8 Maggio

I tre pilastri dell'era Johnson

Capacità di leadership, conservatorismo sociale, la Brexit in una famiglia di nazioni. Il successo nel voto del Super Giovedì, la serie impressionante di vittorie elettorali. Un'indagine di Lorenzo Castellani sulle tre leve che fanno di BoJo una star di lungo corso

di Lorenzo Castellani

Londra 2008, Londra 2012, seggio parlamentare 2015, campagna del Leave 2016, General Elections 2019, elezioni locali 2021. Sono le vittorie elettorali ottenute da Boris Johnson come frontman o leader di partito dei Conservatori. Un curriculum impressionante. Nel mondo occidentale soltanto Angela Merkel, seppure all’interno di un sistema politico diverso, può vantare una tanto lunga carriera politica di successo. Eppure Boris non è Angela. La Cancelliera, se si escludono i momenti di tensione economica interni all’Unione Europea, è stata percepita come leader affidabile, riflessiva, moderata. Al contrario, Boris Johnson è stato eccessivamente dipinto dalla dominante stampa progressista come un personaggio inaffidabile, pittoresco, spregiudicato, eccessivo. C’è del vero naturalmente, ma ciò non significa che BoJo sia folle o sprovveduto.

Boris Johnson è stato l’artefice, anzi, della più grande oscillazione politica dai tempi della Signora Thatcher. Non solo perché ha portato un paese che sembrava saldamente a favore del Remain verso la Brexit, con una spettacolare vittoria a sorpresa, ma perché è stato capace di cambiare la composizione dell’elettorato Conservatore. BoJo ha sconfinato nel campo del tradizionale elettorato Labour, ha abbattuto il Red Wall del Nord, aggiunto alla sempre fedele borghesia dell’Inghilterra meridionale quella working class penalizzata dalla globalizzazione, recalcitrante verso la culture war del politicamente corretto, impaurita dall’immigrazione.

Una parabola iniziata nel 2016, coronata nelle general elections della fine del 2019 e ancora consolidata nella tornata elettorale di questi giorni. C’è in questa cavalcata l’epopea del Covid-19: prima sottovalutato, poi affrontato in ospedale, infine risolto a colpi di lockdown duri ed investimenti sul vaccino. Mentre i leader continentali europei ne stigmatizzavano l’operato e abbassavano le saracinesche dei propri paesi, il pragmatico Johnson investiva decine di miliardi in AstraZeneca, azionando un formidabile complesso scientifico-tecnologico-industriale. Un risultato, quello di aver dato alla luce il primo vaccino del Vecchio Continente, che ancora...


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