25 Febbraio

I leader senza vittoria

Il paradosso d'Italia: ha personalizzato la politica, ma rifiuta i politici forti. Viaggio di Lorenzo Castellani dal presidenzialismo di Craxi al presenzialismo di Renzi.

di Lorenzo Castellani

Sul far del Diciannovesimo Secolo si usava evidenziare nella politica italiana della democrazia dei notabili la frattura fra il paese reale e quello legale, cioè la separazione tra i bisogni della società italiana e gli interessi della minoranza politica chiamata a gestire gli affari pubblici. Per lungo tempo questa frattura non venne risolta in alcun modo creando un progressivo scollamento tra le classi dirigenti dell'Italia liberale e il popolo italiano. Frattura che divenne accentuata, e critica, tra gli anni Dieci e Venti quando il suffragio universale irruppe sulla scena politica. Un suffragio a cui i partiti dell'epoca non erano probabilmente attrezzati ad affrontare. Quel sistema collassò piegato dal fascismo, dalla sua violenza e sintonia con le masse. 

Nella ricostruzione del sistema politico dopo la Seconda guerra mondiale i partiti di massa assunsero il compito di costituire il collante tra società e istituzioni. In realtà nell'espletare questa missione i partiti cannibalizzarono le istituzioni accentrando il potere decisionale e gestionale nelle segreterie. Per circa un trentennio la cinghia di trasmissione tra popolazione e vertici politici resse senza particolari problemi seppure già si intravedevano forme di antipolitica, come l'Uomo Qualunque a fine anni Quaranta, volte a contestare la legittimità della classe politica. E scritti come quelli di Giuseppe Maranini, storico delle istituzioni, che denunciavano la partitocrazia già negli anni Sessanta dalle colonne del Corriere della Sera.

Negli anni Settanta le crepe dello scollamento divennero più evidenti: il referendum sul divorzio del 1974 prese in contropiede il maggior partito di governo rispetto agli umori della società italiana. Negli anni Ottanta furono le leadership di Bettino Craxi e Marco Pannella a scuotere le fondamenta della democrazia dei partiti. Il primo attraverso uno stile diretto e presidenziale e con la proposta di una grande riforma delle istituzioni. Il secondo attraverso i referendum, strumento per...


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