (tre non-politici) dai partiti, da Cinque Stelle e Lega, da Salvini e Di Maio. È la distanza tra la politica e il "pilota automatico", il conflitto del nostro tempo. Che tempo, sarà una calda estate. E la temperatura non sarà quella del termometro.
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24h prima della scadenza del periodo di abbonamento in corso. In caso di mancata disattivazione,
l'abbonamento si
rinnova per un eguale periodo e all'Utente viene addebitato lo stesso importo sul suo account Apple.
L'Utente può
gestire e disattivare il proprio abbonamento direttamente dal proprio profilo su App Store. Per maggiori
informazioni al
riguardo: https://www.apple.com/it/legal/terms/site.html. Il Fornitore non è responsabile per eventuali
disservizi della
piattaforma App Store.
6. Promozioni
6.1 Il Fornitore può a sua discrezione offrire agli Utenti delle promozioni sotto forma di sconti o periodi
gratuiti di
fruizione del Servizio.
6.2 Salvo che non sia diversamente specificato nella pagina di offerta della promozione, l'adesione a una
promozione
comporta, alla sua scadenza, l'attivazione automatica del Servizio a pagamento con addebito periodico del
corrispettivo
in base al contenuto del pacchetto di volta in volta selezionato dall'Utente.
6.3 L'Utente ha la facoltà di disattivare il Servizio in qualunque momento prima della scadenza del periodo
di prova
attraverso una delle modalità indicate nel precedente articolo 3).
7. Obblighi e garanzie dell'Utente
7.1 L'Utente dichiara e garantisce:
- di essere maggiorenne;
- di sottoscrivere l'Abbonamento per scopi estranei ad attività professionali, imprenditoriali, artigianali
o commerciali
eventualmente svolte;
- che tutti i dati forniti per l'attivazione dell'Abbonamento sono corretti e veritieri;
- che i dati forniti saranno mantenuti aggiornati per l'intera durata dell'Abbonamento.
7.2 L'Utente si impegna al pagamento del corrispettivo in favore del Fornitore nella misura e con le
modalità definite
nei precedenti articoli.
7.3 L'Utente si impegna ad utilizzare l'Abbonamento e i suoi contenuti a titolo esclusivamente personale, in
forma non
collettiva e senza scopo di lucro; l'Utente è inoltre responsabile per qualsiasi uso non autorizzato
dell'Abbonamento e
dei suoi contenuti, ove riconducibile all'account dell'Utente medesimo; per questo motivo l'Utente si
impegna ad
assumere tutte le precauzioni necessarie per mantenere riservato l'accesso all'Abbonamento attraverso il
proprio account
(per esempio, mantenendo riservate le credenziali di accesso ovvero segnalando senza ritardo al Fornitore
che la
riservatezza di tali credenziali risulta compromessa per qualsiasi motivo).
7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.