6 Dicembre
Il Conte, il folletto, il furore e Greta. Una giornata di populismi
Braccio di ferro nella maggioranza sulle tasse, si va verso un'intesa tra Pd, Cinque Stelle e Italia Viva. Conte sale al Quirinale. L'eco-populismo di Greta in Spagna. Un telegramma sull'Iran. Toh, su Bloomberg trovi Bloomberg
Che succede? Due vertici di maggioranza e un Consiglio dei ministri sono serviti a far parlare tutto il giorno (ieri) il premier Giuseppe Conte, ieri e oggi tutti gli altri esponenti della maggioranza, di primo e di secondo piano, di panza e di sottopanza. Soluzioni? Non è quello il problema, il governo non cade né oggi né domani, l'ennesima "intesa" del giorno è già servita in tavola, ma il surriscaldamento del motore è tale che prima o poi fonderà. Per oggi, la fermata del Conte bis è nell'0fficina del Quirinale.
01
Conte da Mattarella. Ogni giorno ha la sua lite e la sua intesa
Giuseppe Conte è salito al Quirinale. Il presidente della Repubblica ha osservato ogni mossa nella maggioranza, non è interessato ai singoli provvedimenti, ma ai saldi e all'equilibrio dei conti sì. Poi c'è la stabilità del governo, ma Sergio Mattarella da tempo ha capito che questa legislatura sarà con moto ondoso in aumento. Incontro definito "interlocutorio", una prassi. Tranquillità ostentata che in ogni caso non serve certo a nascondere ciò che è visibile. Dietro l'intesa di ogni giorno c'è un nuovo problema ogni giorno.
Il premier non sapendo più che fare sulle tasse (una pioggia di gabelle etiche) si è appellato direttamente al ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, per trovare le risorse per tagliare le tasse che erano state fissate nella manovra (plastic tax, sugar tax, tassa sulle flotte di auto aziendali, etc.) e poi dire che "il clima è buono" e uno s'immagina le previsioni del tempo del mitico colonnello Bernacca. La manovra era stata definita "inemendabile" da Gualtieri. L'unica cosa chiara in questi tre mesi e rotti di governo è che quando Gualtieri usa la parola "inemendabile", quando sale in cattedra per dire "non si può fare", allora è sicuro che l'oggetto della sua protezione verrà sfondato a colpi...
Che succede? Due vertici di maggioranza e un Consiglio dei ministri sono serviti a far parlare tutto il giorno (ieri) il premier Giuseppe Conte, ieri e oggi tutti gli altri esponenti della maggioranza, di primo e di secondo piano, di panza e di sottopanza. Soluzioni? Non è quello il problema, il governo non cade né oggi né domani, l'ennesima "intesa" del giorno è già servita in tavola, ma il surriscaldamento del motore è tale che prima o poi fonderà. Per oggi, la fermata del Conte bis è nell'0fficina del Quirinale.
01
Conte da Mattarella. Ogni giorno ha la sua lite e la sua intesa
Giuseppe Conte è salito al Quirinale. Il presidente della Repubblica ha osservato ogni mossa nella maggioranza, non è interessato ai singoli provvedimenti, ma ai saldi e all'equilibrio dei conti sì. Poi c'è la stabilità del governo, ma Sergio Mattarella da tempo ha capito che questa legislatura sarà con moto ondoso in aumento. Incontro definito "interlocutorio", una prassi. Tranquillità ostentata che in ogni caso non serve certo a nascondere ciò che è visibile. Dietro l'intesa di ogni giorno c'è un nuovo problema ogni giorno.
Il premier non sapendo più che fare sulle tasse (una pioggia di gabelle etiche) si è appellato direttamente al ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, per trovare le risorse per tagliare le tasse che erano state fissate nella manovra (plastic tax, sugar tax, tassa sulle flotte di auto aziendali, etc.) e poi dire che "il clima è buono" e uno s'immagina le previsioni del tempo del mitico colonnello Bernacca. La manovra era stata definita "inemendabile" da Gualtieri. L'unica cosa chiara in questi tre mesi e rotti di governo è che quando Gualtieri usa la parola "inemendabile", quando sale in cattedra per dire "non si può fare", allora è sicuro che l'oggetto della sua protezione verrà sfondato a colpi di piccone, emendatissimo in Parlamento.
La frase del giorno è di Matteo Renzi. Il leader di Italia Viva è da ieri che si produce in previsioni sul futuro:
Non lo so se questo governo reggerà, spero di sì ma non lo saprei dire, perché ho visto litigate sul niente in questa settimana. A me pare che la situazione si stia ingarbugliando, fossi il presidente del Consiglio e ministri cercherei di trovare soluzioni e lavorare. Penso che sia un errore andare a votare, abbiamo fatto il governo per evitare l'aumento dell'Iva e l'aumento delle tasse e per evitare che il presidente della Repubblica dal 2022 sia espressione di un fronte anti-euro. Fossi la maggioranza, cercherei di creare un clima di tranquillità per arrivare al 2022 e fare delle cose buone per gli italiani. Io non vorrei andare a votare, ma se ci costringono lo faremo. È un peccato ma dobbiamo prenderne atto. Questa partita è in mano al governo, a Conte e alle forze di maggioranza. Non ho nessun tipo di paura, ci mancherebbe.
In questa guerra di cerbottane tra i banchi alle scuole elementari, non poteva mancare Andrea Orlando, che risponde così a Renzi:
Siamo tutti pronti, quello che dobbiamo chiederci è se sia utile al Paese. E se avremo un Governo che riuscirà a chiudere un capitolo che evita un aumento di 400 euro di tasse in piu' alle famiglie, evitando l'aumento dell'Iva, l'utilità dell'esecutivo sarà evidente.
Suona la campanella, la ricreazione è finita. L'intesa è trovata. Che volete di più, cari italiani? Tra le cose da ricordare - per segnalarne l'inutilità - c'è una risposta di Giuseppe Conte a Renzi che ieri parlava di elezioni anticipate al 50 per cento. Come ha commentato la previsione Conte? "Renzi è un pessimista cosmico". Frase che ha ricordato al titolare il pessismo cosmico di Leopardi, chissà se Conte ha mai letto le Operette morali.
02
Dialogo di un folletto e di uno gnomo
Leopardi? Lo scenario politico qui ci ricorda il Dialogo di un folletto e di uno gnomo. Che c'entra? Oh, moltissimo. Andiamo a leggere insieme il sublime dialoghetto.
***
Folletto
Oh sei tu qua, figliuolo di Sabazio? Dove si va?
Gnomo
Mio padre m’ha spedito a raccapezzare che diamine si vadano macchinando questi furfanti degli uomini; perché ne sta con gran sospetto, a causa che da un pezzo in qua non ci danno briga, e in tutto il suo regno non se ne vede uno. Dubita che non gli apparecchino qualche gran cosa contro, se però non fosse tornato in uso il vendere e comperare a pecore, non a oro e argento; o se i popoli civili non si contentassero di polizzine per moneta, come hanno fatto più volte, o di paternostri di vetro, come fanno i barbari; o se pure non fossero state ravvalorate le leggi di Licurgo, che gli pare il meno credibile.
Folletto
Voi gli aspettate invan: son tutti morti,
diceva la chiusa di una tragedia dove morivano tutti i personaggi.
Gnomo
Che vuoi tu inferire?
Folletto
Voglio inferire che gli uomini sono tutti morti, e la razza è perduta.
Gnomo
Oh cotesto è caso da gazzette. Ma pure fin qui non s’è veduto che ne ragionino.
Folletto
Sciocco, non pensi che, morti gli uomini, non si stampano più gazzette?
Gnomo
Tu dici il vero. Or come faremo a sapere le nuove del mondo?
Folletto
Che nuove? che il sole si è levato o coricato, che fa caldo o freddo, che qua o là è piovuto o nevicato o ha tirato vento? Perché, mancati gli uomini, la fortuna si ha cavato via la benda, e messosi gli occhiali e appiccato la ruota a un arpione, se ne sta colle braccia in croce a sedere, guardando le cose del mondo senza più mettervi le mani; non si trova più regni né imperi che vadano gonfiando e scoppiando come le bolle, perché sono tutti sfumati; non si fanno guerre, e tutti gli anni si assomigliano l’uno all’altro come uovo a uovo.
Gnomo
Né anche si potrà sapere a quanti siamo del mese, perché non si stamperanno più lunari.
Folletto
Non sarà gran male, che la luna per questo non fallirà la strada.
Gnomo
E i giorni della settimana non avranno più nome.
Folletto
Che, hai paura che se tu non li chiami per nome, che non vengano? o forse ti pensi, poiché sono passati, di farli tornare indietro se tu li chiami?
Gnomo
E non si potrà tenere il conto degli anni.
Folletto
Così ci spacceremo per giovani anche dopo il tempo; e non misurando l’età passata, ce ne daremo meno affanno, e quando saremo vecchissimi non istaremo aspettando la morte di giorno in giorno.
Gnomo
Ma come sono andati a mancare quei monelli?
Folletto
Parte guerreggiando tra loro, parte navigando, parte mangiandosi l’un l’altro, parte ammazzandosi non pochi di propria mano, parte infracidando nell’ozio, parte stillandosi il cervello sui libri, parte gozzovigliando, e disordinando in mille cose; in fine studiando tutte le vie di far contro la propria natura e di capitar male.
Gnomo
A ogni modo, io non mi so dare ad intendere che tutta una specie di animali si possa perdere di pianta, come tu dici.
Folletto
Tu che sei maestro in geologia, dovresti sapere che il caso non è nuovo, e che varie qualità di bestie si trovarono anticamente che oggi non si trovano, salvo pochi ossami impietriti. E certo che quelle povere creature non adoperarono niuno di tanti artifizi che, come io ti diceva, hanno usato gli uomini per andare in perdizione.
Gnomo
Sia come tu dici. Ben avrei caro che uno o due di quella ciurmaglia risuscitassero, e sapere quello che penserebbero vedendo che le altre cose, benché sia dileguato il genere umano, ancora durano e procedono come prima, dove essi credevano che tutto il mondo fosse fatto e mantenuto per loro soli.
Folletto
E non volevano intendere che egli è fatto e mantenuto per li folletti.
Gnomo
Tu folleggi veramente, se parli sul sodo.
Folletto
Perché? io parlo bene sul sodo.
Gnomo
Eh, buffoncello, va via. Chi non sa che il mondo e fatto per gli gnomi?
Folletto
Per gli gnomi, che stanno sempre sotterra? Oh questa e la più bella che si possa udire. Che fanno agli gnomi il sole, la luna, l’aria, il mare, le campagne?
Gnomo
Che fanno ai folletti le cave d’oro e d’argento, e tutto il corpo della terra fuor che la prima pelle?
Folletto
Ben bene, o che facciano o che non facciano, lasciamo stare questa contesa, che io tengo per fermo che anche le lucertole e i moscherini si credano che tutto il mondo sia fatto a posta per uso della loro specie. E però ciascuno si rimanga col suo parere, che niuno glielo caverebbe di capo: e per parte mia ti dico solamente questo, che se non fossi nato folletto, io mi dispererei.
Gnomo
Lo stesso accadrebbe a me se non fossi nato Gnomo. Ora io saprei volentieri quel che direbbero gli uomini della loro presunzione, per la quale, tra l’altre cose che facevano a questo e a quello, s’inabissavano le mille braccia sotterra e ci rapivano per forza la roba nostra, dicendo che ella si apparteneva al genere umano, e che la natura gliel’aveva nascosta e sepolta laggiù per modo di burla, volendo provare se la troverebbero e la potrebbero cavar fuori.
Folletto
Che maraviglia? quando non solamente si persuadevano che le cose del mondo non avessero altro uffizio che di stare al servigio loro, ma facevano conto che tutte insieme, allato al genere umano, fossero una bagattella. E però le loro proprie vicende le chiamavano rivoluzioni del mondo, e le storie delle loro genti, storie del mondo: benché si potevano numerare, anche dentro ai termini della terra, forse tante altre specie, non dico di creature, ma solamente di animali, quanti capi d’uomini vivi: i quali animali, che erano fatti espressamente per coloro uso, non si accorgevano però mai che il mondo si rivoltasse.
Gnomo
Anche le zanzare e le pulci erano fatte per benefizio degli uomini?
Folletto
Sì erano; cioè per esercitarli nella pazienza, come essi dicevano.
Gnomo
In verità che mancava loro occasione di esercitar la pazienza, se non erano le pulci.
Folletto
Ma i porci, secondo Crisippo,1 erano pezzi di carne apparecchiati dalla natura a posta per le cucine e le dispense degli uomini, e, acciocché non imputridissero, conditi colle anime in vece di sale.
Gnomo
Io credo in contrario che se Crisippo avesse avuto nel cervello un poco di sale in vece dell’anima, non avrebbe immaginato uno sproposito simile.
Folletto
E anche quest’altra è piacevole; che infinite specie di animali non sono state mai viste né conosciute dagli uomini loro padroni; o perché elle vivono in luoghi dove coloro non misero mai piede, o per essere tanto minute che essi in qualsivoglia modo non le arrivavano a scoprire. E di moltissime altre specie non se ne accorsero prima degli ultimi tempi. Il simile si può dire circa al genere delle piante, e a mille altri. Parimente di tratto in tratto, per via de’ loro cannocchiali, si avvedevano di qualche stella o pianeta, che insino allora, per migliaia e migliaia d’anni, non avevano mai saputo che fosse al mondo; e subito lo scrivevano tra le loro masserizie: perché s’immaginavano che le stelle e i pianeti fossero, come dire, moccoli da lanterna piantati lassù nell’alto a uso di far lume alle signorie loro, che la notte avevano gran faccende.
Gnomo
Sicché in tempo di state, quando vedevano cadere di quelle fiammoline che certe notti vengono giù per l’aria, avranno detto che qualche spirito andava smoccolando le stelle per servizio degli uomini.
Folletto
Ma ora che ei sono tutti spariti, la terra non sente che le manchi nulla, e i fiumi non sono stanchi di correre, e il mare, ancorché non abbia più da servire alla navigazione e al traffico, non si vede che si rasciughi.
Gnomo
E le stelle e i pianeti non mancano di nascere e di tramontare, e non hanno preso le gramaglie.
Folletto
E il sole non s’ha intonacato il viso di ruggine; come fece, secondo Virgilio, per la morte di Cesare: della quale io credo ch’ei si pigliasse tanto affanno quanto ne pigliò la statua di Pompeo.
-
***
Siete ancora dell'idea che tutto questo non abbia a che fare con la realtà? In questo dialogo Leopardi affronta un tema che evoca catastrofi a noi più vicine di quanto si possa immaginare, uno dei temi della sua riflessione, "il mondo senza gente", un pianeta privo della vita umana, della loro boria e presunzione d'eternità. S'avverte il senso dell'irreparabile, della catastrofe e dell'immensità dell'universo, oltre la nostra esistenza. Pensate alle beghe della politica, alla loro inutilità, al carattere degli italiani, litigiosi, un falò di vanità e...furore.
03
Censis. Il furore di vivere degli italiani
Il Censis ha trovato una felice definizione dello stato degli italiani: trascinati dal furore di vivere. Che ha vinto su tutto, nonostante tutto. Il 53° Rapporto sull'Italia dell'istituto di ricerca sociale fondato da Giuseppe De Rita è una miniera di intuizioni. Quella sul furore di vivere, colpisce, accende l'immaginario. Leggiamo questo passaggio, il capitolo su "La società italiana al 2019", importante per capire lo spirito del tempo e gli italiani.
Il furore di vivere degli italiani ha vinto su tutto. Sfuggiti a fatica al mulinello della crisi, adesso l’incertezza è lo stato d’animo con cui il 69% degli italiani guarda al futuro, mentre il 17% è pessimista e solo il 14% si dice ottimista. Ma come siamo arrivati a questo punto? Gli italiani avevano dovuto prima metabolizzare la rarefazione della rete di protezione di un sistema di welfare pubblico in crisi di sostenibilità finanziaria, destinando risorse crescenti a strumenti privati di autotutela e introiettando l’ansia del dover fare da soli rispetto a bisogni non più coperti come in passato. Poi avevano dovuto fare i conti con la rottura dell’ascensore sociale, assumendo su di sé anche l’ansia provocata dal rischio di un possibile declassamento sociale. Anche perché la nuova occupazione creata negli ultimi anni è stata segnata da un andamento negativo di retribuzioni e redditi. Oggi il 69% degli italiani è convinto che la mobilità sociale è bloccata. Il 63% degli operai crede che in futuro resterà fermo nella condizione socio-economica attuale, perché è difficile salire nella scala sociale. Il 64% degli imprenditori e dei liberi professionisti teme invece la scivolata in basso. Infine, gli italiani hanno dovuto rinunciare perfino ai due pilastri storici della sicurezza familiare, il mattone e i Bot, di fronte a un mercato immobiliare senza più le garanzie di rivalutazione di una volta e a titoli di Stato dai rendimenti infinitesimali.
Stratagemmi individuali per difendersi dalla scomparsa del futuro. Mattone e Bot erano inscritti nel codice genetico degli italiani: erano gli strumenti che rispondevano materialmente alla domanda sociale di futuro, il veicolo per salire verso livelli più alti di benessere. Ma oggi è cambiata la percezione sociale della proprietà immobiliare, considerata un costo più che un investimento. Dal 2011 la ricchezza immobiliare delle famiglie ha subito una decurtazione del 12,6% in termini reali. E il 61% degli italiani non comprerebbe più i Bot, visti i rendimenti microscopici. Venuti meno i pilastri del modello tradizionale di sviluppo, agli italiani non è arrivata però l’offerta di percorrere insieme nuovi sentieri di crescita per costruire il futuro. Anzi, secondo il 74% nei prossimi anni l’economia continuerà a oscillare tra mini-crescita e stagnazione, e il 26% è sicuro che è in arrivo una nuova recessione. Contando di fatto solo sulle proprie forze, gli italiani hanno quindi messo in campo stratagemmi individuali per difendersi dalla scomparsa del futuro, in una solitaria difesa di se stessi, in assenza di grandi strategie da generali d’armata, di certo non avvistati all’orizzonte in questi anni. Hanno cercato di porre una diga per arrestare la frana verso il basso. La loro reazione vitale ha generato una formidabile resilienza opportunistica, con l’attivazione di processi di difesa spontanei e molecolari degli interessi personali, a dispetto di proclami pubblici e decreti: il severo scrutinio nei consumi, il cash accumulato in chiave difensiva, anche il «nero» di sopravvivenza. Così non si è fermata la corsa alla liquidità: +33,6% di contante e depositi bancari nel decennio 2008-2018 (contro il -0,4% delle attività finanziarie complessive delle famiglie). È il segno di un legame profondo con il contante che rinvia alle sue valenze psicologiche, oltre che funzionali.
La società ansiosa di massa macerata dalla sfiducia. Nell’eccezionale cambiamento epocale, condensato in pochissimi anni, il furore di vivere degli italiani li ha riportati tenacemente ai loro stratagemmi individuali. Finché l’ansia è riuscita a trasformarsi in furore, e il furore di vivere non è scomparso dai loro volti, non c’è stato alcun crollo. Ma ora c’è un prezzo da pagare. Lo stress esistenziale, logorante perché riguarda il rapporto di ciascuno con il proprio futuro, si manifesta con sintomi evidenti in una sorta di sindrome da stress post-traumatico. Nel corso dell’anno il 74% degli italiani si è sentito molto stressato per questioni familiari, per il lavoro o senza un motivo preciso. Al 55% è capitato talvolta di parlare da solo (in auto, in casa). E secondo il 69% l’Italia è ormai un Paese in stato d’ansia (il dato sale al 76% tra chi appartiene al ceto popolare). Del resto, nel giro di tre anni (2015-2018) il consumo di ansiolitici e sedativi (misurato in dosi giornaliere per 1.000 abitanti) è aumentato del 23% e gli utilizzatori sono ormai 4,4 milioni (800.000 di più di tre anni fa). Disillusione, stress esistenziale e ansia originano un virus che si annida nelle pieghe della società: la sfiducia. Il 75% degli italiani non si fida più degli altri, il 49% ha subito nel corso dell’anno una prepotenza in un luogo pubblico (insulti, spintoni), il 44% si sente insicuro nelle vie che frequenta abitualmente, il 26% ha litigato con qualcuno per strada.
Il suicidio in diretta della politica italiana e le pulsioni antidemocratiche. L’altro prezzo da pagare sono le crescenti pulsioni antidemocratiche. Oggi solo il 19% degli italiani parla frequentemente di politica quando si incontra. Il 76% non ha fiducia nei partiti (e la percentuale sale all’81% tra gli operai e all’89% tra i disoccupati). Il 58% degli operai e il 55% dei disoccupati sono scontenti di come funziona la democrazia in Italia. Sono i segnali dello smottamento del consenso, che coinvolge soprattutto la parte bassa della scala sociale. E apre la strada a tensioni che si pensavano riposte per sempre nella soffitta della storia, come l’attesa messianica dell’uomo forte che tutto risolve. Il 48% degli italiani oggi dichiara che ci vorrebbe un «uomo forte al potere» che non debba preoccuparsi di Parlamento ed elezioni (e il dato sale al 56% tra le persone con redditi bassi, al 62% tra i soggetti meno istruiti, al 67% tra gli operai).
Più occupati, meno lavoro: il bluff dell’occupazione che non produce reddito e crescita. Rispetto al 2007, nel 2018 si contano 321.000 occupati in più: +1,4%. La tendenza è continuata anche quest’anno: +0,5% nei primi sei mesi del 2019. Il riassorbimento dell’impatto della lunga recessione nasconde però alcune criticità. Il bilancio dell’occupazione è dato da una riduzione di 867.000 occupati a tempo pieno e un aumento di 1,2 milioni di occupati a tempo parziale. Nel periodo 2007-2018 il part time è aumentato del 38% e anche nella dinamica tendenziale (primo semestre 2018-2019) è cresciuto di 2 punti. Oggi un lavoratore ogni cinque ha un impiego a metà tempo. Ancora più critico è il dato del part time involontario, che riguarda 2,7 milioni di lavoratori. Nel 2007 pesava per il 38,3% del totale dei lavoratori part time, nel 2018 rappresenta il 64,1%. E tra i giovani lavoratori il part time involontario è aumentato del 71,6% dal 2007. Così oggi le ore lavorate sono 2,3 miliardi in meno rispetto al 2007 e parallelamente le unità di lavoro equivalenti sono 959.000 in meno. Nello stesso periodo le retribuzioni del lavoro dipendente sono diminuite del 3,8%: 1.049 euro lordi all’anno in meno. I lavoratori con retribuzione oraria inferiore a 9 euro lordi sono 2.941.000: un terzo ha meno di 30 anni (un milione di lavoratori) e la concentrazione maggiore riguarda gli operai (il 79% del totale).
Un’agenda condivisa contro l’epica del disincanto. Le cronache della politica nazionale registrano l’interesse del 42% della popolazione e superano le voci classiche dei palinsesti come lo sport (29%) o la cronaca nera (26%) e rosa (18%). Nelle diete informative una importanza ancora minore è attribuita alle notizie economiche (15%) e soprattutto alla politica estera (10%). Ma questo ritrovato interesse nasce dalle ceneri di un disincanto generalizzato: si guarda la politica in tv come fosse una fiction. Lo dimostra la continua espansione dell’area del non voto alle elezioni politiche (astenuti, schede bianche e nulle): il 9,6% degli aventi diritto nel 1958, l’11,3% nel 1968, il 13,4% nel 1979, il 18% nel 1992, il 24,3% nel 2001, fino al 29,4% nel 2018. E non esiste nessun altro soggetto come i politici che gli italiani vorrebbero vedere di meno nei programmi televisivi: vale per il 90% dei telespettatori. La domanda di politiche non trova un riscontro adeguato nell’attuale offerta politica. Al di fuori di retorica e propaganda, il lavoro e la disoccupazione preoccupano il 44% degli italiani (contro la media del 21% dei cittadini europei), il doppio rispetto all’immigrazione (22%), più di tre volte rispetto alle pensioni (12%), cinque volte di più della criminalità (9%) e dei problemi ambientali e climatici (8%).
Le responsabilità collettive eluse: lo tsunami demografico e il grande esodo dal Sud. Rimpicciolita, invecchiata, con pochi giovani e pochissime nascite: così appare l’Italia vista attraverso la lente degli indicatori demografici. Dal 2015 ‒ anno di inizio della flessione demografica, mai accaduta prima nella nostra storia ‒ si contano 436.066 cittadini in meno, nonostante l’incremento di 241.066 stranieri residenti. Nel 2018 i nati sono stati 439.747, cioè 18.404 in meno rispetto al 2017. Nel 2018 anche i figli nati da genitori stranieri sono stati 12.261 in meno rispetto a cinque anni fa. La caduta delle nascite si coniuga con l’invecchiamento demografico. Nel 1959 gli under 35 erano 27,9 milioni (il 56,3% della popolazione complessiva) e gli over 64 erano 4,5 milioni (il 9,1%). Tra vent’anni, su una popolazione ridotta a 59,7 milioni di abitanti, gli under 35 saranno 18,6 milioni (il 31,2%) e gli over 64 saranno 18,8 milioni (il 31,6%). Sulla diminuzione della popolazione giovanile hanno un effetto anche le emigrazioni verso l’estero: in un decennio più di 400.000 cittadini italiani 18-39enni hanno abbandonato l’Italia, cui si sommano gli oltre 138.000 giovani con meno di 18 anni.
I territori del ripiegamento e l’attrattività dell’area milanese e dell’asta emiliana. Il declino demografico non è uniforme. Dal 2015 il Mezzogiorno ha perso quasi 310.000 abitanti (-1,5%), contro un calo della popolazione dello 0,6% nell’Italia centrale, dello 0,3% nel Nord-Ovest, dello 0,1% nel Nord-Est e dello 0,7% a livello nazionale. Oggi l’Italia che attrae, e che cresce anche in termini demografici, è fatta di un numero limitato di aree. Su 107 province, 21 non hanno perso popolazione: 6 sono in Lombardia, 9 nel Nord-Est. In quattro anni Bologna ha guadagnato 10.000 residenti, l’area milanese (3,2 milioni di abitanti) ha aumentato la sua popolazione dell’equivalente di una città come Siena (53.000 abitanti in più), cui si aggiungono i quasi 10.000 residenti in più della contigua provincia di Monza. Nell’area romana invece è crollato l’arrivo di stranieri (20.000 in meno tra il 2012 e il 2018) e sono diminuite le iscrizioni dal resto del Lazio e dalle altre regioni, a riprova dell’appannamento dell’appeal della capitale.
L’enorme peso della ricomposizione sociale che grava sul sistema di welfare. Le dinamiche demografiche incidono pesantemente sugli equilibri del sistema di welfare. L’aspettativa di vita alla nascita nel 2018 è di 85,2 anni per le donne e 80,8 per gli uomini. Le previsioni al 2041 salgono rispettivamente a 88,1 e 83,9 anni. Oggi gli over 80 rappresentano già il 27,7% del totale degli over 64 e saranno il 32,4% nel 2041. Nonostante i miglioramenti complessivi dei livelli di salute della popolazione, l’80,1% degli over 64 è affetto da almeno una malattia cronica, il 56,9% da almeno due. Questi ultimi aumenteranno di 2,5 milioni di qui al 2041. Già oggi la quota di non autosufficienti è pari al 20,8% tra gli over 64, a fronte del 6,1% riferito alla popolazione complessiva, e supera il 40% tra gli ultraottantenni.
I soggetti più vulnerabili nelle maglie larghe del sistema formativo. Pochi laureati, frequenti abbandoni scolastici, bassi livelli di competenze tra i giovani e gli adulti: sono queste le criticità del sistema educativo italiano. Il 52,1% dei 60-64enni si è fermato alla licenza media (a fronte del 31,6% medio nell’Unione europea). Ma anche tra i 25-39enni il 26,4% non ha conseguito un titolo di studio superiore (contro il 16,3% medio della Ue). Il 14,5% dei 18-24enni (quasi 600.000 persone) non possiede né il diploma, né la qualifica e non frequenta percorsi formativi. Nel 2018 ha partecipato ad attività di apprendimento permanente solo l’8,1% della popolazione 25-64enne (appena il 2% di chi possiede al massimo la licenza media). L’insufficiente comprensione della lingua inglese parlata riguarda il 64,3% degli studenti dell’ultimo anno delle scuole secondarie di secondo grado. Il 68% degli adulti non possiede sufficienti conoscenze finanziarie di base.
Il calvario quotidiano di cittadini e imprese: i fattori di pressione sul ceto medio produttivo. Della Pubblica Amministrazione si fida solo il 29% degli italiani. Nell’Unione europea (valore medio: 51%) peggio di noi solo Grecia e Croazia. Erano 3.443.105 i procedimenti civili pendenti nel 2018. Di questi, il 16,1% era a rischio, ovvero procedimenti non risolti entro i termini di legge e per i quali gli interessati possono richiedere un risarcimento allo Stato. Alla fine del 2018 si quantificano in 26,9 miliardi di euro i debiti commerciali residui delle amministrazioni pubbliche fatturati nell’anno, scaduti e non pagati. Per il 60% dei commercialisti le loro aziende clienti subiscono ritardi nella riscossione di crediti dalla Pa.
I grumi di nuovo sviluppo: le aggregazioni per stili di vita che fanno identità. Sempre più spesso la costruzione di relazioni significative avviene nella vita quotidiana: fuori dai grandi progetti di mobilità sociale e dagli investimenti sul futuro professionale o familiare, ma dentro circuiti di costruzione identitaria legati alla coltivazione delle passioni. Gli italiani dispongono mediamente di 4 ore e 54 minuti al giorno di tempo libero (il 20,4% delle giornate feriali). E ne sono molto (13,6%) o abbastanza (52,6%) soddisfatti. Nel 2018 la spesa delle famiglie per attività ricreative e culturali è stata pari a 71,5 miliardi di euro (il 6,7% della spesa complessiva). Gli italiani che prestano attività gratuite in associazioni di volontariato sono aumentati del 19,7% negli ultimi dieci anni, del 31,1% quelli che hanno visitato monumenti o siti archeologici, del 14% quelli che hanno visitato un museo. E sono 20,7 milioni le persone che praticano attività sportive.
Automazione, robotica e intelligenza artificiale cambiano l’impresa e il lavoro. Nel 2018 in Italia sono stati installati 9.800 nuovi robot: meno della metà della Germania (26.700), ma quasi il doppio di Francia (5.800) e Spagna (5.300). Nel nostro Paese nell’industria sono stati installati 200 robot ogni 10.000 addetti, il doppio della media mondiale. Ma siamo in ritardo rispetto ai grandi protagonisti della produzione industriale, in particolare di autoveicoli, come Germania (338) e Giappone (327), e rispetto a economie con una manifattura altamente tecnologica, come Singapore (831) e Corea del Sud (774).
Il recupero di aspettative nell’Europa. Gli italiani si dichiarano in maggioranza contrari a fare un passo indietro su tre questioni che avrebbero un impatto decisivo sulla nostra presenza in Europa: il 61% dice no al ritorno alla lira (è favorevole il 24%), il 62% è convinto che non si debba uscire dall’Unione europea (è favorevole il 25%), il 49% si dice contrario alla riattivazione delle dogane alle frontiere interne della Ue, considerate un ostacolo alla libera circolazione delle merci e delle persone (è favorevole il 32%). Oggi l’Italia gioca in Europa il proprio destino economico, esportando nei Paesi della Ue quasi 91 milioni di tonnellate di merci l’anno (il 60,9% dei quantitativi complessivamente venduti all’estero), per un controvalore di 260 miliardi di euro, cioè il 56,3% del valore totale delle merci esportate. Accanto all’Europa delle imprese c’è l’Europa della gente. Gli italiani che risiedono negli altri 27 Paesi della Ue sono 2.107.359 (e i cittadini della Ue che vivono in Italia sono 1.583.169): sono aumentati del 12,2% negli ultimi tre anni e rappresentano il 41,2% degli oltre 5 milioni di italiani che vivono all’estero.
Il necessario ritorno delle élite per gestire la stagnazione. Non si potrà aggirare il problema di disporre di una classe dirigente in grado di tenere insieme la collettività individuando gli sforzi comuni da compiere e la direzione verso cui muoversi. Oggi solo il 18% degli italiani non ha fiducia nei medici di base e la percentuale scende al 9% nel caso degli specialisti. E in epoca di fake news diffuse nei social network solo il 21% non crede che soltanto i giornalisti professionisti dispongano delle doti indispensabili per offrire una corretta informazione. Ha ancora chance di raccogliere il giusto consenso il politico che pensa al futuro e alle giovani generazioni (secondo il 47% degli italiani), piuttosto che esclusivamente al consenso elettorale (3%).
***
Siamo andati sopra e sotto ("dappertutto e rasoterra", direbbe il professor De Rita) il reale e l'immaginario degli italiani. Ora facciamo un salto nel campo del populismo ambientalista, l'ultimo -ismo.
04
Catamarano. Asino. Treno. Greta
A Madrid è in corso la conferenza COP25 sul cambiamento climatico. È arrivata anche Greta Thunberg (qui sopra, nella foto Ansa), in barca a vela, catamarano, sbarco a Lisbona, avventura non ancora cantata nelle Lusiadi, ma è chiaro che sarà glorificata nella letteratura da macero delle gazzette anche questa intrepida impresa. C'è stato un momento pervaso da un grande dilemma filosofico: con quale mezzo affrontare la trasferta fino a Madrid? Si è valutato con grande attenzione anche l'asino, ma Greta è salita banalmente su un treno, come un essere umano qualsiasi. Attendiamo che impari a volare, cribbio. Non è riuscita a separare le acque come Mosè, ghiunta a Madrid, Greta non è riuscita neppure ad aprirsi un varco tra la folla con un semplice gesto ieratico. All'altezza del museo del Prado è dovuta tornare indietro su consiglio della polizia. Con il cuore affranto, in gli occhi con i lucciconi e senza un perché ha affermato. "Stiamo scioperando da un anno ma chi governa ignora ancora la crisi climatica".
05
L'eco-populismo che non vede Cina e India
Santa gioventù, due grafici, per sapere, per capire, tratti dal Global Carbon Project.
Queste sono le emissioni proiettate per quest'anno. Incremento maggiore? Cina e subito dopo India:
Queste sono le emissioni nel 2018. Primo posto, Cina:
Attendiamo con gioia una traversata oceanica di Greta e sbarco prima a Goa, poi viaggia in treno o in bicicletta fino a Nuova Dehli, sosta, protesta climatica contro quel gaglioffo di Narendra Modi, ripartenza a dorso di elefante fino al Vishakhapatnam, porto sul Golfo del Bengala, barca a vela con bandiera pirata, traversata con Sandokan, Yanez e i tigrotti, sosta a Mompracem, rifocillati e riempita la cambusa con cibo ecosolidale, si riparte alla volta del porto di Hong Kong dove è prevista conferenza stampa con Joshua Wong, sbarco in Cina nel Guangdong, grande marcia a bordo di carrozza trainata da cavalli imperiali bianchi e riflettenti fino a Pechino. Protesta di Greta contro Xi Jinping, il presidente mentre la nostra eroina fa la rivoluzione verde in piazza Tienanmen, è in visita all'estero, a Berlino, per discutere con Angela Merkel di un nuovo progetto di interconnessione del gasdotto North Stream 2 con quello chiamato Forza della Siberia.
***
Tempo fa, l'ambasciatore di un importante potenza mondiale, ha commentato davanti a un caffè con il titolare di List questo scenario: "Parlano di Greta, ignorano completamente il fatto che il trattato INF sui missili a corto e medio raggio non c'è più e mai come oggi il rischio di un conflitto nucleare nel mondo è reale". Quanto reale?
06
Telegramma sull'Iran
L'Iran sviluppa "missili balistici con capacità nucleare": è quanto denunciano Francia, Germania e Gran Bretagna in una lettera al segretario generale dell'Onu. Un telegramma. Esplosivo.
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Con questo rassicurante dispaccio, andiamo avanti. Dobbiamo occuparci di un personaggio che ha iniziato a darci grandi soddisfazioni. Chi? Come chi? Lui... (no, non è Trump), è Michael Bloomberg.
07
Digiti Mike su Bloomberg e trovi Bloomberg
Digiti Mike su Bloomberg e magicamente il terminale della finanza diffuso in tutto il mondo ti indirizza verso la pagina web della campagna presidenziale di Michael Bloomberg. Lo ha scoperto il Financial Times e la reazione della comunità dei trader che pagano circa 30 mila dollari all'anno ogni abbonamento è a dir poco piccata. È il conflitto di interessi risolto come lo intende il colto e democratico Bloomberg. La funzione "Mike" ovviamente non esiste per gli altri candidati democratici alla Casa Bianca. Sono le regole del giornalismo à la Bloomberg: link diretto sulla piattaforma di news, nessuna inchiesta dei giornalisti di Bloomberg sul candidato Bloomberg. Tutto il possibile e impossibile su Trump. E questi sarebbero i migliori, i Democratici.
***
Bolle altro in pentola? Sì, Alitalia ha un commissario unico, altra cassa integrazione e un altro assegno da mezzo miliardo di euro per volare. Come andrà a finire? Nessuno lo sa, ma volerà. Noi stiamo a terra, American Bar, Gin Martini. Se qualcuna o qualcuno vi sta dicendo "ti amo", siete al terzo bicchiere con un solo rovescio di vermouth e quell'animale sotto il tavolo non è la tigre di Putin, è il vostro gatto. Noi attendiamo l'uscita di Conte dal Quirinale. Pare faccia una conferenza stampa. Conte, l'avvocato del popolo. Che mestiere facciamo. Nic, versane un altro, ti prego. Buona serata.
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4.2 L'Utente può comunicare la propria volontà di recedere, inviando al Fornitore una comunicazione
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4.4 Il termine per l'esercizio del recesso si intende rispettato se la comunicazione relativa all'esercizio
del diritto
di recesso è inviata dall'Utente prima della scadenza del periodo di recesso.
4.5 In caso di valido esercizio del recesso, il Fornitore rimborserà all'Utente il pagamento ricevuto in
relazione
all'Abbonamento cui il recesso si riferisce, al netto di un importo proporzionale a quanto è stato fornito
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fino al momento in cui il consumatore lo ha informato dell'esercizio del diritto di recesso; per il calcolo
di tale
importo, si terrà conto dei numeri o comunque dei contenuti fruiti e/o fruibili dal consumatore fino
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diritto di recesso. Il rimborso avverrà entro 14 giorni dalla ricezione della comunicazione di recesso sullo
stesso
mezzo di pagamento utilizzato per la transazione iniziale.
4.6 Eventuali eccezioni al diritto di recesso, ove previste da Codice del consumo – decreto legislativo 6
settembre
2005, n. 206, saranno comunicate al consumatore in sede di offerta prima dell'acquisto.
5. Modalità di pagamento
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5.3 Il pagamento dei corrispettivi può essere effettuato mediante carte di credito o debito abilitate ad
effettuare gli
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5.5 Il Fornitore non entra in possesso dei dati della carta di pagamento utilizzata dall'Utente. Tali dati
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Pagamenti all'interno dell'applicazione IOS
5.7 In caso di acquisto dell'Abbonamento mediante l'Applicazione per dispositivi IOS, il pagamento è gestito
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soggetti al rinnovo automatico e all'addebito periodico del corrispettivo. L'Utente può disattivare
l'abbonamento fino a
24h prima della scadenza del periodo di abbonamento in corso. In caso di mancata disattivazione,
l'abbonamento si
rinnova per un eguale periodo e all'Utente viene addebitato lo stesso importo sul suo account Apple.
L'Utente può
gestire e disattivare il proprio abbonamento direttamente dal proprio profilo su App Store. Per maggiori
informazioni al
riguardo: https://www.apple.com/it/legal/terms/site.html. Il Fornitore non è responsabile per eventuali
disservizi della
piattaforma App Store.
6. Promozioni
6.1 Il Fornitore può a sua discrezione offrire agli Utenti delle promozioni sotto forma di sconti o periodi
gratuiti di
fruizione del Servizio.
6.2 Salvo che non sia diversamente specificato nella pagina di offerta della promozione, l'adesione a una
promozione
comporta, alla sua scadenza, l'attivazione automatica del Servizio a pagamento con addebito periodico del
corrispettivo
in base al contenuto del pacchetto di volta in volta selezionato dall'Utente.
6.3 L'Utente ha la facoltà di disattivare il Servizio in qualunque momento prima della scadenza del periodo
di prova
attraverso una delle modalità indicate nel precedente articolo 3).
7. Obblighi e garanzie dell'Utente
7.1 L'Utente dichiara e garantisce:
- di essere maggiorenne;
- di sottoscrivere l'Abbonamento per scopi estranei ad attività professionali, imprenditoriali, artigianali
o commerciali
eventualmente svolte;
- che tutti i dati forniti per l'attivazione dell'Abbonamento sono corretti e veritieri;
- che i dati forniti saranno mantenuti aggiornati per l'intera durata dell'Abbonamento.
7.2 L'Utente si impegna al pagamento del corrispettivo in favore del Fornitore nella misura e con le
modalità definite
nei precedenti articoli.
7.3 L'Utente si impegna ad utilizzare l'Abbonamento e i suoi contenuti a titolo esclusivamente personale, in
forma non
collettiva e senza scopo di lucro; l'Utente è inoltre responsabile per qualsiasi uso non autorizzato
dell'Abbonamento e
dei suoi contenuti, ove riconducibile all'account dell'Utente medesimo; per questo motivo l'Utente si
impegna ad
assumere tutte le precauzioni necessarie per mantenere riservato l'accesso all'Abbonamento attraverso il
proprio account
(per esempio, mantenendo riservate le credenziali di accesso ovvero segnalando senza ritardo al Fornitore
che la
riservatezza di tali credenziali risulta compromessa per qualsiasi motivo).
7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.