13 Gennaio

Houellebecq, l’ultimo dei romantici

Un romanzo in rivolta sulla civiltà che muore per stanchezza. La ricerca dell’amore come unico modo per sopravvivere in un mondo fatto per distruggerlo. Fabrizia Sabbatini sale a bordo di Serotonina

di Fabrizia Sabbatini

Florent-Claude Labrouste ha quarantasei anni, un nome troppo androgino per i suoi gusti e una virilità che inizia a declinare neanche tanto lentamente. Preferirebbe chiamarsi Pierre per sembrare più maschio.

È un burocrate del Ministero dell’Agricoltura parigino, dove viene ben pagato per redigere rapporti e note destinate ai negoziatori con le amministrazioni europee.

È l’emblema dell’homo europaeus contemporaneo in crisi di mezza età, senza familiari né amici e privo di particolari ragioni per vivere o per morire, il suo livello di serotonina è regolato da caffè, sigarette e antidepressivi.

È il protagonista del nuovo libro di Michel Houellebecq, Serotonina, appena pubblicato in Italia da La nave di Teseo.

Lo scrittore francese, col suo ottavo romanzo, si conferma un uomo controcorrente come il suo ispiratore decadente Huysmans, con una narrazione politicamente scorrettissima che non risparmia nessuno.

C’è una pubblica amministrazione che riduce al massimo le possibilità di vita del cittadino – “Dal punto di vista dell’amministrazione un buon amministrato è un amministrato morto” – e un’Europa invischiata in un processo mortale di aumento della produttività che condanna alla disoccupazione di massa. Ci sono inglesi e giapponesi etichettati come razzisti a pari merito, non va bene agli olandesi, definiti come un popolo di commercianti poliglotti e opportunisti (la cui patria non è un paese ma tutt’al più un’impresa), ma sempre meglio che ai tedeschi, laddove un rappresentante della loro specie figura come un pedofilo snob e disgustoso.  

Ad essere sotto attacco è anche la stessa Parigi, una città “ammorbata da borghesi ecoresponsabili”, divenuta ripugnante per il livello di violenza che cresce ogni giorno, per l’aumento della densità di popolazione e degli immobili, dove la distanza fra le classi sociali tende a salire vertiginosamente. Meglio che ognuno se ne stia nel proprio inferno, scrive l’autore, che aveva già...


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