7 Marzo
I voti in aula di Renzi
Lunedì lascia la segreteria con effetto immediato. Dalle dimissioni dopo alle dimissioni subito. Cosa è successo nel giro di 72 ore? Perché il leader ha deciso di lasciare? Matteo ha un piano. Gruppi, Parlamento, voto per il governo.
Il Pd è in fase di scioglimento post-renziano? Per niente. I quotidiani pubblicano grafici su parlamentari in fuga, ma il partito degli eletti è ancora iper-renziano. Siamo in una fase interessante della vita dei dem e chi controlla i gruppi parlamentari si chiama ancora Matteo Renzi. Il quale è passato dalle dimissioni dopo al me ne vado subito, in 72 ore ha cambiato spartito. Renzi dalla resistenza è passato alla desistenza, dalla trincea alla sala da ballo del partito, dalla battaglia delle termopili al fox trot del Pd di lunedì. Il primo lunedì - quello del day after - era Leonida pronto a dare battaglia contro i persiani, lunedì prossimo - quello della direzione del partito - sarà il senatore Renzi che si muove dietro le quinte vellutate di Palazzo Madama, Senato della Repubblica.
Carlo Calenda ieri sera ha detto: "Renzi deve dimettersi ma non scomparire dal Pd". Tranquillo, non scomparirà. Calenda non conosce la vita di famiglia del Pd e presto vedrà che Renzi non è affatto destinato ai giardinetti o accontentarsi del seggio da senatore. "C'è grande confusione sotto il cielo, dunque la situazione è eccellente", diceva il Comandante Mao. Renzi non è il Grande Timoniere ma nella confusione ha sempre sguazzato bene. Approfittò dello stato confusionale di Bersani e soci dopo il voto del 2013 per lanciare la scalata al partito, oggi la situazione è ancor peggiore e poco importa che stavolta lo sconfitto sia lui. Renzi 1 lascia, Renzi 2 si mette in posizione d'assalto e Renzi 3...
L'ala diversamente renziana del partito che oggi possiamo certamente definire "gentiloniana" (Calenda lo ha definito "il leader") gli ha affettuosamente consigliato di lasciar perdere l'idea di girare con il tomahawk in pugno per le stanze della politica fino all'insediamento del prossimo governo: "Devi dimetterti, per il tuo bene e quello del partito", gli...
Il Pd è in fase di scioglimento post-renziano? Per niente. I quotidiani pubblicano grafici su parlamentari in fuga, ma il partito degli eletti è ancora iper-renziano. Siamo in una fase interessante della vita dei dem e chi controlla i gruppi parlamentari si chiama ancora Matteo Renzi. Il quale è passato dalle dimissioni dopo al me ne vado subito, in 72 ore ha cambiato spartito. Renzi dalla resistenza è passato alla desistenza, dalla trincea alla sala da ballo del partito, dalla battaglia delle termopili al fox trot del Pd di lunedì. Il primo lunedì - quello del day after - era Leonida pronto a dare battaglia contro i persiani, lunedì prossimo - quello della direzione del partito - sarà il senatore Renzi che si muove dietro le quinte vellutate di Palazzo Madama, Senato della Repubblica.
Carlo Calenda ieri sera ha detto: "Renzi deve dimettersi ma non scomparire dal Pd". Tranquillo, non scomparirà. Calenda non conosce la vita di famiglia del Pd e presto vedrà che Renzi non è affatto destinato ai giardinetti o accontentarsi del seggio da senatore. "C'è grande confusione sotto il cielo, dunque la situazione è eccellente", diceva il Comandante Mao. Renzi non è il Grande Timoniere ma nella confusione ha sempre sguazzato bene. Approfittò dello stato confusionale di Bersani e soci dopo il voto del 2013 per lanciare la scalata al partito, oggi la situazione è ancor peggiore e poco importa che stavolta lo sconfitto sia lui. Renzi 1 lascia, Renzi 2 si mette in posizione d'assalto e Renzi 3...
L'ala diversamente renziana del partito che oggi possiamo certamente definire "gentiloniana" (Calenda lo ha definito "il leader") gli ha affettuosamente consigliato di lasciar perdere l'idea di girare con il tomahawk in pugno per le stanze della politica fino all'insediamento del prossimo governo: "Devi dimetterti, per il tuo bene e quello del partito", gli è stato ripetuto. Nonostante le pulsioni suicide, Renzi stavolta ha ceduto, ma chi lo conosce giura che dietro c'è un patto, uno scambio, una contropartita che gli consente di avere ancora un controllo se non sull'intero partito almeno sul lavoro in Parlamento. Di cosa ha bisogno Renzi oggi per continuare a fare Renzi anche domani? Dei capigruppo alla Camera e al Senato. In teoria non avrebbe nessuna difficoltà ad assicurarseli, gli eletti sono al 90 per cento tutti suoi, ma quando perdi la segreteria il tuo potere... puf! svanisce e Renzi ha mandato a memoria il detto di Giulio Andreotti: "Il potere logora chi non ce l'ha". Il leader sconfitto ma non domato deve poter contare su capigruppo che conosce, che lo rispettano e che soprattutto gli obbediscono.
La tregua tra Renzi e Gentiloni e i centristi più vicini a Mattarella serve per prendere tempo e riorganizzarsi. Naturalmente si tratta di una partita tra persone che oggi non si fidano più l'uno dell'altro. Ma in ogni caso tra gli ex democristiani la parola "rinnovamento" provoca sempre una certa inquietudine, meglio mettersi d'accordo, cercare una mediazione con il segretario uscente. Nel Palazzo circolavano perfino ipotesi hard rock che non stanno in piedi (Maria Elena Boschi e Luca Lotti, figuriamoci), ma un renziano che si scalda per la presidenza del gruppo a Palazzo Madama c'è: Dario Parrini, segretario regionale della Toscana.
Nomi a parte, i capigruppo in una legislatura come quella che sta partendo devono rispondere a queste caratteristiche: esperienza, fedeltà, una certa dose di spregiudicatezza che bisogna tirare fuori quando arriverà l'imprevedibile mossa di Renzi. Quale mossa? Finora si è discusso molto dell'appoggio ai Cinque Stelle che è stato soffocato in culla (risorgerà), ma ben pochi si concentrano sul centrodestra che è a caccia di voti (anche questo emergerà). L'autoscontro vero si apre quando si convocano le Camere. E ci sarà subito una differenza rispetto al passato: tra i banchi del Senato ci sarà Renzi. Che non a caso ha scelto quel ramo del Parlamento. Sconfitto. Ma circondato dai parlamentari che lui ha candidato.
C'è ancora un po' di tempo per giocare con le parole, fare finta di, poi si fa sul serio quando dal 23 marzo le Camere si riuniscono per la prima volta e cominciano le operazioni di voto per eleggere i due presidenti di Camera e Senato. I voti del Pd sono importanti, possono cambiare fin da subito la curvatura della legislatura. Avere capigruppo non ostili anzi docili è essenziale. Domanda dal loggione: ma non dovrebbero rispondere agli ordini del partito? Certo, ma chi comanderà da lunedì nel partito? La gestione collegiale (de facto è questa) poi avrà sempre alla fine un esito che deriva da una conta e i renziani restano in maggioranza. Il partito degli eletti è suo. Il prossimo segretario, quando ci sarà, avrà un partito degli iscritti, delle minoranze, di qualche diversamente renziano, di qualcuno che ha lasciato l'ex segretario. Il resto è ancora tutto nelle mani (e nei piani) di Renzi.
I capigruppo salgono al Quirinale per le consultazioni, illustrano a Mattarella la linea del partito sul governo che verrà, spiegano la linea politica. Sarà quella che verrà fuori dalla direzione del partito di lunedì e da altre consultazioni che si faranno nel corso delle prossime settimane. Direzione e assemblea sono organi del partito renzianissimi. Diventeranno gentiloniani all'improvviso? Andiamo avanti.
Ci sono poi le commissioni chiave per chiunque voglia esercitare potere vero e non chiacchiere: Bilancio e Finanze (i provvedimenti economici), Giustizia (i fili elettrici scoperti del rapporto magistratura-politica), Commissione di controllo sui servizi segreti (dice tutto il nome), Vigilanza Rai (non occorrono sforzi di fantasia). Bisognerà piazzarne almeno uno competente e leale nella Commissione Affari Costituzionali, visto che il Rosatellum è già defunto e c'è aria di rifare la legge elettorale. Renzi deve mantenere il collegamento con la macchina parlamentare. Non gli serve per governare, ma per monitorare quel che accade, avere il radar e scegliere il momento giusto. Per cosa?
Qui sta il punto vero: quante strade ha Renzi per tornare a fare Renzi? Prima di tutto, scordatevi una sua lunga traversata nel deserto. Renzi sta già lavorando al dopo, il Renzi 3. Quali opzioni ha? Potrebbe tentare di (ri)scalare il Pd, in pista ci sono Gentiloni che è un ottimo premier (ma bisogna vederlo nella lotta di fango nel partito) e il buon Carlo Calenda che non conosce le botole democratiche, non ha una corrente e ha troppa industria e finanza dalla sua parte. Un ritorno di Renzi alla guida del Pd è ancora possibile. Ma sarebbe un déjà vu, il ritorno sul luogo del delitto, cose da Agatha Christie.
C'è un piano B? Certo, sempre accarezzato, mai realizzato. Renzi è un gambler, un giocatore di poker, ha una naturale propensione a giocarsi tutto. Il vero sottosopra per lui era, è e resta l'ipotesi di svuotare il Pd e fare il PdR, la cosa renziana. Fantasie? No, perché Renzi nega in pubblico, ma in privato ne ha parlato e ne parla. Una macronata a scoppio ritardato. Avrebbe dovuto fare la mossa almeno due anni fa, ma pensò di sbranare il Pd (cosa che ha anche fatto) solo che alla fine il Pd s'è mangiato lui, via elezioni.
I tanti osservatori privi di fantasia direbbero: non si può più fare. Vero, ma solo se si ragiona senza usare la parte destra del cervello, il pensiero laterale. Renzi sta elaborando il superamento del complesso della sinistra, tipico di chi di sinistra non è ma ci abita (rigorosamente in centro) e tende ad emularne i tic, i vezzi, i difetti che l'hanno resa straniera a gran parte dell'elettorato d'Europa. Le elezioni del 4 marzo per Renzi sono state uno spartiacque: se non ci sono più i voti di sinistra, dove sono i voti e quali spazi si possono occupare? Non quello della Lega, non quello del Movimento 5Stelle. Una parte dello spazio politico di Forza Italia è là, prima o poi si apre alle incursioni. Non bisogna mai dimenticare che Renzi ha soli 43 anni, è giovane, ha energia e lavora su uno spazio politico quasi-libero: Salvini ha la destra, Di Maio il partito post-tutto, Berlusconi... ecco il chiodo al quale appendere il quadro.
Il calcolo di Renzi è sottile e parallelo a quello dell'altro Matteo, Salvini. Berlusconi è all'ultimo giro nel luna park della politica, dopo di lui si aprirà il diluvio della rappresentanza di un mondo in cerca di una casa. Un bel po' di voti e la leadership andranno a Salvini, ma molti elettori moderati cercheranno un nuovo approdo e in ogni caso si riaprono i giochi sulla mappa politica. Un'opportunità che il Partito democratico così com'è non potrà mai cogliere. Alla vista della sola sigla Pd gli elettori dell'area conservatrice cercano l'aglio e un paletto di frassino, ma di fronte a un soggetto politico nuovo, senza più le scorie della sinistra-sinistra, con un nome diverso e un leader a cui lo stesso Berlusconi ha riconosciuto di "aver chiuso con la tradizione comunista del suo partito" le cose cambiano, non sono più un'eresia e il vampiro scompare. Berlusconi dixit: "Cambi nome al partito". Oppure ne faccia un altro e bye bye bad company.
Tutto questo ha un senso politico, non costruisce una forza di maggioranza subito, si scontra chiaramente con lo spirito del tempo, il Signor Zeitgeist, che oggi premia Salvini e i 5Stelle, ma prepara un vascello per il domani, perché i cicli politici possono essere anche lunghi, ma mutano. Non è un'operazione che si fa domani, ma per Renzi resta comunque un orizzonte e gli "incidenti parlamentari" potrebbero accelerare tutto. Oggi ufficialmente c'è il Pd all'opposizione. Davvero?
Non proprio. Sul taccuino del titolare di List ci sono le note di un Berlusconi che nei suoi colloqui con i parlamentari in queste ore parla senza dubbi di "governo" e ha già aperto le sue consultazioni parallele. Il Giornale stamattina titola su un sommario: "Berlusconi lavora da mediatore per sbloccare l'impasse". Mediare con chi? Nello scenario del Cavaliere il centrodestra avrà l'incarico e il suo ruolo in questa fase è quello di fare da filtro tra Salvini e le altre forze politiche. Quali forze? Non è noto se Salvani sappia cosa sta accadendo, ma quello che è in pista è esattamente questo. Resta una domanda, un dettaglio: di chi sono i voti che mancano?
Una cosa è altrettanto certa: la linea del Pd che va all'opposizione sta facendo il ballo del mattone. Una parte considera necessario appoggiare un governo di centrodestra, un'altra vuole un'alleanza con i grillini. Nessuno vuole ammetterlo. Perché tutti sanno che dal 23 marzo in aula il partito potrebbe spaccarsi, la sua tenuta sarà messa a dura prova fin dal voto per l'elezione dei presidenti delle Camere. Il partito che rischia lo smottamento in aula è il Pd, il partito che rischia di sfasciarsi è il Pd. Nota sul taccuino: tenere d'occhio gli sconfitti, Renzi e Berlusconi. Dove andranno i voti di Matteo e dei suoi fedelissimi?
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danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.